“cari figli vi chiedo scusa”

bruxelles905

attentati di Bruxelles

la lettera di una giornalista ai figli

“vi chiedo scusa, ero certa che vi avremmo risparmiato la guerra”

E’ una lunga lettera quella che la giornalista francese Béatrice Delvaux ha scritto ai suoi figli. Pubblicata sul giornale Le Soir all’indomani degli attentati di Bruxelles, è una lettera commovente, nella quale la giornalista si rivolge ai suoi ragazzi e, insieme, a un’intera generazione per chiedere scusa. Scusa perché, scrive,
Caro Tu, sono vent’anni che ti mento. Non ho che una scusa: io stessa ho creduto alle mie bugie per 20 anni. Ti ho venduto questo mondo come quello delle possibilità, dei grandi viaggi, di quegli spazi che tu potevi sondare… Io, io che ero certa che ti avremmo risparmiato la guerra, rinchiudendola nei libri di storia o in quegli aneddoti  che la nonna o il nonno ti raccontavano, eppure sbagliavo“.
Preoccupata per il futuro dei suoi figli e dei loro coetanei, la giornalista racconta l’orrore ma ricorda anche i passi avanti fatti negli ultimi decenni, dalla fine del servizio militare alla conquista dell’uguaglianza tra uomo e donna, ai matrimoni con persone delle stesso sesso:
Eravamo assolutamente certi di aver sotterrato quei demoni che avevano costruito i campi di concentramento, i genocidi, il napalm. i goulag. Goulag? Hai persino creduto che ti parlassi di un piatto ungherese. Ne abbiamo tanto riso, ricordi? Perché dovremmo aver paura? I nostri genitori l’avevano fatta la guerra, ma loro avevano anche, in seguito, costruito la pace. Loro stessi avevano dato vita a quell’Europa che doveva salvaguardarci dalle nostre follie, dalle nostre derive. Noi abbiamo davvero creduto in quel mondo che ti abbiamo promesso,  per la semplice ragione che l’abbiamo visto affermarsi. Abbiamo visto cadere i muri, le ideologie, le barriere, ma non erano che commerciali. Io, tua madre, ho approfittato dell’uguaglianza crescente con gli uomini, di quei diritti per cui abbiamo combattuto e che abbiamo inscritto nella legge. Io, tuo padre, non ho dovuto fare il servizio militare perché ho vissuto gli ultimi spasmi di quel mondo. Poiché non era più il momento delle armi, ma delle coscienze. Non era più il momento di invadere i vicini per sottometterli, ma di soggiornare da loro, farsi sedurre imparando la lingua dell’altro, in tenda, in camper o, ancora prima, con sacchi a pelo, per poi arrivare a quell’Erasmus che tu dovresti – dovresti? – fare tra qualche mese. Avevamo vinto l’odio – “Mai più tutto questo”, non era altro che uno slogan, era diventato un luogo comune, una convenzione, un’affermazione di diritto”.
Il dolore di quanto accaduto a Bruxelles si fa strada parola dopo parola nel lungo scritto:
Quindi, no! Io non volevo che tu vedessi quei corpi triturati, quelle carni esplose alla stazione di Maelbeek. Maelbeek, a due passi da casa tua, Maelbeek, centro di Bruxelles, con quel nome che suona come uno scherzo, che è un punto di ritrovo: “Ci vediamo a Maelbeek”, “Scendi a Maelbeek”, “Ci siamo baciati a Maelbeek”? Quindi, no! Io non volevo che tu ieri ascoltassi il pianto di quei bambini terrorizzati, persi nel fumo dell’esplosione, unico filo conduttore nell’orrore, mentre cercavano la fuga da quella metro sventrata, triturata, uccisa“. “Caro Tu – prosegue – Dopo la collera, la tristezza, è arrivo il tempo di chiederti scusa. Ti implorare il tuo perdono. Ma di dirti anche che sentirti qui, al mio fianco, mi dà la forza per raddrizzare la testa. E credere nel domani“.

mai più distinzioni tra figli

 

famiglie-e-basta

Mai più distinzioni Si chiamano solo figli.

Famiglie e basta       LA NUOVA LEGGE.

Resta una sola definizione: figlio. Nel codice civile non ci sarà più nessuna distinzione tra bambini di nascita illegittima, adottati o naturali. La decisione è arrivata venerdì 12 luglio con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge sulla filiazione.
“E’ un fatto di civiltà, finisce una “distinzione che nella storia del Paese ha accompagnato drammi umani veri e propri”, ha commentato il premier Enrico Letta. Nella pratica si annuncia come una vera e propria rivoluzione. Ora il testo sarà esaminato dalle commissioni di Camera e Senato, prima di ritornare al consiglio dei ministri per l’approvazione finale. Il testo stabilisce ufficialmente la fine delle discriminazioni per i figli adottivi: nei casi di adozione piena, ossia che riguardi persona minorenne, si acquisisce lo stato di figlio “nato nel matrimonio”.
Esclusa, invece, l’equiparazione per gli adottati maggiorenni, per i quali non sorge alcun vincolo di parentela con i parenti degli adottanti. A essere toccati dal provvedimento inoltre vi sono numerosi ambiti. Innanzitutto l’asse ereditario: d’ora in avanti i figli, illegittimi o naturali o adottati, avranno gli stessi diritti e gli effetti successori varranno nei confronti di tutti i parenti, non solo dei genitori. Si sostituisce inoltre la nozione di potestà genitoriale con quella di “responsabilità genitoriale” . A essere modificati saranno numerosi articoli del codice civile che dovranno adattarsi alla giurisprudenza degli ultimi anni, così come stabilità dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale. Un capitolo è dedicato anche al disconoscimento della paternità: questo non potrà avvenire da parte di madre e padre una volta trascorsi cinque anni dalla nascita. A quel punto infatti la norma fa prevalere l’interesse del figlio a conservare lo Stato. “E’ una buona notizia per il nostro Paese”, ha commentato Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, “quando il Governo si occupa di politiche per l’infanzia. Negli ultimi anni questo è avvenuto sempre meno ed in maniera poco incisiva, quindi auspico che sia un segnale di come l’esecutivo voglia impegnarsi maggiormente nell’affrontare temi centrali per la famiglia e i minorenni”.

Da Il Fatto Quotidiano del 15/07/2013.

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