tempi di post-secolarizzazione – e i nostri giovani?

il giovane post-secolarizzato

di Gilberto Borghi

giovani

nuovi numeri sul calo di interesse dei giovani per la religione. Ma le letture alla John Lennon non è affatto detto che interpretino davvero la realtà…

Qualche giorno fa ho trovato sulle pagine “on line” dell’Espresso-Repubblica questo articolo  a firma di Lorenzo Di Pietro sul tema che da anni mi appassiona: il rapporto tra i giovani, la fede e la religione. Di Pietro, partendo da una serie di dati raccolti da tre fonti diverse, descrive un quadro in cui il calo di interesse dei giovani per la religione e la fede è indice, a suo dire, di “un processo di secolarizzazione in corso nel Paese, che coinvolge anche i giovani e vede nelle donne un ulteriore elemento di spinta verso una società più laica ed emancipata”.

Non ho dubbi sui dati che Di Pietro riporta. Qualche dubbio ce l’ho – invece – sulla lettura che di questi dati viene proposta nell’articolo. Intanto perché chi si occupa di queste cose sa benissimo che un conto è la relazione tra i giovani e la religione istituzionale – in gran parte identificata con la Chiesa Cattolica – e un altro è quello tra i giovani e la fede, cioè la dimensione spirituale e la “sensibilità religiosa”. Sostenere che la presa di distanza dalla religione equivale ad un calo della sensibilità religiosa indica solo che l’immagine di questi giovani che si sta proponendo è ottenuta senza avere avuto mai con loro una relazione diretta, sul campo, su questi temi.

In secondo luogo collegare direttamente la presa di distanza dei giovani dalla religione istituzionale con una positiva emancipazione della società vuol dire continuare a leggere il cambiamento sociale con strumenti che oggi non danno ragione sufficiente di ciò che è sotto i nostri occhi: la “laicizzazione” della società, alla francese, cioè religiosamente neutralista, produce estremizzazione religiosa non emancipazione. John Lennon che canta “and no religion too“, per una società che viva in pace, è stato clamorosamente smentito dai fatti. Né i comunismi più “duri e puri”, né i capitalismi più “selvaggi e liquidi” sono riusciti a “uccidere” la religione. Con buona pace di chi se ne rammarica.

L’articolo di Di Pietro – però – ha il merito di riportare l’attenzione su alcuni dati, che erano già noti da tempo, ma che troppo presto, in casa cattolica, sono stati messi da parte. In primo luogo il progressivo e perdurante calo di chi sceglie di avvalersi dell’insegnamento della religione, numero più che raddoppiato in questi ultimi vent’anni. Secondo: l’erosione, anche qui progressiva e costante, della partecipazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, indicata in circa 15 punti percentuali in meno dal ’95 ad oggi. Terzo, ma non ultimo, la percezione di “appartenenza” religiosa dei giovani, che passa, in ambito cattolico, da un quasi 50% del ’84 a circa il 30% di oggi. Con la contemporanea crescita di chi si dichiara “non appartenente” ad alcuna religione, che, nello stesso periodo, sale di oltre il doppio.

Se poi questi dati vengono messi assieme ad altri (che Di Pietro forse non conosce) il quadro si fa più complesso ancora. Quello, ad esempio, di quasi 2 giovani su 3 che dichiarano di coltivare una forma di spiritualità personale. E di quasi 3 su 4 che dichiarano di credere nell’esistenza di una qualche forma di vita superiore. E ancora, quello di chi ammette una percezione positiva del senso della vita, quasi il 70%, connesso in qualche modo ad un’altra esistenza dopo la morte. (Per chi volesse andare alla fonti consiglio un libro splendido: A. Castegnaro – Fuori dal recinto. Giovani, fede e Chiesa: uno sguardo diverso).

Come si possono, allora, tenere insieme tutti questi dati? Un’ipotesi è che – a differenza di quanto afferma di Pietro – i giovani annuncino la fine della secolarizzazione e, come conseguenza dell’essere post-secolari, la riorganizzazione della dimensione religiosa su strade molto diverse. Strade non “istituzionali”, perciò spesso non rintracciabili dalla Chiesa, ma sulle quali il sentimento religioso appare ancora potentemente presente.

Strade in cui il credere si manifesta sempre più come desiderio di un’esperienza diretta di relazione col mistero, capace di produrre coinvolgimento e sentimento, anche in forme poco elaborate e per certi aspetti non razionalizzabili. Dove cioè le esperienze attraggono molto più dei catechismi e si coglie la tendenza a passare dal credere in Dio al credere nel mistero di Dio, dalla dogmatica alla mistica.

Altro che la prima generazione incredula, perciò! Una generazione invece che sembra annunciare un’epoca diversa. Dove il senso del nostro stare al mondo non arriva più come scoperta e accettazione di un patrimonio culturale consolidato, né tantomeno dalla possibilità di essere costruito con le nostre stesse mani. Ma come esperienza che la vita ci può regalare, ben al di là dello “schema” in cui il sistema culturale ci spinge a restare, e che ci può aprire all’inatteso che speriamo.

 

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da ‘radio maria’ le minacce di padre Livio Fanzaga

 

“Questa qui, Monica Cirinnà, mi sembra un pò la donna del capitolo diciassettesimo dell’Apocalisse, la Babilonia, che adesso brinda prosecco alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale, stia tranquilla. Glielo auguro il più lontano possibile, ma arriverà anche quello”.

Cirinnà, dotata di senso dell’unorismo, replica suTwitter citando Massimo Troisi in Non ci resta che piangere: “Mò me lo segno”.

Don Fanzaga aveva già tuonato nei giorni scorsi contro la legge sulle unioni civili:

“Tutte le tv, tutti i giornali – aveva detto – sono schierati dalla parte del diavolo. Fanno il lavaggio del cervello. Per cortesia, non tiriamo fuori la parola ‘arcobaleno’ applicandola alle famiglie in cui non si sa bene chi sia il padre e chi sia la madre, chi siano i figli o che cosa. Quella sporcizia lì non vedo che cosa abbia di arcobaleno. Queste forme sono una resa, come dire ‘ho una malattia e me la tengo’”.

Il sacerdote se l’era presa anche con la presidente della Camera, Laura Boldrini.

“I bambini hanno il diritto di avere un papà e una mamma. Di questa elementare verità evidentemente si è dimenticata la presidente della Camera, signora Boldrini, che ha detto che l’utero in affitto è un diritto. Un diritto di chi? Boldrini non può fare propaganda per una parte, visto che rappresenta tutti gli italiani”.

il video di p. Livio

 

il video di Troisi

 

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il commento al vangelo della domenica

LASCIARONO TUTTO E LO SEGUIRONO 

commento al vangelo della domenica quinta del tempo ordinario (7 febbraio 2016) di p. Alberto Maggi:

p. Maggi

Lc 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Secondo il profeta Ezechiele l’abbondanza della pesca era segno della benedizione divina. Nel capitolo 47 lui immagina questi pescatori che hanno una pesca abbondante e la pesca abbondante è per l’acqua che esce dal tempio di Gerusalemme. Ebbene l’evangelista Luca nel capitolo 5 del suo vangelo ci presenta una pesca abbondante non più per l’acqua che esce dal tempio, ma per la parola di Gesù.
Leggiamo quello che ci scrive Luca. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio – quindi Gesù manifesta questa parola di Dio –  … E qui c’è un repentino strano cambio di scena, perché abbiamo lasciato Gesù in Giudea, l’evangelista aveva concluso il capitolo 4 scrivendo “E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea”, Gesù stando, in piedi, presso il lago di Gennèsaret … quindi ci troviamo immediatamente proiettati in Galilea …  vide due barche presso il lago. I pescatori erano scesi e  lavavano le reti. Più volte in questo brano troveremo questa allusione ai pescatori, citazione del profeta Ezechiele con la pesca abbondante.
Salì in una barca, che era di Simone. Gesù conosce già Simone perché gli ha guarito la suocera, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette – è la posizione del maestro –  e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone… E qui è strano perché Gesù è un uomo di paese, dell’entroterra, che si permette di dare lezioni di pesca a uno che della pesca aveva fatto il suo mestiere, la sua vita, Simone appunto. Infatti dice a Simone: «Prendi il largo” (letteralmente “il profondo”), “e gettate le vostre reti per la pesca». Ebbene Simone accetta. Simone rispose: «Maestro (letteralmente “capo”, ha un rapporto gerarchico nei confronti di Gesù), abbiamo faticato tutta la notte”, quindi nonostante il tempo propizio per la pesca … il tempo non si riferisce al giorno perché il tempo propizio è la notte …  “e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
Ricordo che l’evangelista ha presentato la parola come “la parola di Dio”. Quindi Simone si fida, accetta questa sfida.
Fecero così e presero una quantità enorme di pesci. L’evangelista non vuole raccontarci soltanto un episodio di cronaca, ma una riflessione teologica. Il termine che qui è tradotto con “quantità”, letteralmente significa “moltitudine” e indica la primitiva comunità cristiana. Quindi, seguendo la parola del Signore, un invito a gettare le reti verso gli emarginati, gli esclusi, è lì che la pesca sarà abbondante. E le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
L’evangelista Luca è quello che ha scritto che nulla è impossibile a Dio. Quindi dopo una notte infruttuosa, andare a pescare di giorno è impossibile. Eppure accogliendo la parola di Dio quello che era impossibile diventa realtà. Al vedere questo … E qui l’evangelista aggiunge al nome il soprannome negativo che indica la sua testardaggine, la sua durezza, quella della Pietra … Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati (letteralmente “esci”, lui quasi si ente posseduto da lui) da me, perché sono un uomo peccatore».
Ecco Simone è in contraddizione con Gesù, che ha detto di essere venuto a chiamare i peccatori, invece lui quasi lo rifiuta.
Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca dei pesci (una sottolineatura dell’evangelista) che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Ed ecco la novità portata da Gesù, Gesù disse a Simone: «Non temere”. A Gesù non interessa che sia peccatore o meno, quello che riguarda il suo rapporto con Dio, il suo passato. Gli interessa il suo rapporto con gli uomini, il futuro.
Allora Gesù dice a Simone: “Non temere,  d’ora in poi – quindi guarda il futuro non quello che è ora sarai pescatore di uomini». 
Pietro ha detto “allontanati da me”, “esci da me perché sono peccatore”, evidenziando il rapporto con Dio. Gesù lo invita ad un rapporto con gli uomini. “Pescatori di uomini” letteralmente l’evangelista dice “prenderai i vivi”. Cosa significa? Sappiamo che pescare un pesce significa togliere il pesce dal suo habitat vitale per dargli la morte. Pescare un uomo che sta nell’acqua, al contrario, significa toglierlo dall’ambito che gli può dare la morte e portarlo in un ambito vitale.
Allora l’invito che Gesù fa a Simone è questo: tirare fuori gli uomini dagli ambiti di morte dove rischiano di affogare, di morire. 
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Inizia a costituirsi la comunità attorno a Gesù, una comunità non di pastori, Gesù non li invita ad essere pastori, ma una comunità di uomini, cioè comunicatori di vita verso quanti ne hanno bisogno.

 

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quale strada prendono i minori scomparsi?

10.000 minori non accompagnati scomparsi al loro arrivo in Europa

Leonardo Cavaliere

bimbi mitra

Almeno 10.000 i minori non accompagnati scomparsi dopo il loro arrivo in Europa. Questo è quanto ha denunciato l’Europol al quotidiano britannico “the Guardian”. L’agenzia d’intelligence europea ha precisato che circa 5000 minori sono scomparsi in Italia, 6135 secondo i dati pubblicati dal Ministero del Lavoro – Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche d’integrazione, mentre altri 1.000 risultano non rintracciabili in Svezia.

Il numero dei minori irreperibili è un’enormità, oltre il 60% si rende irreperibile, in aumento quasi del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (cfr. dati minoristranierinonaccompagnati.blogspot.it). Il numero di questi piccoli e, troppo di frequente, invisibili migranti è tutt’altro che trascurabile.

Sul dato dei msna irreperibili i dati sono approssimati per difetto per due motivi principali:

 Il primo è che non tutti i minori che giungono in Italia entrano in contatto con le autorità, quindi non vengono registrati . Le stime parlano di circa il doppio degli arrivi rispetto ai dati ufficiali.

Il secondo motivo è la tendenza a dichiararsi maggiorenni, per non rimanere imbrigliati nel sistema di accoglienza italiano.

bambini

Nel primo tentativo da parte di Europol di quantificare il numero di minori vulnerabili, il funzionario Brian Donald ha denunciato l’esistenza di una sofisticata “infrastruttura criminale” europea che gestisce i migranti, precisa che però non tutti sono sfruttati dai criminali, alcuni potrebbero aver raggiunto i familiari. “Semplicemente non sappiamo, dove sono, cosa stanno facendo o con chi sono”.Il dramma dei bambini rifugiati non accompagnati scomparsi è uno dei problemi più urgenti della c.d. crisi dei migranti. La scorsa settimana la Gran Bretagna ha annunciato che avrebbe accettato i minori non accompagnati dalla Siria e altre zone di conflitto per poi rimangiarsi la parola e ridimensionare quanto detto.

Nel 2015 dovrebbero essere entrati in Europa, al netto dei minori non segnalati, circa 26000 minori stranieri non accompagnati, stime di Save the Children. L’Europol ritiene che il 27% dei migranti in arrivo in Europa l’anno scorso fossero minorenni.

Nel mese di ottobre, i funzionari di Trelleborg, Svezia meridionale, hanno rivelato che circa 1.000 minori stranieri non accompagnati arrivati ​​nella città portuale rispetto al mese precedente erano scomparsi. Martedì scorso, una relazione svedese indipendente ha confermato che molti minori non accompagnati sono svaniti nel nulla. Il timore, è che la maggior parte dei minori non accompagnati invisibili siano caduti nelle mani di una rete di trafficanti organizzati che potrebbe trasformarli in schiavi o indirizzarli sul mercato della prostituzione.

Donald ha confermato che alcuni minori resisi invisibili sono stati sfruttati sessualmente. Sia in Germania sia in Ungheria sono stati arrestati alcuni trafficanti e sfruttatori. “Un’intera infrastruttura criminale si è sviluppata nel corso degli ultimi diciotto mesi – in tutta Europa – per sfruttare il flusso di migranti.”  

L’agenzia Europol ha denunciato un inquietante patto tra diverse strutture criminali già presenti in Europa, che si sono unite nel lucroso business del traffico di migranti.  Oltre a bande criminali già dedite al traffico di esseri umani, si sono aggiunte organizzazioni storicamente dedite ad altro tipo di affari, confermando il forte interesse criminale ai facili guadagni sulla pelle dei migranti. 

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sicuramente papa Francesco non ha approvato …

FAMILY DAY

L’IRA DI BERGOGLIO CHE I MEDIA NON VEDONO

 

simone di stefano

Casapound e il viceleader Simone Di Stefano al Family day

Nemmeno un messaggio o una delle sue telefonate. È sfuggita ai media la notizia più importante della giornata di sabato: l’aperta ostilità del papa al Family day. Incredibilmente genuflessi per incoscienza o cialtroneria, giornali e tv nostrani, hanno gareggiato a chi pubblicava il reportage più sdraiato ed entusiasta della manifestazione; la mancata accoglienza del Papa, la sua gelida reazione di fronte a un evento apertamente caratterizzato da integralismo e omofobia, non l’hanno notata. Eppure, uno storico cattolico parecchio stimato, Franco Cardini, è esplicito: lì in piazza al Family day  c’era “gente che esulterebbe se la nostra marina affondasse i barconi carichi di migranti”.  Il Family gay, nota Cardini, fa piazza pulita del primo dovere del cristiano: la carità, la comprensione. La disinformazione più totale ha regnato, nel riferire del Family day. Nessuna testata è andata a indagare su chi e come è stata promossa la manifestazione. Ci si sarebbe accorti che sono stati i movimenti ecclesiali più radicali, le sette più integraliste e discusse all’interno della stessa chiesa in primis, a braccetto con fascisti, neonazisti e leghisti.

 

Sono le realtà  meno amate dall’attuale pontefice. In effetti, l’assenza in prima pagina di ogni riferimento alla manifestazione, per un quotidiano come la testata ufficiale della Santa Sede, che non ha mai mancato di sottolineare gli avvenimenti pubblici ritenuti importanti per la chiesa, ha un rilievo significativo, una portata degna di nota per i futuri libri di storia e avrebbe dovuto essere notata nelle redazioni. Eppure, il papa nei giorni precedenti ha provato a far parlare mons. Galantino, segretario della Cei, contro la manifestazione.

Socci

A rilevare  pubblicamente un’assenza così pesante è Antonio Socci, teorico fra i più noti dell’integralismo contemporaneo: Bergoglio non ha mandato nemmeno un piccolo messaggio. Non solo: non ha ricevuto alcuna delegazione del Family day e non l’ha fatto nemmeno il vicario Vallini, che si è limitato a incontrare il portavoce del comitato organizzatore  Massimo Gandolfini, il quale però non ha ottenuto alcuna benedizione e non ha potuto leggere alcun messaggio. E il  sito della diocesi di Roma non ha riportato alcunché. “Pensavo che potesse rivolgere almeno un saluto o una benedizione al popolo del Family day, come fecero a suo tempo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nemmeno due righe scritte”. Bergoglio, dice in sostanza Socci, non fa nulla per mascherare la propria ostilità, “imbarazzante e disdicevole”. Il giorno 30, nota indispettito Socci, “L’Osservatore romano è uscito senza nemmeno una riga in prima pagina sul Family day”. Bergoglio, afferma Socci,  ha sentito l’evento come un “fastidio personale”. È giunto al punto di annullare tutte le messe della mattina a san Pietro  pur di non concederla a un gruppo giunto a Roma apposta per il Family day.

suorePeggio ancora, nota con sconforto Socci, Bergoglio non ha gratificato di una sola telefonata alcuno degli organizzatori del Family day, eppure chiama chiunque e regolarmente Eugenio Scalfari, perfino una volta Marco Pannella. Deve odiarci proprio, pensa Socci senza scriverlo apertamente, se “arriva fino a questo punto”.  È evidente quindi, che nella disinformazione totale dei media nostrani, quella di sabato 30 gennaio 2016 si è caratterizzata come una doppia manifestazione: contro lo stato italiano, che sta sciogliendo con le unioni civili l’ipoteca clericale dominante da un ventennio, e contro la reggenza papale di Bergoglio, ritenuto troppo progressista. Quella di sabato è stata una manifestazione di protesta mascherata dell’integralismo cristiano contro gli attuali orientamenti della chiesa cattolica, nel nome del vecchio clericalismo risalente al movimento Pio X, il papa ultrareazionario che all’inizio del Novecento condannò, con nell’enciclica Pascendi, tutte le tesi moderniste che si stavano affacciando nella chiesa. Non vogliano i parlamentari cattolici del Pd lasciarsi trasportare da una simile controcorrente, commetterebbero un errore di vasta eco.

kiko-che-se-la-canta-e-se-la-suona

Kiko Arguello

Ha dell’incredibile il silenzio dei cattolici di sinistra, tacitati e sopraffatti senza reagire da un manipolo di manigoldi parafascisti.  La giornalista Barbara Scaramucci è una dei pochi a notare che “per due giorni consecutivi, ieri e oggi, l’Osservatore Romano non apre e non dedica editoriali al family day. Nell’edizione odierna (primo febbraio, ndr), mentre tutti gli altri quotidiani italiani hanno in prima pagina con molto risalto la manifestazione del family day a Roma, il quotidiano della Santa Sede sceglie di aprire sulla prima udienza giubilare di Papa Francesco, per poi dare spazio al dramma dei migranti, alla Nigeria e alla Siria. Nelle pagine interne un piccolo articolo dal titolo “un giorno per la famiglia”, resoconto non firmato della manifestazione romana”.

Al Family day del 30 gennaio si sono riunite per lo più le frange più conservatrici e integraliste del mondo cattolico: soprattutto i molto discussi e chiacchierati  Neocatecumenali di Kiko Arguello, riconoscibili dai canti e balli, autentica psico-setta, secondo il giudizio fornito dal Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici), giunta al gran completo da tutta Italia. Arguello è quello che sostiene che il “Femminicidio è colpa delle mogli che lasciano i mariti”. Anche il Family day del 20 giugno scorso riuscì a riempire la piazza grazie a lui. Convinti sostenitori anche il movimento Rinnovamento nello Spirito, molto attivo nel sostegno di Medjugorje e l’associazione Papa Giovanni XXIII, di don Oreste Benzi (1925-2007), tra i fondatori, anni fa, del Family day, prete ben noto per le posizioni ferocemente omofobe espresse nelle dichiarazioni e negli scritti. Più tiepidi, stavolta, Comunione e Liberazione, Focolarini e Azione Cattolica, disposti a lasciarsi guidare da Bergoglio nel nuovo dialogo col mondo laico e non credente. Molti i militanti romani e i parlamentari di Forza Italia e Fratelli d’Italia, oppure i neonazisti da Forza nuova a Casapound.  Nessun’altro e quasi tutti romani o laziali. I cittadini romani li hanno ignorati.

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bambini usati come ostaggi per punire genitori inadempienti

i nuovi ostaggi

di Chiara Saraceno
in “la Repubblica” del 29 gennaio 2016

Saraceno

“i bambini degli “altri” – che siano figli di persone omosessuali, di piccoli evasori, o di migranti – hanno diritti diversi dai “nostri” e, se utile per punire i genitori, possono anche essere presi in ostaggio”

Mentre si organizza il Family day succedono cose davvero strane e in palese contrasto con la difesa dei diritti dei bambini e proprio da parte di esponenti di un partito che è tra i sostenitori più entusiasti del Family day e delle sue parole d’ordine: “Salviamo i nostri figli” e “I bambini hanno diritto ad avere un padre e una madre”. La sindaca leghista di San Germano Vercellese ha deciso che i figli di genitori che non pagano, pur potendolo, le imposte comunali e le rette per la mensa non verranno più ammessi non solo alla mensa e ai centri estivi, ma persino ai parchi giochi, con buona pace del diritto (anche) al gioco solennemente sancito dalla Dichiarazione internazionale dei diritti del fanciullo. Non è chiaro come verrà fatto osservare il divieto: forse obbligando i bambini a portare un segno distintivo ben in vista, in modo da essere immediatamente identificati ed espulsi non appena si avvicinano agli scivoli e alle altalene? Un altro sindaco leghista, quello di Corsico, alza ulteriormente il tiro. Dopo aver escluso dalla refezione scolastica i bambini dei genitori in debito con l’amministrazione, ora minaccia di non lasciarli iscrivere alle scuole comunali (nidi e materne, immagino). I bambini diventano così, a tutti gli effetti, ostaggi delle amministrazioni, utilizzati per fare pressione sui genitori. Qualcuno dice che queste iniziative sono state prese in funzione anti-immigrati, perché tra questi non solo si anniderebbero i più poveri, ma anche sarebbero anche più frequenti i contribuenti illegittimamente morosi. Lasciamo il beneficio del dubbio, ed anche il sospetto che non stiamo parlando dei grandi evasori, di quel mezzo milione di mancati contribuenti totali o parziali che il fisco quest’anno ha stanato, che fruiscono della sanità, della scuola, delle infrastrutture ecc. senza contribuire pur non essendo poveri, anzi. Partiamo dall’ovvia constatazione che un Comune, come lo Stato, non può semplicemente ignorare che ci sono contribuenti morosi i cui consumi di beni collettivi sono a carico della collettività. Pagare le tasse e le rette, se dovute, è un obbligo non solo legale, ma civile. Non pagarle, se dovute, costituisce non solo un indebito sfruttamento della solidarietà collettiva, ma anche un atto diseducativo nei confronti dei propri figli, che in questo modo non possono imparare che l’appartenenza ad una comunità comporta sia diritti sia doveri e che tutti debbono contribuire ai beni comuni secondo i propri mezzi. Chi ritiene di non poterselo temporaneamente permettere dovrebbe avere accesso a procedure tramite le quali presentare le proprie ragioni. Se queste procedure non ci sono, o non funzionano adeguatamente, occorre darsi da fare perché vengano approntate. È dovere di una pubblica amministrazione definire in modo equo le proprie imposte e tenere conto della loro sopportabilità per i singoli. Ma è anche diritto della pubblica amministrazione, a livello nazionale come locale, perseguire gli evasori con ogni mezzo lecito. Non rientra, tuttavia, tra questi mezzi rivalersi sui figli per punire i genitori. I figli non sono pure appendici dei genitori. Sono soggetti con diritti propri (maggiori, mi verrebbe da dire, proprio perché più vulnerabili degli adulti). Se si vuole, si deve punire gli adulti dopo aver esperito tutte le procedure di moral suasion e conciliazione, si possono pignorare le auto o altri beni non essenziali, rivalersi su una quota dello stipendio o altro ancora, ma senza intaccare i diritti fondamentali dei bambini, tra cui il diritto all’istruzione, alla salute, al gioco. Invece, troppo spesso i bambini, specie i più svantaggiati, sono considerati pure appendici dei genitori, senza diritti propri, che si tratti di punire, appunto, i genitori, o di mettere a punto politiche di contrasto alla povertà o di concedere il diritto d’asilo o al ricongiungimento famigliare. Ci si può intenerire per un giorno per un bambino che studia sotto un lampione o che, annegato, viene lasciato dal mare sul bagnasciuga con il vestitino in ordine. Ma la normalità è diversa. Il quotidiano sacrificio di bambini che si consuma ai nostri e altrui confini, così come la povertà dei minori che vivono in Italia, non mobilitano neppure una frazione delle energie e dei “valori” che si investono per “difendere i nostri figli” dalla minaccia della genitorialità omosessuale. I bambini degli “altri” – che siano figli di persone omosessuali, di piccoli evasori, o di migranti – hanno diritti diversi dai “nostri” e, se utile per punire i genitori, possono anche essere presi in ostaggio.

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