La testimonianza è di una passante che ieri mattina si trovava in via Andrea Doria, Napoli, quartiere di Fuorigrotta. Le “manine” erano quelle di un bambino rom. Le teneva sugli occhi perché qualcuno da un balcone del palazzo al civico 22 gli aveva gettato addosso dell’acido, probabilmente muriatico. Anche la mamma, che era accanto a lui, è rimasta ustionata al volto. Continue reading
Daily Archives: 17 Ottobre 2013
voglio confutare il papa Francesco
Ognuno ha “la sua idea di bene”?
da liberale, dico no a Bergoglio
così Umberto Minopoli, ‘ateo devoto’ come lui stesso si definisce, in una lettera al direttore de ‘il Foglio’, Giuliano Ferrara, delineando nelle posizioni di papa Francesco, specie in riferimento alle riflessioni sulla ‘coscienza individuale’ il rischio di ‘individualismo ‘ addirittura ‘radicale’
il rischio è, ovviamente solo immaginato dalla ‘paura’ tipica di chi fa di un tradizionalismo (non della tradizione) ,di linguaggio e di sostanza, qualche cosa di essenziale e insuperabilmente immodificabile nella sua rigidità
è interessante notare che il testo sembra scritto quasi da un teologo della liberazione, la cui teologia fa comodo a ‘il Foglio’ e all’autore della lettera pur di non compromettere un’impostazione e un linguaggio (anche solo questo!) consacrati da un rigido tradizionalismo premoderno
Materialisticamente la moderna biologia, quella che si è dedicata alla decrittazione e traduzione dell’informazione contenuta nel genoma umano, sostiene, a ragione, che l’idea di “bene comune” e di comportamento altruistico orientato a strutturare comunità è la vera e unica specificità che distingue l’alfabeto genetico umano da quello di ogni altro vivente. Nella costruzione sociale umana le “comunità” ecco il punto, non sono entità ristrette, puramente naturali, istintive, limitate a cerchie parentali e fondate su un puro comportamento di autodifesa dal resto dei viventi, come funziona invece nel regno animale. Ma sono comunità allargate perché finalizzate, attraverso la divisione del lavoro e la specializzazione delle attività, alla valorizzazione del “bene comune” come condotta che produce il miglioramento della specie. Le grandi sintesi culturali dell’occidente – cristianesimo, illuminismo, liberalismo – hanno cercato di strutturare un corredo di valori e di concetti che fungessero da driver e meccanismi di protezione del funzionamento della comunità umana strutturata sul concetto di “bene comune”. La “società” è in occidente un prodotto culturale che funziona solo in un’accezione di “coscienza collettiva” irriducibile all’idea di “bene” come prodotto della coscienza individuale. Azzarderei a dire, come sostiene un grande libro migliorista – “L’ottimista razionale” di Matt Ridley – che l’individuo è il tratto che accomuna la geografia e l’alfabeto genetico dei viventi. E’ invece il sociale – “cervello sociale”, “cultura” tecnologica, divisione del lavoro, altruismo – il tratto che distingue l’umano da ogni altra versione del vivente. Ciò che lega insieme questa specificità umana è, insomma, il “bene collettivo” come comportamento migliorativo e più pagante per l’individuo rispetto al “bene” come astratta costruzione individuale. Ma come, insorgono i soggettivisti e gli individualisti radicali, dove va a finire con questa idea sociale e collettiva di bene il tribunale interiore, il foro individuale, la costruzione liberale dell’individuo come massimo dei valori fondativi della libertà liberale? L’idea di libertà liberale non è affatto soggettivistica.
Il “foro individuale” non è, per i liberali, il perimetro irriducibile del castello della libertà. E’ un valore difensivo: dalle invasioni, prevaricazioni e deformazioni del funzionamento sociale, delle istituzioni comunitarie, delle strutture della convivenza altruistica che non devono mai debordare dall’equazione di base della socialità liberale: l’individuo è orientato dal “bene comune” e il “bene comune” è la forma che realizza, nelle società liberali, il miglioramento della qualità della vita dell’individuo. Per me questo sarebbe, al fondo, un concetto cristiano. Stupisce non trovarlo nelle ruggenti affermazioni di Francesco.
Gnocchi e Palmaro Orgoglioso lamento cattolico – Ferrara La coscienza di due cristiani liberi
di Umberto Minopoli
espulsa ragazza rom mentre era in gita scolastica
sempre più frequenti le forme di intolleranza che il governo francese, soprattutto nella persona del suo ministro dell’interno, esprime nei confronti del popolo rom
Francia, espulsione di ragazza rom fa tremare il governo socialista
L’espulsione di Leonarda e della sua famiglia dalla Francia fa tremare la Gauche al potere. Oggi questa ragazza rom di 15 anni si trova in un appartamento di due stanze a Mitrovica, nel nord del Kosovo, paese di origine di suo padre. Ma né lei né i suoi fratelli conoscono una parola in albanese.
Il 9 ottobre, la polizia l’ha prelevata durante una gita scolastica per portarla in aereoporto, dove già l’attendevano i suoi famigliari.
Leonarda Dibrani: “Sono stata male, mi vergognavo di fronte ai miei compagni. Alcuni mi chiedevano: Perché la polizia ti sta cercando? Chi hai ucciso? E io non ho capito più niente, non sapevo cosa dire, mi sono messa a piangere”.
Nel mirino è finito Manuel Valls, il ministro dell’Interno di cui ora anche alcuni esponenti socialisti chiedono apertamente le dimissioni. “Quando una richiesta di asilo viene respinta e non ci sono più ragioni per rimanere sul suolo francese – si difende il ministro – la legge va applicata. E la legge prevede l’espulsione”.
Oltre a Valls, che da mesi predica fermezza su rom e migranti in generale, la scossa ha investito tutto il governo. Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, è stato costretto a promettere che “se sono stati commessi errori, il provvedimento sarà annullato e la famiglia tornerà in Francia affinché il caso sia riesaminato”.
Un’indagine amminsitrativa è in corso e i primi risultati dovrebbero arrivare in meno di 48 ore. La legge francese non prevede che i minori possano essere fermati dalla polizia mentre sono a scuola o durante una gita di istituto.
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