i luoghi comuni più diffusi contro i rom

una piccola mappa dei luoghi comuni contro i rom che sarebbero  tutti nomadi, ladri e “invasori stranieri”

(redatta da Raffaella Cosentini, su ‘la Repubblica’)

E invece rom e sinti sono in gran parte italiani, vivono in case e non nei campi, Il Consiglio di Stato ha dichiarato che non risulta un aumento dei furti legato alla loro presenza… le leggende nere su una minoranza

L’Italia è invasa dai rom. Le popolazioni romanì sono la più grande minoranza europea con 12 milioni di persone in tutto il continente. Il Paese dove sono più numerosi è la Romania, con un milione e 800mila rom. In Spagna ci sono 800mila rom, in Francia 400mila. In Italia si stima la presenza media di circa 150 mila rom, pari allo 0,23% della popolazione. Un piccolo numero sia in termini assoluti che relativi.

I rom sono nomadi e amano vivere nei campi. Oltre il 90% di quelli che vivono in Italia ha abbandonato da decenni la vita nomade ed è ormai stabile. Su 150mila, solo 40mila vivono nei campi (secondo un’indagine della Commissione Diritti umani del Senato). La maggioranza abita in case.

Devono tornare a casa loro. Le popolazioni romanì sono presenti in Italia da oltre 6 secoli. Secondo il ministero del Lavoro, nel 2010, il 50-60% dei rom presenti erano cittadini italiani. Degli altri, una grossa fetta è costituita da comunità giunte in Italia  negli anni 90, dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Sono profughi delle guerre balcaniche che non possono dimostrare la loro identità, perché privi di documenti validi e devono essere considerati, per lo più, apolidi di fatto. Ormai anche loro sono stanziali e i loro figli spesso sono nati in Italia. I restanti sono romeni e bulgari, quindi comunitari immigrati regolari.

Rapiscono i bambini. Una ricerca a cura di Sabrina Tosi Cambini dell’Università di Verona smonta lo stereotipo della “zingara rapitrice”. Su tutti i circa 30 casi riportati dall’Ansa fra il 1985 e il 2007 non c’è alcun rapimento di minori a opera di un gruppo rom o sinto. Tutte le denunce sembrano riproporre una leggenda metropolitana. Esiste un unico caso in cui una giovane rom è stata condannata dai giudici per tentato rapimento di una bambina. E’ la controversa vicenda di Ponticelli, sfociata a maggio 2008 nell’assalto e nell’incendio del campo rom da parte dei residenti e di uomini legati ai clan della camorra. Ma non c’erano altre prove se non la testimonianza della madre della bimba e dei suoi parenti. All’opposto, tra i rom è diffusa l’idea che siano i gagè (cioè i non rom) a portargli via i figli. La seconda parte della ricerca, curata da Carlotta Saletti Sanza, afferma che negli ultimi dieci anni, 200 bambini sono stati tolti alle famiglie rom per essere dati in affidamento. Il pregiudizio che i bambini rom siano sicuramente maltrattati dalle loro famiglie è diffuso anche tra gli operatori sociali  e del diritto. A Roma, in occasione degli sgomberi dei campi non autorizzati, le donne rom dovevano scegliere tra  avere la famiglia divisa oppure vedersi portare via i minori. E’ quanto afferma una ricerca dell’Osservatorio sul razzismo e le diversità “Favara” dell’Università di Roma Tre. La prova è in un documento che gli operatori sociali della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma facevano firmare alle donne rom trovate con i loro bambini in questi insediamenti. Si potevano barrare due caselle, vale a dire accettare l’accoglienza in una struttura del Comune soltanto per donne e bambini, senza i padri. Oppure rifiutare di separarsi, ma in questo caso, una clausola specifica stabiliva che se la stessa madre fosse stata ritrovata in un altro campo abusivo, sarebbe stata avviata la procedura per affidare i bambini a una casa famiglia.

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Hanno troppi privilegi. Da una relazione sulla situazione dei rom in undici Stati membri pubblicata dall’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Ue risulta che un rom su tre è disoccupato e il 90% vive al di sotto della soglia di povertà. Molti si scontrano quotidianamente con pregiudizi, intolleranza, discriminazioni ed esclusione sociale.
In Italia la percentuale dei minori rom e sinti al di sotto dei 16 anni (45%) è tre volte superiore rispetto alla media nazionale (15%) per lo stesso gruppo di età. Si tratta quindi di un popolo di giovani, con alta natalità ma basse aspettative di vita. La percentuale degli ultrasessantenni (0,3%) corrisponde a circa un decimo della media nazionale per lo stesso gruppo di età (25%). Questo a causa delle precarie condizioni di vita. Dalla prima indagine voluta dalla Commissione Diritti Umani del Senato è emersa la reticenza a dichiararsi rom. Questo a causa della “generalizzata tendenza a legare all’immagine dei rom e dei sinti, ogni forma di devianza e criminalità”.  Totalmente rimosso dalla memoria collettiva è il “Porrajmos”, lo sterminio rom durante la seconda guerra mondiale, così come la deportazione dei rom italiani nei campi di concentramento.

Sfruttano i minori.  Il libro Bambini ladri  –  tutta la verità sulla vita dei piccoli rom, tra degrado e indifferenza di Luca Cefisi, ex consulente della Presidenza del Consiglio esamina la “condanna collettiva” che colpisce i rom, visti dalla società maggioritaria come “incessantemente dediti al furto e allo sfruttamento dei loro figli”.  Per reazione al rifiuto esterno, questa comunità si rifugia nella famiglia, che è la risorsa contro il resto del mondo. Non si può generalizzare, ogni famiglia è diversa. Quello che emerge è che l’isolamento delle comunità rom segregate nei campi conserva la vecchia mentalità. I rom e sinti italiani, ad esempio, non usano più i minori per attività non legali. Nei quartieri ghetto, come in Calabria, è la criminalità italiana a reclutarli.
Nei campi rom esiste ancora l’uso dei minori in attività di acquisizione del reddito per la famiglia. Un esempio è chiedere l’elemosina, il ‘mangèl’. Ma esistono differenze: c’è chi lo fa per necessità materiali estreme e vive come una vergogna l’impiego dei bambini, ma ci sono anche i casi in cui lo sfruttamento può essere fermato solo dall’intervento della polizia. La scuola da sola non basta. E’ solo quando i genitori trovano un lavoro più stabile che certi comportamenti si interrompono. Scuola, casa e lavoro devono andare insieme.

I rom rubano.  Anche in questo caso non si può generalizzare. Il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima l’emergenza nomadi decretata dal precedente governo perché non che non c’è effettivo “pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica” quando in un territorio ci sono insediamenti nomadi. L’emergenza, scrivono i giudici, non è supportata da dati, che ad esempio dimostrino l’incremento di determinate tipologie di reati a causa della presenza dei rom. Come poteva essere per i baraccati italiani degli anni Sessanta raccontati da Pier Paolo Pasolini, la mancanza di istruzione e di accesso al mondo del lavoro, reso più difficile dai pregiudizi, sono le cause della devianza. La minoranza rom in Italia è tra le più emarginate d’Europa. In molti altri Paesi europei non è raro avere dei rom laureati.  Al contrario, nel nostro Paese, sono molti i minori rom che hanno avuto problemi con la giustizia. Una ricerca dell’associazione Geordie Onlus dice che nel 2006 sono stati 2384 i minori non rom passati dai Centri di giustizia minorile nelle regioni centrali italiane e 1434 i minori rom, percentuale alta rispetto al numero assoluto di questa minoranza sul resto della popolazione. “Un altro dato significativo”,  scrive Cefisi nel suo libro, “è che i ragazzi rom rimangono di più in carcere, al contrario della vox populi che li vuole impuniti”. Il motivo: chi non ha casa e denaro non ha una buona difesa legale, né ottiene le misure alternative al carcere.

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