si può fare a dare davvero una mano!

Padova: si commuove per gli sbarchi, a 90 anni offre la sua casa ai profughi. La generosità di Mara Gambato

PROFUGHI

  

 Commossa dalle immagini degli sbarchi e dalla notizia del naufragio di 800 persone nel Mediterraneo, una anziana novantenne di Rubano (Padova) ha deciso di lasciare la propria casa ai profughi che sbarcano in Italia, affittandola per metà prezzo a una cooperativa che si occuperà della gestione dei richiedenti asilo.

«Diciamo che ci sono persone che sono cristiane a parole e persone che lo sono nei fatti», ha commentato.

La storia è raccontata dal Corriere del Veneto:

Quando alla tv sono passate le scandalose immagini di quelle 800 vite perse in mare, i fotogrammi di una tragedia che ha fatto inorridire l’Italia intera, Mara Gambato non ha avuto grossi dubbi. Ha chiamato i nipoti, ha traslocato a Padova, in una casa di sua proprietà, e ha consegnato le chiavi della sua villetta di Sarmeola di Rubano ad una cooperativa che si occupa di accoglienza dei profughi. Un regolare contratto di affitto (la 90enne si è accontentata di circa la metà del valore di mercato) che per dieci profughi provenienti da Gambia e Guinea Bissau rappresenta molto più di una nuova casa. «Quando ha sentito alla tv di quelle 800 persone morte in mare – ha raccontato Sergio Ventura, il nipote che ha curato per conto dell’anziana l’affidamento dell’immobile alla cooperativa – e quando ha visto l’immobilismo dello Stato e delle istituzioni ha deciso di fare qualcosa».

 
 

A gestire l’accoglienza in quella casa di via Borromeo (così come in quella di corso Milano, a Padova, e in molte altre case della provincia di Padova) è «Percorso Vita onlus» di don Luca Favarin. «Quando l’ho incontrata mi ha parlato anche della guerra e degli italiani all’estero – ha spiegato don Luca – e poi della difficoltà di assistere immobile a quei drammi. La mia impressione è che vedendo la tragedia quotidiana dei profughi abbia in parte rivissuto le difficoltà patite da lei, dai suoi amici e coetanei. È la dimostrazione di un’altra cultura veneta, che purtroppo spesso viene oscurata dall’intolleranza di certi»

 
 

Proprio il sindaco di Padova, Massimo Bitonci (Lega Nord), si sta però mettendo di traverso all’iniziativa: “Per contrastare l’arrivo di nuovi
clandestini in case private impugneremo i contratti di affitto che le cooperative hanno stipulato o si apprestano a stipulare.
Dimostreremo che l’operazione pilatesca di Alfano è illegale e non può proseguire”.

Uno dei profughi arrivati nelle scorse settimane:
profughi

un piano vergognoso per gli immigrati

Fondazione Migrantes: “Piano Ue per l’emergenza immigrati è vergognoso”

la Fondazione Migrantes della C.E.I.: “Il piano in 10 punti approvato dell’Ue è assolutamente debole e per certi versi vergognoso”

“Ancora una volta – denuncia il prelato – si pensa di contrastare i trafficanti e non tutelare le persone attraverso i canali umanitari, un piano sociale europeo nei paesi di arrivo dei profughi e migranti, la cooperazione locale”.

“Parole come affondare, distruggere, respingere, senza che siano accompagnate da parole come tutelare, salvare, accogliere, non hanno prospettiva”, ha detto il direttore della Fondazione Migrantes. “L’aspetto importante – ha spiegato – è contrastare i trafficanti, come già faceva ’Mare Nostrum’, ma al tempo stesso non dimenticare che ci sono vite da salvare. Se è vero che occorre un piano internazionale di intervento nel Nord Africa, deve essere di pace, di messa in sicurezza delle persone e di una collaborazione con tutte le realtà e le forze locali per combattere i trafficanti”.

tante scuse per nascondere il nostro razzismo

le 9 balle sull’immigrazione

(smentite dai numeri)

in un momento che registra  quotidianamente tanta intolleranza nei confronti di immigrati o rom non è male riflettere, magari in modo un po’ semplificato come nelle nove scansioni di A. Colasuonno qui sotto riportate, su quanti e quali stereotipi, pregiudizi o vere e proprie balle con i quali copriamo le nostre forme di razzismo:

immigrato

 

 Negli ultimi tempi fra le provocazioni di Salvini, i blitz di Borghezio e Casapound, le aggressioni in autobus o per strada ai danni di africani accusati di portare l’Ebola, gli scontri di Tor Sapienza, le esternazioni di Grillo circa il trattamento da riservare a chi arriva dal mare, il clima attorno agli stranieri si è di nuovo fatto abbietto e a tratti pericoloso. Ho voluto allora confutare punto per punto le argomentazioni più usate dai razzisti a vario titolo, tanto per fare chiarezza e dimostrare che il razzismo rimane un basso istinto che va semplicemente educato e soppresso e non ha alcuna ragione razionale per essere professato:

1) “Vengono tutti in Italia”

Gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Segue la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente.

2) “Li manteniamo con i nostri soldi”

Gli stranieri con il loro lavoro contribuisco al Pil italiano per l’11% , mentre per loro lo stato stanzia meno del 3% dell’intera spesa sociale. Inoltre gli immigrati ci pagano letteralmente le pensioni. L’età media dei lavoratori non italiani è 31 anni, mentre quella degli italiani 44 anni. Bisognerà aspettare il 2025 perché gli stranieri pensionati siano uno ogni 25, mentre gli italiani pensionati sono oggi 1 su 3. Ecco che i contributi versati dagli stranieri (circa 9 miliardi) oggi servono a pagare le pensioni degli italiani.

3) “Ci rubano il lavoro”

“La crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani”, è la Banca d’Italia a parlare. Il lavoro straniero in Italia ha colmato un vuoto provocato da fattori demografici. Prendiamo il Veneto. Fra il 2004 e il 2008 ci sono stati 65.000 nuovi assunti all’anno, 43.000 giovani italiani e 22.000 giovani stranieri. Nel periodo in cui i nuovi assunti sono presumibilmente nati, negli anni dal 1979 al 1983, la natalità è stata di 43.000 unità all’anno. È facile vedere allora che se non ci fossero stati gli immigrati, 22.000 posti di lavoro sarebbero rimasti vacanti. Questo al Centro-Nord. La situazione è un po’ più problematica al Sud, perché in un’economia fragile e meno strutturata spesso gli stranieri accettano paghe più basse e condizioni lavorative massacranti, rubando qualche posto agli italiani. A livello nazionale, ad ogni modo, il fenomeno non è apprezzabile.

4) “Non rispettano le leggi”

Negli ultimi 20 anni la presenza di stranieri in Italia è aumentata vertiginosamente, fra il 1998 e 2008 del 246% dice l’Istat. Eppure la delinquenza non è aumentata, ha avuto solo trascurabili variazioni: nel 2007 il numero dei reati è stato simile al 1991. Di solito si ha una percezione distorta del fenomeno perché si considerano fra i reati degli stranieri quelli degli irregolari che all’87% sono accusati di reato di clandestinità il quale consiste semplicemente nell’aver messo piede su territorio italiano.

5) “Portano l’Ebola”

L’Africa è un continente enorme, non una nazione. Le zone in cui l’Ebola ha maggiormente colpito sono Liberia e Sierra Leone. Da queste zone non giungono immigrati in Italia dove invece arrivano da Libia, Eritrea, Egitto e Somalia. I sintomi dell’Ebola poi si manifestano in 3 o 4 giorni e un migrante contagiato non potrebbe mai viaggiare per settimane giungendo fino a noi. Infine il caso ebola è scoppiato ad aprile 2014, nei primi 8 mesi del 2014 in Italia sono arrivati circa 100 mila immigrati e neanche uno che ci abbia trasmesso l’Ebola.

6) “Aiutiamoli a casa loro”

È la frase con cui i razzisti di solito si autoassolvono, come se aiutarli a casa loro non abbia dei costi e dei rischi, e come se i nostri governi non abbiano già lavorato per affossare questa possibilità. Nel 2011 il governo italiano ha operato un taglio del 45% ai fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, stanziando effettivamente 179 milioni di euro, la cifra più bassa degli ultimi 20 anni. Destiniamo a questo ambito lo 0,2 del Pil collocandoci agli ultimi posti per stanziamenti fra i paesi occidentali. Nel 2013 il Servizio Civile ha messo a disposizione 16.373 posti di cui solo 502 all’estero, in sostanza il 19% di posti finanziati in meno rispetto al bando del 2011.

7) “Sono avvantaggiati nelle graduatorie per la casa

Ovviamente fra i criteri per l’assegnazione delle case popolari non compare la nazionalità. I parametri di cui si tiene conto sono il reddito, numero di componenti della famiglia se superiore a 5 unità, l’età, eventuali disabilità. Gli immigrati di solito sono svantaggiati perché giovani, in buona salute e con piccoli gruppi famigliari (poiché non ricongiunti). Nel bando del 2009 indetto dal comune di Torino il 45% dei richiedenti era straniero, solo il 10% di essi si è visto assegnare una casa. Nel comune di Genova, su 185 abitazioni messe a disposizione, solo 9 sono andate ad immigrati. A Monza su 100 assegnazioni solo 22 agli stranieri. A Bologna su 12.458 alloggi popolari assegnati, 1.122 agli stranieri.

8) “Prova a costruire una chiesa in un paese islamico”

È l’argomento che molti usano perché non si costruiscano moschee in Occidente o perché si lasci il crocifisso nei luoghi pubblici. È un argomento davvero bislacco: per quale motivo se gli altri sono incivili dovremmo esserlo anche noi? E comunque gli altri non sono incivili. In Marocco i cattolici sono meno dello 0,1% della popolazione eppure ci sono 3 cattedrali e 78 chiese. Si contano 32 cattedrali in Indonesia, 1 cattedrale in Tunisia, 7 cattedrali in Senegal, 5 cattedrali in Egitto, 4 cattedrali e 2 basiliche in Turchia, 4 cattedrali in Bosnia, 1 cattedrale negli Emirati Arabi Uniti, 3 monasteri in Siria, 7 cattedrali in Pakistan e così via.

9) “I musulmani ci stanno invadendo”

Al primo posto fra gli stranieri presenti in Italia ci sono i rumeni che sono oltre un milione. I rumeni per la maggior parte sono ortodossi. In seconda posizione ci sono gli albanesi, quasi 600 mila, per il 70% non praticanti (lascito della dominazione sovietica) e, fra i rimanenti, al 60% musulmani e al 20% ortodossi. Seguono i marocchini, quasi 500 mila, quasi totalmente musulmani, e ancora i cinesi, circa 200 mila, quasi tutti atei. Dunque in larga parte gli stranieri in Italia sono cristiani, oppure atei, solo in piccola parte professanti l’Islam. “Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione”.

Andrea Colasuonno 

 

immigrati: retorica della solidarità e terzomondialismo o necessità?

lampedusa

a partire da un saggio di L. Manconi e V. Brinis sull’immigrazione – ‘accogliamoli tutti. una ragionevole proposta per salvare l’Italia, gli italiani e gli immigrati, il saggiatore –  condotto tutto al di là del ‘buonismo’, due articoli interessanti su questo problema, il primo di G. Lerner su ‘la Repubblica’, il secondo di A. Coppola su ‘il Corriere della Sera’, ambedue convergenti sul superamento della repressione che vede come prima finalità del governo il presidio delle frontiere, il respingimento o l’espulsione degli irregolari, e nell’accettare come necessaria la convivenza interetnica, ancorché faticosa, talora dolorosa, comunque la sola via per evitare il conflitto razziale indicato da tutti gli scienziati sociali (qui sotto i due articoli):

Immigrazione: barcone in difficoltà, persone in mare

Porte aperte L’Italia si salverà solo con gli stranieri

di Gad Lerner

in “la Repubblica” del 24 ottobre 2013

Accogliamoli tutti, gli immigrati. Ma siamo matti? Il titolo del pamphlet di Luigi Manconi e Valentina Brinis a prima vista sembrerebbe un’astuzia dell’editore, escogitato per turbare i benpensanti: Accogliamoli tutti. Una ragionevole proposta per salvare l’Italia, gli italiani e gli immigrati (il Saggiatore, pagg. 115, euro 13). Gli autori stessi, però, ci invitano a non cadere nella trappola. Accogliamoli tutti, con le dovute precauzioni, va preso alla lettera. La loro è tutt’altro che una provocazione estremista: si tratta di governare un flusso epocale, altrimenti lacerante. Tanto meno è un richiamo ai buoni sentimenti. Anzi. Se una precauzione innerva il saggio di Manconi e Brinis, non è certo quella di solleticare l’ostilità dei prevenuti, ma semmai di non figurare predicatori di bontà o, peggio, “buonisti”: l’orrendo neologismo abusato da anni nel dibattito pubblico sull’immigrazione, funestato dalla diffidenza e dal rancore. Manconi e Brinis enumerano le cifre avvilenti di una demografia che sembra destinare inevitabilmente l’Italia a trasformarsi in «una comunità sfilacciata e depressa, bolsa e senescente, incapace di innovazione e di invenzione». Fanno impressione, queste cifre: il censimento del 2011 registra circa 15.000 persone che si trovano nella fascia d’età 100-105 anni. Sono più di mezzo milione gli ultranovantenni. Complessivamente, gli italiani con più di 65 anni rasentano i 13 milioni. Invece i nostri vicini di casa, le popolazioni che abitano la sponda Sud del Mediterraneo, sono composte per quasi la metà di giovani al di sotto dei 25 anni. Prescindere da tale contrasto oggettivo sarebbe solo un’ingenua rimozione: qualsiasi modello di società futura implica un governo razionale dei flussi migratori, finalizzato, per quanto ciò sia possibile, a una loro ordinata integrazione. Nessuna “mielosa retorica” dell’accoglienza, dunque. Anche perché gli immigrati «non mostrano alcuna voglia di correre in nostro soccorso». Gli ostacoli frapposti in Italia all’instaurazione di contratti di lavoro regolari, ai ricongiungimenti familiari e alla continuità dei permessi di soggiorno, perpetuano una condizione servile e ne scoraggiano la stabilizzazione. Li abbiamo incoraggiati a sentirsi estranei. Più realisticamente, si tratta quindi di disinnescare il cortocircuito tra lo stato di marginalità in cui sono ridotti troppi immigrati; e la reazione deviante, irregolare, talora criminale che questa loro marginalità provoca. La ministra dell’integrazione Cécile Kyenge, che firma l’introduzione del pamphlet, trae la conseguenza politica di questo ragionamento: «Ai fini della sicurezza, fanno più i diritti della repressione». In altre parole, come scrivono Manconi e Brinis, «un’accoglienza dignitosa riduce significativamente insidie e minacce». Dunque è a fini utilitaristici — per il “nostro” bene — e non sulla base di un impulso di generica solidarietà, che va radicalmente capovolta la politica fin qui seguita in materia di immigrazione. Assumere come prima finalità dell’esecutivo il presidio delle frontiere, il respingimento o l’espulsione degli irregolari, è risultato miope oltre che velleitario. Ormai lo sappiamo. L’Italia, d’intesa con l’Unione Europea, deve pianificare con lungimiranza quegli ingressi che finora si è limitata a subire. Da sei mesi Manconi è presidente della Commissione diritti umani del Senato, ma gli argomenti proposti sotto la voce Accogliamoli tutti sono di natura empirica, piuttosto che giuridica. Comunque mai ideologici. Qui si esprime il sociologo da vent’anni impegnato nella rilevazione dei comportamenti delle comunità locali costrette a fare i conti con l’immigrazione. Siamo un paese che già oggi non potrebbe fare a meno dei suoi quasi 5 milioni di stranieri residenti, l’8% della popolazione. Basti pensare che vengono dall’estero il 77,3% dei (delle) badanti. Più della metà degli addetti alle pulizie. Più di un quarto dei lavoratori edili. Quasi un terzo dei braccianti agricoli. Se dunque possiamo considerare paradossali, retoriche, le domande poste da Manconi e Brinis — ci conviene espellerli? E se andassero via tutti? E se non venissero più? — ben più concreta appare

l’incognita che pende sul nostro futuro: è proprio inevitabile che a pagare il prezzo della faticosa integrazione degli stranieri debbano essere sempre e comunque i più poveri fra gli italiani? Benché il libro sia disseminato di numerosi esempi di integrazione riuscita nelle comunità locali, avvenuta spontaneamente o più di rado guidata da amministratori capaci, non c’è dubbio che il non governo del flusso migratorio ha alimentato un contrasto fra svantaggiati. Risultato peraltro conveniente ai soliti ben noti attori politici. Né la legge Turco-Napolitano del1998, né tanto meno la Bossi-Fini del 2002 hanno consentito la pianificazione armonica dei flussi d’ingresso, orientandoli nella ricerca di lavoro regolare e di soluzioni abitative razionali. Per questo Accogliamoli tutti si conclude proponendo non solo l’abrogazione del reato di clandestinità, ma anche l’introduzione del visto d’ingresso per ricerca di occupazione; in luogo dell’irrealistica pretesa della normativa vigente, secondo cui l’incontro fra domanda e offerta di lavoro dovrebbe realizzarsi (chissà come) nei paesi d’origine. Nessuna faciloneria. Nessuna celebrazione delle virtù del multiculturalismo. Il libro prende in esame anche i nodi più difficili da sciogliere in materia giuridica, come la poligamia e la mutilazione genitale femminile. Fenomeni certo ultraminoritari che necessitano di una gestione coerente con il nostro diritto, ma al tempo stesso finalizzata alla riduzione del danno. Per esempio la Coop ha risolto il problema della macellazione rituale della carne halal dopo un confronto con la Lega italiana antivivisezione: d’intesa con le comunità islamiche, si procede allo stordimento elettrico preventivo dell’animale da macellare, garantendo così la “convivenza dei valori”. Con la buona volontà, le mediazioni si trovano. Purché si riconosca che stiamo costruendo un nuovo modello sociale di cui l’immigrazione sarà componente vitale, non marginale. Lo Stato moderno europeo costruì quattro secoli fa il suo apparato repressivo nella lotta al vagabondaggio e nel contenimento dei pericoli sociali della miseria. Ma la distinzione fondata allora fra i “nostri” poveri da segregare e/o proteggere, mentre i poveri “forestieri” erano semplicemente da cacciare, non regge più le dinamiche della geopolitica e della demografia. Ne consegue, come scrive la Kyenge, che l’immigrazione deve farsi «progetto»; perché senza di essa non c’è ripresa né «risorgimento». Accogliamoli tutti è proposta che sgomenterà una classe politica sprovvista di visione storica, sballottata negli anni scorsi nell’oscillazione fra la pietà e lo spavento delle emozioni popolari. Temo che non sia pronta a discutere queste ragionevoli proposte per salvare gli italiani e gli immigrati. Perfino dopo la tragedia di Lampedusa abbiamo sentito ministri riproporsi portavoce di una funzione di mero contenimento; fingendo di ignorare che, mentre loro facevano la faccia feroce, in Italia si estendevano aree di irregolarità e marginalità. Inutili sentinelle di guardia a un bidone.

FOTO REPERTORIO DI CARCERI PER VOTO SU INDULTO

Manconi: perché conviene accogliere i migranti

di Alessandra Coppola

in “Corriere della Sera” del 24 ottobre 2013

Il tempismo è perfetto. A tre settimane dal più spaventoso dei naufragi nel Mediterraneo, nel pieno della discussione sul reato di clandestinità e sulla legge Bossi-Fini, esce per il Saggiatore un pamphlet dal titolo dirompente: «Accogliamoli tutti» (120 pagine, 13 euro). Spiazzante poi nel sottotitolo: «Una ragionevole proposta per salvare l’Italia, gli italiani e gli immigrati». A firmarlo sono in due: il parlamentare del Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela dei diritti umani del Senato, e la sociologa Valentina Brinis, direttrice del sito italiarazzismo.it . Lui presidente lei ricercatrice della Onlus «A Buon Diritto». Una provocazione? «No, non è quello l’intento. Direi che è un libro licenzioso e saggio», sorride il senatore. All’apparenza «audacissimo», nel suo sviluppo «si affida interamente a dati demografici, economici e sociali». Una scossa a un dibattito imbrigliato dalle ideologie, dalle reazioni di pancia e dai buonismi, sulla scorta di un’analisi saldamente fondata sulle leggi, sulle ricerche scientifiche, sui numeri. Gli autori la materia la conoscono. Luigi Manconi da tempo. Nel testo fissa una data autobiografica: Sassari, autunno del 1988, l’incontro con un venditore africano dal barista ribattezzato col cognome locale «Carboni», in un tentativo spontaneo d’integrazione. «La società italiana ha risposto all’immigrazione con una inesausta capacità di adattamento intelligente e razionale — riflette —. Ma ciò che ora serve, e che finora è stata debolissima, è la politica: quella centrale e quella locale. Una politica che abbandoni definitivamente l’idea dell’immigrato o del richiedente asilo come un nemico o una minaccia sociale». Governare il fenomeno con una visione di più ampio orizzonte, allora. E da subito, indicano gli autori, abrogare il reato di clandestinità, superare le barriere dei flussi con l’introduzione del visto d’ingresso per ricerca di occupazione. La solita bontà della sinistra? Per nulla: «Noi non vogliamo affatto bene agli immigrati», scrivono Manconi e Brinis, di nuovo sul filo della provocazione. «Nessuna retorica della solidarietà, nessun terzomondialismo — spiega il senatore —. La convivenza interetnica è necessaria, sempre faticosa, talvolta dolorosa, ma è la sola via. L’alternativa è il conflitto razziale». Lo indicano le cifre, lo confermano gli scienziati sociali: «Favorire la regolarizzazione degli immigrati, garantire loro i diritti di cittadinanza, incentivare l’integrazione è la condizione necessaria perché ci siano più sicurezza e più benessere per tutti, anche in tempo di crisi». Sono sempre gli studi a certificarlo: quando hanno i documenti e una condizione stabile, gli stranieri delinquono meno degli autoctoni. I demografi aggiungono che gli italiani invecchiano (12 milioni gli over 65enni nel Paese): una trasfusione costante di energie diventa indispensabile. E a leggere i testi di economia si scopre che, se la disoccupazione italiana cresce più di quella straniera, è perché il nostro sistema produttivo è vecchio, inadeguato, e ha ancora bisogno di lavoratori sottopagati, poco qualificati, spesso sfruttati. Come sono i migranti. Quel titolo così provocatorio, allora, «intende ribaltare stereotipi e luoghi comuni — conclude Manconi —. E vuole evidenziare il senso di una proposta politica e culturale che, in apparenza, è radicale ma che, nei fatti, si rivela assai equilibrata. E corrisponde alle esigenze del nostro sistema economico e sociale, ai problemi posti dal calo demografico e dal bisogno di nuova forza lavoro che manifestano importanti settori produttivi». Accogliamoli tutti, in sostanza, perché ci conviene.

tiro al bersaglio contro l’immigrato

immigrato

NAPOLI – Un immigrato vale l’altro, nel buio della mente dei balordi. Così, nelle sere d’agosto, tra i vicoli del centro antico, scatta il tiro al bersaglio sui ragazzi di colore. Passatempo criminale, lo sconvolgente “gioco” di un gruppo di giovanissimi. Due casi, avvenuti tra Forcella e il Duomo: due cittadini africani, un nigeriano e un senegalese, finiti sotto i proiettili di una banda, senza che vi fossero legami né liti pregresse tra vittime e aggressori. E ora l’associazione “3 Febbraio”, la rete antirazzista con sedi in tutta Italia, da sempre voce di chi è straniero e subisce soprusi, denuncia il preoccupante fenomeno. “Nelle ultime due settimane sono stati aggrediti con armi da fuoco due africani. Napoli non può fare finta che questo non accada – spiega Gianluca Petruzzo di “3F” – . Le forze dell’ordine fanno tutto quello che possono, ma c’è un problema di cultura e di sensibilità sul territorio. Abbiamo chiesto aiuto anche all’Arcigay, alla Cgil, ai presìdi di legalità e assistenza, purtroppo ad agosto tante finestre sono chiuse. Ora ci appelliamo anche al cardinale Sepe”.

IMMIGRATI – NAPOLITANO: solidarietà più forte della paura

Le immagini della spiaggia di Siracusa ”mostrano come – di fronte alla tragedia, quotidianamente vissuta a Lampedusa e altrove, di quanti cercano asilo fuggendo da guerre e persecuzioni – prevalga negli italiani un senso di umanitâ e solidarietâ piu’ forte di ogni pregiudizio e paura”. Lo dice Giorgio Napolitano in una nota.

 

Le immagini dei bagnanti che hanno aiutato i profughi sulla spiaggia di Morghella-Pachino, in Sicilia, trasmesse ieri in tv, “fanno onore all’Italia” perche’ mostrano come “prevalga negli italiani un senso di umanita’ e solidarieta’ piu’ forte di ogni pregiudizio e paura”. Lo afferma in una nota il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.”Le immagini trasmesse ieri dalla TV delle decine di bagnanti, sulla spiaggia di Morghella – Pachino, che si sono spinti generosamente in mare per aiutare profughi provenienti dalla Siria, in gran parte bambini, a raggiungere la riva mettendosi in salvo – si legge nella nota – sono di quelle che fanno onore all’Italia. Perche’ mostrano come – di fronte alla tragedia, quotidianamente vissuta a Lampedusa e altrove, di quanti cercano asilo fuggendo da guerre e persecuzioni – prevalga negli italiani un senso di umanita’ e solidarieta’ piu’ forte di ogni pregiudizio e paura”.

 

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