lo slogan blasfemo: “Dio, Patria, Famiglia”

Enzo Bianchi :

“Dio, patria e famiglia”

ecco perché quello slogan è una bestemmia

in  La Repubblica 

Siamo in un’ora in cui difetta il pensare, il riflettere, e anche il linguaggio ne risente. Non solo si impoverisce ma si fa rozzo, barbaro e ricorre agli slogan. D’altronde lo sappiamo tutti: quando manca il pensiero si alzano i toni e si fanno risuonare parole per provocare emozioni, e questo vale ovunque, fino ai comizi di piazza.

Essendo vecchio non dimentico le scritte sbiadite sui muri rimaste dall’epoca fascista: “Credere, Obbedire, Combattere!”, “Autorità, Ordine, Giustizia!”, “Dio, Patria, Famiglia!”.

Mi pare significativo che siano tornate a risuonare oggi: “Dio, Patria, Famiglia” è uno slogan che mi turba. Perché queste tre parole messe una dopo l’altra, fatte bandiera e labaro tra gente che si pensa forte, per me risuonano non solo come sinistre, ma come una bestemmia. Parole di un tempo e di una cultura che non vorrei vivere.

Come cristiano sono convinto che la parola “Dio” è un termine eminente ma insufficiente, dietro il quale si celano emozioni che sono proiezioni umane. La maggior parte delle immagini che ci forgiamo di Dio sono perverse. Come cristiano sono convinto che solo Gesù ha raccontato e mostrato chi è Dio.

Il Dio di Gesù non ama essere proclamato, né invocato contro qualcuno, ma ama che lo si pensi il “Dio con noi”. Non ha bisogno che lo difendiamo né che lo imponiamo nella società in cui viviamo. Gli si reca offesa se lo si strumentalizza come un elemento identitario, se lo si trascina nell’agone politico.

Quanto alla Patria, per fortuna la mia generazione non ha più servito l’ideologia nazionalista, un idolo in nome del quale, nelle guerre, si sacrificavano tante vite umane. Amiamo la nostra terra, ma anche quelle degli altri, convinti che “ogni terra per il cristiano è straniera e ogni terra straniera per il cristiano è patria”, come si legge in A Diogneto, il testo di un cristiano del II secolo, quando i cristiani potevano vivere come minoranze in dialogo e in pace nella marea pagana dell’impero romano. No, per noi oggi non è più bello morire per la patria.

Quanto alla “Famiglia”, quella che poteva essere invocata non esiste più, è andata in frantumi con il paternalismo, la sottomissione delle donne, l’impossibilità per i giovani di prendere la parola. Nasciamo in una famiglia e da essa siamo accolti, e questa è una grazia grande. Ma quando dobbiamo costruire una vita cerchiamo l’amore al di fuori della famiglia.

Significa che anche la famiglia è insufficiente: non dobbiamo farne un mito o un idolo. È necessario vigilare contro il familismo che forgia una ideologia non a servizio dell’amore umano, ma dei controllori dell’ordine morale.

Ci scandalizziamo se questi slogan sono gridati oggi in Russia dal potere religioso e da quello politico, ma poi permettiamo che siano proposte come programma nella nostra stanca e vecchia, ma sempre valida, democrazia. L’idolo è sempre un falso antropologico, fonte di alienazione. “Dio, Patria, Famiglia!”: tre parole che se gridate sono una bestemmia e dovrebbero rappresentare per tutti lo spettro di una prigione.

togliere i bambini rom alle loro famiglie – parola di assessora e per di più … donna – la replica di REYN

l’assessora Donazzan non ha dubbi: ‘per il loro bene’ i bambini rom vanno tolti alle famiglie per ‘educarli’

 la replica di REYN Italia

(Romani Early Years Network – Rete per la Prima Infanzia Rom)

Veneto

l’assessore regionale Donazzan

“Basta ipocrisia, togliere i figli ai rom per educarli”

La frase durante una discussione in Consiglio Regionale sull’inserimento scolastico. L’assessora ha anche rilanciato su Facebook: “Usare il buonsenso” Per educare i figli di rom e sinti bisogna toglierli ai genitori. A fare la controversa affermazione, che non è ancora una proposta, è l’assessora all’istruzione del Veneto, Elena Donazzan, che ha risposto così a un emendamento di un consigliere Pd che aveva proposto di sostenere l’inserimento scolastico dei bambini rom e sinti. Lo riporta La Nuova Venezia.

L’assessore ha anche rilanciato sul suo Facebook la sua frase, chiedendo di togliere “il velo dell’ipocrisia” e “usare il buonsenso”.

 

La Donazzan ha fatto il parallelo con una famiglia italiana. “Se un italiano si comportasse così con i propri figli, un assistente sociale glieli toglierebbe subito”. Per la Donazzan “se si vuole avere qualche speranza che vengano educati, bisogna togliere i bambini dagli 0 ai 6 anni ai genitori rom e sinti”. L’assessore ha spiegato che è d’accordo sul principio di educare, ma che è la situazione a non permetterlo.

Il consigliere Pd ha replicato: “Perché non si possono aiutare questi bambini come fanno altri Comuni, magari con un mediatore culturale? Non si possono togliere i bambini ai genitori, nessun magistrato lo farebbe”.

Reyn Italia scrive all’Assessora Donazzan

no all’antiziganismo, puntare sulle buone pratiche

In seguito alle dichiarazioni dell’Assessora Regionale Elena Donazzan («Se si vuole avere qualche speranza che vengano educati, bisogna togliere i bambini dagli 0 ai 6 anni ai genitori rom e sinti») la rete REYN Italia ha scritto e inviato una lettera alla rappresentante istituzionale. Di seguito la versione integrale del documento:

Gentile Assessora,

siamo una Rete nazionale formata da persone che lavorano a stretto contatto con le comunità rom nel campo dello sviluppo nella prima infanzia. Abbiamo seguito attoniti le sue affermazioni relative all’educazione dei figli dei rom e dei sinti che sono state riportate da diversi quotidiani – iIl Giornale di Vicenza, la Repubblica, Il Mattino di Padova, Il Giornale – e che lei stessa ha postato sulla sua pagina Facebook invitando “a togliere il velo dell’ipocrisia” e ad “usare il buonsenso”. Nel suo post sui social lei sembra confermare quella che ritiene possa essere una proposta applicabile, ovvero quella di “togliere i bambini dagli 0 ai 6 anni ai genitori rom e sinti”, affermando successivamente che “se un italiano si comportasse così con i propri figli, un assistente sociale glieli toglierebbe subito”.

A questo proposito, ci preme informarla che in Italia il 60% della popolazione rom e sinti è di cittadinanza italiana e solo 1 rom su 5 in Italia vive in emergenza abitativa, in condizione di esclusione sociale e precarietà economica.

Le sue affermazioni, oltre ad apparire pericolose, risultano palesemente discriminatorie e contrarie ai principi fondamentali sanciti dalla Costituzione.
La sottrazione di un figlio dalla propria famiglia rappresenta un provvedimento estremo che viene preso dall’autorità giudiziaria nei confronti di un soggetto con manifesta incapacità genitoriale, che non deve avvenire mai per motivi economici e comunque sempre applicato a situazioni individuali, nel maggiore interesse del minore. Peraltro l’allontanamento rappresenta sempre e comunque un evento doloroso per il bambino e per la famiglia, per cui va sempre ponderato. Si tratta di un provvedimento che riguarda indistintamente cittadini italiani e stranieri, rom e sinti compresi, in base alle valutazioni delle autorità giudiziarie, per cui è già una legge uguale per tutti.

Dalle sue dichiarazioni sembra che lei invece auspicherebbe una norma che permetta indiscriminatamente di togliere i bambini nella fascia 0-6 ai genitori rom e sinti in quanto intrinsecamente incapaci di educare i propri figli. Tale affermazione, oltre a stridere con i principi costituzionali, ci proietta in un passato non troppo lontano quando, in diversi Paesi europei, la sottrazione dei minori rom rappresentava il principale strumento per lottare contro quella che veniva definita la “piaga zingara”.

Ci preme ricordarle come il suo ruolo istituzionale le impone il preciso mandato di adoperarsi per rimuovere gli ostacoli che negano il pieno raggiungimento del diritto all’istruzione di tutti i bambini e i ragazzi, con particolare attenzione a chi i mezzi non li ha o vive in situazione di disagio socio-economico. Una vasta letteratura scientifica e numerose esperienze dimostrano come il denaro investito in politiche educative nell’età 0-6 anni, soprattutto per le fasce economicamente e socialmente più deboli, è vantaggioso sia in termini di risultati educativi e sociali che anche in termini meramente economici.

Il nostro Paese non ha bisogno di affermazioni sensazionalistiche e utili solo a incrementare un pericoloso antiziganismo.

Se ha intenzione di affrontare in modo serio e rigoroso il problema dell’infanzia che vive in condizione di precarietà economica e segregazione abitativa, di azioni utili se ne possono fare parecchie, iniziando da percorsi educativi inclusivi e di qualità per tutti che nell’esperienza internazionale della nostra Rete sono il risultato di azioni volte a rafforzare il coinvolgimento delle famiglie nei percorsi di studio dei bambini in condizioni di fragilità, a promuovere interventi educativi e strategie didattiche personalizzate e motivanti, avvalersi di personale specializzato nella mediazione culturale e educativa, sostenere le scuole perché possano attivare percorsi extrascolastici e non-formali per sostenere i bambini che hanno maggiore difficoltà nell’apprendimento.

Siamo in grado di fornirle molteplici esempi di esperienze virtuose ed efficaci consolidate in diverse città italiane, per questo restiamo a disposizione per un incontro che ci auguriamo voglia accordarci.

Le auguriamo una più approfondita riflessione sul tema,
e buon lavoro,

REYN Italia (Romani Early Years Network – Rete per la Prima Infanzia Rom)
https://reynitaliablog.wordpress.com/

papa Francesco chiama ‘famiglia’ una coppia gay

papa Francesco a coppia gay con i tre figli adottivi

«Benedizione apostolica alla vostra famiglia»

di Eletta Cucuzza
in “Adista.it” del 9 agosto 2017

 

“Io non ho paura” potrebbe essere il motto di papa Francesco per molte sue affermazioni che vanno ben al di là di catechismi, diritti canonici, tradizione, consuetudini e riflessioni teologiche. Non ha paura delle reazioni che di volta in volta esse suscitano. Rientra fra i suoi “passi più lunghi della gamba” ecclesial-moderata (e ecclesial-reazionaria) aver chiamato «famiglia» una coppia gay, e con tanto di benedizione apostolica. Toni Reis e David Harrad, sposatisi a Curitiba (Brasile) nel 2011 dopo una convivenza di 27 anni, hanno adottato tre ragazzi: Allyson (16 anni) e i fratelli Jessica (14) e Filipe (11). Ad aprile di quest’anno li hanno fatti battezzare, e hanno voluto raccontare la loro storia e la loro felicità per la grazia e il battesimo dei loro tre ragazzi in una lettera a papa Francesco, accompagnandola con foto della cerimonia, copia dei certificati e un particolare ringraziamento al capo della Chiesa cattolica.

Toni e David mai si sarebbero aspettati una risposta. Che invece è giunta, il 10 luglio, firmata da mons. Paolo Borgia degli Affari Generali della Segreteria di Stato vaticana, e le cui parole non potranno non rendere felici persone lgbt di tutto il mondo, i cui matrimoni non sono ammessi dalla Chiesa cattolica, secondo la quale – e viene ripetuto ad ogni pie’ sospinto – i contraenti per originare una famiglia devono essere esclusivamente un maschio e una femmina.

Nella risposta a firma Paolo Borgia si legge: «papa Francesco», che «ha apprezzato la lettera», «porge a voi anche le sue congratulazioni, invocando per la vostra famiglia l’abbondanza delle grazie divine, affinché viviate costantemente e felicemente la condizione di cristiani, come buoni figli di Dio e della Chiesa, e inviandovi una augurale Benedizione Apostolica, con la richiesta di non dimenticarvi di pregare per lui». La lettera, la cui foto è visibile all’indirizzo http://g1.globo.com/pr/parana/noticia/casal-gay-agradece-papa-francisco-por-batismo-de-filhos-evaticano-responde.ghtml, è corredata da una foto di Francesco autografata.

contraddizioni della nostra chiesa

 ‘chiesa contraddittoria, assolve gli omicidi ma non i divorziati risposati!’

intervista al biblista Maggi

 

 

<la chiesa  assolve gli omicidi, ma non i divorziati risposati!>.

Il biblista Alberto Maggi affida a un’esclamazione il suo più totale disappunto per quella che considera <una lampante contraddizione> nell’insegnamento del popolo di Dio. Con il pensiero rivolto a Cristo, <che più che unire sfascia le famiglie>, pur se non è solito discorrere del Sinodo, il religioso dei Servi di Maria accetta di buon grado di rispondere ad alcune domande sull’assise ormai alle porte. <Non mi attendo molto dal Sinodo>, ma, in quest’anno di Giubileo della misericordia indetto dal Papa, <spero in gesti concreti a favore dei risposati, dei preti uxorati e degli omosessuali>. Tre categorie <umiliate ed emarginate dalla Chiesa>.  

fra’ Maggi, quanto l’appassiona il dibattito pre sinodale?                                  

<Non più di tanto. I cambiamenti nella Chiesa vengono sempre dalla base e non dai vertici. I mutamenti sono rifiutati, ostacolati e contrastati dalle gerarchie. Poi, dopo un lungo lasso di tempo, vengono accolti… Quando ormai è troppo tardi>.

Al Sinodo quali cambiamenti potrebbero passare?                                                

<In ogni situazione, in ogni controversia, bisogna tenere presente il comportamento di Cristo: lui, tutte le volte che si è trovato a dover scegliere tra l’obbedienza alla Legge divina e il bene concreto dell’uomo, senza esitare ha sempre scelto quest’ultimo. Facendo il bene dell’uomo si è certi di fare anche quello di Dio>.

Un principio pìù sulla carta che nei fatti? 

<Troppo spesso per l’onore di Dio si è disonorato l’uomo e per il bene di Dio si è causata sofferenza agli uomini>.

In una recente intervista sul Sinodo, Francesco ha parlato di attese <eccessive>. Condivide?  

<Se lo dice il Papa… Lui conosce bene l’ambiente, sente sulla pelle le resistenze curiali al suo impegno per un cambiamento evangelico, ogni giorno si trova di fronte a muri di gomma e a veri e propri dispetti>.

Che tra il Pontefice e parte della Curia non corra buon sangue è risaputo.

<Proprio per questo Bergoglio va sostenuto e non lasciato solo, perché la sola cosa che frena i suoi avversari, come ai tempi di Gesù i sommi sacerdoti, è che ‘temevano la folla…’>.

Dal punto di vista biblico, quale è il filo rosso che unisce Antico e Nuovo Testamento sulla famiglia?

<Non c’è alcuna continuità e il messaggio di Gesù è il meno adatto per sostenere la famiglia patriarcale. Cristo più che unire le famiglie le sfascia…>.

Ovvero?

<Lui viene da una triste esperienza e da brutti rapporti con i suoi che lo hanno creduto pazzo e hanno tentato di rapirlo. Giovanni nel suo Vangelo non esita a scrivere che neanche i fratelli credevano in lui. E Gesù invita a liberarsi, per causa sua e del Vangelo, anche dai vincoli familiari più stretti quali quelli tra marito e moglie, genitori e figli>.

Quali sono le principali discrepanze che evidenzia fra l’insegnamento attuale della Chiesa sulla famiglia e quanto trasmette la Bibbia?

<Non credo che la Chiesa abbia l’autorità di mettere il naso nelle faccende familiari. Una Chiesa, che ha impiegato ben duemila anni per ammettere che nel matrimonio è importante anche l’amore dei coniugi oltre che la procreazione dei figli, sarebbe bene che tacesse su questioni per le quali non ha ricevuto alcun mandato dal Cristo>.

Nessun mandato? Vuole dire che quello di ottobre sarà un Sinodo illegittimo?

<La legittimità la dona lo Spirito Santo. Tanto più gli orientamenti, le scelte e le decisioni del Sinodo saranno all’insegna di una profonda umanità tanto più in queste si manifesterà il divino che alimenta e mantiene in vita la Chiesa>.

Intanto, sui mezzi di comunicazione il dibattito pre sinodale è tutto concentrato sul nodo dell’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati. Come se lo spiega?

<Perché è lampante la contraddizione di una Chiesa che rivendica giustamente il mandato del Cristo di poter perdonare i peccati, ma poi è incapace di concedere il perdono a chi, fallito il primo matrimonio, tenta una nuova unione. La Chiesa assolve gli omicidi ma non i divorziati risposati! Spero che in questo anno della misericordia ci siano gesti concreti a favore di tre categorie di persone umiliate ed emarginate dalla Chiesa: i preti sposati, gli omosessuali, i divorziati. Non è solo una questione di misericordia ma di giustizia>.
                                                                                                                            Giovanni Panettiere

la famiglia in radiografia in vista del sinodo straordinario

papa-francesco

 

 

 

 

 

in vista del sinodo straordinario dell’autunno prossimo sui problemi e le nuove modalità di fare famiglia oggi, in ambito cattolico si intensifica la riflessione e la discussione su tali problematiche

con la pubblicazione dell’ ‘instrumentum laboris’ che serve da base di discussione su tali problematiche la stampa registra appunto tale ulteriore intensità di riflessione e discussione: qui di seguito (con l’aiuto insostituibile del sito ‘finesettimana’) il link a una parte degli articoli apparsi un questi giorni:

 

Dai gay ai divorziati la svolta dei vescovi “Basta  condanne” di Paolo Rodari in la Repubblica del 27 giugno 2014

La difficile realtà delle coppie di fatto, i divorziati risposati e il nodo dei sacramenti, la denuncia del femminicidio e della pedofilia, la questione dell’omosessualità con il «no» al matrimonio gay ma la richiesta di maggiore attenzione pastorale alle coppie dello stesso sesso. Il coraggio delle ragazze madri e lo snellimento delle procedure per la nullità matrimoniale, la contraccezione e la difficoltà del popolo di Dio a seguire l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. C’è tutto questo nell’ Instrumentum Laboris,
La dottrina ecclesiastica è lontana dalla famiglia nelle forme in cui oggi è conosciuta”. È la stessa Chiesa ad ammettere questa distanza definita “preoccupante” all’interno dell’ Instrumentum Laboris, documento preparatorio in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia voluto da Papa Francesco, in programma in Vaticano dal 5 al 19 ottobre.
La «rivoluzione» di Francesco a proposito di morale sessuale, famiglia, matrimonio è soprattutto di approccio, stile, metodo. È in termini di attenzione, sensibilità, vicinanza senza pregiudizi che dal Vaticano spira aria fresca e nuova.
Di là dai singoli punti, l’essenziale lo dice l’arcivescovo Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, quando parla di «una Chiesa accogliente, in uscita» e di un documento che esprime «rigore e onestà nel non chiudere gli occhi di fronte ad alcun problema, per quanto inquietante o scomodo possa sembrare»…
“L’Instrumentum laboris, la traccia che orienterà il dibattito e che è stata presentata ieri mattina in Vaticano, offre una fotografia allarmante di quanto poco conosciuto sia l’insegnamento cattolico in fatto di morale sessuale, soprattutto in Europa e America… (ndr.: forse anche il magistero conosce troppo poco il modo di pensare di vivere di molti credenti)
L’impianto complessivo, pur privo dei toni definitivi di altri documenti vaticani emanati durante i pontificati di Wojtyla e Ratzinger, ribadisce la visione tradizionale della famiglia cattolica: fondata sul matrimonio fra uomo e donna e aperta alla procreazione. Ma all’interno di questo quadro che ovviamente non poteva essere smentito, si notano aperture e sforzi di comprensione delle nuove situazioni.

il questionario per il sinodo

rinnovamento

il questionario per il sinodo sulla famiglia

Qui sotto il questionario che hanno ricevuto i vescovi di tutto il mondo allegato al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre 2014. I vescovi sono stati invitati anche a consultare su queste domande associazioni, movimenti e gruppi. Cosa ne pensate? Su alcune questioni fondamentali si potrebbe pensare anche di redigere delle risposte, raccogliere adesioni e inoltrarle ai nostri rispettivi vescovi.
Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?

2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni
dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
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c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?

3 – La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione
a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?
c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?
e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?

4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?
In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili?
c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?

5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?

6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari
a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?
b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?
c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?
d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?

7 – Sull’apertura degli sposi alla vita
a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?
b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?
c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?
d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e
nella partecipazione all’eucaristia?
e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?

8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia
è un luogo privilegiato perché questo avvenga?
b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?
c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?

9 – Altre sfide e proposte
Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?

mai più distinzioni tra figli

 

famiglie-e-basta

Mai più distinzioni Si chiamano solo figli.

Famiglie e basta       LA NUOVA LEGGE.

Resta una sola definizione: figlio. Nel codice civile non ci sarà più nessuna distinzione tra bambini di nascita illegittima, adottati o naturali. La decisione è arrivata venerdì 12 luglio con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge sulla filiazione.
“E’ un fatto di civiltà, finisce una “distinzione che nella storia del Paese ha accompagnato drammi umani veri e propri”, ha commentato il premier Enrico Letta. Nella pratica si annuncia come una vera e propria rivoluzione. Ora il testo sarà esaminato dalle commissioni di Camera e Senato, prima di ritornare al consiglio dei ministri per l’approvazione finale. Il testo stabilisce ufficialmente la fine delle discriminazioni per i figli adottivi: nei casi di adozione piena, ossia che riguardi persona minorenne, si acquisisce lo stato di figlio “nato nel matrimonio”.
Esclusa, invece, l’equiparazione per gli adottati maggiorenni, per i quali non sorge alcun vincolo di parentela con i parenti degli adottanti. A essere toccati dal provvedimento inoltre vi sono numerosi ambiti. Innanzitutto l’asse ereditario: d’ora in avanti i figli, illegittimi o naturali o adottati, avranno gli stessi diritti e gli effetti successori varranno nei confronti di tutti i parenti, non solo dei genitori. Si sostituisce inoltre la nozione di potestà genitoriale con quella di “responsabilità genitoriale” . A essere modificati saranno numerosi articoli del codice civile che dovranno adattarsi alla giurisprudenza degli ultimi anni, così come stabilità dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale. Un capitolo è dedicato anche al disconoscimento della paternità: questo non potrà avvenire da parte di madre e padre una volta trascorsi cinque anni dalla nascita. A quel punto infatti la norma fa prevalere l’interesse del figlio a conservare lo Stato. “E’ una buona notizia per il nostro Paese”, ha commentato Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, “quando il Governo si occupa di politiche per l’infanzia. Negli ultimi anni questo è avvenuto sempre meno ed in maniera poco incisiva, quindi auspico che sia un segnale di come l’esecutivo voglia impegnarsi maggiormente nell’affrontare temi centrali per la famiglia e i minorenni”.

Da Il Fatto Quotidiano del 15/07/2013.

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