l’uso blasfemo di Dio

e alla fine fu arruolato anche Dio

di Tonio Dell’Olio

in “www.mosaicodipace.it” del 24 giugno 2025

“Ci tengo a ringraziare tutti e, in particolare, Dio. Ci tengo a dire che ti amiamo, Dio, e che amiamo
il nostro fantastico esercito. Proteggili. Che Dio benedica il Medio Oriente. Che Dio benedica
Israele e che Dio benedica l’America”. Queste sono le parole che concludono il discorso con cui
Donald Trump ha annunciato l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro l’Iran. Ma perché arruolare
anche Dio in questa guerra assurda e sanguinosa? È un Dio – quello invocato e “convocato” da
Trump – ridotto a immagine di se stesso e della propria politica. Un Dio modellato come argilla sui
propri disegni, esattamente il contrario del Dio che chiede di ascoltare qual è la sua volontà e di
metterla in pratica. È un Dio che serve da copertura e giustificazione. Lo stesso Dio che con uguale
granitica convinzione viene invocato anche in Iran. Un Dio di parte che – nella convinzione dei suoi
devoti – sta con chi lo invoca e con i suoi amici e per questo li protegge: lì risiede il bene che va
difeso con la guerra. E quindi Dio diventa un Dio della guerra. Naturalmente quella giusta, quella
che viene presentata come dovere morale, bene assoluto. In realtà l’immagine del Dio di Trump è la
negazione del Dio delle scritture e di tutte le fedi. Un Dio che, ad esempio ci ha insegnato a “non
fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.

è morto il fondatore della ‘teologia della liberazione’, Gustavo Gutierrez

in morte di Gustavo Gutierrez
di Tonio Dell’Olio

in “www.mosaicodipace.it” del 24 ottobre 2024

Non so dire se la vita di Gustavo Gutierrez sia stato un canto ma sicuramente è grido. In nome degli
impoveriti/empobrecidos e degli esclusi. È stata rivoluzione. Perché non può essere eresia la vita di
chi è schiacciato dall’ingiustizia. La teologia della liberazione, che lo celebra come padre, ha detto
semplicemente che il sogno di Dio rivelatosi in Gesù di Nazareth è di riconoscere la dignità di
ciascuno dei suoi figli che si riscoprono fratelli. Le parole “rassegnazione”, “sottomissione”,
“schiavitù” e “oppressione” non hanno condominio nel Vangelo di Cristo e la povertà è una parola
nobile da sposare mentre la miseria è una maledizione che non ammette giustificazioni. “Il grido del
mio popolo è giunto fino alle mie orecchie” dice Dio. Per questo la teologia della liberazione non è
un altro genitivo del pensiero su/di Dio ma piuttosto il tentativo di dare parola al sogno stesso di
Dio, al suo amore per tutte le creature. Se una teologia non è della liberazione che teologia è? Per la
prima volta i poveri si sono seduti in cattedra a spiegare la Bibbia. Senza parole se non quelle della
vita e dell’esodo. Questo è stato il parto di Gustavo Gutierrez che ha tracciato una strada che ora non
si ferma più perché scorre per mille rivoli con nomi e contesti diversi ma sempre come grido, canto
e cammino di liberazione.

Hamas e Netanyahu si nutrono a vicenda

quando l’odio ha bisogno di un nemico

di Tonio Dell’Olio in “www.mosaicodipace.it” del 10 ottobre 2023

La verità è che Hamas e Netanyahu si nutrono a vicenda. Per esistere hanno bisogno l’uno dell’altro. L’odio, per esistere e rafforzarsi, ha sempre necessità di un nemico capace di odiare almeno quanto lui. Le politiche oppressive dei governi israeliani contro la prigione a cielo aperto di Gaza costituiscono il carburante per il reclutamento massiccio di terroristi e le azioni di questi sono il tesoretto del pacchetto elettorale di Netanyahu. E in queste condizioni è inutile esercizio puerile chiedersi chi ha cominciato per primo, puntare il dito, distribuire patenti di carnefici. Sembra che ciascuno non vedesse l’ora. Tragico è che tanto Hamas quanto Netanyahu rendono il peggiore dei propri servizi ai rispettivi popoli. Riescono a garantire solo paura, sofferenza, lutti e distruzioni. E sia ben chiaro che queste considerazioni non sono dettate dall’opportunità diplomatica politicamente corretta di equidistanza, quanto da una vicinanza assoluta alle popolazioni israeliana e palestinese. Per quanto possa sembrare tragico, in questi giorni si sta seminando la brutalità che si consumerà domani. La speranza è sempre che qualcuno riesca a trovare il coraggio di rinunciare alla violenza della rappresaglia, della vendetta, della violenza sorprendendo il suo dirimpettaio e sparigliando le carte.

non esistono crimini di guerra, la guerra è un crimine

il crimine della guerra
di Tonio Dell’Olio in ‘Mosaico dei giorni’
Lo “ius in bello” è l’insieme delle leggi che regolano il corretto svolgimento dei conflitti come se la guerra fosse una nobile arte cavalleresca che necessita solo di un arbitro. Il Tribunale penale internazionale dell’Aja, tanto invocato in questi giorni, è previsto dallo Statuto di Roma. Basta però scorrere la lista dei Paesi aderenti allo Statuto di Roma per rendersi conto che nessuno dei protagonisti della guerra in corso in Europa vi ha aderito. Né Russia, né Ucraina e nemmeno Usa. Ma il problema serio è che il compito della Corte sarebbe di perseguire i “crimini di guerra” come se la stessa guerra non fosse un crimine, un genocidio, una strage continua di civili. E facciamo bene a indignarci e ad alzare la voce contro ciò che è stato provocato a Bucha ma in questo modo passa in secondo piano che la guerra è tutta un crimine. Come si fa a condannare quelle morti e quelle torture e a tollerare i bombardamenti delle città con la morte conseguente di un numero altissimo di persone? È tollerabile solo perché ci viene mostrato come un obiettivo inquadrato nel mirino o come il crollo di un palazzo? I fatti di Bucha dovrebbero costituire una sorta di esame istologico per verificare l’estensione delle metastasi del crimine, ovvero condannare la guerra e non solo gli autori del crimine di Bucha. Non esistono crimini di guerra, la guerra è un crimine. E come tale deve essere dichiarata fuorilegge, espulsa dalla storia, non considerata tra le possibilità da praticare, ripudiata.

la vergogna del nostro parlamento con le mani sporche di sangue

un parlamento con le mani insanguinate

 

 Tonio Dell’Olio

in Mosaico dei giorni

 

 

301 voti contrari e 120 a favore. La Camera dei Deputati ha respinto le richieste rivolte al Governo per bloccare la vendita di armi a Paesi in guerra o responsabili di violazioni dei diritti umani come peraltro disposto dalla legge 185/1990 e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi.

Ciò che premeva particolarmente era la richiesta di sospensione di invio delle bombe fabbricate a Domusnovas verso l’Arabia Saudita che le sta “utilizzando” per bombardare lo Yemen. Il bilancio di quelle operazioni secondo vari organismi internazionali è di oltre 10 mila morti, 40 mila feriti, 2 milioni di bambini in stato di malnutrizione e di una dilagante epidemia di colera. La carrellata degli interventi contrari (e vincenti) ha del tragicomico. A cominciare dai deputati del PD, i cui colleghi del Parlamento europeo solo qualche giorno prima (13 settembre) avevano votato a favore di un embargo di armi ai danni dell’Arabia Saudita da parte dei governi dell’Unione. Ci sono poi stati quelli che hanno vantato il progetto di cooperazione internazionale di 10 milioni di euro da parte dell’Italia per aiutare la popolazione yemenita.  Come dire che con una mano vi distruggiamo e con l’altra facciamo finta di aiutarvi. E, infine, coloro che hanno provato a giustificare la strategia militare dei sauditi con l’intento di arginare l’influenza iraniana dilagante nella regione. A tutti andrebbe ricordato che, come hanno dichiarato autorevoli rappresentanti tedeschi, quelle bombe vengono costruite dall’azienda tedesca RWM in Italia perché secondo la loro legislazione non sarebbe possibile esportarli verso un Paese in guerra. Per la verità anche da noi. Solo che noi, in nome del diodenaro, diventiamo più disponibili. E intanto in Yemen si muore.

 

 

http://www.mosaicodipace.it/mosaico/i/3053.html

 

i paesi che ci sembrano più poveri sono solo più impoveriti e sfruttati

 

“laudato si’ ”  in El Salvador

Tonio Dell’Olio

in Mosaico dei giorni

 

 

Non smetteremo mai di ricordarlo: i Paesi più poveri sono i più ricchi! Semplicemente sono sfruttati, depredati delle loro materie prime, ovvero delle loro immense ricchezze.

“Aiutarli a casa loro” non significa mettere in campo progetti umanitari di assistenza ma più semplicemente fare in modo che le multinazionali dell’agricoltura e dell’estrattivismo, abbandonino quei territori permettendo alle popolazioni locali di utilizzare le proprie risorse. Ma questo renderebbe più povero il Nord del mondo e non ci conviene.

Lo scorso anno la Oceana Gold (prima era la Pacific Rim Mining Corp.) aveva denunciato il governo del piccolissimo El Salvador perché negava i permessi di estrazione e per questo chiedeva un risarcimento di 250 milioni di dollari per i mancati guadagni. Per fortuna in ottobre lo Stato ha vinto la causa. Ma il problema rimane perché, secondo le Nazioni Unite, El Salvador ha il più alto grado di degrado ambientale nella regione dopo Haiti. Solo il 3% della foresta naturale rimane incontaminata, i terreni sono compromessi da pratiche agricole ed estrattive che eliminano la biodiversità, inquinano e riducono in miseria i campesinos che non hanno più nemmeno quel pezzetto di terra da coltivare per il proprio fabbisogno. Il 6 febbraio scorso i vescovi salvadoregni hanno chiesto all’Assemblea Legislativa di emanare una legge per vietare l’estrazione dei metalli da parte di compagnie minerarie transnazionali. È il risultato di una campagna della Caritas e dell’Università CentroAmericana (Gesuiti) che ha documentato i danni provocati all’ambiente e alla popolazione.

Si tratta di tradurre in pratica l’Enciclica Laudato si’.

Né più né meno.

nonostante tutto i costruttori di muri sono da aiutare

“aiutiamo i costruttori di muri e barricate”

Tonio Dell’Olio

 

Tonio Dell'Olio

Mi commuove quella notiziola secondaria relegata in un trafiletto scarno di un solo organo d’informazione che racconta della colletta dei cristiani di Erbil in Iraq per i terremotati italiani. Sono riusciti a raccogliere ventimila dollari e li hanno consegnati al Nunzio Apostolico perché li invii alla Caritas Italiana.
Perché alla fine resta vero che il dovere della solidarietà viene compreso soprattutto da chi ha sperimentato la precarietà sulla propria pelle.

gorino-barricate

Chi invece erge muri e barricate, di fatto si costruisce una prigione, si chiude dentro un presunto paradiso artificiale separandosi dal mondo. Si condanna a una solitudine collettiva o a un egoismo sterile.
È urgente fare qualcosa per loro, tendergli la mano per salvarli da una morte certa, da asfissia dell’anima. Giudicarli è operazione superficiale quanto sterile. Più faticoso (ma forse più responsabile e fecondo) sarebbe accoglierli, ascoltare attentamente le loro ragioni, conoscere le loro storie e le loro fatiche.

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Esattamente come chiederei di fare a tutti i costruttori di muri verso gli stranieri che respingono. Resto ancora convinto che se solo i barricatori di Goro e di Gorino avessero permesso almeno a una delle donne che hanno respinto di raccontare le condizioni da cui sono state costrette a scappare, cosa hanno dovuto affrontare per giungere da noi, quali progetti, affetti, tradizioni si sono lasciati alle spalle, non esiterebbero a rimuovere i pancali e a far loro spazio nella propria casa.

quelli che da lontano ci sembrano stranieri da vicino …

visti da lontano e visti da vicino

Tonio Dell’Olio

Tonio Dell'Olio

Visti da lontano, gli stranieri che giungono in Italia perché scappano dalla guerra o dalla violazione dei diritti umani più elementari o per fame, sono quelli che vengono a mettere in pericolo la nostra sicurezza o la nostra salute, sono quelli che “potrebbero starsene a casa loro” o che “vengono a rubarci il lavoro”. Quando li incontri guardandoli negli occhi e hai il coraggio di ascoltare i loro racconti, ti rendi conto che non sono nati esattamente a Lampedusa ma che la loro sconfitta ha radici lontane. Hanno un nome e una storia. Una vita. Conosci le condizioni del Paese da cui partono. Capisci che nessuno avrebbe voluto lasciare affetti, tradizioni e progetti. Comprendi almeno un poco il dramma delle traversate del deserto e del mare su barche di fortuna e le violenze che hanno dovuto subire da parte di polizie corrotte e di uomini senza scrupolo. Finalmente vedi la tua immagine riflessa in quella di un uomo. Visto da vicino non è più un immigrato, un irregolare, un clandestino. Abita a pieno titolo la tua stessa umanità. Sono motivi più che sufficienti per favorire l’incontro degli stranieri in Italia con le scuole, le parrocchie, le famiglie e i centri di aggregazione per sconfiggere i pregiudizi e il disprezzo, l’ignoranza e il razzismo.

la guerra è sempre sporca

il comunicato di Pax Christi International e il commento del segretario generale della Cei

 

la guerra sporca

Tonio Dell’Olio

Tonio Dell'Olio

Quella in atto è una guerra sporca. Non che ce ne siano di pulite. Ma così bisogna definire la guerra condotta in maniera indiscriminata che colpisce senza selezionare troppo gli obiettivi secondo la strategia tipica del terrorismo. Duole dirlo in queste ore, proprio mentre si sta facendo ancora il conto preciso delle vittime degli attacchi all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles, ma la logica è la stessa dei bombardamenti che colpiscono dall’alto senza riuscire a discriminare con assoluta esattezza gli obiettivi. Per questo dobbiamo prendere coscienza di trovarci all’interno di una guerra sporca.
Perché è lontana più di mille anni luce persino da quelle norme internazionalmente riconosciute per regolare i conflitti (jus in bello) e non ha nulla a che vedere con la guerra in cui solo pochi cavalieri si affrontavano sul terreno a nome e per conto della loro fazione. “Siamo” in guerra significa che non siamo solo vittime ma anche soggetti attivi. La stiamo combattendo. E forse c’è da pentirsi per aver investito molte più risorse nel rendere sempre più mortali e invincibili i sistemi di combattimento piuttosto che affinare strategie e mezzi di spionaggio e prevenzione. Ci rendiamo conto oggi che questi si sarebbero rivelati molto più utili di quegli altri. Ci rendiamo conto che se ci fossimo impegnati di più a controllare commercio e traffico delle armi… Ci rendiamo conto che se non avessimo condotto un’economia di rapina e avessimo piuttosto – noi europei – rafforzato cooperazione e dialogo, avremmo meno nemici e più alleati in giro per il mondo.
(fonte: Mosaico dei giorni 22 marzo 2016)
Pax Christi Italia è una sezione di Pax Christi International che ha la sua sede a Bruxelles.
 
In queste ore con loro abbiamo condiviso il dolore, la preoccupazione, la solidarietà con le vittime degli attentati e il rinnovato impegno per non cedere alla logica di una violenza cieca che porta solamente ad altra violenza e alla distruzione dell’umanità.
Firenze, 22 marzo 2016  Pax Christi Italia
 
Comunicato di Pax Christi International
sugli attacchi terroristici di Bruxelles
 
Pax Christi International, con il suo Segretariato internazionale a Bruxelles, in Belgio, è scioccata dagli attacchi violenti che hanno ucciso molte persone e provocato centinaia di feriti in aeroporto e nelle stazioni della metropolitana di Bruxelles, soprattutto nella metro di Maelbeek che è vicino alle istituzioni dell’Unione europea.
 
Pax Christi International condanna con forza questi atti terroristici e esprime profonda solidarietà alle vittime e alle loro famiglie.
 
Preso atto, di fronte a questa tragedia, di quanto l’uomo sia in grado di distruggere la vita e calpestare la dignità umana, riaffermiamo il nostro impegno ad essere guidati non dalla paura e l’odio, che sono i semi del terrore e della guerra, ma dalla carità e dalla nonviolenza.
 
Nonostante la tragedia e la perdita di vite umane, non perderemo la speranza. Siamo convinti che il terrore non prevarrà, e la memoria di coloro che sono stati uccisi ispirerà soluzioni efficaci in risposta alla violenza cieca.
 
Confermiamo la nostra determinazione a sostenere le vittime della violenza e del terrore in molti paesi del mondo; a continuare a promuovere le condizioni per la pace; e a sostenere lo sviluppo di una comunità umana che includa la giustizia sociale, lo stato di diritto e la sicurezza umana. Chiediamo il rafforzamento di metodi nonviolenti per la gestione dei conflitti e contro il terrore e che gli autori siano ritenuti responsabili.
 
Preghiamo per le vittime, le loro famiglie e le loro comunità, e siamo solidali con le persone e organizzazioni in tutto il mondo per cercare di affrontare le cause profonde della violenza e del terrore.
 
Nell’anno della misericordia, noi ci impegniamo come Movimento a promuovere la riconciliazione in questo mondo devastato.
Bruxelles, 22 Marzo 2016  Pax Christi International
 
La Chiesa italiana si unisce al coro di condanna del nuovo, efferato episodio di violenza terroristica di Bruxelles. Mons. Nunzio Galantino ribadisce: la violenza si combatte con politiche di integrazione, non di respingimento. Il commento del segretario generale della Cei 

anche le briciole … contano

Lo spreco delle briciole

tante rose rosa

chi l’ha detto che le ‘briciole’ e le piccole cose non hanno valore, siano del tutto  insignificanti, trascurabili: in una bella riflessione T. Dell’Olio (su ‘Mosaico dei giorni’ del
 23 giugno 2014), richiama ad uno sguardo nuovo capace di cogliere l’unicità e il valore anche delle cose più piccole, sguardo che talvolta sembra perfino coincidere con quello di … Dio

 Abbiamo bisogno di frammenti. Anzi noi viviamo di frammenti, schegge, piccole finestre… che quotidianamente ci si aprono davanti anche nelle giornate più buie. Sono frammenti di vita. Di vita autentica. E, a ben vedere, mai nulla è banale, consueto, abitudinario. Tutto ha bisogno di un occhio nuovo capace di cogliere l’unicità di un incontro, di un gesto, di un particolare. Dio parla. Eccome se parla! Ha il gusto del particolare. Solo c’è bisogno che noi ne intercettiamo la presenza e che ne impariamo il linguaggio. Il dramma è piuttosto lo spreco delle briciole. Quelle che per noi non servono a nulla e che nutrono i passeri. Sembra un paradosso parlare di spreco di briciole in un mondo che butta via tanto pane. Eppure è importante. “Colligere fragmenta”, raccogliere i frammenti. Forse abbiamo proprio bisogno di esercitare mente, cuore e mani alla pratica di raccogliere l’apparente inutilità delle briciole.   T. Dell’Olio

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