Non dimenticheremo il suo viso bambino impastato di polvere, sangue e terrore. Non dimenticheremo il gesto fragile con cui tenta di pulirsi le mani sporche di dolore sul seggiolino dove i suoi rudi salvatori l’hanno sbattuto, trascinandolo fuori dalle bombardate rovine di Aleppo, la sua città. Una città che dicono la più antica del mondo. L’ultima grande città cosmopolita d’Oriente, eppure divenuta l’Invisibile e l’Insignificante. Solo un immenso campo di battaglia in questo tempo feroce e distratto, che non riesce a vedere ed esecrare l’orrore e non riconosce la tragedia se accade e fa strage lontano dalle vie e dalle piazze delle metropoli d’Occidente.
Non dimenticheremo gli occhi di Omran
Sono forti e implacabili come l’abbandono di morte del piccolo Aylan su una spiaggia di Anatolia. O la dolente saggezza di Kinan, il tredicenne siriano che giusto un anno fa, da una Budapest non ancora blindata dai “muri” di filo spinato, scandì davanti alle telecamere una verità semplice e terribile: «Non ci volete in Europa, volete che restiamo a casa nostra? Fate finire la guerra in Siria». Sono la cattiva coscienza del mondo e, soprattutto, dei potenti del mondo. Sono la ragione della ormai furente ribellione dell’anima al misfatto senza fine che chiamiamo guerra, e guerra di Siria.
VERRANNO DA ORIENTE E OCCIDENTE E SIEDERANNO A MENSA NEL REGNO DI DIO
commento al vangelo della ventunesima domenica del tempo ordinario (21 agosto 20169 di p. Alberto Maggi:
Lc 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Per comprendere il brano dell’evangelista Luca al capitolo 13, dal versetto 22 occorre sapere che al tempo di Gesù il popolo di Israele pensava di essere l’unico a salvarsi, i pagani no. Sentiamo cosa ci scrive l’evangelista. Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Quindi Gesù si dirige verso quella che sarà la tappa finale di questo suo cammino, la città dove incontrerà la morte per mano delle autorità religiose. 1Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Cioè vuole sapere quanti sono quelli che si salvano. Perché questo? Perché si credeva che la salvezza fosse un privilegio riservato al popolo di Israele. All’individuo che gli ha chiesto quanti sono quelli che si salvano Gesù risponde affermando chi sono quelli che si salvano. Disse loro: “Sforzatevi (letteralmente lottate) di entrare per la porta stretta..”, Gesù non sta invitando a chissà quali sforzi ascetici, chissà quali difficoltà che presenta questa porta. Vedremo che in questa porta non si riesce ad entrare non perché sia difficile, ma perché – come dice Gesù “Perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”…. Perché la porta sarà già chiusa. Quindi Gesù non sta invitando a chissà quali penosi sforzi o sacrifici per entrare in questa porta, ma di aprire gli occhi perché c’è il rischio che poi questa porta sia chiusa. Perché? “Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, …”, quindi non è difficile entrare, ma sarà chiusa. “Comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Quindi qui l’evangelista presenta persone che hanno una comunione con Gesù, lo chiamano Signore. “Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”, cioè non vi conosco. Perché Gesù non li conosce? Sentiamo la replica di questi che sono rimasti fuori. “Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza…” E’ un’allusione all’eucaristia, quindi hanno celebrato l’eucaristia del Signore. E tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Quindi si sono nutriti della sua parola, eppure Gesù dirà… “Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete”. Gesù torna a ripetere quello che ha detto prima. E addirittura poi – è la citazione del salmo 6 al versetto 8 – “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Il salmo dice “voi tutti che fate il male”. Perché questa durezza da parte di Gesù? Perché a Gesù non importa il rapporto che i discepoli possono avere con lui o con il Padre. Ma a Gesù interessa il frutto che questo rapporto con lui e con il Padre sia verso i fratelli, con azioni di amore, di misericordia, di compassione, di perdono, di condivisione generosa. E’ questo quello che permette la comunione con Dio. Dio non ci chiederà se abbiamo creduto in lui, ma se abbiamo amato come lui. Ecco per questo la risposta molto dura di Gesù “non vi conosco”. Non importa che relazione hanno con Dio, a Gesù interessa la relazione che hanno con gli altri. Questi hanno partecipato all’eucaristia, ma poi non sono stati capaci di farsi pane, di fare della loro vita pane, alimento di vita per gli altri, hanno ascoltato il suo insegnamento, ma questo insegnamento non ha trasformato la loro esistenza. E le parole di Gesù sono molto severe: “Là ci sarà pianto e stridore di denti”. E’ un’immagine che indica il fallimento della propria vita. Noi in italiano diciamo “si metteranno le mani nei capelli”. “Quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe (i grandi patriarchi) e tutti i profeti”, i profeti sono coloro che hanno denunciato il culto verso Dio e il disinteresse verso i poveri. “Nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori”. Il popolo di Israele, che credeva di avere il diritto di far parte del regno di Dio invece per Gesù, se non trasforma questa conoscenza di Dio in amore verso gli altri, ne rimane escluso. Ma non solo! Rimane escluso e il suo posto lo prendono proprio quei popoli che loro ritenevano essere gli esclusi, cioè i pagani. Infatti, conclude Gesù: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno (quindi tutte le parti del mondo pagano) e siederanno a mensa nel regno di Dio.” Gesù, quando deve presentare il regno di Dio non lo presenta con simboli liturgici religiosi, ma sempre conviviali, quindi una mensa. Ebbene a questa mensa, alla quale credevano di appartenere per diritto, questi saranno allontanati e quelli che si ritenevano esclusi invece ci parteciperanno. E èpoi ecco la conclusione di Gesù: “Ed ecco, vi sono ultimi”, cioè quelli che voi considerate esclusi, “che saranno primi, e vi sono primi”, quelli che credevano di avere diritto, “che saranno ultimi”. E’ un monito molto severo e molto attuale quello che Gesù ci dà. Ci può essere la presunzione per l’appartenenza a una fede religiosa, per la partecipazione ad atti di culto, ci può essere la presunzione di avere dei diritti dai quali le persone possono essere escluse perché non appartengono alla nostra cultura, alla nostra fede, alla nostra etnia, credono in altre divinità, si comportano in maniere differenti, allora Gesù li invita a fare molta attenzione. Attenzione! Perché quelli che voi ritenete gli esclusi, quelli che voi rifiutate invece prenderanno loro il vostro posto nel regno dei cieli. Naturalmente insorgeranno i primi e subito dopo – non c’è in questo brano del Vangelo – si avvicineranno alcuni farisei con delle minacce di morte.
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