il moltiplicarsi dei muri per tener lontano chi soffre

l’idolatria dei muri

Si continua a costruire muri. In Europa e nel mondo. Muri di cemento e di reti metalliche, di filo spinato e di leggi di carta. Ma muri anche dentro le nostre coscienze e nelle nostre intelligenze. Muri nelle relazioni umane e interpersonali, muri tra le generazioni e tra le fedi. C’è un’idolatria del muro che è l’esatto opposto del Dio biblico che vede la miseria del suo popolo schiavo in Egitto e ascolta il suo grido (cfr. Esodo 3, 7). Gli idoli invece “sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida” (Salmo 115). 
Ed è questa purtroppo la convinzione idolatrica che si va affermando in alcune coscienze che preferiscono adorare l’idolo-muro piuttosto che il Dio che soccorre i poveri. 
Ed è una credenza che non troviamo concentrata esclusivamente in Ungheria e in Danimarca, a Ceuta e Melilla, al confine statunitense col Messico e in Israele. Attraversa trasversalmente tutti i Paesi come una sorta di idolatria tanto diffusa quanto vana. Che fare se non soverchiarla con un più diffuso culto (e cultura) dell’accoglienza? Oltre che per fede o convinzione, appare anche storicamente come l’unica risposta possibile.
di Tonio Dell’Olio
mosaicodipace.it
 
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espulsioni dei rom: la condanna dell’Onu

Onu

Francia e Bulgaria cessino espulsioni forzate Rom

sgomberi anche in altri Paesi Ue tra cui Italia, Ungheria

 

(ANSA) – GINEVRA 

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein ha espresso grave preoccupazione per le espulsioni forzate di Rom e nomadi in diversi Stati europei e in particolare i recenti episodi di sgombero in Francia e Bulgaria. In Francia “sta diventando sempre più evidente che esiste una politica nazionale sistematica di espulsioni con la forza dei Rom”, ha detto Zeid in un comunicato reso noto oggi a Ginevra.

Gli sgomberi forzati di rom e nomadi sono continuati negli ultimi anni in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, ma anche in Albania, Repubblica Ceca, Francia, Grecia,Ungheria, Romania, Russia, Serbia, Turchia e Regno Unito, afferma l’Onu.

In Francia, lo sgombero forzato di oltre 150 abitanti del bidonville del Samaritain a La Courneuve il 28 agosto si è svolta senza un preavviso di almeno 24 ore al giorno e un riparo è stato offerto solo a una manciata di famiglie. L’Alto Commissario ha osservato che gli eventi a La Courneuve sono solo l’ultimo di una serie di espulsioni forzate di migranti rom in Francia dal 2012 ed altre sarebbero previste.

In Bulgaria, lo scorso 7 settembre, le autorità hanno proceduto all’espulsione dei Rom del campo di Kremikovtzi (Gurmen) e secondo fonti della società civile, nessuna sistemazione alternativa è stata offerta. Un totale di 41 persone, tra cui 21 bambini risulterebbero senza casa, riferisce l’Onu.

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il commento al vangelo della domenica

TU SEI IL CRISTO

IL FIGLIO DELL’UOMO DEVE MOLTO SOFFRIRE

commento al vangelo della domenica ventiquattresima del tempo ordinario (13 settembre 2015) di p. Alberto Maggi

p. Maggi
Mc  8, 27-35

[In quel tempo], Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Gesù intraprende un lunghissimo viaggio e conduce i suoi discepoli all’estremo nord del paese in terra pagana, a Cesarèa di Filippo, lontano dalla mentalità giudaica, nazionalista, per vedere se i discepoli hanno capito qualcosa.
Ma già l’evangelista ci dà un’indicazione che ci fa comprendere che il brano sarà all’insegna dell’incomprensione. Infatti, scrive l’evangelista, “per la strada interrogava i suoi discepoli”. Questa espressione “per la strada” è la stessa che è apparsa nel capitolo 4 nella parabola dei quattro terreni, per indicare la semina infruttuosa.
Il seme gettato per la strada viene subito preso dagli uccelli e Gesù, spiegando la parabola, dice che questi uccelli sono “il Satana”. Quindi è una parola infruttuosa che viene resa inutilizzata dal Satana. Il Satana in questo Vangelo è l’immagine del potere, l’immagine del successo, ma vediamo l’evangelista.
Ebbene, Gesù chiede ai suoi discepoli: “la gente chi dice che io sia?”. Frutto della predicazione dei discepoli doveva essere questa immagine di Gesù. E la risposta è desolante; la confusione totale. “Ed essi gli risposero «Giovanni il Battista »”, perché si credeva che i martiri sarebbero prontamente risuscitati. “Altri dicono Elìa”, Elìa il violento profeta che doveva venire a preparare la strada del Messia, “oppure uno dei profeti”. Comunque tutti personaggi che appartengono all’antichità, al passato. Non comprendono la novità di Gesù.
Allora Gesù insiste e domanda loro “Ma voi” – quindi la domanda di  Gesù è rivolta a tutto il gruppo “chi dite che io sia?”
E gli risponde un discepolo, presentato con il soprannome negativo, che fa comprendere che la sua risposta è inesatta e il suo atteggiamento sarà in contraddizione con Gesù. “Gli rispose Pietro”. Il soprannome negativo verrà ripetuto per ben 3 volte – il numero 3 significa “ciò che è completo” – in questo brano.
Quindi questo discepolo si chiama Simone e, quando viene presentato soltanto con questo soprannome, significa che sta all’opposizione, o contraddice Gesù. “Gli rispose: «Tu sei il Cristo!»”
Ha risposto bene? Non pare, perché Gesù dice “e sgridò” – il verbo ‘sgridare’ è quello che si usava per liberare le persone dai demòni – “severamente loro di non parlare di lui ad alcuno”.
Pietro non ha risposto bene. Gesù in questo Vangelo è stato presentato come ‘Messia’, non ‘il Messia’. L’articolo determinativo ‘il’  indica che è il Messia atteso dalla tradizione, quello che verrà a restaurare la monarchia, quello che imporrà la legge. Gesù è Messia, ma non il Messia della tradizione. Quindi Pietro non ha risposto bene.
Allora, visto che non hanno capito, Gesù “cominciò a insegnare loro”, e non parla del Messia, ma parla del “Figlio dell’uomo”, cioè l’uomo nella sua pienezza, è questo l’ideale di uomo creato da Dio, “che doveva soffrire molto ed essere rifiutato da tutto il sinedrio, dagli anziani, i presbiteri, i sommi sacerdoti e dagli scribi e venire ucciso”.
Quindi il progetto di Dio sull’umanità, l’uomo che raggiunge la pienezza della condizione divina, questo è il Figlio dell’uomo, Figlio dell’uomo è l’uomo che ha la condizione divina, questo è rifiutato dall’istituzione religiosa che lo vede come un pericolo per la propria esistenza.
“E dopo tre giorni risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo afferrò e cominciò….”  E’ interessante che, come Gesù ha cominciato a parlare, subito Pietro comincia. E’ l’immagine del seme che viene gettato per terra e subito, immediatamente, vengono gli uccelli e lo prendono.
L’ideologia del Satana, del potere, impedisce a Pietro di accogliere il messaggio di Gesù. “E cominciò a sgridarlo”. Come Gesù aveva sgridato Pietro, così Pietro sgrida Gesù, come se quella detta da Gesù fosse un’idea demoniaca.
“Ma egli, voltandosi, guardando i suoi discepoli” – quindi Gesù guarda i discepoli, ma si rivolge a Pietro, facendo capire che tutto il gruppo mantiene la stessa mentalità di Pietro – “sgridò Pietro”. Ecco il verbo  ‘sgridare’ viene ripetuto per la terza volta. “E gli disse: «Và dietro di me, Satana!»  Gesù si rivolge a Pietro chiamandolo ‘Satana’. E’ il Satana perché tenta Gesù, tenta Gesù definendolo ‘il Messia del potere’, ed è il Satana perché vanifica la parola. Viene gettata la parola, ma immediatamente viene il Satana. Quindi Gesù si rivolge a Satana, ma non rompe con lui. Gli dice “torna a metterti dietro di me”.
E’ Pietro che deve seguire Gesù, non il contrario.
E poi Gesù “convocata la folla”, dà un annuncio drammatico “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso” – cioè rinneghi questi suoi ideali di successo e di potere, “e sollevi la croce”. La croce non viene data dal Signore, la croce non viene presa, la croce viene sollevata. E’ l’individuo che volontariamente, per seguire Gesù, accetta il marchio dell’infamia da parte della società.
Ai discepoli che seguono il Messia coltivando sogni di gloria, Gesù dice che, se lo vogliono seguire, devono accettare di essere considerati “rifiuti della società”.

 

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