a Torino la consulta per idiritti dei rom conculcati

Torino

i rom formano una Consulta per i diritti

“dal Pd ai fascisti record di manifestazioni contro di noi”

“In città è in atto una caccia alle streghe: nessuno si preoccupa delle soluzioni abitative per superare i campi”

di JACOPO RICCA

I rom torinesi fondano una Consulta per rappresentare le loro istanze e denunciano: “La politica continua a organizzare manifestazioni contro gli insediamenti presenti in città”. Hanno scelto l’8 aprile, data fondamentale per la cultura nomade dove si ricorda il primo congresso mondiale svoltosi a Londra nel 1971 e si celebra il “Romano Dives”, la Giornata Internazionale del popolo rom, per lanciare la prima consulta torinese che riunirà i rappresentanti degli insediamenti e delle tante comunità rom e sinte presenti in città.

L’organo politico sarà ospitato nella sede dell’associazione Idea Rom, presieduta da Vesna Vuletic, che in questi anni ha portato avanti le battaglie anche legali, come la costituzione di parte civile nel processo contro gli autori del rogo della Continassa, del popolo rom. Gli organizzatori però raccontano una situazione difficile in città, con la politica, da destra a sinistra, che continua a battersi contro di loro: “La Consulta Rom di Torino nasce in un clima da caccia alle streghe – attaccano – Proprio nella settimana in cui ricorre il primo atto politico mai messo in atto dalle comunità Rom, è stato raggiunto un record tutto particolare e cioè ben cinque manifestazioni politiche contro di noi. Si è iniziato con un incontro del Movimento 5 Stelle sul tema dei roghi tossici e della sicurezza sul bus 69, per poi passare a un convegno del Partito democratico sull’inquinamento ambientale prodotto dai rom, poi un presidio dei comitati contro l’insediamento di via Germagnano, quindi una conferenza stampa di Alemanno all’interno di un campo nomadi, fino a concludere la settimana con una manifestazione fascista nuovamente a ridosso di un insediamento”.

Parole dure che denunciano un clima di ostilità diffusa: “Nessuno o quasi che affronti il tema delle tante risorse in questi anni gettate al vento anziché utilizzate per affrontare i problemi – continuano gli animatori della Consulta – Pochi a sfiorare il tema delle soluzioni abitative e del lavoro come possibile via d’uscita per il superamento dei campi nomadi e degli annessi problemi”.

Secondo la stima della consulta, che si è definisce “un organismo politico di auto-rappresentanza che darà voce a chi non viene mai ascoltato, smascherando gli interessi che finora hanno impedito la vera soluzione dei problemi”, a Torino le persone di origine rom e Sinte sono circa 2.800 persone, che salgono a 5mila nella provincia e arrivano a 7mila se si considera tutto il Piemonte. “Anche Torino è una delle tante città italiane in cui migliaia di rom vivono ammassati nelle baraccopoli, istituzionali e non, che ne punteggiano le aree più marginali e degradate – concludono – Si tratta di persone a cui in pochi riconoscono la dignità di esseri umani, percepiti e trattati piuttosto come problema o corpo estraneo da espellere”.

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l’Italia è davvero il Paese degli omicidi? come nasce la xenofobia

paura e luoghi comuni alleati della xenofobia

di Vittorio Emiliani
in “Trentino” del 9 aprile 2017

Tutti i nostri telegiornali grondano sangue, ogni giorno. Ma l’Italia è davvero il Paese degli omicidi? No, no, e poi no. Siamo di fronte a un sensazionalismo irresponsabile che addensa su quanti, anziani soprattutto, si informano soprattutto dalle tv, un clima continuo e pesante di insicurezza. Totalmente sproporzionato rispetto alle cifre reali della criminalità in Italia, e poiché questo rivolo continuo di sangue che esce dal televisore viene per lo più collegato all’aumento dell’immigrazione, con inaccettabili speculazioni politiche, il danno si moltiplica.

Quali sono i dati certi, reali? Dal 2010-11 al 2015-16 gli omicidi volontari sono calati da 517 a 430, cioè del 15%. Pensate che soltanto nel 1991 erano ancora 1.910, cioè quasi cinque volte di più e la metà era attribuita a mafia-camorra-’ndrangheta, mentre oggi alla malavita organizzata vengono imputati appena 50 omicidi volontari, l’11,6%. Da una parte si tira un sospiro di sollievo, dall’altra ci si deve allarmare di più, nel senso che le varie mafie sparano molto di meno perché sono entrate nei gangli vitali dell’economia, degli affari, dell’import-export attraverso la connivenza di tanti “colletti bianchi”. Però l’Italia è un Paese nel quale si assassina meno che in Finlandia, Belgio, Grecia, Irlanda, Portogallo, Regno Unito, Austria e Danimarca. Per non parlare ovviamente degli Stati Uniti e anche dei Paesi Baltici. Siamo alla pari, se non leggermente sotto, rispetto a Francia, Spagna, Olanda, Germania. Ma lì i Tg nazionali non danno notizia di “un nuovo omicidio” in qualche sperduto paese. Da noi sì, e con evidenza sempre straordinaria. Dal 2010 agli inizi del 2013, secondo dati ufficiali della polizia di Stato, anche le vittime di femminicidio risultano diminuite dell’8,5%. Non so in seguito. In quel periodo hanno rappresentato il 31% di tutti gli omicidi. Una vera e propria impennata registrano invece le denunce di stalking: + 27,7% ammontando a 22.144. Quindi l’aumento dell’immigrazione, della popolazione straniera residente, pur salita da 3 a 5,4 milioni nell’ultimo decennio (+83,7%), non ha prodotto incrementi nel numero di omicidi che anzi sono decisamente calati. Perché accettare in silenzio gli spropositi dei vari Salvini?

Analogo discorso per le rapine: mentre i furti hanno registrato un incremento del 3,5 %, le rapine risultano diminuite dalle 35.831 del 2010-11 alle 33.314 (-7,0%). Se dovessimo stare alle cronache del profondo Nord dove pesca voti la Lega, si dovrebbe affermare che la pressione malavitosa percepita è molto ma molto più forte del fenomeno criminoso reale. Che viene ampliato interessatamente da alcune forze politiche xenofobe in modo irresponsabile e purtroppo anche da tanti mezzi di dis/informazione. Per mancanza di professionalità. Bisogna dire, a questo punto, che gli stanziamenti governativi per la sicurezza sono aumentati circa 1 miliardo nel periodo esaminato, come pure quelli per le spese di gestione e per gli investimenti tecnico-logistici della polizia. Va meno bene il rapporti pensionamenti-assunzioni, deficitario nel 2012-13, alla pari (2.190 pensionati e altrettanti assunti) nel biennio successivo. A proposito di realtà “percepita” e di realtà “vera” si parla e straparla di una «fiumana di richiedenti asilo».

Le cifre dell’Unione europea ridimensionano nettamente il fenomeno. Nel 2015 nella Ue i richiedenti asilo sono stati 441.800 in Germania (35,2%), 174.435 in Ungheria (13,9%), 156.11 in Svezia (12,4%) e 83.245 in Italia (6,6%). Se poi rapportiamo il loro numero con quello degli abitanti, prima diventa l’Ungheria, seguita da Austria, Finlandia, Germania e Italia. La quale, certo, ha tutti i problemi dei Paesi di primo approdo. Ma non è, ripeto, quello nel quale si fermano poi i migranti pur cresciuti nel 2016. Mi scuso per le molte cifre esibite e però bisognava pur documentare fenomeni come quello criminale nelle loro reali dimensioni smentendo i pericolosissimi luoghi comuni di un sensazionalismo giornalistico e politico davvero dissennato che ragiona (se ragiona) a spanne. Ma che Paese siamo diventati?

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