p. Josè Maria Castillo su Papa Francesco ‘sconcertante’

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un papa ‘sconcertante’

una bella riflessione del teologo spagnolo Josè Maria Castillo (teologo progressista in genere molto esigente e pungente nel richiedere coerenza evangelica alla chiesa istituzionale) su papa Francesco: non richiede da lui ‘rivoluzioni’ che non può fare, né gli impone di non svolgere il suo ruolo, in fondo di “colui che deve riaffermare con autorità i principi non-negoziabili”; richiede da lui l’essenziale per un papa: uno che “dovrà sconcertarci come aveva fatto Gesù, al di là del potere e dei benpensanti, a favore dei poveri, degli oppressi e dei rifiutati dal mondo e dalle religioni istituzionalizzate”.

“…quello che importa è che Papa Francesco sia un uomo libero e deciso. Il mondo ha bisogno di un uomo così appassionato del Vangelo, che sconcerti tutti quelli che nel papato cercano un uomo di potere e di comando. Il Papa deve risultare sconcertante. Il giorno che il Vaticano sarà il ‘punto di incontro’ di tutti quelli che soffrono, in questo giorno la Chiesa avrà incontrato il buon Papa di cui ha bisogno.
Cosa ha fatto papa Francesco per dare tanta speranza a tanti milioni di esseri umani in così poco tempo?
Molto semplice. Ha preso sul serio il Vangelo.
… Gesú è stato un uomo che ha vissuto e parlato in una maniera tale che è risultato sconcertante per quanti lo hanno conosciuto e si sono avvicinati a lui. Quello è stato lo sconcerto che produce la bontà. Gesú ha sconcertato Giovanni Battista che aspettava un messia minacciante e castigatore dei peccati e dei peccatori, ma è venuto a sapere che Gesù si dedicava ad alleviare la sofferenza degli emarginati ed a farsi amico di pubblicani e di gente di mala vita, lottando contro il dolore umano.
Gesú ha fatto tanto bene perché ha sconcertato molto. In una società corrotta e deforme, una persona che si adatta a quello che si fa e che quindi non sconcerta nessuno, è una persona che passa la sua vita senza infamia e senza lode, se la passa bene e lascia tutto come stava.
Papa Francesco non ha fatto altro che iniziare. E ci deve ancora sconcertare molto di più. Una Chiesa che è arrivata quasi al limite della sua decomposizione, ha bisogno di molto sconcerto per risalire dal pozzo nel quale era precipitata. Ma questo si realizzerà a costo di molto sconcerto”.

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H. Kung: “chiesa e fedeli troppo distanti”

Kung: "Chiesa e fedeli troppo distanti ora Francesco deve cambiarla"
Hans Kung 

H. kung: chiesa e fedeli troppo distanti: ora papa Francesco deve cambiarla

il teologo H. Kung sente che la chiesa sta vivendo un momento importante: l’arrivo di papa Francesco rappresenta una svolta possibile a motivo anche delle risposte che i molti fedeli delle varie chiese locali e conferenze episcopali hanno dato al ‘questionario’ preparativo del ‘sinodo’ sulla famiglia raffigurando al meglio un distacco enorme tra chiesa istituzionale e popolo di Dio
Kung sembra confermato anche dal ‘sondaggio sui cristiani nel mondo’ dove si rende evidente appunto quest ‘scisma sommerso’ come lo chiama P. Prini
è contento Kung ma non lo considera una vittoria personale ma del Concilio: qui sotto l’intervista su tutto questo che Kung rilascia a A. Tarquini per ‘la Repubblica’ odierna:
Il teologo: “Ratzinger mi ha scritto che il Papa va sostenuto”
 “Adesso papa Francesco  può appellarsi al responso  della  maggioranza dei fedeli su temi così importanti, nel confronto con i  reazionari della Curia. Il Papa emerito Benedetto  XVI mi ha da poco  scritto,  a me eterno ribelle, una missiva  affettuosa in cui s’impegna a  sostenere Francesco sperando in ogni suo successo». Insomma, in sostanza è quasi dire  Francesco come Gorbaciov,  l’uomo  nuovo contro gli ortodossi,  ma con la gente al suo fianco. Ecco la voce  di Hans Küng, massimo teologo  cattolico critico vivente, sul  sondaggio-  shock pubblicato ieri su Repubblica e il suo effetto nella Chiesa.
Professor Küng, come giudica il sondaggio sui cristiani nel mondo?
«Presi  insieme e analizzati, questi dati rivelano la straordinaria discrepanza   tra gli insegnamenti della Chiesa sui temi fondamentali, come la  famiglia, e invece la visione reale dei cattolici nel mondo».
Per lei tra i molti risultati del sondaggio  quali sono i più importanti?
«Per  me la cosa più importante è comunque la stragrande maggioranza  di  consensi per papa Francesco: l’87 per cento dei cattolici interrogati in  tutto il mondo e il 99 per cento degli  italiani sono d’accordo con  lui. È un’enorme manifestazione di fiducia  per il Sommo Pontefice  Francesco.  Per me è un piccolo miracolo, dopo gli anni della crisi di  fiducia che aveva investito la Chiesa negli anni di papa Benedetto.  Adesso in meno d’un anno papa Francesco è riuscito nell’inversione di  tendenza dei sentimenti  dei fedeli di tutto il mondo».
E il papa emerito Benedetto secondo  lei sarà felice o triste del responso  del sondaggio?
«Naturalmente  lo rattristerà vedere  questi risultati, specie ripensando oggi agli  ultimi mesi vissuti da lui come  Pontefice, nel suo mandato. Però  sicuramente si rallegrerà del fatto che adesso si va avanti, e lui  secondo me pensa più al destino della Chiesa che non di quanto riguardi  se stesso».
È solo una sua supposizione o può provare quanto dice sui sentimenti di Joseph Ratzinger in questo momento?
«Io credo che spiegherò al meglio il pensiero di Benedetto citandole frasi della sua recentissima lettera a me».
Benedetto le ha scritto, dopo anni di contrasti? E che cosa le ha scritto?
«Ecco,  attenda solo un momento, mi lasci prendere qui sulla mia scrivania   affollata quel manoscritto con la carta della Santa Sede intestata a lui  personalmente dalla sua residenza di Papa emerito. Data, 24 gennaio 2014.  Intestazione, “Pontifex emeritus  Benedictus XVI”. “Io sono grato di  poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di  cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito  sostenere  il suo Pontificato nella preghiera  ». Credo siano parole  molto belle. Certo, scritte prima della pubblicazione  del sondaggio.  Tanto più questa scelta di schieramento del Papa  emerito Benedetto mi  convince».
E che cosa significa il sondaggio per i vescovi, e in generale per le gerarchie  ecclesiastiche?
«Io  vorrei distinguere tra tre categorie  di prelati. Per i vescovi pronti  alle  riforme, e ne esistono in tutto il mondo, i risultati del  sondaggio significano  un grande incoraggiamento:  dovranno impegnarsi  apertamente  per le loro convinzioni, e non restare troppo timidi.  Secondo, per i conservatori che hanno le loro riserve:  dovrebbero  riflettere sulle loro riserve,  e dovrebbero ascoltare gli argomenti   dei rinnovatori. Terzo, per i vescovi reazionari, presenti non solo in  Vaticano ma in tutto il mondo, dovrebbero  abbandonare la loro  resistenza caparbia e scegliere la ragionevolezza  ».
che cosa  significa il sondaggio per la base, per i cristiani? Incoraggiamento   alla riforma dall’interno, come sognò invano Gorbaciov per il socialismo  reale e l’Impero sovietico?
«È importante il segnale che il  movimento  per la riforma all’interno della Chiesa ha dalla sua parte la  grande maggioranza dei fedeli. Il movimento  di riforma è appoggiato  dalla  base — movimenti di riforma come “Noi siamo Chiesa” — più di  quanto non sia apparso finora, più di quanto non sia appoggiato  all’interno della Chiesa ufficiale. È un fatto a livello internazionale».
Professore,  Lei da decenni chiede cambiamenti e aperture nella Chiesa,  fu il primo  e ne pagò le conseguenze.  Per Lei questo sondaggio è una vittoria, una  vittoria amara, o cos’altro?
«Non mi considero come vincitore,  non  ho condotto la battaglia per me ma per la Chiesa. Ho fatto evidentemente   molte esperienze amare, ma è bello vedere un cambiamento nella  direzione del Concilio Vaticano II. Ho avuto la grande gioia di poter  vedere ancora da vivo il successo delle  idee di riforma della Chiesa  per cui ho combattuto così a lungo, di poter vedere l’inizio della  svolta. Per me è un nuovo impulso vitale, come dice Benedetto, per  quest’ultimo tratto del percorso della vita che noi ora abbiamo davanti».
Papa Francesco che conseguenze dovrebbe trarre dai risultati di questo  sondaggio?
«Se  posso dargli un umile consiglio,  dovrebbe andare avanti con coraggio   sulla via su cui si è incamminato  e non avere paura delle conseguenze ».
Concretamente che significa?
«Spero  che usi l’arte del Distinguo che abbiamo imparato entrambi alla  Pontificia Università Gregoriana: dove c’è secondo il sondaggio consenso   nella Comunità ecclesiale dovrebbe  proporre una soluzione positiva   al Sinodo. Dove c’è dissenso dovrebbe  permettere e suscitare un libero   dibattito nella Chiesa. Dove egli stesso è di altra opinione rispetto  alla maggioranza dei cattolici, come sul sacerdozio per le donne,  dovrebbe nominare una task force di teologi e di altri scienziati, di  uomini e donne, per affrontare il tema».
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