il diario della piccola rom

 

Il diario di Sunita, scolara rom a Pisa diventa un libro – Repubblica.it

esce per Rizzoli la storia di una ragazzina che ha potuto studiare

la racconta Luca Randazzo, insegnante e scrittore

è una ribelle docile Sunita: «Questo diario è una cretinata. E’ un’idea della mia maestra per farmi scrivere. Ma io non scrivo niente ». Affida ai fogli di un quaderno il racconto delle sue giornate: «Me l’ero dimenticata la scuola, a furia di non andarci. Cioè, non dico il posto. Quello è sempre uguale, ma le materie

Sunita

Per esempio la matematica». Scanzonata, irriverente. Il suo campo è una baracca, fra i rom della Bigattiera, in mezzo alla pineta a Marina di Pisa: «Mia sorella Teodora non ha più vestiti. L’ho detto a Luca quando è venuto a prendermi. Praticamente fa troppo freddo e la mia mamma non può lavare». Perché al campo non c’è corrente elettrica e nemmeno una lavatrice da quando quel pezzo di terra è diventato un accampamento irregolare: «La mia mamma ha preso due pentoloni e li ha riempiti d’acqua. Meno male che ne usciva abbastanza dal tubo… Ha scaldato l’acqua sulla stufa… C’erano così tanti panni stesi che pareva un labirinto».

Sunita ha dieci anni quando comincia a scrivere il suo diario e quando Luca e Clelia la accolgono nella loro casa come affidatari. “La scuola è una pizza ma io ci vado lo stesso” è il sottotitolo del libro “Diario di Sunita” (pp. 251, euro 18) appena pubblicato da Rizzoli e firmato da Luca Randazzo. Maestro in una primaria di Pisa, nato a Milano, Randazzo abita a Pisa, città nella quale si è laureato in Fisica. «Sunita è una ragazzina che esiste per davvero e che ho incontrato nella scuola dove insegno, la Don Milani» racconta. Un giorno comincia a scrivere il suo diario: «Sì, è stato nell’anno in cui ha vissuto in casa nostra – riprende Randazzo che ha già pubblicato altri libri per ragazzi, “Le città parallele” (Salani 2008) e “L’estate di Giacomo” (Rizzoli 2014) – .

Sunita era in famiglia con mia moglie e le nostre figlie e nel fine settimana la riportavamo dalla sua vera famiglia». Il diario della ragazzina è ispirato a un quaderno pieno di note realmente esistito e custodito dal maestro. L’idea di Randazzo parte da lì ma la storia viene rielaborata: «Nella realtà Sunita è umbra, ma la sua famiglia è rom di origine macedone. Lei non è mai stata in Macedonia eppure appartiene a quella nazionalità». Il diario ripercorre la fatica di chi non ha diritti, di chi è invisibile, di un’infanzia cresciuta ai margini di tutto. Lo fa con un tono lieve e a tratti ironico. Lo sguardo di Sunita non è mai cupo: ma capace di stupirsi per una lezione di calcio, per aver imparato a scrivere in corsivo, per poter decidere di non mangiare i broccoli nella casa dei “gadze” come i rom chiamano gli altri, i “non rom”.

«I proventi del libro andranno tutti all’associazione Articolo 34 di Pisa » spiega l’autore impegnato a lavorare nel volontariato e nell’integrazione. Uno dei momenti più divertenti e amari al tempo stesso delle pagine di questo diario è quando la bambina viene portata dalla dentista e lei fa il confronto con la sua mamma (vera) che ha mille carie e dal dentista non ci è mai stata: «A casa dei gadze si lavano tutti i denti. Perfino Bianca che non ne ha ancora perso uno. (…) A me lavarmi i denti mi piace, anche se mi sembra strano. A casa mia non lo fa nessuno. A parte che non abbiamo lo spazzolino ». Un altro momento di ironia è quando fa il confronto tra la sua seconda famiglia dove tutti stanno a tavola per cena e la prima dove non c’è nemmeno una tavola: «Ieri mi sono messa sotto le coperte con tutta la testa. Non ho fatto nemmeno in tempo a coprirmi che Clelia aveva già tolto la coperta e si era seduta accanto a me.

Dice che in quella casa si mangia tutti insieme, che è un momento in cui ci si raccontano le cose (…). Ma che cretinata è dico io? Se non voglio mangiare cosa ci sto a fare a tavola?». E poi «che schifo la cucina di Luca » con i broccoli, Sunita li detesta, mentre ama quello che trova al campo «dove ognuno mangia quando vuole e ci sono sempre patatine e Coca-Cola». E adesso dov’è

 

Sunita e tutta la sua famiglia? “A casa mia – risponde lo scrittore – li ospito per qualche giorno fino a che non trovano una casa in affitto”. Ha un appartamento grande? “Centometri quadri, un solo bagno. Siamo in dodici”. Questione di generosità e di sentire addosso come un comandamento le parole di uno striscione in una delle tante proteste dopo lo sgombero del campo diventato abusivo a  Pisa, c’era scritto: “siamo umani”.

 
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