la pace viene derisa, troppi vogliono la guerra

“catastrofe nucleare vicina, troppi vogliono la guerra”

intervista a Carlo Rovelli,

a cura di Cristina Benenati

L’uomo del giorno, dal palco del Primo Maggio, aveva previsto quasi tutto: «Ogni volta che provo a dire qualcosa di politica, qualcosa che riguarda l’interesse di tutti noi, c’è subito qualcuno che mi grida: “Taci Rovelli, occupati della tua scienza, lascia perdere la politica!”». È andata esattamente così e adesso, racconta il fisico al telefono, «sono subissato di messaggi». Colpa di quelle parole pronunciate al concertone dal divulgatore scientifico che la rivista Foreign Policy ha inserito tra i
cento migliori pensatori globali:

«È ragionevole che in Italia il ministro della Difesa sia stato per anni legato a una delle più grandi fabbriche di armi del mondo, Leonardo? E sia stato presidente della Federazione dei costruttori di armi? Il ministero della Difesa serve per difenderci dalla guerra o per aiutare i piazzisti di strumenti di morte?». Risposta, neppure troppo gelida, di Crosetto: «Quando avrà tempo lo inviterò a pranzo così gli faccio conoscere la persona, e dorme tranquillo.
Ne approfitterò per farmi spiegare la fisica di cui sono un grande appassionato».

Professor Rovelli, immaginava si scatenasse un finimondo del genere?

«Sono arrivati centinaia di messaggi, sono stato subissato. Insieme a tantissimi messaggi positivi, anche qualche insulto, pure forte, come è ovvio che sia. Ma quello che è importante è che la politica ascolti, che stia a sentire queste parole: questo è quello che conta. Invece di usare le nostre risorse per fare ospedali, scuole, musica, lavoro, le cose buone del mondo, le usiamo per fare armi per ammazzarci l’un l’altro. Si può essere più stupidi di così?».

Accetterà l’invito del ministro Crosetto?

«Ho apprezzato molto i modi eleganti e signorili del ministro. Però non si tratta di una questione personale, ma di una questione politica che vorrei discutesse il Paese».

Dunque, niente incontro?

«Se avrà piacere di incontrarmi, non dico di no. Non mi tiro mai indietro se si tratta di un incontro e un confronto con chi si dimostra intelligente e interessante. Ripeto, però, non è una questione personale e vorrei se ne discutesse nel Paese, non a cena in due. Qualche giorno fa il ministro ha
parlato di un suo gesto cortese di aiuto a una signora mentre si trovava in farmacia, questo mi è piaciuto molto».

Resta il messaggio politico…

«Stiamo andando verso una guerra che cresce e invece di cercare soluzioni i Paesi si sfidano, invadono, soffiano sul fuoco della guerra e la tensione internazionale non è mai stata così alta come adesso. Tutti dicono “pace”, ma poi molti aggiungono che prima bisogna vincere. Volere la pace, ma dopo la vittoria, significa volere la guerra, ovviamente. Ci sono decine di migliaia di bombe nucleari pronte a esplodere, puntate sulle teste di tutti, da una parte e dall’altra e non siamo mai stati
così vicino ad una catastrofe nucleare come adesso. È una follia».

Nel suo intervento ha parlato direttamente ai giovani:

«Le cose del nostro mondo che amiamo sono state costruite nel passato da giovani che hanno saputo sognare un mondo migliore – ha detto – anche a costo di rovesciare tutto qualche volta. Attaccare la Bastiglia, bruciare il Palazzo d’Inverno». E ancora: «Il pianeta voi potete cambiarlo. Non da soli, ma insieme sì».
«L’invito è a impegnarsi per le questioni serie e a lunga distanza. Ho parlato anche di clima, di catastrofe ecologica, di diseguaglianze».

E allora cosa chiede ai ragazzi?

«L’invito è a prestare attenzione, a non trascurare quello che sta succedendo. Ribadisco: sono  assolutamente sorpreso dalle reazioni di affetto e interesse che hanno suscitato le mie parole».

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