il sindaco Marino: “mai più chiamarli ‘nomadi’ “

Marino

Roma, il sindaco Marino abolisce il termine “nomadi” dagli atti ufficiali

Il Campidoglio emana una circolare dove si invita a utilizzare d’ora in poi i corretti termini “Rom, Sinti e Caminanti” come primo passo per superare le discriminazioni

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha deciso di abolire nelle comunicazioni istituzionali e negli atti amministrativi, il termine “nomadi”. “Chiedo che d’ora in poi – ha scritto in una circolare – che in luogo del riferimento al termine ‘nomadi’ sia più correttamente utilizzato quello di ‘Rom, Sinti e Caminanti'”. Il sindaco ritiene la scelta un passo per superare le discriminazioni.

“Credo che uno dei fattori centrali per superare le discriminazioni sia quello culturale – continua nella circolare -, affinché l’approccio metodologico di tipo emergenziale possa essere abbandonato a favore di politiche capaci di perseguire l’obiettivo dell’integrazione. In questo processo anche la proprietà terminologica utilizzata può essere, ad un tempo, indice e strumento culturale per esprimere lo spessore di conoscenza e consapevolezza degli ambiti su cui si è chiamati ad intervenire”.

Il sindaco auspica che “anche attraverso questa apparentemente semplice attenzione terminologica, possa essere testimoniata la considerazione che l’amministrazione capitolina rivolge a tutte le persone che vivono nel suo territorio. Un atto simbolico per il superamento di ogni forma di discriminazione

Ago

la reazione immediata e spontanea di p. Agostino Rota Martir che vive quotidianamente insieme a diverse famiglie rom – ‘nomadi’ solo perché ogni giorno rischiano di esserlo perché mandate via dalle forze dell’ordine come ricatto per non accettare passivamente norme e imposizioni per il loro ‘inserimento’ – non è molto positiva (ma se in genere ci indovina, eccome!, questa volta mi sento di dare un pò di credito al sindaco Marino il quale se per il 90% lo ha senz’altro fatto come mossa politica, almeno per il 10% credo che lo abbia fatto per convinzione, avendo peraltro assunto quella decisione – la prima in assoluto in Italia – dopo un incontro con l’associazione 21 luglio nel quale ha mostrato molta disponibilità al dialogo, riconoscendo quindi la propria ignoranza in materia e l’apertura, almeno nelle belle intenzioni, al superamento di tutto ciò che costituisce barriera culturale o materiale nei confronti dei rom):

Secondo me gran parte delle iniziative fatte x decreto o ordinanze lasciano desiderare..fumo negli occhi che spesso accontentano e fanno lustro ai soliti noti interessati a ..
Ciao ago

e dopo averci pensato un po’ sopra così ha … sbottato, articolando meglio il suo discorso (trovandomi, peraltro, molto d’accordo, riconoscendo generosamente la buona volontà del sindaco a differenza di tanti – o tutti – gli altri:

Il sindaco Marino e i Rom..non più nomadi?

Il sindaco Marino folgorato sulla strada di Damasco? Oppure su una di quelle strade-sentieri che conducono a qualche accampamento di nomadi? (pardon ora per ordinanza bisogna dire rom)..avrei preferito proprio su una di queste, perche’ la differenza non e’ da poco.

Ad ogni modo e’ apprezzabile da parte di un sindaco, la volonta’ di capire meglio e di lasciarsi “convincere” da chi la realta’ dei  rom la  conosce anche dal di dentro perche’ la frequenta.

M’auguro che l’esempio del sindaco di Roma trovi emulatori tra i suoi colleghi.

Ma permettimi anche di difendere e contestualizzare il mio sintetico intervento,  e che ribadisco: l’ordinanza di questo genere serve a ben poco e non mi piace tanto, come non mi sono piaciute le ordinanze anti accattoni, anti borsone, anti “vu cumprà”.. A quando anche un’ ordinanza che obblighi il pellegrino a fermarsi a Roma?

I rom sono nomadi? Quanti studi, pubblicazioni e conferenze..Loro, i rom cosa dicono,  cosa pensano? Due attivita’ da distinguere e da analizzare con attenzione e comprensione. Buon per il sindaco che attraverso una rapida ordinanza risolve una questione che e’ oggetto di discussioni, ricerche, dibattiti di carattere antropologico e sociale da almeno 3 decenni, in Italia e in Europa. Ad esempio in Francia la questione manco si pone, perche’ e’ prevista la possibilita’ di viaggiare e spostarsi e le amministrazioni locali devono garantire e offrire alle “persone viaggianti” (siano cittadini francesi, rom, sinti, tedeschi..) strutture e condizioni eque e rispettose per tutti, sia per chi sceglie di muoversi e per chi e’ stabile. Sono tanti i Rom in Francia che nomadizzano in questo modo, tanti altri hanno scelto di stare in case, appartamenti o su terreni privati: e’ una loro scelta! Oppure in campi Rom (nomadi) del tutto identici ai nostri!!

Smettiamola di far credere che i campi Rom (nomadi) esistano solo in Italia.  Anche in Inghilterra, Irlanda ed America ce ne sono, e tra l’altro  sono anche oggetto di trasmissioni televisive molto seguite, ambientate in veri e propri campi ..nomadi! (“Il mio grosso grasso matrimonio Gipys” trasmesso su Real Time)

 

Un nomade ha forse meno diritti e doveri di un rom o di qualsiasi essere umano?

Come trovo un po’ strano che in una societa,’ che spesso sollecita la mobilita’ (flessibilita’) in nome del mercato del lavoro o per la globalizzazione (cosa non facciamo per essa), quante realta’, popoli e merci in continuo movimento, eppure vogliamo ad ogni costo i rom sedentari, costi quel che costi: per qualcuno la mobilita’ e’  quasi un dogma, quella dei rom e’ invece demonizzata, condannata e sospettata. E’ forse così altrove? Perché in Italia l’integrazione deve passare per forza solo ed esclusivamente dalla sedentarizzazione?  Possibile che tutte le Associazioni vanno in questo senso? Cosa ne ricavano?

Pochi anni fa (non il secolo scorso) delle famiglie rom di Coltano avevano espresso la loro volonta’ di continuare a vivere in roulotte, non gli andava di vivere in appartamento, ma non c’e’ stata ragione e in nome della cosi detta integrazione, indotte ad abitare in appartamento.

So che ci sono amministrazioni che si rifiutano di finanziare l’acquisto di roulotte, preferendo di gran lunga spendere per le case e appartamenti, sempre in nome dell’integrazione, ma che di fatto sono delle imposizioni di modelli e stili di vita che non sempre coincidono con quelli dei rom.  Per una famiglia rom vivere in una casa,  di fatto e’ diverso da come vive una famiglia italiana.

So di correre il rischio di essere definito “ideologico” (oggi chi non si allinea e’ cosi che e’ tacciato): mi chiedo se oggi i rom sono nelle condizioni di scegliere liberamente e serenamente il loro futuro.

So che ci sono rom che la loro vita si e’ complicata anche perche’ hanno smesso di nomadizzare, altri invece che vivono tranquilli in case e che poi lasciano quando ritengono utile riprendere a girare. Tanti hanno avuto il privilegio o la fortuna di averne una, a differenza di altri che la sognano, altri invece sanno accontentarsi di una baracchina o di una roulotte.

Sono differenti i motivi che spingono gruppi di rom ad essere o diventare per dei periodi dei “nomadi”: per lavoro, per opportunità, per regolarizzare i documenti, per motivi di famiglia, per paura dei servizi sociali che prendano i loro figli, semplicemente per cambiare aria per un certo periodo, per le continue minacce di espulsione e di sgomberi, per delle liti tra famiglie.. Spesso cio’ che accomuna la maggioranza dei rom, nonostante le loro differenze e’ proprio quello di dichiararsi sempre come “non nomadi”, un po’ per convenienza ma nello stesso tempo si sentono liberi dai nostri schemi, consapevoli e fieri anche della propria diversita’.

 

Certo e’ che il nomadismo dei rom, tipico di 40/50 anni fa’ non e’ piu’ quello di oggi; cosa ridicola riproporlo o solo pensarlo in modo nostalgico, anche se in genere l’immaginario collettivo piace pescare proprio nel mondo fantasioso del rom nomade.

Il nomadismo non e’ l’altra faccia della sedentarieta’ che ci sta un pochino stretta?

Forse ci vorrebbe un altra circolare per scoraggiare questo immaginario mondo gitano presente in ognuno noi: e i rom mi piacciono anche perche’ il loro “nomadismo” sfida e provoca le nostre immobilita’..pensiero nomade!

Una societa’ senza nomadi (rom, pellegrini, profughi..) forse e’ piu’ povera, senz’altro piu’ rannicchiata su se stessa.

 

Ciao Ago

10 aprile 2014 – campo  Rom di Coltano – Pisa

 

 

 

image_pdfimage_print
image_pdfimage_print