una marcia contro la rassegnazione

la PerugiAssisi del 9 ottobre

contro la rassegnazione e l’indifferenza

marcia

giovedì 23 giugno Conferenza Stampa di presentazione della Marcia Perugia-Assisi della pace della fraternità contro la rassegnazione e l’indifferenza che circondano le tragedie dei nostri giorni: guerre, migrazioni, terrorismo e violenza

 

 Giovedì 23 giugno 2016 

Conferenza stampa  di presentazione della   Marcia Perugia-Assisi   della pace e della   fraternità

Roma, FNSI, Corso Vittorio Emanuele II, 349

Ore 11.30

 

 

“Possiamo fare a meno dell’Europa”. “Dobbiamo impedire a chi cerca rifugio nel nostro continente di arrivare da noi”. “La solidarietà è un lusso che non ci possiamo più permettere!”. “La guerra è inevitabile”

 

Contro queste idee e politiche che alimentano le paure, accentuano le divisioni, avvelenano i rapporti e allontanano le soluzioni domenica 9 ottobre 2016 si svolgerà una nuova Marcia Perugia-Assisi. Sarà la Marcia della pace e della fraternità contro la rassegnazione e l’indifferenza che circondano le molte tragedie dei nostri giorni: dalle guerre alle migrazioni, dal terrorismo alle stragi e alle violenze che si susseguono.

 

Per illustrare le ragioni e gli obiettivi della Marcia Perugia-Assisi, giovedì 23 giugno, alle ore 11.30, si terrà una Conferenza stampa a Roma presso la FNSI (Corso Vittorio Emanuele II, n. 349)

 

Alla Conferenza stampa interverranno tra gli altri: Flavio Lotti, Tavola della pace; Sergio Bassoli, Rete della Pace; Don Luigi Ciotti, Libera; Alex Zanotelli, Missionario; p. Enzo Fortunato e p. Egidio Canil, Sacro Convento di San Francesco d’Assisi; Giuseppe Giulietti, Presidente FNSI; Andrea Ferrari, Presidente Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani; Franco Uda, ARCI; Fausto Durante, CGIL, Barbara Scaramucci, Articolo 21; Vittorio Cogliati Dezza, Legambiente, Maurizio Simoncelli, Archivio Disarmo; Guido Barbera, CIPSI, Graziano Zoni, Emmaus Italia, Piero Piraccini, Tavola della pace, Emanuele Giordana, Afgana,…

 

Perugia, 20 giugno 2016

 

Tavola della pace

Ufficio Stampa: Amelia Rossi

Cell. 3351401733 – stampa@perlapace.it

www.perlapace.itwww.perugiassisi.org

Rete della Pace

Ufficio Stampa Tel. 068476327

segreteria@retedellapace

www.retedellapace.it

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i rom scrivono al nuovo sindaco di Roma

 

LETTERA APERTA A VIRGINIA RAGGI SINDACO DI ROMA CAPITAL

‘nazione rom’

Sindaco Virgina Raggi, chiediamo il rispetto della legalità: unitamente a questa lettera le inviamo “la bozza di delibera”. Chiediamo alla sua autorità di varare il Tavolo RSC, un organismo di governo democratico e con regole chiare e trasparenti per tutti. Il denaro pubblico stanziato dall’UE all’Italia (32 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2020 di cui il 20% destinato al sociale) deve essere speso nel modo giusto, corretto e secondo quanto scritto nei programmi finanziati . Il resto è ancora Mafia Capitale

Virginia Raggi Sindaco di Roma Capitale
https://www.youtube.com/watch?v=B2wvN1ZXk2M

Gentile Virginia Raggi,

 

vogliamo farle i nostri complimenti per la vittoria elettorale a Sindaco di Roma Capitale, più che una vittoria un vero e proprio plebiscito. Appena eletta dai cittadini lei ha dichiarato “si apre una nuova era, sarò il sindaco di tutti”.
 
Da oggi lei assume la responsabilità di amministrare la città nel rispetto di leggi e regole. Vogliamo condividere con lei e con l’intero nuovo Consiglio Comunale un cammino da fare insieme, passo dopo passo. E’ ora di lavorare per ricostruire Roma.
 
Negli ultimi anni la città è caduta nelle mani della mafia che ha fatto affari sopra la pelle di tutti i cittadini, soprattutto sopra la pelle e la vita dei più poveri, degli esclusi, degli emarginati. Da anni chiediamo a Roma Capitale di rispettare le regole e gli accordi quadro strutturali di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti (RSC).
 
 
Roma Capitale – Campidoglio
 
 
Da quegli accordi è stata varata una Strategia Nazionale con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali UNAR (Presidenza del Consiglio dei Ministri) punto di contatto nazionale. Questa strategia prevede precisi schemi di governance. In pratica a Roma Capitale e nelle città di Napoli, Milano, Torino, Venezia dovevano nascere dei Tavoli di Inclusione composti dai rappresentanti delle amministrazioni e dai rappresentanti RSC. Questi organismi istituzionali avrebbero dovuto decidere le politiche di inclusione su casa, lavoro, scuola e sanità permettendo il superamento dei campi e la piena inclusione sociale. Avrebbero dovuto, perchè, a distanza di quattro anni, questi tavoli non sono mai nati.
 
 
schema di governance della strategia nazionale di inclusione
dei Rom, Sinti e Caminanti – Unar
 
 
Ci ha provato la precedente giunta del Sindaco Ignazio Marino: per mesi, dopo lo scandalo di Mafia Capitale, l’Assessorato al Sociale di Francesca Danese ha lavorato con i nostri delegati per approntare la delibera che avrebbe istituito il tavolo. Il Partito Democratico non ha permesso a quella giunta di votare la sua istituzione, hanno però votato la decadenza del Sindaco eletto dai cittadini.
 
Subito dopo è stato chiesto al Commissario Prefettizio Francesco Paolo Tronca di approvare questo documento urgente. Nessuna risposta è giunta alla nostra richiesta. Nei mesi successivi Roma Capitale ha messo al bando la somma di 8,5 milioni di euro per riperpretare il sistema dei campi. Abbiamo formalmente diffidato il Commissario a proseguire preannunciando azioni legali presso l’Autorità Nazionale Anticorruzione e presso la Commissione Europea.
 
 
legittima rappresentanza dei Rom, Sinti e Caminanti
 
 
Sindaco Virgina Raggi, chiediamo il rispetto della legalità: unitamente a questa lettera le inviamo “la bozza di delibera”. Chiediamo alla sua autorità di varare il Tavolo RSC, un organismo di governo democratico e con regole chiare e trasparenti per tutti. Il denaro pubblico stanziato dall’UE all’Italia (32 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2020 di cui il 20% destinato al sociale) deve essere speso nel modo giusto, corretto e secondo quanto scritto nei programmi finanziati . Il resto è ancora Mafia Capitale.
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il documento papale ‘laudato sì’ compie un anno

a un anno da “Laudato sì”

la preoccupazione del papa

di Grazia Francescato
in “l’Huffington Post”

una vera e propria ‘visione del mondo’. Si tratta di una lettura complessiva della realtà di quest’inizio millennio, un’analisi puntuale e profonda dell’intreccio tra crisi ambientale, sociale ed economica nonché un’indicazione precisa e meditata delle possibili vie d’uscita

Buon compleanno, Laudato Si’! Esattamente un anno fa, il 18 giugno 2015, l’enciclica ‘verde’ di papa Francesco veniva presentata al mondo e accolta con favore diffuso e trasversale (ma anche fatta segno di dure critiche, basti pensare agli ambienti conservatori Usa).

Nel primo anniversario, la Chiesa celebra l’evento con una grande conferenza che avrà luogo a Roma il 20 giugno, organizzata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e intitolata “Sulla cura della casa comune nell’anno della Misericordia”. A tenere le redini sarà il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio, lo stesso che ha tenuto a battesimo l’enciclica in Vaticano dodici mesi fa.

Anche lo schema del convegno riprende con convinzione il ‘format’ già collaudato il 18 giugno 2015: molta attenzione alla dimensione internazionale, in particolare al dopo Cop 21 di Parigi, con Christiana Figueres, Segretario Esecutivo dell’United Nations Framework Convention on Climate Change; forte ruolo della scienza, rappresentata qui da Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice presso l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale dell’ INAF; reiterato accento sul dialogo tra le religioni e sulla ‘alleanza’ con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I (un vero antesignano del verbo ecologista nel mondo cristiano) che ha inviato a rappresentarlo l’Archimandrita Athenagoras Fasiolo; sguardo attento alla ‘gente comune’ e alla vita vissuta, in questo caso quella dello studente Francesco Laureti,del liceo classico D’Annunzio di Pescara.Moderatore: Don Walter Insero, rettore della Chiesa degli Artisti a Roma. Un mix sapientemente dosato per riaffermare ancora una volta che la Laudato Si’ non è soltanto un’enciclica ‘verde’, come è stata frettolosamente liquidata da vari media, ma una vera e propria ‘visione del mondo’. Si tratta di una lettura complessiva della realtà di quest’inizio millennio, un’analisi puntuale e profonda dell’intreccio tra crisi ambientale, sociale ed economica nonché un’indicazione precisa e meditata delle possibili vie d’uscita. Arricchita da una dimensione etica e spirituale che costituisce l’autentica ‘anima’ dell’enciclica e la distingue in maniera netta da migliaia di pur autorevoli e interessanti contributi di scienziati,ambientalisti, esperti della questione ecologica e dalla pletora di documenti ,dichiarazioni e pronunciamenti ai vari livelli istituzionali. Quest’approccio del papa è la chiave del successo planetario della Laudato Si’ e, secondo non pochi commentatori, fa dal papa l’unico vero leader oggi presente sullo scenario mondiale. Se il verbo ‘to lead’, infatti, significa ‘guidare verso’, è indubbio che l’unico in grado di proporre una visione del mondo verso cui condurre l’umanità ,di indicare una stella polare che illumini il tormentato cammino degli esseri umani,sia appunto Francesco. Poi si può essere d’accordo o meno con il sui ”progetto per la polis’ (intesa come comunità dei viventi),ma sicuramente è un punto da cui partire, un riferimento di cui si sentiva il bisogno. Folgorati dall’alto respiro di Bergoglio non sono stati solo gli ambientalisti (che ritrovano ovviamente nel documento papale concetti cardine della cultura ecologista, come la ‘conversione ecologica’ lanciata già nei primi anni novanta dal leader ambientalista Alex Langer). Anche ambienti in teoria refrattari come certe enclaves della sinistra hanno trovato nella Laudato Sì un tema su cui riflettere; non si contano i dibattiti e gli incontri organizzati ad hoc (tra i tanti, ricordo quello promosso dall’Archivio Pietro Ingrao alla Camera il 20 aprile scorso alla presenza di Mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e di vari esponenti della sinistra storica). Popolarità trasversale della Laudato Sì che posso testimoniare anche per esperienza personale: almeno il cinquanta per cento degli inviti che ho ricevuto quest’anno da parte di associazioni culturali, movimenti,partiti,sindacati, istituzioni per tenere conferenze e lectures riguardava la
Laudato Si’. E dopo aver pubblicato un mio commento sulle analogie tra il pensiero ambientalista e l’enciclica in un libro “Laudato Si’- Un aiuto alla lettura”, appena uscito per la LEV (Libreria Editrice Vaticana), la percentuale si é ulteriormente impennata. Ma convegni e dibattiti non bastano: nelle dichiarate intenzioni di Bergoglio,che saranno sicuramente riaffermate in quest’anniversario dal Cardinale Turkson, vero e proprio ‘padre’ della Laudato Si’, il documento non è stato redatto per restare a dormire in un cassetto o raggelarsi nell’iperuranio delle teorie,ma per essere tradotto in pratica e diventare strategia operativa nella Chiesa e nella società. Un esempio tra i tanti: a fine aprile scorso i vescovi dello Zambia hanno organizzato a Lusaka una grande conferenza sulla Laudato Si’, dal significativo titolo “Care of our common home in the context of large scale investments – Mining and Agricolture”, indirizzata quindi a due settori,attività minerarie ed agricoltura,in cui si riversano in Africa grossi investimenti delle grandi compagnie,con impatti spesso negativi sull’ambiente e sulle comunità coinvolte. Il documento finale, frutto di un confronto serrato con i dirigenti delle compagnie minerarie,con le autorità dello Zambia e con la società civile,non lascia dubbi fin dall’esordio, che riporta una frase della Laudato Si’ quantomai esplicita: “È imperativo promuovere un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività del business. Occorre promuovere i sistemi produttivi alimentari di piccole dimensioni che nutrono la stragrande maggioranza dell’umanità, usando una limitata estensione di terra e producendo minor spreco”. Per essere ancora più chiaro, l’appello dei vescovi esprime forte solidarietà ai poveri,su cui pesano gli effetti nefasti dell’attuale modello di sviluppo e lancia una sfida al settore minerario “affinché inizi a praticare un’attività estrattiva responsabile, che prenda in considerazione le esigenze dell’ambiente e delle comunità coinvolte”. E rivolge identica sfida alle grandi compagnie del settore agricolo indicando nella promozione dell’agricoltura biologica e sostenibile la rotta da seguire nello Zambia e nel continente africano. Ma la Laudato Si’ sta ispirando,oltre che una quota delle alte gerarchie, anche molti movimenti di base della Chiesa: per esempio, la Repam (rete ecclesiastica amazzonica attiva in nove paesi che coinvolge diocesi e realtà locali impegnate nella difesa della foresta e della biodiversità) ha fatto dell’enciclica la sua bandiera nella battaglia per tutelare le etnie indigene e gli attivisti che si oppongono al taglio del legname e ad un’attività estrattiva priva di scrupoli.Tutela quanto mai urgente,visto l’incremento allarmante degli indigeni assassinati nel disperato tentativo di strappare la loro terra ancestrale dalle grinfie delle multinazionali (un caso per tutti: 138 indigeni uccisi nel 2014 soltanto in Brasile,secondo i dati del Consiglio indigenista missionario). Certo, la strada è ancora tutta in salita: che la visione di Francesco si sintonizzi profondamente con la ‘cosmovisione’ dei popoli indigeni e delle comunità rurali in tante parti della terra è un dato certo (basti pensare al rispetto per la Pacha Mama, Madre Terra) ma ovviamente non basta. I meccanismi della globalizzazione sono spietati: “Sto lavorando sul settore agrario e vedo un’agricoltura campesina ed indigena completamente abbandonata. Sto visitando l’Amazzonia in vari paesi e sono rimasto impressionato dalla sua distruzione sistematica e dalle conseguenze che ciò comporta” lamenta Padre François Houtart, sociologo novantunenne che vive a Quito e che è una delle voci più lucide di denuncia ed analisi della ‘crisi multidimensionale’ del mondo odierno. ” E’ un bene che l’enciclica di Francesco parli di questi temi, ma non so quanti l’abbiamo veramente letta”. E messa in pratica,poi……. Ce n’est qu’un debut, insomma…per rispolverare il vecchio slogan sessantottino.E ‘le combat’ si annuncia durissimo. Ma, sempre per citare l’enciclica : “Che le nostre lotte e le nostre preoccupazioni per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza”. Amen.

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a due mesi dall’ ‘amoris laetitia’

un limpido cammino

papa-astalli

di Luciano Moia
in “Avvenire”

senza prima accogliere nell’abbraccio della fraternità non si può accompagnare, né aiutare il discernimento e neppure integrare, chi lo desidera, nel cammino della Chiesa. Ecco, questa è l’interpretazione di Amoris laetitia offerta dal Vescovo di Roma alla sua diocesi. (Il papa) ribadisce punto per punto l’esegesi che porta ad apprezzarne la portata evangelicamente rivoluzionaria, segna una traccia interpretativa luminosa e chiara. Che non si può eludere

Documento importante? ‘Sì, ma non è un’enciclica’. Inaugura una nuova stagione pastorale? ‘Sì, ma tutto sommato inciderà relativamente, perché non cambia di una virgola la dottrina’. Prepara un diverso atteggiamento verso le situazioni di fragilità familiare? ‘Sì, ma l’unica apertura davvero significativa è finita in una nota, quindi neppure lui ci crede davvero’. Sono passati poco più di due mesi dalla diffusione di Amoris laetitia e, accanto all’accoglienza consapevole dell’insegnamento e della direzione dati dall’Esortazione apostolica, continuano a fluire – dentro e fuori la Chiesa – anche alcuni tentativi di minimizzarne la portata. Per certi versi favoriti dalla scelta del Papa di non imprimere al documento alcuna assertività normativa ma di privilegiare toni discorsivi, dialoganti, in molti punti colloquiali. Così, al di là delle critiche esplicite di qualche osservatore affetto da congenita avversione alle ‘novità’, da parte di diversi addetti ai lavori è stato possibile interpretare molti passaggi del testo come ipotesi non vincolanti o comunque come ‘valutazioni aperte’ che poi a livello di Chiesa locale avrebbero potuto essere modellate secondo opportunità e sensibilità. Chi fin dall’inizio ha invece letto in Amoris laetitia una straordinaria possibilità di parlare alle famiglie del nostro tempo con un linguaggio nuovo e con uno sguardo di maggiore vicinanza, sottolineando allo stesso tempo l’impegno nella promozione dei percorsi di discernimento personali e pastorali – secondo la lezione del Vaticano II –, ha messo in luce la bellezza di una sfida illuminata da uno sguardo evangelico sorridente, concreto e inclusivo. Ha colto nel testo lo sforzo di sollecitare un nuovo clima pastorale, grazie a scelte di integrazione e di accoglienza. Ha fatto notare che la dottrina di Familiaris consortio – che per oltre trent’anni è stata la ‘magna charta’ della famiglia – non viene intaccata, ma semmai completata e integrata, in quella logica di continuità che da sempre identifica il coerente fluire del magistero. Per riassumere questa complessità di stimoli e di indicazioni, è stata più volte proposta una sintesi concentrata in tre parole: accompagnamento, discernimento, integrazione. Momenti che riguardano tutte le famiglie, è vero, ma che per le situazioni di fragilità e di marginalità si traducono in un messaggio di inedita efficacia: «La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno, di effondere la misericordia a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero» ( Al, 296 e 297). Ma questa interpretazione era davvero rispettosa dello spirito sinodale e, soprattutto, del pensiero di colui che ha poi ripreso e sviluppato le indicazioni delle due assemblee episcopali sulla famiglia? In realtà, il Papa non era più tornato in modo specifico sull’argomento. Giovedì sera però, inaugurando il convegno diocesano di Roma organizzato proprio sulla ricezione pastorale di Amoris laetitia, ha avuto modo di riflettere in modo approfondito sulla ‘sua’ Esortazione e di chiarire implicitamente tanti dei dubbi che aleggiavano sulla corretta lettura del testo. Parlando come Vescovo di Roma, Francesco ha detto che le famiglie vanno accolte nella loro situazione reale, senza idealizzazioni e senza selezioni etiche, che non può esistere una pastorale elitaria che si fonda sulla presunzione dell’appartenenza – per esempio a questa associazione o a quel movimento, ma neppure a quella diocesi che sembra così ben strutturata –, che né lassismo né rigorismo sono giustificabili nella logica del Vangelo, quando ci si trova di fronte a volti di famiglie segnate dalla fatica e dalla precarietà. Ma, soprattutto, ha fatto ricorso alle tre paroline – accompagnamento, discernimento, integrazione – che sono in qualche modo la cornice di quel poliedro in cui Amoris laetitia inserisce l’azione della misericordia, realismo dell’amore di Dio. Anzi, il Papa ha aggiunto un quarto termine, accoglienza, che è premessa e valorizzazione degli altri tre momenti. Senza prima accogliere nell’abbraccio della fraternità non si può accompagnare, né aiutare il discernimento e neppure integrare, chi lo desidera, nel cammino della Chiesa.

Ecco,  questa è l’interpretazione di Amoris laetitia offerta dal Vescovo di Roma alla sua diocesi. Lontana, anzi antitetica, rispetto alle posizioni di chi ha tentato di ridurre la portata dell’Esortazione, di criticarla, di derubricarla a raccolta di buoni di propositi.

D’altra parte un Papa che organizza due sinodi e due consultazioni mondiali, che scrive un ricchissimo documento post-sinodale e che al suo primo discorso pubblico dopo l’uscita del testo, ribadisce punto per punto l’esegesi che porta ad apprezzarne la portata evangelicamente rivoluzionaria, segna una traccia interpretativa luminosa e chiara. Che non si può eludere.

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