la festa di Dio “per i cattivi e per i buoni”

Dio preparatore di feste

piace così, a p. Agostino Rota Martir, leggere il vangelo: non da una canonica ma da un ‘villaggio’ rom, e guardare a Dio e definirlo come ‘preparatore di feste’, non, moralisticamente, solo per buoni, ma per tutti i suoi figli, ‘per i cattivi e per i buoni’, così come ci dice Gesù nel vangelo di questa domenica, scartando solo chi si mette fuori contesto da solo perché incapace di aprirsi alla gioia della festa

 

p. agostino

qui di seguito il suo commento al vangelo della domani:

 

 

Dalla vigna al Banchetto di nozze.

Dal lavoro alla festa.

Dai campi ben allineati di una vigna ai crocicchi delle strade.

 

Noi preti in genere, ci troviamo più a nostro agio con l’invito al lavoro nella vigna, un po’ meno con quello della festa. Purtroppo, lo riconosco vero anche in me!

Ci affascina di più una fede “operosa” e dinamica rispetto a quella che emerge da questa parabola: un re che invita tutti alle nozze del Figlio, ma proprio tutti.

Noi abbiamo la tendenza a catalogare: buoni e cattivi, giusti e colpevoli, credenti e atei.. possibilmente gli uni da una parte, gli altri dall’altra, in posti ben separati come al teatro o allo stadio, giusto per non alimentare confusione.

Insomma una fede lineare, con un’identità forte e chiara, quasi granitica sempre pronta a dare risposte sicure ad ogni domanda.

 

Ecco, ci va un pochino stretto quel Dio che scombussola il tavolo delle nostre regole, che cambia facilmente le carte in tavola e che perde tempo ad organizzare feste e banchetti ad ogni occasione.

 

La festa invita a ridere con i poveri, a cantare con gli emarginati, a giocare con i delinquenti..chi non ha compreso che invitare alla tavola della festa è più importante che dar da mangiare, chi non ha recepito che il tempo delle condivisioni, della gratitudine del sorriso è più importante che il dono di beni di consumo, allora si, ciò è molto triste.“ (Claude Dumas, sacerdote Sinto Francese)

 

“Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?” Appunto senza la gioia, il sorriso della festa, la festosità dello stare insieme..

 

Perché, me lo chiedo spesso, noi siamo più solleciti a organizzare pranzi e cene per i poveri, per i senza tetto, per i barboni.. ma spesso disertiamo le feste preparate dai poveri?

Diamo la priorità ad altri impegni, forse più importanti (preparare corsi di formazione per operatori pastorali..) O forse, per timore di essere trovati senza l’abito nuziale?

 

Di certo Dio sorriderà di noi e della nostra convinzione di stare a lavorare per il suo regno, mentre Lui partecipa alla festa, mangiando e danzando la gioia di stare insieme ai suoi prediletti.

 

 

 

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