in ripresa l’industria lucchese?

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In ripresa l’industria lucchese, ma raddoppia la cassa integrazione. Bene nautica, calzaturiero e cartario, salgono i prezzi dell’alimentare

 Dopo sei trimestri consecutivi l’industria lucchese interrompe la flessione produttiva e di fatturato, facendo segnare nel secondo trimestre 2013 un lieve miglioramento degli indicatori, unica provincia Toscana a non registrare perdite ulteriori rispetto al disastroso 2012. Galeotti: “In aumento la fiducia, ma raddoppiate le ore di cassa integrazione richieste rispetto all’anno precedente”. Benissimo la nautica, bene calzaturiero e carta, ancora in calo i settori metalmeccanico, marmo e alimentare, con quest’ultimo che fa registrare il vertiginoso aumento del 10% dei prezzi.

L’indagine congiunturale condotta dalla Camera di Commercio e dall’Associazione degli Industriali di Lucca relativa al secondo trimestre 2013 ha evidenziato una tenuta della produzione dell’industria manifatturiera provinciale (+0,2% contro il -1,8% del valore regionale) e del fatturato (+0,3% contro -3,0% della media toscana), rispetto allo stesso periodo del 2012.

“Purtroppo – sottolinea la presidente dell’Associazione degli Industriali di Lucca, Cristina Galeotti – perdura l’eccesso di capacità produttiva con la conseguente necessità di un ricorso a ristrutturazioni degli organici. Nei primi otto mesi del 2013, infatti, le ore autorizzate di Cassa Integrazione Ordinaria nel manifatturiero sono raddoppiate rispetto al 2012 e quelle di Cassa Straordinaria hanno mostrato una crescita allarmante in seguito al susseguirsi di crisi aziendali. Tuttavia a settembre si intravedono i primi segnali di un calo delle richieste di Cassa Integrazione Ordinaria da parte delle imprese industriali della provincia”.

Chiaramente i parametri di confronto sono quelli del disastroso 2012, ma a Lucca come nel resto del Paese il secondo e il terzo trimestre del 2013 hanno fatto segnare timidi segnali di ripresa che certamente avevano fatto sperare in una risalita, seppur lentissima. Adesso bisognerà vedere quale sarà l’impatto dell’aumento dell’Iva sulla lieve ripresa per poter essere certi che a piccoli passi la contingenza stia diventando più favorevole.

Sul fronte dei prezzi, rimane stazionario il livello medio (+0,3%) per quasi tutti i comparti, con l’unica eccezione del settore alimentare (+10%) a causa della crescita a ritmo elevato del prezzo dell’olio di oliva. Riguardo agli ordinativi, si registra una sostanziale stabilità (+0,6%), mentre a livello regionale prosegue la perdita di commesse (-2,7%). Nel complesso, gli ordinativi dall’estero fanno registrare un aumento significativo (+1,6%). Resta comunque elevata l’incidenza del fatturato estero per le imprese esportatrici lucchesi (45,2%), a testimonianza del forte orientamento verso i mercati internazionali. Rimane stabile l’andamento occupazionale rispetto al trimestre precedente sia a livello provinciale che nel complesso regionale (rispettivamente +0,1% e +0,5%).

“L’andamento produttivo a livello settoriale – spiega il presidente della Camera di Commercio, Claudio Guerrieri – è abbastanza eterogeneo con settori che mostrano sensibili segnali di ripresa ed altri che risentono ancora delle difficoltà del periodo. La nautica, settore che chiude il trimestre con la crescita più consistente, registra infatti un incremento produttivo del +21,3% dopo il +4,9% del primo trimestre; positivi i risultati anche per il tessile, abbigliamento e calzature (+7,0%) grazie al contributo delle calzature (+10,5%). In crescita anche l’elettronica (+4,7%) e la carta (+2,5%). Invece, prosegue il calo della produzione per gli altri settori. Flessione avvertita in misura maggiore dalla metalmeccanica (-7,5%), all’interno del quale il comparto della meccanica registra le perdite maggiori (-10,5% contro il -3,5% dei metalli). In calo anche il marmo (-4,7%) e il comparto alimentare (-4,8%)”.

“Un ultimo elemento confortante – conclude Cristina Galeotti – risiede nelle previsioni relative al terzo trimestre: nella valutazione della maggior parte degli imprenditori intervistati, infatti, trova conferma un miglioramento del clima di fiducia anche nei prossimi mesi”.

“I dati congiunturali relativi all’andamento dell’industria indicano finalmente segnali positivi – commenta il presidente della Provincia Stefano Baccelli -. Nessuno sa dire se questo significa che siamo usciti definitivamente dal tunnel della crisi. Sicuramente, è una boccata di fiducia di cui tutta l’economia locale avrebbe bisogno. E non è un caso che tra gli imprenditori intervistati si manifesti un clima di rinnovato ottimismo. Come Provincia siamo soddisfatti della conclusione del processo di cablaggio a fibra ottica che presenteremo nei prossimi giorni in occasione del Miac 2013”.

@LoSchermo

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i rom sono ladri: bifera al Parlamento Europeo

 

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il parlamentare europeo italiano, tale Morganti, di Prato, accusa i rom di essere ladri e suscita una bufera e una dura reazione di Viviane Reding, vice presidente della Commissione Europea e responsabile per la Giustizia:

 Viviane Reding: “Provo vergogna per certe parole”

“Ho davvero provato vergogna di essere presente e aver ascoltato certe parole”. Cosi’ Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la Giustizia, ha reagito agli attacchi ai Rom fatti da alcuni eurodeputati euroscettici, tra i quali il pratese Claudio Morganti (ex Lega Nord), l’indipendentista fiammingo Philip Claeys (Vlaams Belang), il bulgaro di estrema destra Dimitar Stoyanov ed il britannico Paul Nuttall dell’Ukip, durante il dibattito in aula. “I Rom sono esseri umani – ha aggiunto Reding – Dobbiamo smetterla di stigmatizzare alcuni nostri concittadini a causa della loro origine etnica”. Negli interventi degli euroscettici e della destra i Rom sono stati additati come dediti al furto e all’accattonaggio. Morganti ha affermato che a una comunita’ Rom di Pisa “sono state regalate, con soldi nostri, villette con tutti i confort”, e che esse sarebbero state “usate come base operativa per il saccheggio delle nostre case, tanto che vi sono stati trovati oggetti rubati per un valore di 300.000 euro”. Ha inoltre parlato di una ragazza “maltrattata e seviziata per costringerla a sposare un Rom”.

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il grido di Gad Lerner, il grido di ciascuno di noi

Non perdete tempo: ci vogliono i traghetti, ci vuole pietà

Immigrazione: barcone in difficoltà, persone in mare

Continuano a morire in mezzo al mare, dopo essersi spogliati di ogni loro avere per pagare cifre assurde agli scafisti che organizzano il viaggio. Ieri notte altri 50 annegati al largo di Malta, e fra loro 10 bambini. Vero è che stavolta l’intervento è stato tempestivo, consentendo il salvataggio di circa 250 migranti. Ma è chiaro che il pattugliamento da solo non basta, svolge una funzione meramente contenitiva, del tutto inadeguata. Ci vogliono i traghetti per far viaggiare le persone al sicuro. Traghetti e voli charter. Istituendo postazioni dell’Onu e dell’Ue nei principali porti di partenza in Libia, Egitto e Tunisia, per identificare e dotare di documenti provvisori i profughi, Non si può perdere altro tempo, se abbiamo un minimo di pietà.

 

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p. Maggi commenta il vangelo della domenica

 

 

p. Maggi
13 ottobre 2013

 (28° domenica del tempo ordinario)
NON SI E’ TROVATO NESSUNO CHE TORNASSE INDIETRO A RENDERE GLORIA A DIO, ALL’INFUORI DI QUESTO STRANIERO 

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi
Lc 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti».
E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il vangelo di questa domenica, il vangelo di Luca, capitolo 17, versetti 11-19, sembra apparentemente semplice, una lettura molto facile. In realtà è forse uno dei brani del vangelo di Luca tra i più complessi e i più complicati.
Vediamo un po’ di comprendere le contraddizioni e i significati che l’evangelista ci vuol dare in questo brano. Scrive Luca: Lungo il cammino verso Gerusalemme. L’evangelista adopera il termine greco Ierusalem che indica la città santa. Gesù va per lo scontro finale con quella che era la Santa Sede dell’epoca, l’istituzione più sacra che esistesse al mondo, dove c’era il tempio del Signore.
E Gesù va per scontrarsi con questa istituzione. L’itinerario che l’evangelista presenta però è alquanto strano. Luca scrive che Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Avrebbe dovuto scrivere che attraversava la Galilea e poi la Samaria. Infatti se abbiamo più o meno un’idea di com’era la Palestina al tempo di Gesù, al nord c’è la Galilea, al centro c’è la Samaria, la regione
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abitata dagli eretici, dalle persone considerate le più ripugnanti e più lontane da Dio, e infine al sud c’era la Giudea con Gerusalemme.
Quindi l’evangelista avrebbe dovuto scrivere che Gesù attraversava la Galilea e la Samaria. Perché invece l’evangelista dice che attraversava la Samaria e la Galilea? Perché vuole incentrare l’attenzione del lettore su quello che avviene in terra di Israele, in Galilea.
Entrando in un villaggio… Ecco l’evangelista ci da delle indicazioni preziose che aiutano l’interprete, il commentatore. Quando nei vangeli appare il termine “villaggio”, si intende sempre ostilità, incomprensione o rifiuto del messaggio di Gesù. Come mai questo? Perché il villaggio è il luogo ancorato alla tradizione, il luogo sottomesso alla città.
Ma mentre nella città le mode vanno, vengono, cambiano, nel villaggio attecchisce la tradizione. Quindi il villaggio è là dove vige l’imperativo “perché cambiare si è sempre fatto così”. Quindi tutte le volte che nel vangelo troviamo l’indicazione “villaggio”, indica il luogo della tradizione ad oltranza e l’incomprensione o il rifiuto del messaggio di Gesù.
E qui c’è una sorpresa, Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi. Non è possibile. I lebbrosi non potevano stare in un villaggio. I lebbrosi, in quanto infetti, causa di infezione, dovevano stare fuori dal villaggio. Come mai qui l’evangelista ci dice che questi lebbrosi stanno dentro al villaggio? L’evangelista, al di là del racconto storico, ci vuole dare indicazioni preziose: quanti vivono all’interno della tradizione, quanti vivono sottomessi alla religione tradizionale, sono come i lebbrosi, cioè sono impuri.
Non hanno nessuna possibilità di contatto con Dio. Questi sono lebbrosi proprio perché stanno dentro al villaggio. E qui l’atteggiamento di questi lebbrosi è abbastanza strano. Si fermarono a distanza. Da una parte l’evangelista ha detto che gli vennero incontro, e dall’altra si fermano a distanza.
Da una parte trasgrediscono alla legge che impediva ad un lebbroso di avvicinarsi alle persone, ma dall’altra la osservano. Attraverso l’immagine di questi lebbrosi l’evangelista vuol far vedere il difficile cammino dei discepoli, che sono affascinati dalla parola di Gesù, dalla libertà che il suo messaggio comporta, ma sono ancora schiavi della tradizione religiosa che hanno nel sangue.
E dissero ad alta voce: “Gesù” … e la traduzione dice “maestro”, ma in realtà è “capo”, ebbene così in questo vangelo si sono rivolti a Gesù soltanto i discepoli e in particolare Pietro. E’ un artifizio letterario con il quale l’evangelista vuole indicare che nella figura di questi lebbrosi lui vuole rappresentare i discepoli. E proseguono: “Abbi pietà di noi!” Quindi da una parte sono sottomessi a una religione che impedisce loro la piena comunione con Dio, e dall’altra vorrebbero esserne liberati, ma non ne hanno le forze, chiedono aiuto a Gesù.
Appena li vide, Gesù disse loro… Gesù non li guarisce, Gesù non li cura, ma dà loro un comando: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. Gesù li invita ad uscire dal villaggio, i sacerdoti stavano a Gerusalemme, quindi Gesù li invita ad abbandonare il luogo della tradizione, della tradizione religiosa, dove vige l’imperativo, questa sì che è l’autentica lebbra che impedisce agli uomini il rapporto con Dio. Si è sempre fatto così, perché cambiare? 2
Infatti, mentre essi andavano, furono purificati. Gesù non compie nessuna azione sui lebbrosi, Gesù li invita ad uscire dal villaggio. Quando escono dal villaggio, prima ancora di arrivare dai sacerdoti per accertare l’avvenuta guarigione, ecco che si trovano purificati. Ma c’è una sorpresa. Uno di loro, vedendosi guarito, quindi Gesù guarisce, purifica tutti e dieci, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi – mettersi ai piedi di qualcuno era segno di discepolato – per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ecco la sorpresa dell’evangelista. Sono guariti tutti e dieci, sono purificati, ma uno soltanto torna per ringraziare. E chi lo fa? La persona più lontana da Dio, la persona esclusa da Dio, la persona per la quale non c’era salvezza. La persona il cui solo nome, Samaritano, era qualcosa di ripugnante. Dare del Samaritano a una persona era il peggiore degli insulti possibili, quando vogliono offendere Gesù gli danno del Samaritano.
Quindi la persona più lontana da Dio, la persona che si ritiene esclusa da Dio, è colui che invece percepisce l’azione di Dio nella sua vita. Ed infatti Gesù osservò: “Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio” … Rendere gloria a Dio era un privilegio esclusivo del popolo di Israele, dal quale i Samaritani erano esclusi … “all’infuori di questo straniero?” cioè della persona più lontana da Dio.
E gli disse: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!” L’evangelista con questo brano ci indica e ci insegna che cos’è la fede. Che cos’è la fede? Molti ritengono la fede un dono di Dio. Non è così. Se la fede fosse un dono di Dio avrebbero ragione molti che si sentono esentati dall’averla, dicendo: “A me Dio non l’ha data. Beato te che hai tanta fede”.
Oppure altri hanno fede, ma poi quando capita un rovescio nella vita, che può sempre succedere, dicono “Avevo tanta fede, ma poi l’ho persa”. No! La fede non viene da Dio, e la fede o c’è o non c’è. Non è che si ha per un po’ di tempo e poi si perde. La fede non è un dono di Dio agli uomini, ma è la risposta degli uomini al dono d’amore che Dio fa a tutta l’umanità.
Ma, stranamente, in questo vangelo, quelli che vengono elogiati per la loro fede sono le persone ritenute più lontane da Dio. Sembra quasi che le persone che vivono all’interno di un sistema religioso abbiano come un filtro che impedisca loro di vedere l’azione di Dio e di avere fede. Infatti Gesù in questo vangelo elogia la fede di un centurione pagano, elogia la fede di una prostituta, il ricettacolo di ogni impurità, la persona più lontana da Dio.
Lo stesso Gesù elogia la fede di una emorroissa, una persona che era considerata impura come un lebbroso; Gesù elogia la fede del cieco, che era considerato un maledetto da Dio. Mentre, al contrario, Gesù rimprovera i suoi discepoli, gente di poca fede. La religione, tutto quell’insieme di pratiche, di credenze che sono state insegnate agli uomini, è il filtro che impedisce all’umanità di scorgere l’amore che Dio desidera comunicare ad ogni persona, nessuno escluso.
Non c’è nessuno al mondo che possa ritenersi escluso dall’azione di Dio. E’ la religione – ecco la vera lebbra – che divide tra puri e impuri, tra degni e no, tra meritevoli e no, ma non Dio. L’amore di Dio si rivolge a ogni creatura. Accoglierlo e rispondere, questo si chiama fede

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