non diremo mai “prima gli italiani”, ma sempre “prima gli ultimi” – così l’associazione ‘sulla strada’

Prima gli ultimi

prima gli ultimi

da: Adista Segni Nuovi n° 21 del 08/06/2019

Sulla Strada si dissocia dalle politiche attuali sull’immigrazione del nostro governo. Respinge come strumentale il gesto di chi brandisce Vangelo e rosario per giustificare una politica escludente, come gli antichi conquistadores, in America Latina, che brandivano la croce per soggiogare con la spada e la morte coloro che conquistavano. Si forza il Vangelo per farlo diventare a nostra immagine e somiglianza, senza il minimo sospetto che è il Vangelo stesso a proporci l’esatto contrario.

L’Associazione Sulla Strada non è confessionale, ma non dimentica le sue origini: siamo nati dalle acque del Vangelo di Gesù. L’apporto laico dei tantissimi che in Sulla Strada sono poi confluiti, e ci si sono identificati, nel tempo ci ha definito molto meglio.

Il Vangelo continua ad essere la nostra Carta Magna e la strada che ci indica è il servizio ai più piccoli, ai poveri e agli esclusi della società. Da lì partiamo per abbracciare tutti gli altri.

Non diremo mai “Prima gli italiani”, ma sempre “Prima gli ultimi”.

Nel conformarci alla proposta che vi è contenuta, e andando perciò sempre in direzione dei bassifondi della società, noi abbiamo trovato la gioia di vivere nella gratuità del servizio agli ultimi della società. Per questo rifiutiamo l’ideologia dell’esclusione e del razzismo, come ci scandalizzano profondamente le accuse di reato contro chi salva gente in mare. Questo significa chiamare male il bene, e bene il male assoluto.

Noi che siamo stati accolti con riconoscenza dai più poveri in America Latina e poi dagli ultimi in Italia, dove operiamo; noi che siamo stati conquistati dal sorriso contagioso e felice dei bambini, i più piccoli dei poveri, ci dissociamo da una politica che, invece, non soltanto non accoglie, ma addirittura respinge e non soccorre i poveri e i loro figli.

La nostra coscienza, profondamente ferita, non si darà pace finché non tornerà nel cuore di tutti gli italiani la compassione, la solidarietà e il senso dell’accoglienza, senza se e senza ma. Il nostro nome è “Sulla Strada”: sono vent’anni che percorriamo la strada appena descritta e non intendiamo fuoriuscirne.

Sulla Strada crede fermamente che non si può costruire un mondo migliore senza combattere tutto ciò che si oppone a questo progetto e che ci intralcia nel nostro lavoro. L’esercizio della verità ci rende liberi e così noi andremo avanti leggeri e spediti, servendo sempre i più piccoli, sia quando costruiscono fuochi artificiali in Guatemala, sia quando, terrorizzati, si abbarbicano alle loro mamme mentre il gommone che li sta portando verso l’Italia comincia ad affondare nel Mediterraneo, e non c’è nessuno che li vuole salvare.

Carlo Sansonetti – Presidente Associazione Sulla Strada www.sullastradaonlus.com

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solidarietà a papa Francesco con le parole di Pax Christi

“anche noi eretici come te”

di: Pax Christi Verona, Centro Studi di Pax Christi Italia

Caro papa Francesco,

lo sai bene visto che ci chiedi sempre di pregare per te. C’è chi vuole screditarti. Chi vuole zittirti. Chi vuole eliminarti. Chi ti vuole morto. Il problema non è criticarti, visto che chiedi un linguaggio libero, anche a te contrario.

 Una bella eresia.  Il problema non è la critica ma lo scatenarsi di una nuova inquisizione incalzante e cattiva. E’ l’attacco ossessivo. La polemica compulsiva. La condanna predeterminata.  Gli ecclesiastici ora ipercritici (un tempo ossequienti ad ogni parola del papa) vogliono insegnarti la vera dottrina. Nel 2017 alcuni preti e studiosi ti hanno accusato di 7 eresie. Il 30 aprile scorso altri ecclesiastici hanno proposto di processarti per il “delitto canonico di eresia”. Da tempo alcuni prelati “dubitanti” hanno preparato il terreno. Ce l’hanno con quello che dici e che fai. Con i viaggi, gli incontri, i gesti. Ce l’hanno con Amoris laetitia o con Evangelii gaudium, Misericordiae vultus, Laudato si’ e con altri interventi che contengono indicazioni di sconvolgente e scomoda attuazione. Per noi di grande bellezza, perché profumano di Vangelo. Tu testimoni con gesti concreti la presenza di Dio padre dall’infinito amore, di Gesù Cristo morto e risorto, dello Spirito Santo che vola fuori da ogni gabbia. Se questa è eresia, noi siamo con te. Vogliamo farne parte.

Un movimento anticonciliare. Il vero bersaglio dei nuovi inquisitori è il concilio Vaticano II. Sembrano cristiani senza Cristo. A disagio davanti alla carne e al sangue di Gesù Cristo (presente dentro e oltre ogni cultura). Ritengono pericoloso il dialogo ecumenico e interreligioso. Li hai definiti «testardi che vogliono addomesticare lo Spirito, stolti e lenti di cuore» oppure «restaurazionisti ideologici». Vorrebbero esaltare la tradizione senza coglierne il valore dinamico (Dei Verbum 8, Gaudium et spes 44). Rifiutano una visione alta di tradizione: quella evangelica e apostolica, quella dei santi e dei martiri che hai ricordato nella Gaudete et exultate.

Una triste compagnia. Quelli che ti attaccano non saranno tantissimi ma sono aggressivi e organizzati. Il loro assalto è avvolgente. Proviene da fronti diversi: quello tradizionalista ecclesiastico; quello nazionalista etno-religioso; quello reazionario di matrice neofascista; quello progressista o iperliberista legato alla religione della prosperità e alla cultura dello scarto. Alcuni si sentono “disorientati” forse perché preferiscono strutture imbalsamate, magari rosari sventolati sulla folla o crocifissi branditi come armi politiche. Altri sono nostalgici della cristianità basata sull’alleanza tra trono e altare. Ci sono anche i distratti, i tiepidi, i muti, i grigi o i furbi. Ci sono senz’altro quelli che hai chiamato pianificatori del terrore, organizzatori dello scontro, affaristi della guerra, mercanti di armi e di morte, imprenditori della paura, promotori dello scarto, poteri della finanza speculativa, povera gente criminale. Ci sono i siti e le agenzie d’assalto (maestre in fake news). Ci sono i negazionisti climatici e i primatisti bianchi. Stanno anche trasformando un’abbazia laziale in scuola per sovranisti guerrieri.

Papa coraggio.  Fin dai primi mesi sei stato accusato di essere populista, pauperista, comunista, demagogo, musulmano, relativista, quindi pericoloso, traditore, incolto, abusivo. Negli Stati Uniti qualcuno ti ha definito «l’uomo più pericoloso per il mondo». Osi parlare di un sistema economico che scarta e uccide. Parli di pace, di giustizia e di cura del creato. Inviti al dialogo e all’incontro, alla misericordia e alla tenerezza. Insisti sulla riforma della Chiesa “in uscita”, sulla Chiesa povera e dei poveri, sulla Chiesa inquieta e gioiosa, aperta ai giovani. Nel dicembre 2014 hai elencato 15 grandi patologie curiali (tra esse il clericalismo, il carrierismo, la vanagloria, il denaro, l’arroganza, la tristezza). Hai poi affrontato con coraggio il tema degli “abusi di coscienza, di potere e sessuali”. Ci sembrano ipocriti coloro che, forse per coprire le loro complicità, ti accusano di essere debole proprio dove stai introducendo una forte innovazione dando sostegno alle vittime.

Periferie e frontiere. In Italia hai visitato le tombe di Primo Mazzolari, Lorenzo Milani, Tonino Bello, Zeno Saltini, Pino Puglisi e altri, indicandoli come «preti non clericali», «luminosi e scomodi», «dono e profezia» da accogliere e imitare. Solo un papa giunto dalla periferia della terra poteva comprendere la bontà delle periferie di casa nostra. Te ne siamo grati.

 Amici e corresponsabili. Ricordiamo tutto questo per amore di verità e impulso di vicinanza anche se quanto ti sta capitando non ci sorprende, considerando cosa è accaduto a Gesù e alla Chiesa primitiva o contemplando le beatitudini dei poveri, dei miti, dei perseguitati, dei misericordiosi, degli affamati di giustizia e di pace.

Vogliamo semplicemente dirti che siamo con te (anche in caso di opinioni diverse su alcune questioni). Che vogliamo aiutarti con la preghiera, la parola e l’azione. Che intendiamo accompagnarti. Che ci sentiamo corresponsabili della stagione ecclesiale che stiamo vivendo. Speriamo e preghiamo che non ti capiti qualcosa di male. Sei per noi una meraviglia coinvolgente. Testimone credibile del Signore. Profeta di nuova umanità. Ci fai respirare aria fresca. In noi non c’è alcuna mitizzazione. C’è una profonda spirituale amicizia. C’è il nostro affetto. C’è il desiderio di un impegno conviviale. C’è la realistica consapevolezza di un mondo violento bisognoso di ospedali da campo, di buone relazioni, di radicali riforme e di quotidiana profezia.

Con tutti i nostri limiti (e assieme a tanti altri) intendiamo sviluppare con te

  • il tema del dialogo interreligioso, alla luce del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019
  • il tema della pace nonviolenta, nel contesto del movimento per il disarmo, con ipotesi di intervento educativo nei luoghi di formazione, negli itinerari catechistici, nelle scuole
  • il tema della riforma della Chiesa proposto dalla Evangelii gaudium e dalla Lettera al popolo di Dio mettendo a fuoco il contributo decisivo delle donne
  • il tema della cura del creato rilanciando con i giovani in lotta la tua splendida Laudato si’.

Un grande abbraccio, un’intensa preghiera, un augurio di buon cammino (comune).

15 maggio 2019

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un vescovo, quello di Lucca, esempio di chiesa viva – lo dice papa Francesco

papa Francesco:

“Il vescovo di Lucca? Un modello”

papa Francesco, in un’intervista tv, definisce monsignor Giulietti esempio di Chiesa viva

 

Monsignor Paolo Giulietti
monsignor Paolo Giulietti

 «…Ci sono persone più popolari di me nella Chiesa e pastori popolari molto amati dal popolo. E io l’ho visto nella mia patria e altrove. Anche qui in Italia. L’esempio è il nuovo vescovo di Lucca, Giulietti».

“un pastore che non viene in una limousine già tutto ben vestito”

A pronunciare queste parole non è un qualsiasi presule di Santa Romana Chiesa che ammetta i propri limiti di fronte alla comunicativa, all’energia, alla capacità di instaurare un dialogo diretto con la gente come ha fatto il nuovo arcivescovo di Lucca.
No. A pronunciare queste parole è nientemeno che Papa Francesco. Che nel corso di una lunga intervista in lingua spagnola a Valentina Alazraki, per l’emittente messicana Televisa, si è richiamato direttamente all’ingresso nella diocesi di Lucca di monsignor Paolo Giulietti, avvenuto lo scorso 12 maggio, descrivendolo nei dettagli ai telespettatori.

Il Papa ha ricordato che Giulietti aveva promesso:

«Entrerò camminando nella mia diocesi, camminando».

Poi il Papa commenta:

«Un po’ di semi-sport, chiaro, la gente ha visto: “questo nuovo pastore non viene in una limousine già tutto ben vestito. E il popolo gli si è andato raccogliendo attorno e c’erano 2300 giovani con lui. Arrivato alla cattedrale, prima di entrare, si mette la sottana, si veste da vescovo e entra con il suo popolo. È fantastico!».

La domanda della intervistatrice a Francesco riguardava la crisi di contenuti della Chiesa, in contrasto con la popolarità di cui gode il Papa. Il quale, riferendosi all’ingresso a Lucca di Giulietti osserva: «Questa non è una Chiesa in crisi, è una Chiesa in crescita! Ed è solo l’ultimo esempio che è uscito sui giornali. E ce ne sono tanti». A questo punto il Papa paragona la “Chiesa viva” che si rintraccia fuori, al modello vaticano. «La Città del Vaticano come forma di governo, la Curia, quello che è, è l’ultima corte europea di una monarchia assoluta. L’ultima. Le altre sono ormai monarchie costituzionali. La corte si diluisce. Qui ci sono ancora strutture di corte, che sono ciò che deve cadere».

Una chiesa immobile e modellata come corte cui si contrappone la Chiesa di popolo di cui è rappresentante Giulietti con il suo ingresso nella comunità di Lucca. Ecco il pensiero di Francesco. Per tutta la comunità lucchese, non soltanto quella credente e religiosa, uno stimolo senza precedenti. Vedremo come verrà raccolto

 

P. Ceccarelli

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