vangelo e pace

 

buonaPasqua-1

Che fare di fronte alla cronica mancanza di pace nel mondo, di fronte alla permanente idolatria della tecnica militare e della corsa agli armamenti, di fronte al sovvertimento dei valori che spaccia per dovere eroico e patriottico quella che è soltanto mera barbarie? l’inaudito pensiero di Gesù nelle beatitudini del discorso della montagna consiste proprio nel cominciare dall’altro capo del filo. Non una preparazione militare sempre maggiore, ma il suo contrario, la totale inermità, dovrebbe rappresentare il fondamento del pensiero e dell’azione; invece di incutere per paura un’altra paura ancora maggiore, Gesù dichiarò beate le persone che cercano di sfuggire al circolo vizioso della violenza accettando la propria inermità, e rinunciano così ad ogni tipo di arma e che, invece di armarsi, intraprendono l’audace tentativo di vincere la loro paura e la loro angoscia partendo da Dio. Soltanto con una totale rinuncia alle armi e alla violenza, questa almeno era la speranza di Gesù, si arriverebbe finalmente a combattere ciò che rappresenta la radice di ogni male, cioè l’angoscia umana, invece di continuare, come è stato fatto finora, a peggiorare la nostra malattia lottando contro i sintomi dell’angoscia. L’umanità può armarsi fin che vuole, ma non si avvicinerà alla pace, anzi se ne allontanerà sempre più. Guardando in prospettiva allo sviluppo degli ultimi duemila anni questa visione delle cose non può che trovare conferma. Ma chi sarebbe già pronto a seguire questo criterio?

E.Drewermann

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messaggio di tenerezza

gattini con farfalle

Questa notte ho fatto un sogno, ho sognato che camminavo sulla spiaggia accompagnato dal Signore, e sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita, proiettati nel film, apparivano orme sulla sabbia: una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono.

Allora mi fermai guardando indietro, notando che in certi poti c’era solo un’orma … questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita, i giorni di maggior angustia, di maggior paura, di maggior dolore…

Ho domandato allora: “Signore, tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della m

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nessuno è straniero

straniero?

Il tuo Cristo era un ebreo,

la tua automobile è giapponese,

la tua pizza è napoletana, il tuo profumo è francese,

il tuo riso è cinese.

la tua democrazia è greca,

il tuo caffè è brasiliano,

il tuo orologio è svizzero,

la tua cravatta è di seta indiana,

la tua radio è coreana,

le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine,

i tuoi numeri sono arabi,

le tue lettere sono latine …

E … tu rinfacci al tuo vicino di essere “uno straniero”?

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non saremo mai come i poveri …

 

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Non saremo mai come i poveri, né parteciperemo in misura sufficiente alla loro passione. Al massimo possiamo essere loro alleati nella retroguardia, impegnati più con la loro causa che con la loro vita crocifissa. E non abbiamo ancora finito di imparare: dobbiamo ancora crescere molto prima di arrivare alla loro statura e meritare la loro comunione. Siamo tormentati dalla cattiva coscienza di non essere stati radicali come loro sono obbligati ad essere, né coerenti quanto potremmo essere

L.Boff

 

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la vita del cristiano (sec. Bonhoeffer)

crocifisso

vivere nel mondo al cospetto di Dio senza Dio

E non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo, etsi deus non daretur. Proprio questo noi riconosciamo, al cospetto di Dio! Dio stesso ci costringe a questo riconoscimento. La conquista della maggiore età ci porta dunque a u8n vero riconoscimento della nostra situazione davanti a Dio. Dio ci fa sapere che dobbiamo vivere come uomini che se la cavano senza Dio. Il Dio che è con noi, è il Dio che ci abbandona (Mc 15,34). Il Dio che ci fa vivere nel mondo senza l’ipotesi di lavoro Dio, è il Dio al cospetto del quale siamo in ogni momento. Con e al cospetto di Dio noi viviamo senza Dio. Dio si lascia scacciare dal mondo, sulla croce, Dio è impotente e debole nel mondo e così e soltanto così rimane con noi e ci aiuta. Il vangelo di Matteo (8,17) è chiarissimo: Cristo non aiuta in virtù della sua onnipotenza, ma in virtù della sua debolezza, della sua sofferenza!

Qui sta la differenza rispetto a qualsiasi altra religione. Il senso religioso dell’uomo lo indirizza, nel bisogno, alla potenza di Dio nel mondo. Dio è il deus ex machina. La bibbia indirizza gli uomini all’impotenza e alla sofferenza di Dio: solo il Dio che soffre può venire in aiuto. Solo in questo senso si può dire che l’accennata evoluzione del mondo verso la maggiore età sgombra il terreno da una falsa visione di Dio e apre la via verso il Dio della bibbia, che acquista potenza e spazio nel mondo per mezzo della sua impotenza. A questo punto dovrà inserirsi l’ ‘interpretazione mondana’.

D.Bonhoeffer, Resistenza e resa, Milano 1969, pp.264-265

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le classi dominanti

 

capitalismo europeo

La vita umana è indissolubilmente legata ad un’infrastruttura materiale. Per quanto alti siano i voli dello Spirito, per quanto profonde le immersioni della mistica, per quanto sia metafisico il pensiero astratto, l’essere umano dipende sempre da un po’ di pane, da un bicchiere d’acqua. In fin dei conti da una piccola porzione di materia.

Le classi dominanti sono, in un certo senso, fataliste, perché riescono solo a concepore il fututo come prolungamento, progresso, e miglioramento della struttura in cui esse sono inserite. Il loro futuro va verso un arricchimento ancor più sofisticato, arricchimento di cui esse detengono e controllano i meccanismi. Perciò sono, per loro specifica funzione storica, fataliste, si godono il loro presente e sono prive di un senso più trascendente del futuro, come creazione del nuovo, del diverso.

Le classi defraudate, non potendo contare sul passato, hanno un presente sinistro. Esse hanno a disposizione solo il futuro e i cambiamenti che potranno creare per loro migliori condizioni di vita. Per questo sono le uniche portatrici di vita.

L. Boff

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accendi in noi un fuoco

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O Spirito di Dio, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in noi quelli stesso fuoco che ardeva nel cuore di Gesù mentre egli parlava del Regno di Dio. Fa che questo fuoco si comunichi a noi, così come si comunicò ai discepoli. Fa che non ci lasciamo sopraffare o turbare dalla moltitudine delle parole, ma che dietro di esse cerchiamo quel fuoco che si comunica e infiamma i nostri cuori. Tu solo, Spirito Santo puoi accenderlo e a te dunque rivolgiamo la nostra debolezza, la nostra povertà, il nostro cuore spento, perché tu lo riaccenda del calore, della santità della vita, della forza del Regno. Donaci di comprendere il mistero della vita di Gesù. Donaci la conoscenza della sua persona, quella sublime conoscenza per la quale san Paolo lasciare perdere tutto. pur di comunicare alle sue sofferenze, e partecipare alla sua gloria

card. Martini

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dove si trova Dio

cuore di margherite

Narra una storia del buddismo zen che un monaco chiede al maestro, di uscire la monastero, che era in piena città, per salire sulla montagna e là incontrare Dio. Il maestro gli concede tre anni di tempo, terminati i quali va a trovarlo. Alla sua domanda se avesse già incontrato Dio, quello risponde: “Beh, penso proprio che ce la sto facendo, ma non ci sono ancora arrivato, dammi un altro po’ di tempo”. Il maestro acconsente: “Hai altri tre anni a disposizione”. Dopo tre anni il maestro ritorna. “E allora?”. Il monaco risponde: “Ci sono quasi. Ho già battuto alla sua porta, c’è solo da aspettare che apra. Ho bisogno di un ultimo spazio di tempo”. Il maestro se ne va; ma quando, tre anni dopo, ritorna dal monaco, questi gli confessa che Dio era arrivato ad aprirgli la porta, ma non si era ancora fatto vedere. Il maestro interroga: “Sei convinto di trovare Dio dietro la porta?”. Egli risponde: “A dire il vero, dopo nove ani, non ne sono più del tutto convinto”. E domanda al maestro: “Dove si trova Dio?”. Egli punta il dito verso la città:

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il sogno

vietato calpestare i sogni

solo l’essere umano sogna nel sonno e nella veglia mondi nuovi, dove esistono rapporti sempre più fraterni ed un nuovo cielo e una terra nuova.

solo l’uomo crea utopie. Le utopie non sono meccanismi di fuga facile dalle contraddizioni del presente. Esse appartengono alla stessa realtà dell’uomo come essere che continuamente progetta, disegna il futuro, vive di promesse e si alimenta di speranze.

sono le utopie che impediscono all’assurdo di impadronirsi della storia.

L. Boff

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