i primi cinque anni di papa Francesco e la sua opzione per i più poveri

papa Francesco

5 anni con gli ultimi nel cuore

l’anno che si apre avrà i giovani in primo piano e ‘sogno’ Cina

 Dal “Buonasera” del 13 marzo 2013 ai pianti con le vittime della pedofilia, dai viaggi nelle periferie del pianeta agli appelli per affrontare “la sfida epocale” dei migranti, dall’accelerazione nel cammino ecumenico e interreligioso al ‘sogno’ di vedere una chiesa unita in Cina. Papa Francesco chiuderà martedì 13 marzo il suo quinto anno di pontificato. Ora si apre un periodo ancora ricco di sfide: in primo piano i giovani, ai quali il pontefice ha voluto dedicare il prossimo Sinodo dei vescovi, e la famiglia, con l’incontro mondiale in Irlanda che dovrebbe suggellare le indicazioni della Amoris Laetitia, nella quale il pontefice chiede alla Chiesa di avere uno sguardo di misericordia sull’uomo. Resta forte l’impegno sulle riforme. Sul fronte della politica internazionale, è sempre fitto quel lavoro del pontefice nel tessere relazioni, nel costruire ponti. E’ la pace la priorità da raggiungere, in un mondo frantumato in cui sono gli ultimi, “gli scartati”, a vivere la situazione peggiore

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papa Francesco contro la paura dello straniero

migranti

l’appello del papa

“no alla paura dello straniero”

il papa contro “chi alza nuovi muri”

“i cristiani sono fratelli di ogni uomo, serve una globalizzazione della solidarietà”

 papa Francesco torna a parlare di immigrazione e a chiedere accoglienza:
Le paure si concentrano spesso su chi è straniero, diverso da noi, povero, come se fosse un nemico“,
dice Bergoglio parlando nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, in occasione dei 50 anni della Comunità di Sant’Egidio

“Il mondo oggi è spesso abitato dalla paura”, aggiunge il Pontefice, “E anche dalla rabbia che è una sorella della paura. È una malattia antica. Il nostro tempo conosce grandi paure di fronte alle vaste dimensioni della globalizzazione. E allora ci si difende da queste persone, credendo di preservare quello che abbiamo o quello che siamo. L’atmosfera di paura può contagiare anche i cristiani che, come quel servo della parabola, nascondono il dono ricevuto. Se siamo soli, siamo presi facilmente dalla paura“.

Per questo Papa Francesco chiede di ripensare la globalizzazione: “Il mondo è diventato globale, l’economia e le comunicazioni si sono unificate. Ma per tanta gente, specialmente per i poveri, si sono alzati nuovi muri”, sottolinea il Capo della Chiesa,

Le diversità sono occasione di ostilità e di conflitto. È ancora da costruire una globalizzazione della solidarietà e dello spirito. Il futuro del mondo globale è vivere insieme: questo ideale richiede l’impegno di costruire ponti, di tenere aperto il dialogo, di continuare a incontrarsi. Il cristiano, per sua vocazione, è fratello di ogni uomo, specie se povero e anche se è nemico. La Chiesa è segno di unità del genere umano, tra i popoli, le famiglie, le culture. Dobbiamo creare una società in cui nessuno sia più straniero: è la missione di valicare i confini e i muri, per riunire“.

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