le politiche abitative per i rom in Italia e le norme dell’UE

 

Campi rom

a rischio le politiche abitative «di segregazione nei confronti dei nomadi»:

verso procedura
di infrazione Ue per La Barbuta 
dalla Commissione richiesta di maggiori informazioni sul campo ai confini con Ciampino

di Redazione Roma Online

 

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L’Italia rischia una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, per via delle politiche abitative segregative nei confronti dei nomadi. Lo rende noto l’Associazione 21 luglio, che cita una lettera inviata dalla Direzione Generale Giustizia della Commissione Ue al Governo italiano. L’organismo europeo punta il dito contro la «condizione abitativa dei rom» nel nostro Paese chiedendo all’Italia informazioni aggiuntive, in particolare sul campo nomadi in località La Barbuta a Roma.

«Alloggi che limitano i ditti fondamentali»

«La Commissione potrà decidere di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia inviando una lettera di messa in mora per violazione della direttiva 2000/43/CE» è la conclusione della lettera. Nella missiva, riguardo al campo nomadi della Barbuta, la Commissione Ue afferma di condividere «le preoccupazioni espresse dal Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa circa questo tipo di “alloggio” fornito ai rom in un sito molto remoto e non accessibile, e dotato di recinti e impianti di sorveglianza». Alloggi di questo tipo, si sottolinea, «risultano limitare gravemente i diritti fondamentali degli interessati, isolandoli completamente dal mondo circostante e privandoli di adeguate possibilità di occupazione e istruzione».

 

Un nuovo campo

«Malgrado il rischio di una procedura di infrazione paventato dall’Europa – sottolinea l’Associazione 21 luglio – il Comune di Roma sembra voler continuare con una politica che rafforza il “sistema campi”, programmandone la progettazione e la costruzione di nuovi.Proprio nel sito La Barbuta, infatti, potrebbe vedersi realizzata la costruzione di un nuovo campo per soli romche sostituirebbe quello esistente oggi, che verrebbe così abbattuto». E per la prima volta, dice ancora l’associazione, «nel nostro Paese sarebbe una multinazionale, Leroy Merlin Italia, a farsi carico della realizzazione di un campo rom, grazie alla costituzione di un’Associazione temporanea di impresa alla quale parteciperebbe anche la Comunità di Capodarco di Roma. In cambio dell’investimento, pari a 11,5 milioni di euro (interamente a carico di Leroy Merlin Italia), la multinazionale francese del bricolage riceverebbe dal Comune la concessione gratuita per 99 anni del terreno su cui oggi sorge il campo La Barbuta, per installarvi così le proprie attività commerciali».

La campagna

Per scoraggiare la multinazionale dal realizzare «l’ennesimo ghetto per soli rom nella Capitale», l’Associazione 21 luglio lancia una campagna di mobilitazione pubblica e di pressione nei confronti di Leroy Merlin Italia, con un appello che invita cittadini e utenti del web a inviare una e-mail, con un semplice clic dal sito della campagna, per chiedere alla multinazionale di non farsi coinvolgere nella creazione dell’ennesimo ghetto a Roma. «Diffonderemo la campagna anche all’estero, chiederemo alle persone di condividerla sui social media e di unirsi così alla nostra battaglia per dire basta alla creazione di nuovi ghetti – afferma l’associazione – i campi sono luoghi di sospensione dei diritti umani, che rendono impossibile l’inclusione sociale, che creano disagi al resto della cittadinanza e che alimentano nella pubblica opinione un clima di ostilità verso le comunità rom. L’unica soluzione percorribile è dunque quella di superare i campi, come prevede la Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom redatta dal governo italiano nel 2012. Convincere Leroy Merlin Italia a ritirare il progetto sarebbe un passo molto importante in questa direzione».

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