twitter e papa Francesco

papa Francesco darà voce ai migranti su Twitter

la sezione Migranti e Rifugiati del nuovo dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale lancia una campagna mediatica si concentrerà sulla situazione di bambini e adolescenti migranti, rifugiati, sfollati e vittime della tratta

Come si ricorderà, Papa Francesco ha stabilito che si occuperà direttamente lui del dipartimento dedicato ai migranti e rifugiati: una scelta legata all’emergenza di questi tempi, ma anche un modo per sottolineare l’importanza di questo tema e l’impegno personale del Pontefice.

E quindi, secondo informa il blog “Il Sismografo”, in linea con il tema scelto da Francesco per l’edizione 2017 della Giornata (Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce), la campagna mediatica si concentrerà sulla situazione di bambini e adolescenti migranti, rifugiati, sfollati e vittime della tratta.

Dal 12 al 15 gennaio 2017 i tweet del Pontefice saranno dedicati a tali situazioni e rimanderanno direttamente alla pagina Facebook della Sezione, nella quale verranno presentate brevi storie e riflessioni attinenti alla tematica generale.

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i vescovi italiani dicono no ai CIE

 

immigrati

mons. Galantino

“no ai CIE se rimangono così”

domenica la Chiesa celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Domani protocollo per i corridoi umanitari. Nel 2016 raddoppiato il numero dei minori non accompagnati

iacopo scaramuzzi

La Conferenza episcopale italiana dice «no» alla riapertura dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) «se questi dovessero continuare ad essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione» per immigrati. In una conferenza stampa in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che la Chiesa cattolica celebra domenica prossima, 15 gennaio, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha elencato una serie di proposte in materia di immigrazione. Domani, ha annunciato l’arcivescovo, la Cei sigla un preannunciato protocollo per finanziare un corridoio umanitario con l’Etiopia. Il direttore generale di Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, ha fornito un’aggiornamento dei dati sull’immigrazione in particolare dei minori in Italia: nel 2016 il numero dei minori non accompagnati sbarcati è più che raddoppiato rispetto al 2015, passando da 12.360 a 25.772.

«Mi permetto di elencare in maniera schematica i “sì” e i “no” sui quali mi piacerebbe vedere impegnati tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a cominciare da chi ha responsabilità di governo», ha detto Galantino nella conferenza ospitata dalla sede romana della Radio vaticana, «senza la superficialità di chi parla tanto dei migranti e poco con i migranti». Cinque i «sì» elencati dal segretario della Cei. Sì, innanzitutto, «a sbloccare e approvare una legge ferma che allarga la cittadinanza ai minori che hanno concluso il primo ciclo scolastico, così da allargare  la partecipazione, cuore  della democrazia, e favorire processi di inclusione e integrazione». In secondo luogo, «sì a sbloccare e approvare una legge ferma che tutela i minori non accompagnati, non destinandoli a nuovi orfanatrofi, ma a case famiglia, a famiglie affidatarie, accompagnate da una formazione attenta a minori preadolescenti e adolescenti», ha detto il presule citando ad esempio le oltre 500 storie di accoglienza famigliare nate nelle parrocchie italiane. Sì, in terzo luogo, «all’identificazione dei migranti che arrivano  tra noi, anzitutto per un’accoglienza attenta alla diversità delle persone e delle storie, pronta a mettere in campo  forme e strumenti rinnovati di tutela e di accompagnamento che risultano una sicurezza per le persone migranti e per la comunità che accoglie». Sì, quarto punto, «a un’accoglienza diffusa, in tutti i comuni italiani, dei migranti forzati, in fuga da situazioni drammatiche», ha detto Galantino, domandandosi, tra l’altro, «a chi giova demonizzare con lo stigma della delinquenza e del puro interesse tutte le realtà impegnate nel campo dell’accoglienza?», e citando, en passant, il caso di «mafia capitale». Quinto, «sì a un titolo di soggiorno come protezione umanitaria o come protezione sociale a giovani uomini e donne che da oltre un anno sono nei CAS e nei centri di prima accoglienza e hanno iniziato un percorso di scolarizzazione o si sono resi disponibili a lavori socialmente utili o addirittura già hanno un contratto di lavoro, nonché a coloro che hanno potuto, speriamo presto, fare un’esperienza di servizio civile, ma anche a chi ha una disabilità o un trauma grave, è in fuga da un disastro ambientale o dal terrorismo». Il segretario della Cei ha poi elencato tre «no», il terzo dei quali «condizionato». No, innanzitutto, «a forme di chiusura di ogni via legale di ingresso nel nostro Paese che sta generando un popolo di irregolari, che  alimenta lo sfruttamento, il lavoro nero, la violenza. E’ contradditorio chiudere forme e strade per l’ingresso legale e poi approvare leggi per combattere lo sfruttamento lavorativo e il caporalato». No, in secondo luogo, «a investire più nella vendita delle armi che in cooperazione allo sviluppo, in accordi internazionali per percorsi di rientro, in corridoi umanitari», ha proseguito il segretario della Cei, annunciando che domani firmerà «un protocollo di intesa col Ministero competente per aprire un “corridoio umanitario” con l’Etiopia per i profughi provenienti da Eritrea e Somalia, utilizzando anche per questo fondi provenienti dall’8×1000». Nei mesi scorsi i primi corridoi umanitari in Italia erano stati aperti grazie ad una collaborazione tra Chiesa valdese, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e comunità di Sant’Egidio. Quanto alla riapertura dei Cie, «non possiamo non condividere il “no” affermato dalle realtà del mondo ecclesiale (Migrantes, Caritas, Centro Astalli…) e della solidarietà sociale (Cnca), oltre che di giuristi (Asgi) impegnati da anni nella tutela  e la promozione dei migranti, se questi dovessero continuare ad essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione», «parcheggi abusivi e mal gestiti», «che, anche se con pochi numeri di persone, senza tutele fondamentali, rischiano di alimentare fenomeni di radicalizzazione, e dove finiscono oggi, nella maggior parte dei casi,  irregolari dopo retate, come le donne prostituite, i migranti più indifesi e meno tutelati. L’assicurazione successiva del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Interno sulla diversa natura, anche se non ancora precisata, dei CIE – ha aggiunto il presule – l’articolata posizione espressa dai sindaci italiani, la decisa richiesta del Capo della Polizia, uniti, però, al dubbio che tali Centri risultino necessari realisticamente nel caso di chi irregolare ha commesso un reato, per il quale dal carcere stesso o attraverso misure cautelari, seppur eccezionali, previste dalla legge, potrebbe venire poi direttamente espulso, mi fanno dire in questo momento un “no condizionato”».

Mons. Galantino ha letto il suo discorso spiegando di non voler parlare a braccio per «non correre il rischio – l’ho già fatto troppo volte – di essere frainteso e strumentalizzato» su una questione «complessa e delicata» come quella dell’immigrazione e lamentandosi, in particolare, per alcuni «titoli canaglia» comparsi in articoli tratti da sue dichiarazioni. Il segretario della Cei ha poi rilevato una crescente correttezza informativa di mass media che, a suo avviso, evitano sempre più spesso «equazioni tra migrazione e criminalità, migrazione e terrorismo, terrorismo e islamismo».

Alla conferenza stampa, moderata dal portavoce della Cei, mons. Ivan Maffeis, il presidente della fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, ha ricordato che per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato di quest’anno il Papa ha dedicato il suo tradizionale messaggio al tema «Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce». Il direttore generale della Migrantes, mons. Perego, ha fornito un quadro statistico dei giovani immigrati traendolo dall’ultimo rapporto Caritas-Migrantes. Sono 1.085.274 i minori immigrati presenti in Italia al 1 gennaio 2016 (pari al 21,6% del totale degli stranieri). 104.056 sono nati in Italia nel 2014 da almeno un genitore straniero e 75.067 (38.664 maschi e 36.403 femmine) da entrambi i genitori stranieri, con un calo a 72.000 nel 2015. I minori ricongiunti con una famiglia che gode di permesso di soggiorno di lungo periodo sono il 28,8% a fronte del 17,7% del gruppo di soggiornanti con un permesso a scadenza. Nel 2016 , anno del maggior arrivo di migranti sulle nostre coste italiane (181.436 al 31 dicembre), il numero dei minori non accompagnati sbarcati è più che raddoppiato rispetto al 2015: siamo passati da 12.360 a 25772, di 80 nazionalità diverse. I minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo nel 2015 sono stati 3.959 (il 4,7%) su un totale di 83.970 richiedenti protezione internazionale. Dal 2006 al 2016, ha poi notato Perego, i minori iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero sono passati da 478.363 unità a 724.897 (+51,5% dal 2006 al 2016). La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2017 quest’anno sarà celebrata in Lombardia, nel centenario della morte della santa Francesca Saverio Cabrini (1917-2017), proclamata da Pio XII nel 1950 «patrona degli emigranti».

Quanto agli accordi che il Governo italiano sta siglando con alcuni paesi maghrebini, mons. Galantino, in risposta ad una domanda dei giornalisti, ha detto che si tratta di un «fatto positivo» e spiegando che, più in generale, è «positivo che le nazioni a quo e le nazioni ad quem», ossia quelle di origine e quelle di destinazione dei flussi migratori, «parlino e si confrontino». Da parte sua la Cei, ha detto ancora il presule, intende promuovere incontri tra vescovi italiani e vescovi dei paesi di origine degli immigrati.

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il severo monito di Bauman

 

“neppure i paesi più ricchi e sviluppati possono davvero credere di sopravvivere a un conflitto globale che li veda opposti alla maggioranza povera e disperata degli abitanti del pianeta”

una essenziale ‘rassegna stampa’ in memoria di Bauman dal prezioso sito ‘finesettimana’:

 

La civiltà nasce dalle paure che oggi il potere trasforma in merce politica di Zygmunt Bauman in Corriere della Sera del 10 gennaio 2017

La quantità e l’intensità della paura nelle società umane non rispecchiano più la gravità oggettiva o l’imminenza del pericolo, ma l’abbondanza di offerte sul mercato e l’intensità della promozione (o propaganda) commerciale.
Sono assai rare le star della cultura. Ma Zygmunt Bauman, scomparso ieri all’età di 91 anni, ha goduto di un’immensa popolarità grazie alla sua capacità di parlare alla gente con un linguaggio semplice e comprensibile, mai riduttivo. Lascia un vuoto incolmabile: aumenterà la «solitudine del cittadino globale», privo della sua voce indignata e rassicurante.
La destinazione prescelta potrebbe essere irraggiungibile. La sua visione, però, ci sprona, ci induce a metterci in cammino e a continuare a camminare.
il populismo, di destra e di pseudo-sinistra: «Alcuni acchiappavoti, che si presentano come outsider non toccati dalla corruzione fino al momento, riescono a lucrare sulla frustrazione dell’elettorato facendo promesse che sanno benissimo non potranno mantenere una volta eletti»
Era la voce narrante di una modernità privata delle sue “solide” basi economiche, l’analista di un mondo orfano della grande industria di massa, ma ancora combattivo e desideroso di riscossa dalle iniquità estreme e da un consumismo cieco
«Ma io, a dispetto di tutto, sono ottimista. Per un motivo molto semplice: neppure i paesi più ricchi e sviluppati possono davvero credere di sopravvivere a un conflitto globale che li veda opposti alla maggioranza povera e disperata degli abitanti del pianeta».
La crisi economica ha scompaginato in maniera irrimediabile il quadro, generando diseguaglianze e distruggendo larghe fasce di classi medie.., mentre i flussi migratori li spaventavano facendoli diventare sensibili ai messaggi politici dei populisti in Europa e negli Usa, con la crescita dell’instabilità istituzionale e della radicalizzazione dello scontro con chiunque viene percepito come diverso o non assimilabile. In politica si proclamava con orgoglio socialista.
E’ stato capace di trasmettere a molti di noi, anche per merito di un linguaggio immaginifico ma semplice, il senso delle sue riflessioni critiche. Che non è un merito da poco
un serio sforzo di definizione filosofica della morale e di proposta di un’etica che contrasti la barbarie. Centrale è la categoria l’Amore che è «accettazione incondizionata della diversità dell’altro e del suo diritto alla propria diversità (…). L’amore consiste nell’abbracciare l’Altro come valore in sé».
Francesco è oggi la guida una chiesa dove – almeno nelle intenzioni del suo pontefice – la verità non è più dogmatica, ma è la partecipazione caritatevole di molti. La caritas prima di tutto. Non per nulla quella di Francesco è la sola voce radicalmente a favore dell’accoglienza in tema di migrazioni. Un tema che a Bauman stava molto a cuore.
“Un dialogo necessario tra laici e credenti per la costruzione della pace e di una società più inclusiva, perché il dio dell’altro non è più dall’altra parte del confine, ma è qui”. Anche perché Zygmunt Bauman non ammetteva alternative: “Il dialogo è una questione di vita o di morte: o ci capiamo, o toccheremo il fondo insieme”. Dialogo messo in pratica da lui stesso, incontrando Papa Francesco.
… fra le cose che mi ha insegnato c’è anche la consapevolezza che la vita che abitiamo è qualcosa che ci trascende, che è più grande delle nostre piccole o grandi individualità, e che quando ci pensiamo nel mondo dobbiamo andare al di là di noi stessi e dei nostri affetti, e finanche delle altre persone, che dobbiamo riuscire a scioglierci dai laccioli umanistici che ci fanno sentire i padroni del mondo visto che dovremmo piuttosto sentirci al servizio di questo mondo, e onorarlo, e accettare l’inesorabilità che altri prendano il nostro posto. Senza tristezza. Serename
Negli anni Novanta, il filosofo e sociologo orientò i suoi testi verso una comunicazione veloce. E pur parlando di globalizzazione, lavoro, incertezza e amore, diventò un autore di successo, amato dal grande pubblico
È molto amato dai teorici cattolici per il suo richiamo all’ethos, mentre la sinistra lo considera troppo poco attento alle condizioni materiali per apprezzarlo. Eppure le ultime navigazioni di Bauman nel web restituiscono un autore che mette a fuoco come la dimensione della precarietà, della paura siano forti dispositivi di gestione del potere costituito
«Tutte le culture umane possono essere decodificate come ingegnosi congegni che rendono la vita vivibile, nonostante la consapevolezza della morte».
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