i miti da sfatare nei confronti dei rom

Rom e sinti, le comunità nomadi in Italia: i miti da sfatare

Sono 170 mila nel nostro Paese

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25 Ottobre 2013

1. Oltre la metà degli zingari ha la cittadinanza italiana

In Italia i cosidetti zingari sono 170 mila, appartenenti a due etnie: i rom e i sinti.
Si differenziano principalmente per dialetto, provenienza geografica e occupazione. I rom, arrivati prevalentemente dall’Est Europa, si sono tradizionalmente dedicati al commercio di rame e ferro; i sinti, originari delle regioni del Nord e dell’Ovest del Vecchio Continente, hanno una lunga tradizione come giostrai e circensi.
A dispetto degli stereotipi, oltre la metà di loro è italiana. Molti lo sono da generazioni, alcuni addirittura da secoli.
APPENA IL 30% ARRIVA DALLA ROMANIA.

Secondo fonti storiche i primi ad arrivare furono i rom abruzzesi, giunti via mare dai Balcani nel 1300, circa 200 anni prima che i sinti, spesso identificati come ‘zigani italiani’, giungessero dal Nord Europa.
Solo tra il 30 e il 35% dei rom presenti in Italia proviene invece dalla Romania, anche se il nome induce spesso in inganno. Un altro 10-15% viene dai Paesi della ex Jugoslavia.

2. Solo un quarto degli zingari vive nei campi nomadi

Secondo un’indagine della commissione Diritti umani del Senato, sono solo 40 mila i rom e i sinti distribuiti nei vari campi nomadi in Italia. E anche il termine ‘nomadi’, ormai, risulta impreciso.
Dopo secoli in perenne movimento per sfuggire a carestie, guerre e persecuzioni, le popolazioni zingare sono ormai diventate sedentarie. Ciò nonostante il nomadismo rimane nella loro cultura e nella loro filosofia di vita.
IL MODELLO DELLA FAMIGLIA ALLARGATA.

Così alcuni di loro continuano a vivere in baracche e roulotte, organizzati in gruppi costruiti sulla base della famiglia allargata, in condizione di costante precarietà, pronti a fare i bagagli e partire al primo sgombero.
Gli altri, invece, hanno optato per case e condomini verticali, integrandosi nel tessuto abitativo del Paese ospitante, e spesso sono restii a definirsi rom o sinti per via dei pregiudizi sulle due etnie.
SENZA ACQUA CORRENTE.

Secondo una ricerca della fondazione Casa della carità, condotta attraverso un questionario distribuito a 1.500 rom e sinti (un campione rappresentativo di circa il 10% del totale), il 24% vive in insediamenti ‘abusivi’, il 41 in campi regolari, il 32% non ha acqua calda e il 23% nemmeno quella fredda corrente.

3. Soltanto uno su tre lavora; uno su cinque si diploma

  • Uno striscione in una manifestazione contro il razzismo a Roma (©Getty Images).

I livelli occupazionali, secondo dati sempre della fondazione Casa carità, sono molto bassi.
Solo il 34,7% degli intervistati ha dichiarato di avere un lavoro, contro il 44,3% complessivo italiano rilevato dall’Istat all’epoca della ricerca (2012).
Molti di loro sono lavoratori autonomi, solo il 6,7% è dipendente.
Ma i problemi di integrazione cominciano da prima, fin dall’infanzia. I dati sull’istruzione parlano di un 30% dei bambini che frequentano la scuola, ma, tra questi, solo uno su cinque riesce ad arrivare fino al diploma di scuola superiore.

4. Non rapiscono i bambini: in 30 anni solo un caso

 

Una ricerca della onlus Geordi, risalente al 2006 (l’ultima disponibile sul tema), ha segnalato che in quell’anno sono stati 2.384 i minori non rom transitati dai Centri di giustizia minorile nelle regioni del Centro Italia, a fronte di 1.434 minori rom: oltre il 50% dei casi, dunque, riguarda giovani ‘nomadi’.

NOTIZIE FALSE.

Eppure alcuni falsi miti sono da sfatare. Primo fra tutti quello che vorrebbe gli zingari rapitori di bambini, rilanciato dal caso dell’«angelo biondo» trovata in un campo nomadi in Grecia.
Una ricerca curata dall’università di Verona ha evidenziato come i circa 30 casi di cui si è data notizia nel periodo fra il 1985 e il 2007 si siano rivelati tutti infondati.

UNA SOLA CONDANNA IN ITALIA.

C’è un solo precedente di condanna: quella della giovane accusata di aver rapito una bambina a Ponticelli, nel 2008. Un caso che portò all’assalto e all’incendio di un campo da parte dei residenti e di affiliati alla camorra. Ma le uniche prove furono le testimonianze della madre della bambina e dei suoi parenti.

5. Sono una minoranza senza tutele

Rom e sinti sono a tutti gli effetti una minoranza, ma non sono mai stati riconosciuti come tale. La legge 482 del 1999, che identifica 12 gruppi linguistici minoritari da tutelare nella Penisola – tra cui il catalano parlato ad Alghero (in Sardegna), il greco, l’albanese – non include idiomi romanì (cioè quelli parlati indifferentemente da rom e sinti).
Il nomadismo di questi gruppi (ormai quasi inesistente nei fatti) è stata la giustificazione dell’esclusione di questi gruppi dalla normativa che ha attuato la Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, approvata dal parlamento Ue il primo febbraio 1995.

INSEDIAMENTI RICOSTRUITI.

Anche l’approccio delle istituzioni nell’affrontare la questione abitativa è sempre stato improntato all’assimilazione.
Spesso si è partiti dal presupposto di cancellare i campi e trasferire la popolazione dentro case tradizionali, una soluzione che non può funzionare sempre.
Così i tentativi si sono spesso rivelati fallimentari: gli insediamenti, semplicemente, venivano spontaneamente ricostituiti da qualche parte. «Non si può negare un substrato culturale forte e radicato. Si deve ripensare il campo, renderlo più vivibile, ma si deve anche rispettare un bisogno abitativo diverso e più consono alla tradizione», ha spiegato a Lettera43.it Maurizio Pagani.

RIFIUTANO L’ASSIMILAZIONE.

Quello denunciato dalle associazioni è un tentativo di assimilazione che non può essere accettato da chi ha alle spalle secoli di persecuzioni.
Lavoriamo per una «convivenza pacifica e bella», ha detto Dijana Pavlovic, «rifiutando l’assimilazione». Ma la strada da percorrere è ancora lunga e difficile.

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i luoghi comuni più diffusi contro i rom

una piccola mappa dei luoghi comuni contro i rom che sarebbero  tutti nomadi, ladri e “invasori stranieri”

(redatta da Raffaella Cosentini, su ‘la Repubblica’)

E invece rom e sinti sono in gran parte italiani, vivono in case e non nei campi, Il Consiglio di Stato ha dichiarato che non risulta un aumento dei furti legato alla loro presenza… le leggende nere su una minoranza

L’Italia è invasa dai rom. Le popolazioni romanì sono la più grande minoranza europea con 12 milioni di persone in tutto il continente. Il Paese dove sono più numerosi è la Romania, con un milione e 800mila rom. In Spagna ci sono 800mila rom, in Francia 400mila. In Italia si stima la presenza media di circa 150 mila rom, pari allo 0,23% della popolazione. Un piccolo numero sia in termini assoluti che relativi.

I rom sono nomadi e amano vivere nei campi. Oltre il 90% di quelli che vivono in Italia ha abbandonato da decenni la vita nomade ed è ormai stabile. Su 150mila, solo 40mila vivono nei campi (secondo un’indagine della Commissione Diritti umani del Senato). La maggioranza abita in case.

Devono tornare a casa loro. Le popolazioni romanì sono presenti in Italia da oltre 6 secoli. Secondo il ministero del Lavoro, nel 2010, il 50-60% dei rom presenti erano cittadini italiani. Degli altri, una grossa fetta è costituita da comunità giunte in Italia  negli anni 90, dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Sono profughi delle guerre balcaniche che non possono dimostrare la loro identità, perché privi di documenti validi e devono essere considerati, per lo più, apolidi di fatto. Ormai anche loro sono stanziali e i loro figli spesso sono nati in Italia. I restanti sono romeni e bulgari, quindi comunitari immigrati regolari.

Rapiscono i bambini. Una ricerca a cura di Sabrina Tosi Cambini dell’Università di Verona smonta lo stereotipo della “zingara rapitrice”. Su tutti i circa 30 casi riportati dall’Ansa fra il 1985 e il 2007 non c’è alcun rapimento di minori a opera di un gruppo rom o sinto. Tutte le denunce sembrano riproporre una leggenda metropolitana. Esiste un unico caso in cui una giovane rom è stata condannata dai giudici per tentato rapimento di una bambina. E’ la controversa vicenda di Ponticelli, sfociata a maggio 2008 nell’assalto e nell’incendio del campo rom da parte dei residenti e di uomini legati ai clan della camorra. Ma non c’erano altre prove se non la testimonianza della madre della bimba e dei suoi parenti. All’opposto, tra i rom è diffusa l’idea che siano i gagè (cioè i non rom) a portargli via i figli. La seconda parte della ricerca, curata da Carlotta Saletti Sanza, afferma che negli ultimi dieci anni, 200 bambini sono stati tolti alle famiglie rom per essere dati in affidamento. Il pregiudizio che i bambini rom siano sicuramente maltrattati dalle loro famiglie è diffuso anche tra gli operatori sociali  e del diritto. A Roma, in occasione degli sgomberi dei campi non autorizzati, le donne rom dovevano scegliere tra  avere la famiglia divisa oppure vedersi portare via i minori. E’ quanto afferma una ricerca dell’Osservatorio sul razzismo e le diversità “Favara” dell’Università di Roma Tre. La prova è in un documento che gli operatori sociali della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma facevano firmare alle donne rom trovate con i loro bambini in questi insediamenti. Si potevano barrare due caselle, vale a dire accettare l’accoglienza in una struttura del Comune soltanto per donne e bambini, senza i padri. Oppure rifiutare di separarsi, ma in questo caso, una clausola specifica stabiliva che se la stessa madre fosse stata ritrovata in un altro campo abusivo, sarebbe stata avviata la procedura per affidare i bambini a una casa famiglia.

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Hanno troppi privilegi. Da una relazione sulla situazione dei rom in undici Stati membri pubblicata dall’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Ue risulta che un rom su tre è disoccupato e il 90% vive al di sotto della soglia di povertà. Molti si scontrano quotidianamente con pregiudizi, intolleranza, discriminazioni ed esclusione sociale.
In Italia la percentuale dei minori rom e sinti al di sotto dei 16 anni (45%) è tre volte superiore rispetto alla media nazionale (15%) per lo stesso gruppo di età. Si tratta quindi di un popolo di giovani, con alta natalità ma basse aspettative di vita. La percentuale degli ultrasessantenni (0,3%) corrisponde a circa un decimo della media nazionale per lo stesso gruppo di età (25%). Questo a causa delle precarie condizioni di vita. Dalla prima indagine voluta dalla Commissione Diritti Umani del Senato è emersa la reticenza a dichiararsi rom. Questo a causa della “generalizzata tendenza a legare all’immagine dei rom e dei sinti, ogni forma di devianza e criminalità”.  Totalmente rimosso dalla memoria collettiva è il “Porrajmos”, lo sterminio rom durante la seconda guerra mondiale, così come la deportazione dei rom italiani nei campi di concentramento.

Sfruttano i minori.  Il libro Bambini ladri  –  tutta la verità sulla vita dei piccoli rom, tra degrado e indifferenza di Luca Cefisi, ex consulente della Presidenza del Consiglio esamina la “condanna collettiva” che colpisce i rom, visti dalla società maggioritaria come “incessantemente dediti al furto e allo sfruttamento dei loro figli”.  Per reazione al rifiuto esterno, questa comunità si rifugia nella famiglia, che è la risorsa contro il resto del mondo. Non si può generalizzare, ogni famiglia è diversa. Quello che emerge è che l’isolamento delle comunità rom segregate nei campi conserva la vecchia mentalità. I rom e sinti italiani, ad esempio, non usano più i minori per attività non legali. Nei quartieri ghetto, come in Calabria, è la criminalità italiana a reclutarli.
Nei campi rom esiste ancora l’uso dei minori in attività di acquisizione del reddito per la famiglia. Un esempio è chiedere l’elemosina, il ‘mangèl’. Ma esistono differenze: c’è chi lo fa per necessità materiali estreme e vive come una vergogna l’impiego dei bambini, ma ci sono anche i casi in cui lo sfruttamento può essere fermato solo dall’intervento della polizia. La scuola da sola non basta. E’ solo quando i genitori trovano un lavoro più stabile che certi comportamenti si interrompono. Scuola, casa e lavoro devono andare insieme.

I rom rubano.  Anche in questo caso non si può generalizzare. Il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima l’emergenza nomadi decretata dal precedente governo perché non che non c’è effettivo “pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica” quando in un territorio ci sono insediamenti nomadi. L’emergenza, scrivono i giudici, non è supportata da dati, che ad esempio dimostrino l’incremento di determinate tipologie di reati a causa della presenza dei rom. Come poteva essere per i baraccati italiani degli anni Sessanta raccontati da Pier Paolo Pasolini, la mancanza di istruzione e di accesso al mondo del lavoro, reso più difficile dai pregiudizi, sono le cause della devianza. La minoranza rom in Italia è tra le più emarginate d’Europa. In molti altri Paesi europei non è raro avere dei rom laureati.  Al contrario, nel nostro Paese, sono molti i minori rom che hanno avuto problemi con la giustizia. Una ricerca dell’associazione Geordie Onlus dice che nel 2006 sono stati 2384 i minori non rom passati dai Centri di giustizia minorile nelle regioni centrali italiane e 1434 i minori rom, percentuale alta rispetto al numero assoluto di questa minoranza sul resto della popolazione. “Un altro dato significativo”,  scrive Cefisi nel suo libro, “è che i ragazzi rom rimangono di più in carcere, al contrario della vox populi che li vuole impuniti”. Il motivo: chi non ha casa e denaro non ha una buona difesa legale, né ottiene le misure alternative al carcere.

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l’inno all’amore di s. Paolo

amore

se anche …

Se anche parlassi le lingue degli angeli e degli uomini
ma non avessi l’amore,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l’amore,
non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,

ma non avessi l’amore,

niente mi gioverebbe.

L’amore è paziente,

è benigno l’amore,

non è invidioso l’amore,

non si vanta,

non si gonfia,

non manca di rispetto,

non cerca il suo interesse,

non si adira,

non tiene conto del male ricevuto,

non gode dell’ingiustizia,

ma si compiace della verità.

Tutto copre,

tutto crede,

tutto spera,

tutto sopporta.

L’amore non avrà mai fine.

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a proposito della provocazione di Salvini: 10 punti intelligenti di S. Bontempelli

 

Matteo Salvini aggredito in campo rom: le immagini da Bologna

Brutta giornata per Matteo Salvini e alcuni militanti della Lega Nord: in visita al campo nomadi di via Erbosa, a Bologna, i leghisti non hanno avuto neppure la possiiblità di entrare all’interno del campo: poco prima dell’arrivo di Salvini, i militanti già giunti sul posto per chiederne la chiusura, sarebbero stati insultati da alcuni giovani appartenenti ai centri sociali – circa cinquanta -, che li avrebbero invitati ad andarsene.

Quando è arrivato Matteo Salvini, l’attuale segretario della Lega Nord, la sua auto sarebbe stata colpita con calci, pugni e sassate. Alcuni giovani dei centri sociali sarebbero anche saliti sul tetto della macchina e si sarebbero vissuti momenti di grande tensione, tanto che il parabrezza del mezzo è stato spaccato del tutto, come si può vedere dalle foto postate da Salvini su Facebook e Twitter.

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Alla fine Salvini e i suoi hanno deciso di allontanarsi e di non entrare nel campo rom mentre alcuni ragazzi dei centri sociali avrebbero dichiarato che l’auto del segretario si sarebbe fatta largo fra di loro, investendoli di proposito. E la denuncia di quanto accaduto arriva proprio sui social: Matteo Salvini non ha risparmiato dettagli – conditi da immagini e commenti molto duri – su quanto accaduto. L’europarlamentare ha poi ringraziato la città di Bologna, ricordando come poche decine di persone non possano rapresentare tutta una comunità. 

 questi più o meno i fatti: mi piace riportare, per un’utile riflessione su questi, i 10 punti, le ‘dieci cose’ che propone intelligentemente S. Bontempelli non appena essi sono uccessi:

Dieci cose a proposito della violenza (e della macchina di Salvini)

domenica 9 novembre 2014

1) Io sono contrario all’uso della violenza perché la giudico un atto egoistico; solitario; in estrema sintesi un atto da imbecilli perché conduce sempre a risultati contrari all’ideale di partenza (quando l’ideale c’è, perché spesso non c’è neppure quello).

2) Si può discutere se accogliere Salvini in quel modo sia stato intelligente oppure no. Secondo me, ad esempio, è stata una stronzata gigantesca.

3) Quella stronzata ha fatto godere Salvini come un riccio in calore, ben sapendo che quel casino gli è valso più di diecimila manifesti elettorali (e due punti percentuali in più).

4) I ragazzi dei centri sociali sono stati coscientemente investiti dalla macchina di Salvini e solo per un miracolo che ancora non mi spiego non ci sono rimasti sotto.

5) Salvini mente quando dice che la macchina ha accelerato perché gli avevano rotto i vetri. I vetri sono stati rotti dopo per la rabbia di essere stati vittime di una manovra pericolosissima.

6) Qui c’è il mio video sulla giornata di ieri e se non l’avete già visto, guardatelo: http://youmedia.fanpage.it/video/aa/VF5hu-SwH6buFthy.

7) Se la macchina non avesse accelerato cosa sarebbe successo? Questo non si può sapere. Io posso dirvi quello che avrei fatto io: non avrei accelerato. Mai. Neanche se la mia macchina fosse stata circondata da un gruppo di sentinelle in piedi (o di Forza nuova, tanto le due cose spesso coincidono). E non avrei mai accelerato perché la mia automobile, o uno schiaffo che avrei potuto prendere, non valgono la vita di chi mi sta di fronte (neanche se è di un demente di Forza nuova).

8) Io cosa avrei fatto ieri al posto dei ragazzi dei centri sociali? Bella domanda. Forse mi sarei vestito da pagliaccio con le mutande in capo come contraltare a chi davvero è ridicolo ancorché inquietante: Matteo Salvini.
PS. è lo stesso abbigliamento con cui andai al G8 di Genova nel 2001.

9) Spaccare il vetro a una macchina è un atto violento. Essere pagato ventimila euro al mese per fare una passeggiata contro gli ultimi della terra, intorno alle loro baracche, arrivando con un’automobile che costa cinque volte la loro abitazione, è un atto infinitamente più violento. Il secondo non giustifica il primo, per carità, ma avere una scala di valori può essere utile per non trovarsi sempre a dare ragione al più forte solo perché è più facile.

10) Sì, i Rom sono gli ultimi della terra anche se qualcuno di loro ruba oppure si veste strano oppure è insistente, anche molto insistente, nel chiedere l’elemosina. Del resto gli ultimi sono sempre un po’ fastidiosi, come i malati o i bruttissimi, perché ci ricordano l’altra faccia dell’essere umano. Ci ricordano quello che noi non siamo per un caso e quello che loro sono, forse, anche perché noi non facciamo abbastanza perché le cose cambino.

 

 

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