a Napoli un assurdo divieto a p. Zanotelli di pregare nel campo dei rom

il Comune vieta l’ingresso ai religiosi nel campo rom

di ANTONIO DI COSTANZO 

A guidare la delegazione ci sono il padre comboniano Alex Zanotelli, il gesuita Domenico Pizzuti, il pastore valdese Thesie Mueller e quello battista di via Foria Jiame Castellanos. Con loro altri religiosi. Si presentano davanti al cancello del campo rom allestito dal Comune in via del Riposo, ma il vigilante li blocca: «Senza il permesso del Comune non potete entrare». Padre Zanotelli spiega che sono lì per un momento di preghiera, di solidarietà, ma la guardia giurata è irremovibile. Stesso discorso dalla pattuglia della polizia municipale arrivata a controllare i 20 religiosi riunitisi alla vigilia di Pasqua per pregare con i rom nel campo, dove sono stati allestiti container per 73 famiglie, una parte di quelle sgomberate da via delle Brecce.  «Siamo in pochi – dice una rammaricata Felicetta Parisi, collaboratrice di Zanotelli – si va a manifestare contro il razzismo ovunque, si organizzano cortei a Pontida, ma oggi in pochi sono venuti qui per denunciare questa vergogna».

Padre Pizzuti avanza appoggiandosi sul bastone sul marciapiede scalcinato: «Dobbiamo farci sentire, urlare come dice Papa Francesco». L’anziano religioso è amareggiato anche perché i rom non escono dall’accampamento. «Dovete allontanare i giornalisti altrimenti non si avvicinano», dice un agente della municipale. «E la libertà di informare?», ribatte Pizzutti. I manifestanti restano fuori e a nulla valgono i tentativi di coinvolgere i nomadi, neanche quando i pochi giornalisti presenti si allontanano. I rom restano dietro le cancellate, nel centro allestito in via del Riposo che il Comune continua a dire che non è una prigione ma un luogo aperto, anche se l’ingresso è vietato. «Per ragioni di sicurezza » spiegano i vigili urbani, anche davanti a 20 religiosi arrivati per pregare. «Restano lì dentro perché hanno paura, temono ripercussioni », dice Felicetta.

Zanotelli attacca Il Comune:

“I rom in un pollaio, questa sarebbe la città accogliente?”

Padre Zanotelli smorza le polemiche per la scarsa adesione alla manifestazione: «Siamo quattro gatti? Non importa. Siamo quelli che dovevamo essere. Questa era un’iniziativa religiosa, non aspettavamo chi sa chi». Anche se aggiunge: «Il problema rom non è sentito neanche dai credenti, è doloroso constatare che continua il pregiudizio, ma non possiamo accettare che queste persone vengano trattate così». Il missionario è durissimo contro il Comune: «Questo luogo è inaccettabile. È un pollaio, guardate come vivono, sembra proprio un pollaio. Anzi, riprendo la definizione di Amnesty internazional: è un lager. E poi loro sono qui dentro, ma ci sono altre 800 anime sparpagliate, famiglie divise. È inutile che il Comune dica che ha provveduto a 130 persone, non è che si può buttare via la gente così. Sono amareggiato dall’intervento dell’amministrazione cittadina, vorrei sapere anche se quest’area è bonificata o no visto che dicevano che il campo di Gianturco fosse tossico. Perché continuare a spostare i rom di Napoli? Li continuano a trasferire oppure fanno in modo che vadano via: questa è una sorta di mobbing. L’ultimo sgombero l’hanno anticipato di tre giorni per buggerarci. A de Magistris chiediamo che ci sia finalmente una politica per i rom, ci sono in prefettura 16 milioni inutilizzati».

Non serve a smorzare le polemiche una telefonata che arriva a Zanotelli dall’assessore comunale al Welfare, Roberta Gaeta. La preghiera è terminata e il campo è rimasto vietato ai religiosi.

il contratto coi sinti per poter … esistere!

Pulizia, bimbi a scuola, cani vaccinati e niente roghi o schiamazzi. Il contratto stipulato tra il Comune e i nomadi

La prima pagina dello 'schema del contratto'

così  Silvia Senette ricostruisce il ‘contratto’ tra il Comune di Lucca e i sinti che da sempre sono a Lucca:

LUCCA, 28 agosto

Nella conversazione avvenuta ieri e riportata nell’articolo sull’inaugurazione dei contatori singoli al campo nomadi di via delle Tagliate, il dirigente del servizio alle politiche sociali del Comune di Lucca, Graziano Angeli, aveva riferito di un precedente importante nei rapporti tra la pubblica amministrazione locale e gli ospiti ormai stanziali su suolo pubblico lucchese.

“Il primo passo”, ci aveva raccontato Angeli, “era stato, lo scorso novembre, l’introduzione di una contribuzione forfettaria mensile di cinque euro a testa per ciascuno degli ospiti residenti, minori inclusi, e la sottoscrizione di un contratto condiviso per il rispetto di poche ma fondamentali norme di comportamento”. Una serie di regole e punti fermi destinati a cambiare gli assetti della permanenza della comunità rom e sinti e a migliorare l’integrazione con i regolari contribuenti.

E il decisivo passaggio alle utenze singole e regolarmente saldate dai consumatori era già incluso nel documento sottoposto ai nomadi dal Comune e sottoscritto dai titolari di ciascuna delle 23 piazzole data in usufrutto per la durata di un anno. Il contratto, datato ottobre 2012, è intitolato “atto di autorizzazione alla permanenza temporanea sull’area di via delle Tagliate e concessione provvisoria di uso della piazzola” e a farsi garante per l’amministrazione civica è lo stesso dirigente del servizio.

Presso la sede comunale di via S.Giustina, Angeli ha incontrato i capofamiglia a cui sono stati illustrati punto per punto i contenuti del contratto, anticipati dalla seguente premessa: “Sull’area di via delle Tagliate, fin dagli anni novanta, sono stati realizzati – anche con specifici contributi della Regione Toscana – manufatti ad uso comune per consentire temporaneamente l’ospitalità di roulotte, camper e case mobili di nuclei familiari formati prevalentemente da rom e sinti, nell’ambito di piazzole appositamente delimitate; i nuclei ospitati sono stati individuati, nel tempo, con ordinanza del sindaco, periodicamente rinnovata sulla base delle indicazioni del servizio sociale”.

Chiarito e sanato il pregresso, il documento entra nel vivo esplicitando che, archiviando quanto è stato, da ora “si rende necessario convenire impegni diretti tra il Comune e ciascuno dei nuclei familiari che si trovino ad essere ospiti dell’area”. Da qui in poi, il contratto enuncia gli otto articoli fondamentali destinati a regolare i rapporti tra le parti. Il primo e l’ultimo, come espressamente citato in calce al documento, racchiudono i fondamenti imprescindibili dell’accoglienza.

“Articolo 1: entro il 30 novembre 2013 il servizio sociale verificherà il permanere delle condizioni che hanno determinato l’autorizzazione iniziale allo scopo di poter valutare la conferma dell’ospitalità sull’area anche per l’anno successivo, tenendo conto – in particolare – dell’impegno profuso dagli adulti e dai minori che abbiano assolto l’obbligo scolastico nella ricerca di un’occupazione o in un percorso di formazione professionale e, comunque, del positivo inserimento nel contesto della città oltre che del rispetto delle condizioni che regolano la permanenza e le corrette modalità di utilizzazione dell’area e della piazzola”.

Vale a dire che, se si vuole sperare in un rinnovo della concessione, c’è tempo un anno (ormai manca un solo trimestre) per dimostrare di essersi dati da fare – i grandi sul fronte occupazionale, i piccoli su quello scolastico – e di aver rispettato l’area assegnata. Il concetto di “rispetto” viene chiarito nei sei punti successivi: “auto e furgoni devono essere parcheggiati al di fuori del campo”, il transito è consentito “solo per carico e scarico, e comunque a velocità inferiore a 30 km orari”, ogni nucleo familiare è responsabile della piazzola e deve “provvedere alla cura, alla pulizia ed alla buona manutenzione della stessa, eseguendo a proprie spese eventuali riparazioni per i danni causati”,  i componenti del nucleo familiare devono “obbligatoriamente comunicare al dirigente del settore politiche sociali eventuali periodi di allontanamento”, si possono ospitare persone estranee al campo, purché “in regola con la vigente legislazione italiana” e per un tempo massimo di 30 giorni, comunicando i nominativi “tempestivamente al dirigente”.

Infine, ciascun firmatario si è impegnato nero su bianco a “garantire la frequenza a scuola dei figli sottoposti all’obbligo scolastico”, “tenere i cani vaccinati e iscritti all’anagrafe canina”, “non accumulare rifiuti negli spazi comuni dell’area”, “non custodire più di due bombole di gas piene per ogni roulotte”, “non accendere fuochi”, “non costruire tettoie o strutture abitative o ricreative”, “non danneggiare le strutture né manomettere gli impianti di servizio” e “non effettuare schiamazzi o rumori molesti, in particolare nella fascia oraria 24-6”.

L’articolo 4 è il più sintetico ma anche il più chiaro ed è il presupposto che ha portato ieri Geal ad attivare i contatori singoli per l’addebito del flusso idrico: “Il nucleo familiare si fa carico dei consumi di acqua ed elettricità”.

A chiudere l’asettico documento, il decisivo articolo 8: “In caso di mancato rispetto delle regole di cui alla presente scrittura, il nucleo familiare verrà formalmente richiamato a ripristinare le condizioni in un termine non superiore ai trenta giorni. In ogni caso, qualora, nei termini del richiamo, non siano ripristinate le condizioni relative agli impegni assunti, la presente scrittura privata sarà immediatamente ed unilateralmente risolta da parte della amministrazione comunale con conseguente decadenza della autorizzazione alla permanenza nell’area e della concessione della piazzola”.

Un contratto chiaro, inequivocabile e ricco di prescrizioni e clausole precise, in grado di contemplare nelle cinque pagine di scrittura ogni possibile infrazione o situazione si possa presentare, anticipando effetti e decisioni in capo a Palazzo Orsetti. Ciò nonostante nessuno dei 23 capofamiglia ha battuto ciglio e, ben consapevole del fatto che la concessione delle piazzole è tutto tranne che atto dovuto, gli ospiti del campo di via delle Tagliate hanno sottoscritto il documento impegnandosi per sé e per i propri familiari al rispetto delle regole di convivenza.

Regole che, a quanto ci risulta, nei nove mesi appena trascorsi non hanno visto deroghe o infrazioni clamorose. Neppure quando, ieri, sono stati installati i contatori singoli per la lettura dei consumi di acqua.

Silvia Senette

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