Hamas e Netanyahu si nutrono a vicenda

quando l’odio ha bisogno di un nemico

di Tonio Dell’Olio in “www.mosaicodipace.it” del 10 ottobre 2023

La verità è che Hamas e Netanyahu si nutrono a vicenda. Per esistere hanno bisogno l’uno dell’altro. L’odio, per esistere e rafforzarsi, ha sempre necessità di un nemico capace di odiare almeno quanto lui. Le politiche oppressive dei governi israeliani contro la prigione a cielo aperto di Gaza costituiscono il carburante per il reclutamento massiccio di terroristi e le azioni di questi sono il tesoretto del pacchetto elettorale di Netanyahu. E in queste condizioni è inutile esercizio puerile chiedersi chi ha cominciato per primo, puntare il dito, distribuire patenti di carnefici. Sembra che ciascuno non vedesse l’ora. Tragico è che tanto Hamas quanto Netanyahu rendono il peggiore dei propri servizi ai rispettivi popoli. Riescono a garantire solo paura, sofferenza, lutti e distruzioni. E sia ben chiaro che queste considerazioni non sono dettate dall’opportunità diplomatica politicamente corretta di equidistanza, quanto da una vicinanza assoluta alle popolazioni israeliana e palestinese. Per quanto possa sembrare tragico, in questi giorni si sta seminando la brutalità che si consumerà domani. La speranza è sempre che qualcuno riesca a trovare il coraggio di rinunciare alla violenza della rappresaglia, della vendetta, della violenza sorprendendo il suo dirimpettaio e sparigliando le carte.

non esistono crimini di guerra, la guerra è un crimine

il crimine della guerra
di Tonio Dell’Olio in ‘Mosaico dei giorni’
Lo “ius in bello” è l’insieme delle leggi che regolano il corretto svolgimento dei conflitti come se la guerra fosse una nobile arte cavalleresca che necessita solo di un arbitro. Il Tribunale penale internazionale dell’Aja, tanto invocato in questi giorni, è previsto dallo Statuto di Roma. Basta però scorrere la lista dei Paesi aderenti allo Statuto di Roma per rendersi conto che nessuno dei protagonisti della guerra in corso in Europa vi ha aderito. Né Russia, né Ucraina e nemmeno Usa. Ma il problema serio è che il compito della Corte sarebbe di perseguire i “crimini di guerra” come se la stessa guerra non fosse un crimine, un genocidio, una strage continua di civili. E facciamo bene a indignarci e ad alzare la voce contro ciò che è stato provocato a Bucha ma in questo modo passa in secondo piano che la guerra è tutta un crimine. Come si fa a condannare quelle morti e quelle torture e a tollerare i bombardamenti delle città con la morte conseguente di un numero altissimo di persone? È tollerabile solo perché ci viene mostrato come un obiettivo inquadrato nel mirino o come il crollo di un palazzo? I fatti di Bucha dovrebbero costituire una sorta di esame istologico per verificare l’estensione delle metastasi del crimine, ovvero condannare la guerra e non solo gli autori del crimine di Bucha. Non esistono crimini di guerra, la guerra è un crimine. E come tale deve essere dichiarata fuorilegge, espulsa dalla storia, non considerata tra le possibilità da praticare, ripudiata.

la vergogna del nostro parlamento con le mani sporche di sangue

un parlamento con le mani insanguinate

 

 Tonio Dell’Olio

in Mosaico dei giorni

 

 

301 voti contrari e 120 a favore. La Camera dei Deputati ha respinto le richieste rivolte al Governo per bloccare la vendita di armi a Paesi in guerra o responsabili di violazioni dei diritti umani come peraltro disposto dalla legge 185/1990 e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi.

Ciò che premeva particolarmente era la richiesta di sospensione di invio delle bombe fabbricate a Domusnovas verso l’Arabia Saudita che le sta “utilizzando” per bombardare lo Yemen. Il bilancio di quelle operazioni secondo vari organismi internazionali è di oltre 10 mila morti, 40 mila feriti, 2 milioni di bambini in stato di malnutrizione e di una dilagante epidemia di colera. La carrellata degli interventi contrari (e vincenti) ha del tragicomico. A cominciare dai deputati del PD, i cui colleghi del Parlamento europeo solo qualche giorno prima (13 settembre) avevano votato a favore di un embargo di armi ai danni dell’Arabia Saudita da parte dei governi dell’Unione. Ci sono poi stati quelli che hanno vantato il progetto di cooperazione internazionale di 10 milioni di euro da parte dell’Italia per aiutare la popolazione yemenita.  Come dire che con una mano vi distruggiamo e con l’altra facciamo finta di aiutarvi. E, infine, coloro che hanno provato a giustificare la strategia militare dei sauditi con l’intento di arginare l’influenza iraniana dilagante nella regione. A tutti andrebbe ricordato che, come hanno dichiarato autorevoli rappresentanti tedeschi, quelle bombe vengono costruite dall’azienda tedesca RWM in Italia perché secondo la loro legislazione non sarebbe possibile esportarli verso un Paese in guerra. Per la verità anche da noi. Solo che noi, in nome del diodenaro, diventiamo più disponibili. E intanto in Yemen si muore.

 

 

http://www.mosaicodipace.it/mosaico/i/3053.html

 

i paesi che ci sembrano più poveri sono solo più impoveriti e sfruttati

 

“laudato si’ ”  in El Salvador

Tonio Dell’Olio

in Mosaico dei giorni

 

 

Non smetteremo mai di ricordarlo: i Paesi più poveri sono i più ricchi! Semplicemente sono sfruttati, depredati delle loro materie prime, ovvero delle loro immense ricchezze.

“Aiutarli a casa loro” non significa mettere in campo progetti umanitari di assistenza ma più semplicemente fare in modo che le multinazionali dell’agricoltura e dell’estrattivismo, abbandonino quei territori permettendo alle popolazioni locali di utilizzare le proprie risorse. Ma questo renderebbe più povero il Nord del mondo e non ci conviene.

Lo scorso anno la Oceana Gold (prima era la Pacific Rim Mining Corp.) aveva denunciato il governo del piccolissimo El Salvador perché negava i permessi di estrazione e per questo chiedeva un risarcimento di 250 milioni di dollari per i mancati guadagni. Per fortuna in ottobre lo Stato ha vinto la causa. Ma il problema rimane perché, secondo le Nazioni Unite, El Salvador ha il più alto grado di degrado ambientale nella regione dopo Haiti. Solo il 3% della foresta naturale rimane incontaminata, i terreni sono compromessi da pratiche agricole ed estrattive che eliminano la biodiversità, inquinano e riducono in miseria i campesinos che non hanno più nemmeno quel pezzetto di terra da coltivare per il proprio fabbisogno. Il 6 febbraio scorso i vescovi salvadoregni hanno chiesto all’Assemblea Legislativa di emanare una legge per vietare l’estrazione dei metalli da parte di compagnie minerarie transnazionali. È il risultato di una campagna della Caritas e dell’Università CentroAmericana (Gesuiti) che ha documentato i danni provocati all’ambiente e alla popolazione.

Si tratta di tradurre in pratica l’Enciclica Laudato si’.

Né più né meno.

nonostante tutto i costruttori di muri sono da aiutare

“aiutiamo i costruttori di muri e barricate”

Tonio Dell’Olio

 

Tonio Dell'Olio

Mi commuove quella notiziola secondaria relegata in un trafiletto scarno di un solo organo d’informazione che racconta della colletta dei cristiani di Erbil in Iraq per i terremotati italiani. Sono riusciti a raccogliere ventimila dollari e li hanno consegnati al Nunzio Apostolico perché li invii alla Caritas Italiana.
Perché alla fine resta vero che il dovere della solidarietà viene compreso soprattutto da chi ha sperimentato la precarietà sulla propria pelle.

gorino-barricate

Chi invece erge muri e barricate, di fatto si costruisce una prigione, si chiude dentro un presunto paradiso artificiale separandosi dal mondo. Si condanna a una solitudine collettiva o a un egoismo sterile.
È urgente fare qualcosa per loro, tendergli la mano per salvarli da una morte certa, da asfissia dell’anima. Giudicarli è operazione superficiale quanto sterile. Più faticoso (ma forse più responsabile e fecondo) sarebbe accoglierli, ascoltare attentamente le loro ragioni, conoscere le loro storie e le loro fatiche.

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Esattamente come chiederei di fare a tutti i costruttori di muri verso gli stranieri che respingono. Resto ancora convinto che se solo i barricatori di Goro e di Gorino avessero permesso almeno a una delle donne che hanno respinto di raccontare le condizioni da cui sono state costrette a scappare, cosa hanno dovuto affrontare per giungere da noi, quali progetti, affetti, tradizioni si sono lasciati alle spalle, non esiterebbero a rimuovere i pancali e a far loro spazio nella propria casa.

quelli che da lontano ci sembrano stranieri da vicino …

visti da lontano e visti da vicino

Tonio Dell’Olio

Tonio Dell'Olio

Visti da lontano, gli stranieri che giungono in Italia perché scappano dalla guerra o dalla violazione dei diritti umani più elementari o per fame, sono quelli che vengono a mettere in pericolo la nostra sicurezza o la nostra salute, sono quelli che “potrebbero starsene a casa loro” o che “vengono a rubarci il lavoro”. Quando li incontri guardandoli negli occhi e hai il coraggio di ascoltare i loro racconti, ti rendi conto che non sono nati esattamente a Lampedusa ma che la loro sconfitta ha radici lontane. Hanno un nome e una storia. Una vita. Conosci le condizioni del Paese da cui partono. Capisci che nessuno avrebbe voluto lasciare affetti, tradizioni e progetti. Comprendi almeno un poco il dramma delle traversate del deserto e del mare su barche di fortuna e le violenze che hanno dovuto subire da parte di polizie corrotte e di uomini senza scrupolo. Finalmente vedi la tua immagine riflessa in quella di un uomo. Visto da vicino non è più un immigrato, un irregolare, un clandestino. Abita a pieno titolo la tua stessa umanità. Sono motivi più che sufficienti per favorire l’incontro degli stranieri in Italia con le scuole, le parrocchie, le famiglie e i centri di aggregazione per sconfiggere i pregiudizi e il disprezzo, l’ignoranza e il razzismo.

la guerra è sempre sporca

il comunicato di Pax Christi International e il commento del segretario generale della Cei

 

la guerra sporca

Tonio Dell’Olio

Tonio Dell'Olio

Quella in atto è una guerra sporca. Non che ce ne siano di pulite. Ma così bisogna definire la guerra condotta in maniera indiscriminata che colpisce senza selezionare troppo gli obiettivi secondo la strategia tipica del terrorismo. Duole dirlo in queste ore, proprio mentre si sta facendo ancora il conto preciso delle vittime degli attacchi all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles, ma la logica è la stessa dei bombardamenti che colpiscono dall’alto senza riuscire a discriminare con assoluta esattezza gli obiettivi. Per questo dobbiamo prendere coscienza di trovarci all’interno di una guerra sporca.
Perché è lontana più di mille anni luce persino da quelle norme internazionalmente riconosciute per regolare i conflitti (jus in bello) e non ha nulla a che vedere con la guerra in cui solo pochi cavalieri si affrontavano sul terreno a nome e per conto della loro fazione. “Siamo” in guerra significa che non siamo solo vittime ma anche soggetti attivi. La stiamo combattendo. E forse c’è da pentirsi per aver investito molte più risorse nel rendere sempre più mortali e invincibili i sistemi di combattimento piuttosto che affinare strategie e mezzi di spionaggio e prevenzione. Ci rendiamo conto oggi che questi si sarebbero rivelati molto più utili di quegli altri. Ci rendiamo conto che se ci fossimo impegnati di più a controllare commercio e traffico delle armi… Ci rendiamo conto che se non avessimo condotto un’economia di rapina e avessimo piuttosto – noi europei – rafforzato cooperazione e dialogo, avremmo meno nemici e più alleati in giro per il mondo.
(fonte: Mosaico dei giorni 22 marzo 2016)
Pax Christi Italia è una sezione di Pax Christi International che ha la sua sede a Bruxelles.
 
In queste ore con loro abbiamo condiviso il dolore, la preoccupazione, la solidarietà con le vittime degli attentati e il rinnovato impegno per non cedere alla logica di una violenza cieca che porta solamente ad altra violenza e alla distruzione dell’umanità.
Firenze, 22 marzo 2016  Pax Christi Italia
 
Comunicato di Pax Christi International
sugli attacchi terroristici di Bruxelles
 
Pax Christi International, con il suo Segretariato internazionale a Bruxelles, in Belgio, è scioccata dagli attacchi violenti che hanno ucciso molte persone e provocato centinaia di feriti in aeroporto e nelle stazioni della metropolitana di Bruxelles, soprattutto nella metro di Maelbeek che è vicino alle istituzioni dell’Unione europea.
 
Pax Christi International condanna con forza questi atti terroristici e esprime profonda solidarietà alle vittime e alle loro famiglie.
 
Preso atto, di fronte a questa tragedia, di quanto l’uomo sia in grado di distruggere la vita e calpestare la dignità umana, riaffermiamo il nostro impegno ad essere guidati non dalla paura e l’odio, che sono i semi del terrore e della guerra, ma dalla carità e dalla nonviolenza.
 
Nonostante la tragedia e la perdita di vite umane, non perderemo la speranza. Siamo convinti che il terrore non prevarrà, e la memoria di coloro che sono stati uccisi ispirerà soluzioni efficaci in risposta alla violenza cieca.
 
Confermiamo la nostra determinazione a sostenere le vittime della violenza e del terrore in molti paesi del mondo; a continuare a promuovere le condizioni per la pace; e a sostenere lo sviluppo di una comunità umana che includa la giustizia sociale, lo stato di diritto e la sicurezza umana. Chiediamo il rafforzamento di metodi nonviolenti per la gestione dei conflitti e contro il terrore e che gli autori siano ritenuti responsabili.
 
Preghiamo per le vittime, le loro famiglie e le loro comunità, e siamo solidali con le persone e organizzazioni in tutto il mondo per cercare di affrontare le cause profonde della violenza e del terrore.
 
Nell’anno della misericordia, noi ci impegniamo come Movimento a promuovere la riconciliazione in questo mondo devastato.
Bruxelles, 22 Marzo 2016  Pax Christi International
 
La Chiesa italiana si unisce al coro di condanna del nuovo, efferato episodio di violenza terroristica di Bruxelles. Mons. Nunzio Galantino ribadisce: la violenza si combatte con politiche di integrazione, non di respingimento. Il commento del segretario generale della Cei 

anche le briciole … contano

Lo spreco delle briciole

tante rose rosa

chi l’ha detto che le ‘briciole’ e le piccole cose non hanno valore, siano del tutto  insignificanti, trascurabili: in una bella riflessione T. Dell’Olio (su ‘Mosaico dei giorni’ del
 23 giugno 2014), richiama ad uno sguardo nuovo capace di cogliere l’unicità e il valore anche delle cose più piccole, sguardo che talvolta sembra perfino coincidere con quello di … Dio

 Abbiamo bisogno di frammenti. Anzi noi viviamo di frammenti, schegge, piccole finestre… che quotidianamente ci si aprono davanti anche nelle giornate più buie. Sono frammenti di vita. Di vita autentica. E, a ben vedere, mai nulla è banale, consueto, abitudinario. Tutto ha bisogno di un occhio nuovo capace di cogliere l’unicità di un incontro, di un gesto, di un particolare. Dio parla. Eccome se parla! Ha il gusto del particolare. Solo c’è bisogno che noi ne intercettiamo la presenza e che ne impariamo il linguaggio. Il dramma è piuttosto lo spreco delle briciole. Quelle che per noi non servono a nulla e che nutrono i passeri. Sembra un paradosso parlare di spreco di briciole in un mondo che butta via tanto pane. Eppure è importante. “Colligere fragmenta”, raccogliere i frammenti. Forse abbiamo proprio bisogno di esercitare mente, cuore e mani alla pratica di raccogliere l’apparente inutilità delle briciole.   T. Dell’Olio

il commento di p. Maggi

p. Maggi

ECCO L’AGNELLO DI DIO, COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO

Commento al Vangelo della seconda domenica del tempo ordinario (19 gennaio 2013) di p. Alberto Maggi, giornata  – la centesima – dedicata alla riflessione sulle migrazioni (segno che non si tratta di una casuale emergenza ma di una realtà strutturale che va cambiando gli assetti mondiali) : dopo il commento di p. Maggi mi piace inserire una breve riflessione su questa centesima giornata di Tonio dell’Olio di ‘pax christi’:

Gv 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fossemanifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una   colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui chemi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Giovanni cadenza il suo vangelo seguendo il ritmo della creazione secondo il libro della Genesi. E’’ per questo che il brano di oggi inizia con l’espressione “Il giorno dopo”. E’ il secondo giorno e l’evangelista cadenzerà questi giorni fino ad arrivare al settimo giorno, il giorno della completezza della creazione, con le nozze di Cana, dove sarà annunziata la nuova alleanza.

Ebbene, Giovanni Battista “il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio ”.

Giovanni Battista identifica in Gesù l’agnello di Dio, cosa si intende con questo agnello? E’ l’agnello pasquale, quell’agnello che Mosè ordinò al suo popolo di mangiare la notte della Pasqua, perché la carne avrebbe dato la forza per compiere questo cammino verso la liberazione e il sangue di questo agnello avrebbe privato gli ebrei della morte che l’angelo distruttore quella notte avrebbe portato su tutto l’Egitto.

Quindi carne per avere la forza di camminare verso la libertà, e sangue che libera dalla morte.

Ebbene Giovanni l’evangelista vede in Gesù l’agnello di Dio. Sono numerosi i riferimenti nel vangelo su Gesù come agnello pasquale, per esempio la sua morte che sarà la stessa dell’ora nella quale nel tempio venivano sacrificati gli agnelli per la Pasqua, il fatto che a Gesù non sarà spezzato alcun osso, come era stato stabilito per questo agnello pasquale al quale non dovevano essere spezzate le ossa. Quindi Giovanni vede in Gesù l’agnello di Dio, colui la cui carne darà la capacità e la forza di iniziare il cammino verso la libertà, la liberazione e l’esodo, e il sangue, che non salverà dalla morte fisica, ma salverà dalla morte definitiva. Consentirà a chi accoglie questo sangue una vita di una qualità tale capace di superare la morte.

Ebbene, la funzione dell’agnello di Dio, secondo Giovanni, è “colui che toglie il peccato del mondo”.

Non si tratta dei peccati del mondo, che darebbe il significato dei peccati degli uomini, ma il peccato del mondo. C’è un peccato che precede la venuta di Gesù e rappresenta un ostacolo alla comunicazione tra Dio e l’umanità. Questo peccato è il rifiuto dell’offerta di pienezza di vita che Dio offre all’umanità, causato dall’adesione a un sistema ideologico, religioso che è contrario alla volontà di Dio. E Giovanni Battista definisce Gesù come “colui del quale ho detto «Dopo di me viene un uomo ”, quindi per adesso viene presentato soltanto come uomo. Dice che non lo conosceva, ma è venuto “a battezzare nell’acqua perché Gesù fosse manifestato a Israele” Israele sarà stato sempre un piccolo gruppo che è rimasto fedele al Signore, all’alleanza, alle sue promesse, e nel libro del profeta Sofonia si legge “Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero, un resto di Israele che confiderà nel nome del Signore”

E a questo resto la promessa del Signore. Ma questa promessa che adesso è per Israele dopo con Gesù si rivolgerà da Israele a tutta l’umanità. “Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito»”, l’articolo determinativo indica la totalità dello Spirito, cioè l’energia divina, la pienezza della forza di Dio, cioè l’amore, «Discendere come una colomba dal cielo»”,  ricordiamo che la colomba rimanda sia allo Spirito che aleggiava sulla creazione nel racconto del Genesi, sia all’affetto della colomba per il suo nido «E rimanere su di lui»”. E’ importante come l’evangelista sottolinei non soltanto il fatto che lo Spirito discenda su Gesù, ma che rimanga. Cosa vuol dire? L’esperienza dello Spirito è possibile a molti, ma solo colui sul quale questo Spirito rimane, questi lo può comunicare all’altro; questa sarà infatti l’attività di Gesù che adesso vedremo «Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse ‘Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito’ »” …  ecco di nuovo l’evangelista sottolinea che, non solo lo Spirito, cioè la forza, la potenza di Dio scende su Gesù, ma su lui rimane. Prosegue letteralmente «’… è colui che battezza nello Spirito Santo’»”.

L’evangelista pone in parallelo l’espressione usata “colui che toglie il peccato del mondo” con “colui che battezza nello Spirito Santo”. Questo peccato non deve essere espiato ma deve essere estirpato. Come? Non attraverso una lotta, non attraverso una violenza. Giovanni ha già scritto nel suo prologo che la luce splende tra le tenebre, la luce non combatte contro le tenebre; la luce si limita a brillare e le tenebre se ne vanno.

L’azione di Gesù è di battezzare nello Spirito Santo. Mentre il battesimo nell’acqua significava immergersi in un liquido che era esterno all’uomo, il battesimo nello Spirito Santo significa lasciarsi impregnare, inzuppare con la pienezza della potenza divina che viene da Dio attraverso Gesù. Quindi l’azione di Gesù è comunicare ad ogni persona la sua stessa vita divina.

Mentre su Gesù scende la forza di Dio, lo Spirito, l’azione di Gesù è quella di battezzare in Spirito Santo; ‘Santo’ indica non solo la qualità, la santità di questo Spirito, ma la sua attività di santificare, cioè separare quanti accolgono questo Spirito, dalla sfera del male, dalla sfera delle tenebre. Quindi l’azione di Gesù è quella di comunicare il suo stesso Spirito.

Una volta che questo Spirito è accolto nella persona, questo diventa una sorgente zampillante che comunica, in maniera crescente, continua e traboccante, la vita divina. E conclude il brano, “«E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»”. Colui che era stato annunziato semplicemente come un uomo , “dopo di me viene un uomo che è davanti a me”, ora viene rivelato come il figlio di Dio.

Una volta che è discesa la pienezza dello Spirito Santo, in Gesù c’è la pienezza della condizione divina e Gesù manifesta pienamente la realtà di Dio.

migranti

Il sesto continente 

Tonio Dell’Olio

Domenica prossima in tutte le chiese cattoliche del mondo sarà celebrata la centesima giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Centesima. Segno che non può essere emergenziale l’attenzione per coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra. Che a buon ragione quello dei migranti deve essere considerato ormai il sesto continente. E che lo sguardo va oltre Lampedusa e si sposta ai mille confini del mondo in cui tanta povera gente gioca a dadi col proprio destino. Per cercare una vita dignitosa per sė e per la propria famiglia. Segno che le migrazioni dei popoli cambiano lingua e rotte, modalità e origine, ma sono endemiche. Ce ne dobbiamo fare una ragione. Al contrario la stragrande maggioranza dei soldi del capitolo immigrazione nel nostro Paese vengono destinati per la gestione dei CIE e per i respingimenti. Briciole, solo briciole, per scuola e servizi sanitari che sono i luoghi in cui si costruisce sicurezza sociale. Una politica miope che non riesce nemmeno ad affrontare il tema in senso planetario, ovvero con accordi internazionali e politiche di cooperazione. E intanto il carico delle vittime si fa insostenibile per le nostre coscienze da Prato a Lampedusa, ma anche dai confini messicani a quelli asiatici. Mi dice padre Giovani La Manna: “Per strappare all’anonimato i morti della notte del 3 ottobre a Lampedusa ho deciso di celebrare ogni giorno una messa per ciascuno di loro e mi sono accorto che sono 368 i morti ufficiali. Non mi basteranno tutti i giorni dell’anno”.

 

crisi umanitarie ‘scomparse’ dai media

 

crisi umanitarie ‘scomparse’ dai media: 9° rapporto sulle crisi umanitarie dimenticate dai media, curato dai Medici senza Frontiere (M.s.f.) italiani

immacolato

il 4%: è questa la percentuale di informazioni relativa alle crisi dimenticate diffuse dai telegiornali italiani durante tutto il 2012 (vedi di seguito presentazione di T. dell’Olio):

Mosaico dei giorni Invisibili, le crisi umanitarie ‘scompaiono’ dai media 27 giugno 2013 – Tonio Dell’Olio

Il 4%: è questa la percentuale di informazioni relative alle crisi dimenticate diffuse nei telegiornali italiani durante tutto il 2012. Un dato , il più basso dal 2006, che dimostra come nel paese le crisi in alcune zone del mondo, da dimenticate stanno diventando invisibili.

“Ogni anno stiliamo una lista, sperando che l’anno successivo sia vuota mentre la situazione è in netto peggioramento” dice alla MISNA Loris de Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere (Msf) Italia in occasione della presentazione del 9° Rapporto sulle crisi umanitarie dimenticate dai media, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia.

“Crisi economica, politica, ma anche l’assenza di grandi emergenze internazionali come lo tsunami hanno contribuito a far scivolare le crisi nel dimenticatoio” spiega Paola Barretta, dell’Osservatorio di Pavia, sottolineando che lo scenario generale delle notizie nei telegiornali nazionali nel 2012 è stato caratterizzato da una maggiore attenzione alla crisi economica e di conseguenza alla politica, anche se le pagine di curiosità e costume, seppure in diminuzione, occupano comunque il 6% del totale delle notizie.

Se le crisi umanitarie trovano sempre meno spazio, la fine del mondo profetizzata dai Maya ha invece meritato trenta notizie nell’anno in esame. E in 12 mesi i tg della sera hanno dedicato solo 7 servizi all’aids, di cui due in occasione della Giornata Mondiale dell’1 dicembre.

Fra i dati più emblematici rilevati dal rapporto, le tre notizie sulla Repubblica Democratica del Congo, dove non cessano le violenze nelle aree del Kivu; i quattro servizi sul Niger, piegato dalla malnutrizione; le due notizie sulla martoriata popolazione di Haiti. Il Sudan e il Sud Sudan trovano spazio in 17 notizie, numerose delle quali in relazione alle campagne per il Darfur sponsorizzate da George Clooney.

Al termine dell’incontro, Msf ha presentato una lettera aperta, firmata da intellettuali e giornalisti, e rivolta ai responsabili dei principali gruppi editoriali, in cui invita i mezzi di informazione a non spegnere i riflettori sulle crisi ed emergenze umanitarie in corso nel mondo.  (Fonte MISNA)

http://www.peacelink.it/mosaico/a/38667.html 

 

 

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