il vangelo in salsa leghista

il parroco leghista

don Gianni Antoniazzi, parroco di Carpenedo, in Veneto

 il sacerdote è stato raggiunto dalle telecamere del programma tv “Dalla vostra parte” di Rete 4, condotto da Paolo Del Debbio

don Gianni: pasto completo a solo un euro. Solo per gli italiani però

Nel ristorante di don Gianni non c’è posto per gli immigrati. Meglio: per i profughi don Gianni ha trovato delle abitazioni. Gli italiani hanno altre difficoltà, prima tra tutte quella di riuscire a mettere un boccone in bocca. L’idea di don Gianni ha fatto subito il giro del web. C’è stato chi l’ha apprezzata e chi invece l’ha cassata.

Una cosa è certa: il messaggio di don Gianni è piaciuto soprattutto ai leghisti.

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i giovani rom e sinti si incontrano per dialogare per la loro ‘integrazione’

il messaggio di Mattarella ai giovani rom

Mattarella«Desidero rivolgere un caloroso saluto ai ragazzi che partecipano da oggi all’iniziativa dell’Associazione 21 luglio, “Primavera Romanì“, dedicata all’integrazione delle comunità rom e sinti in Italia. La presenza attiva di giovani appartenenti a queste due minoranze rappresenta un elemento fondamentale nel cammino paziente verso forme sempre più efficaci di integrazione e inclusione».

Con queste parole, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto rivolgere il suo personale messaggio di auguri di buon lavoro ai giovani rom e sinti, provenienti da diverse città italiane, che da questo pomeriggio sono impegnati, insieme a coetanei non rom, nella Convention Primavera Romanì promossa dall’Associazione 21 luglio.

«La consapevolezza piena dei propri diritti, unitamente alla conoscenza dei propri doveri nei confronti della società e dello Stato, è un passo indispensabile per far cadere diffidenze e pregiudizi reciproci e assicurare un futuro di dialogo e di convivenza – prosegue il messaggio di Mattarella – Sicuro che questi due giorni di dialogo e di confronto susciteranno proposte, spunti e idee per garantire una sempre maggiore integrazione, invio i miei auguri di pieno successo dell’iniziativa».

Lunedì 21 settembre, al termine dei lavori della Convention, i giovani partecipanti presenteranno un documento comune in una conferenza stampa che si terrà in Senato alle ore 12. Interverranno alla conferenza la senatrice della Commissione Diritti Umani del Senato Manuela Serra, il deputato Khalid Chaouki e la senatrice rom spagnola Silvia Heredia Martin.

Non è la prima volta che il Capo dello Stato interviene riguardo a una iniziativa dell’Associazione 21 luglio. Lo scorso 8 aprile, in occasione della Giornata Internazionale dei Rom, Segio Mattarella aveva rivolto «un particolare ringraziamento all’Associazione 21 luglio e a quanti si dedicano quotidianamente a combattere le ingiustizie e le disuguaglianze di cui ancora oggi le comunità rom sono vittime».

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la denuncia di p. Zanotelli

padre Alex Zanotelli torna a denunciare i mali della Campania

 

Napoli e la camorra. Infuocano le polemiche sulle parole della presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, che ha definito «la camorra un dato costitutivo della città». Un’affermazione che ha acceso un aspro dibattito, nel quale è intervenuto anche padre Alex Zanotelli, che ha la sua missione nel quartiere Sanità di Napoli: «Il presidente Bindi non ha mai parlato di “dna”. Ma ha veramente ragione; non si può capire la storia di Napoli senza fare la storia della camorra. La sua frase potrà essere percepita come un pugno nello stomaco, lo è. Ma mi auguro che questa affermazione aiuti tutti noi a reagire».

Anche le parole del comboniano – pronunciate in occasione del funerale di Genny Cesarano, il 17 enne ucciso a colpi di arma da fuoco la notte del 5 settembre – avevano sollevato polveroni polemici. «La gravità di questo momento – aveva dichiarato dall’altare – è il sangue versato sulle nostre strade. In una città dove c’è violenza, discordia, frode e oppressione, il risultato è la morte. Le nostre mani grondano sangue e tutti noi, Chiesa compresa, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità». «Questa è una città – aveva proseguito – spaccata in due. C’è una Napoli bene e una Napoli che vive malamente. Non possiamo accettare una città sventrata, fatta di Scampia, Rione Traiano e Soccavo e un’altra città fatta di Vomero». Ha infine chiesto alle istituzioni che «il popolo della Sanità sia messo in condizione di rialzare la testa. Tutte le istituzioni devono darci una mano, perché così, e solo così, possiamo vivere e non morire».

 Una riflessione che padre Alex – insieme a don Antonio Loffredo e don Giuseppe Rinaldi, parroci di Santa Maria alla Sanità-Napoli – ha poi approfondito in una lettera aperta, nella quale torna a puntare il dito contro la Chiesa che deve diventare «sempre più comunità attiva sul territorio, che diventi popolo di Dio, capace di alzare la testa. Questo è un dovere di noi preti. Noi stiamo provando da anni, fra mille difficoltà, a camminare con questo nostro popolo. Al di là di una povertà diffusa, c’è un consumismo che azzera le coscienze nella formazione dei nostri figli più giovani, e una violenza che serpeggia sulle strade di questo rione.

Parole che hanno esposto pubblicamente padre Zanotelli, da anni impegnato in lotte sociali contro le ineguaglianze, le ingiustizie, la povertà e per il diritto all’acqua. Il comboniano ha comunque trovato, in questi giorni, il conforto e la solidarietà dei membri della sua congregazione. Riuniti a Roma in assemblea per il Capitolo generale della congregazione, i 62 rappresentanti dei missionari comboniani provenienti da venti nazionalità e operanti in vari paesi d’Africa, America, Asia e Europa si sono esposti sostenendo le battaglie di Zanotelli, per la rinascita del quartiere Sanità e apprezzando le parole di denuncia contro la camorra. «Caro Alex – scrivono i missionari – desideriamo esprimere il pieno sostegno al tuo impegno nel Rione Sanità di Napoli per la valorizzazione della vita e della dignità umana in una realtà marcata dalla cultura della violenza e dominata dalla criminalità organizzata». 

 «Abbiamo apprezzato il coraggio delle tue parole nella denuncia della camorra durante i funerali del minorenne Jenny, ennesima vittima della violenza criminale, e il tuo invito alla comunità del Rione Sanità a non rassegnarsi, ad alzare la testa e darsi da fare per costruire un’altra Napoli capace di guardare al futuro con speranza».

 «Consapevoli del delicato momento che stai vivendo ti assicuriamo la nostra vicinanza e il ricordo nella preghiera perché il Signore ti accompagni e ti protegga nel fare “causa comune” con donne e uomini di buona volontà per la rinascita del quartiere della Sanità».

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‘il gigante e la bambina’, no! la bambina e i … poliziotti!

migranti

bambina siriana gioca davanti alla polizia

la foto fa il giro di internet e diventa virale

di

una baby profuga di neanche un anno di origini siriane gattona, in apparenza tranquilla, davanti alla polizia turca schierata sull’autostrada Istanbul-Edirne per bloccare i migranti. Le foto, in contrasto con le immagini di morte e violenza di questi giorni, fanno il giro dei media e dei social. Aprono il sito della Bbc e diventano virali su Twitter. Fino ad ora, la Turchia è il primo Paese al mondo che ha accolto il maggior numero di sfollati provenienti dalla Siria: circa 2 milioni di persone

Pigiamino con pupazzetti, bavaglino, e ricci rossi spettinati: la piccola “gattona” e si guarda intorno con curiosità, poi si siede. Non è al nido o in un giardino, neanche nella sua cameretta, ma sull’autostrada Istanbul-Edirne, davanti a un cordone di polizia.

 

 

 

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vecovi e cattoliconi i nemici di papa Francesco

un papa che mette la freccia

immagine: Unimondo.org

papa Francesco continua imperterrito la sua missione. Il mondo reagisce in modo quasi ovunque positivo, ma… c’è un ma: una parte della solita Italia e una parte della solita Chiesa criticano e nemmeno si sforzano di capire 

Doveva succedere. Sic transit gloria mundi. E come nelle moderne ma migliori tradizioni di un mondo in rete sta succedendo tutto troppo in fretta. Bergoglio lo sa, lo sapeva dall’istante in cui ha deciso di chiamarsi Francesco. Ma continua, anzi, accelera. In molti fanno fatica, alcuni proprio arrancano. E allora, via: dal “Buonasera” al “chi sono io per giudicare persone dello stesso sesso che si amano”, al “la corruzione spuzza”, ostentando lo sguardo sui lussi e la servitù dei propri cardinali, e ancora a un silenzio che vale più di mille parole quando decide di fare davvero pulizia e allontanare definitivamente quei religiosi colpevoli di violenze fisiche e psicologiche su bambini e innocenti.

E ora la frecciata finale: il 13 marzo 2015 (anniversario dell’inizio del suo papato e alcuni, tra cui proprio dei religiosi, già lo accusano di personalizzazione dell’evento) si aprirà un Giubileo straordinario, in tutti i sensi. Sarà un Giubileo nel quale verranno perdonati, al solito, peccati e mancanze, ma con un’attenzione speciale alle donne e al tema, -pelosissimo per ogni Istituzione, figuriamoci per la Chiesa Cattolica -dell’aborto, per il quale Francesco ha stabilito che ogni sacerdote potrà concedere il perdono. Evento speciale dato che, generalmente, tali e gravi peccati possono essere misericordiosamente perdonati solo da mani Vescovili.

Si spiega Francesco, e chiaramente: quello del 2016 sarà un Giubileo speciale, sarà un anno Santo della Misericordia, e deve esserlo per tutti. Per questo il Giubileo verrà anticipato e introdotto da un Sinodo nel quale si discuterà della necessità di cambiare l’assetto della Santa Sede sui temi della sessualità, della famiglia e dell’aiuto al prossimo, che deve essere meno annunciato e più palpabile.

Alcuni Vescovi e Cardinali, i quali tanto avevano gioito del ritorno, con Papa Benedetto XVI, ad un modo aulico di presentare la Chiesa e il Suo potere al mondo – tutti ricordiamo camauri di zibellino, scarpe di vitellino rosso fuoco, paramenti degni del peggior Richelieu – storcono il naso e, in alcuni casi, sbottano, come recentemente ha fatto il cardinale del Wisconsin Raymond Burke che, parlando con i giornalisti, ha sottolineato come “i poteri del Papa non siano assoluti” e come “un Papa che parla di certi temi – leggi omosessualità e concessione della comunione ai divorziati – rischi di essere un Papa che fa del male alla Chiesa”. Questo messaggio, tradotto dalla lingua degli ecclesiastici al volgare idioma con cui noi comuni mortali ci esprimiamo, suona come una vera e propria dichiarazione di guerra ad un Papa troppo liberale e poco ortodosso.

Ma Francesco va avanti e, elemento che spaventa e sconvolge una Curia abituata a comandare, condizionare e spesso nascondere e decidere – IOR e Marcinkus richiamano un universo parallelo dove alcuni religiosi di alto livello ancora credono di poter tornare – decide in prima persona senza consultare nessuno, non aspetta, scrive, parla e comunica con i moderni mezzi meglio di chiunque altro. Per molti Cardinali “vecchio stampo” o forse vecchi e basta, è l’incarnazione del peggiore degli incubi: il Papa nero Gesuita vestito di bianco, il cocciuto argentino che gira senza scorta e guida la macchina, l’uomo che si fa risuolare le scarpe e cambiare le lenti su una montatura vecchia per non gettare via soldi.

E’ troppo umano, troppo senza filtri, troppo amato, troppo semplice. E allora via con la diffamazione, il discredito, i sorrisini ironici che tanto colpirono, forse fino a farlo morire (ma l’ipotesi di un avvelenamento è tutt’altro che remota) un altro Papa, quel Giovanni Paolo I che parlava di Gesù come una dolce Madre e di se stesso come un parroco.

Accanto al mondo curiale si scatenano anche una parte della stampa e della politica. Il giornalista Antonio Socci si è schierato fin dall’inizio contro Bergoglio (suo il libro dal titolo “Non è Francesco”) colpevole a suo dire di scagliarsi contro i difetti dei cattolici invece che consolarli e ha recentemente analizzato a suo modo l’avvento del Giubileo criticando il protagonismo papale e affermando che il Papa è un confusionario che si appresta a concedere l’indulgenza dai  peccati senza mai nominarla e descriverla e risultando a conti fatti meno propenso a perdonare, e quindi meno moderno, addirittura di Pio IX (un Pontefice che nel 1875  ancora asserragliato in Vaticano in seguito alla presa di Roma da parte del Regno d’Italia era stato sorpreso dagli eventi e si trovava in difficoltà nel rapportarsi alla storia che al di fuori delle sacre mura seguiva il suo corso).

Sul fronte politico, protagonista indiscusso dei proclami contro il buonismo dei benpensanti e della misericordia papale, è da ormai un annetto Matteo Salvini, il quale, nel tentativo di divenire il nuovo leader della parcellizzata e frantumata destra italiana si rifà ai Le Pen – e più che altro fa pena – e invita tutti, vomitando odio e razzismo sui social, a “portare i profughi, in maggioranza delinquenti e terroristi, a casa loro”. E cosa ti combina Francesco? Lo prende in parola e, spiazzandolo, invita parrocchie e ordini religiosi ad aprire le braccia e a raccogliere, come Cristo insegna, gli ultimi e i bisognosi, rinfocolando pareri discordanti e accendendo nuove critiche ma anche tentando di riattualizzare il sistema Chiesa e il suo stare e muoversi nella realtà quotidiana.

E’ difficile, la strada scelta da Francesco, perché usa linguaggi nuovi in relazione ad un mondo curiale, politico e laico ancora troppo ancorato al Novecento e incapace di declinarsi, nonostante un massiccio uso di Facebook e Twitter, ai veri cambiamenti che la società sta affrontando. Lui lo ha capito e si adegua: leggendo la proclamazione dell’ Anno Santo alcuni vaticanisti hanno sottolineato come il Papa usi la parola indulgenza come sinonimo di grazia del Giubileo. Socci non l’ha capito, Salvini e i fascisti nemmeno. Ma gran parte del mondo, fortunatamente, sì. 

Fabio Pizzi 

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