dopo la strage di Orlando un giovane gay scrive a papa Francesco

dopo la strage di Orlando

lettera a papa Francesco di un giovane gay cattolico

gay

lettera aperta a Papa Francesco

di Mario

un giovane gay cattolicopapa Lesbo1

Caro Papa Francesco, sono Mario, un ragazzo omosessuale di quasi 21 anni, e mi reputo credente. Ogni mattina e ogni notte prego Dio con la preghiera di ringraziamento di Santa Faustina Kowalska; poi, prego il Cuore Divino di Gesù (pardon, ma mi piace poco la parola “sacro” perché trovo il suono troppo aspro, specialmente alla sera), affinché i suoi battiti diffondano il Suo amore, quello del Padre e dello Spirito, e la Loro vita. Visto che cerco l’amore di un ragazzo, con cui costruire una vita assieme, non so se considerarmi perfettamente cattolico, ma cristiano sì.
Come cristiane sono quelle persone che, accumunate dall’amore per Cristo, combattono perché la Chiesa apra gli occhi sull’omosessualità. E anche per molte altre questioni di cui non si può parlare liberamente in chiesa, perché si è condannati come eretici dai nuovi custodi della fede.

Ho deciso di scriverle, Santo Padre, perché penso che quelle poche, striminzite e povere righe che lei ha scritto su noi LGBT, nella sua ultima enciclica, non possono comunque rimanere lettera morta. Per quanto siano vaghe, e lascino trasparire il messaggio che noi siamo una disgrazia per tante famiglie, e non motivo di gioia (io non sono dichiarato in famiglia, anche se prendo posizione su questi temi, arrivando a litigare aspramente, ma solo con i miei amici, che mi hanno veramente salvato), possono essere un punto di partenza per arrivare veramente a rispettare tutti.

Perché l’attacco a Orlando, nel quale è parsa manifesta la violenza di chi si maschera dietro Dio per giustificare la propria omofobia (che Lei, mi duole dirlo, non ha menzionato nel suo messaggio sulla strage), è un problema che riguarda anche la Chiesa cattolica.
Mi riferisco a don Massimiliano Pusceddu, parroco del paese sardo Decimuputzu, e alla sua orribile omelia del 28 maggio (2016) di quest’anno, diffusa in internet e che ha trovato il sostegno dei suoi parrocchiani (veda ciò che è apparso in “Riscossa cristiana”); mi riferisco a cardinali e agli arcivescovi (Scola, Bagnasco) che hanno sostenuto le vergognose e false terapie riparative, le quali hanno provocato sofferenze e suicidi, e il legame tra omosessualità e pedofilia; mi riferisco a ciò che sedicenti voci cattoliche urlano contro di noi, come “La Nuova Bussola Quotidiana”, che ha attaccato senza riguardi “Avvenire” e “TV2000” per aver parlato delle realtà dei cristiani omosessuali e transessuali.

Ma parlo anche dell’ignoranza dei fedeli che lottano contro il “gender”, che parlano senza aver studiato nulla. Purtroppo, parlo anche del suo sorriso in occasione del Sinodo, che sembra non essere riuscito a trattenere, a detta dell’articolo apparso “«Omofobia o cibofobia?» Alla fine anche il Papa sorrise” in “Avvenire” il giorno 07 ottobre 2015. Quell’episodio ha fatto soffrire tanto me e persone a me vicine.

Quello che le chiedo con tutto il cuore, caro Papa (nonostante tutto), è che dia contenuto a quello che il catechismo chiama “ingiusta discriminazione” verso di noi, figlie e figli di Dio tanto quanto Lei, e forse perseguitati più di Lei.
Che impedisca, con qualcosa di chiaro, a preti come don Pusceddu di dire che meritiamo la morte, e che dobbiamo essere curati, perché è impossibile. Perché stragi come quella di Orlando potranno vantare l’indifferenza dei cristiani. O perché casi come quello del ragazzo suicidatosi a Bari, perché rifiutato dalla sua “famiglia”, continueranno. Nel giornale dei vescovi italiani non si è mai parlato una sola volta dell’omofobia, e dei ragazzi omosessuali uccisi dall’Isis, e dell’esultanza di tanti sedicenti cristiani in Facebook.
La prego, dia delle vere linee vincolanti! Costa così tanto difendere la vita degli esseri umani? Oppure si possono difendere i diritti (penso alle donne, e al razzismo), solo quando il senso comune è diventato contrario alle discriminazioni? Bisogna aspettare sempre il sangue versato? E chi è contrario a difendere la nostra vita, è un vero cristiano? Bisogna dar loro sempre più credito rispetto a quelli che hanno la pelle ferita per il loro odio?

La prego, Santo Padre, non ignori questo appello! La Chiesa, per le sue posizioni su cose che non riguardano la fede (Dio non ha mai parlato dell’orientamento sessuale di una persona, e nella Bibbia i modelli famigliari sono molto diversi dalla moderna famiglia mononucleare eterosessuale!), soffre. Essere cristiani e cristiane vuol dire accettare l’amore salvifico di Dio, e la Chiesa sta escludendo tante persone che nel loro cuore hanno accettato quell’amore, e accolgono quel dono ogni giorno!

Un ultima cosa, caro Papa, poi termino. Al santuario dei martiri dell’Uganda, se ricorderà San Carlo Lwanga e i suoi dodici compagni martiri, non parli dell’omosessualità. Parli dello stupro, invece! Non esiste solo Sodoma (che Ezechiele 16, 29-50 ci insegna non essere il simbolo dell’amore omosessuale), ma anche la storia di Gaaba, nella parte finale del capitolo 19 del libro dei Giudici! Quella violenza sulla povera concubina non vale niente? Lo stupro viola la dignità dell’essere umano, non un rapporto d’amore (sì, anche di amore erotico, fisico!) tra due persone che si amano, siano di sesso diverso o dello stesso sesso.

Per favore, tolga il sesso omosessuale dai peccati che gridano vendetta contro Dio, e metta lo stupro! Possibile che, se faccio l’amore con un ragazzo, io offenda Dio in misura maggiore rispetto a chi stupra una ragazza, o un ragazzo?

Perché sì, esiste lo stupro maschile, solo che in tanti paesi, specialmente africani o mediorientali, non lo si vuole ammettere! L’Isis ha ucciso un ragazzino perché era stato stuprato, e ed era stato perciò il “passivo”. Parli della violenza sessuale, non dell’amore omosessuale!

La prego, Papa Francesco, non ignori questa mia preghiera. Ne va del futuro di tante persone, me compreso. Ne va della credibilità della Chiesa, che sta sbiadendo sempre di più.

Ogni gesto d’amore che avrà fatto ai fratelli e alle sorelle indifese di Cristo, le avrà fatte a Dio stesso.

AugurandoLe ogni bene e promettendo di pregare per Lei, la saluto.

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“insuperabili barriere per il cibo ai poveri ma non per il commercio alle armi”

dal discorso tenuto da papa Francesco questa mattina agli operatori

del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite:

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Esiste cibo sufficiente per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Ci troviamo così davanti a uno strano e paradossale fenomeno: mentre gli aiuti e i piani di sviluppo sono ostacolati da intricate e incomprensibili decisioni politiche, da forvianti visioni ideologiche o da insormontabili barriere doganali, le armi no; non importa la loro provenienza, esse circolano con una spavalda e quasi assoluta libertà in tante parti del mondo. (…) È importante che voi non vi lasciate soffocare dai dossier e riusciate a scoprire che in ogni carta c’è una storia particolare, spesso dolorosa e delicata. Il segreto è quello di vedere dietro ogni pratica un volto umano che chiede aiuto. Ascoltare il grido del povero vi permetterà di non lasciarvi incasellare in freddi formulari.

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pubblicare il “Mein Kampf” solo per fare un po’ di can can e dei soldi

la banalità dell’odio

di Wlodek Goldkorn
in “la Repubblica” del 12 giugno 2016 mein kamft

Quando Umberto Eco decise di lavorare a un romanzo che uscì nel 2010 con il titolo “Il cimitero di Praga” e che ha al centro della trama le origini dei “Protocolli dei savi di Sion”, il grande semiologo e scrittore voleva raccontare quanto l’antisemitismo fosse alla radice di tutte le teorie complottiste della storia e di tutti i razzismi, passati, presenti e futuri del mondo moderno. O se vogliamo, l’antisemitismo è l’idioma comune di tutti gli xenofobi, omofobi, islamofobi, sostenitori della supremazia della razza bianca (che per altro non esiste) del nostro universo. Ed è così, non perché gli ebrei sono dotati di qualche caratteristica particolare, ma perché è facile e spesso redditizio, dal punto di vista politico, ma anche volgarmente economico, trovare un capro espiatorio e un oggetto di aggressione e di odio: basta una narrazione, anche bislacca, con cui convincere le persone che le loro disgrazie sono colpa di poteri occulti. Era questo, il messaggio politico e letterario (e le due cose vanno insieme) di quel romanzo di Eco.

il Giornale

Fuori dalla metafora. Quando in un Paese, l’Italia, un quotidiano decide di diffondere “Mein Kampf”, non nelle università come oggetto di studio, ma nelle edicole, come un gadget, un totem, e certamente non per essere letto, dato che il testo di Adolf Hitler è fra le prose più noiose e peggio scritte della storia dell’umanità, ecco, quando un libro così viene diffuso, è necessario chiedersi: che cosa sta succedendo alla società, alla collettività degli italiani? E perché oggi?

Intanto, cosa è “Mein Kampf”? Non è un’opera che pur con tesi inaccettabili propone un’analisi più o meno razionale del mondo. “Mein Kampf” è prima di tutto l’autobiografia di Hitler, in parte scritta dal pugno del futuro Führer, in parte dettata ai suoi fedeli, in prigione, negli anni Venti. E non c’è “Mein Kampf”, senza “I protocolli”. Gli ebrei sono, secondo Hitler, colpevoli di tutto; della diffusione del comunismo come delle speculazioni capitalistiche in Borsa; del propagarsi della sifilide come della sconfitta dei tedeschi nella Grande Guerra. La teoria della cospirazione ebraica universale, che tanto incuriosiva Eco (in quanto manifestazione della stupidità e in questo il nostro intellettuale era debitore di Hannah Arendt e del suo “La banalità del Male”), è l’essenza di quel testo. Sallusti

Un testo, per altro, che ha venduto nella Germania nazista 11 milioni di copie e che fruttò circa 15 milioni di Reichsmark, una cifra enorme per allora, di diritti d’autore. Nel 1945, a Monaco, la matrice di piombo di quel libro venne data alle fiamme da un soldato americano. Un gesto simbolico, che tuttavia pone una domanda: ma è lecito bruciare un libro? E che qualcuno oggi declina chiedendosi: ma è davvero così grave pubblicare quel testo? Sottinteso: siamo liberali, niente censura. Ecco, “Mein Kampf” non è un libro, anche se sembra esserlo, perché è stato scritto per dar vita a un programma politico il cui scopo era la distruzione di tutti i libri e di tutto il sapere. La Shoah, conseguenza logica del “Mein Kampf” questo significa: la catastrofe dell’episteme dell’Occidente. Hanno protestato le comunità ebraiche e l’ambasciata d’Israele; anche se dopo la Shoah difficilmente ci potrà essere un’altra Shoah; oggi i razzisti mirano ad altri capri espiatori. Ha protestato Matteo Renzi; ed è stata un’ulteriore prova che il presidente del Consiglio è deciso a opporsi al linguaggio razzista e xenofobo. Ma la notizia più bella è questa: il giorno in cui nelle edicole d’Italia veniva diffuso “Mein Kampf”, nelle piazze di Roma, 700 mila persone gay rivendicavano con gioia e orgoglio il loro diritto al desiderio. Il razzismo è morte; il desiderio è vita.

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