sempre più cattivi e sempre più razzisti … linciaggio di una rom per tentato furto

Roma

l’odio viaggia anche in metro

rom pestata davanti alla figlia per un tentato furto

La giovane aggredita brutalmente alla presenza della piccola. Il drammatico racconto della giornalista insultata dalla folla per aver cercato di fermare il pestaggio

di GABRIELE ISMAN

Roma sempre più cattiva e sempre più razzista

Capita così che alla fermata San Giovanni della Metro A una giovane rom tenti di rubare il portafoglio a un passeggero.
Con lei una bambina di 3-4 anni. Il furto viene sventato: come racconterà su Facebook Giorgia Rombolà, giornalista di Rai News 24,
“ne nasce un parapiglia, la bambina cade a terra, sbatte sul vagone. Ci sono già i vigilantes a immobilizzare la giovane (e non in modo tenero), ma a quest’uomo alto mezzo metro più di lei, robusto (la vittima del tentato furto?) non basta. Vuole punirla. La picchia violentemente, anche in testa. Cerca di strapparla ai vigilantes tirandola per i capelli. Ha la meglio. La strattona fina a sbatterla contro il muro, due, tre, quattro volte.
La bimba piange, lui la scaraventa a terra”.
Rombolà interviene prima urlando all’uomo di non picchiare la ragazza, poi cercando di fermarla. I vigilantes poi riescono a portare via la rom, l’uomo robusto se ne va, ma a bordo del treno la giornalista si ritrova circondata.
“Un tizio che mi insulta dandomi anche della puttana dice che l’uomo ha fatto bene, che così quella stronza impara. Due donne (tra cui una straniera) dicono che così bisogna fare, che evidentemente a me non hanno mai rubato nulla.
Argomento che c’erano già i vigilantes, che non sono per l’impunità, ma per il rispetto, soprattutto davanti a una bambina. Dicono che chissenefrega della bambina, tanto rubano anche loro, anzi ai piccoli menargli e ai grandi bruciarli”.Ancora Rombolà scrive:

“Un ragazzetto dice se c’ero io quante mazzate. Dicono così. Io litigo, ma sono circondata. Mi urlano anche dai vagoni vicini. E mi chiamano comunista di merda, radical chic, perché non vai a guadagnarti i soldi buonista del cazzo. Intorno a me, nessuno che difenda non dico me, ma i miei argomenti. Mi guardo intorno, alla ricerca di uno sguardo che seppur in silenzio mi mostri vicinanza.
Niente. Chi non mi insulta, appare divertito dal fuori programma o ha lo sguardo a terra. Mi hanno lasciato il posto, mi siedo impietrita. C’è un tizio che continua a insultarmi. Dice che è fiero di essere volgare. E dice che forse ci rivedremo, chissà, magari scendiamo alla stessa fermata”.

Il racconto sul social si conclude in modo amarissimo:

“Cammino verso casa, mi accorgo di avere paura, mi guardo le spalle. E scoppio a piangere. Perché finora questa ferocia l’avevo letta, questa Italia l’avevo raccontata. E questo, invece, è successo a me
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per la chiesa l’Italia è in pericolo per la politica di governo

Francesco Peloso

La Chiesa lancia l'allrme sulla manovra e sul rapporto tra Europa e governo. Preoccupazioni del Vaticano anche sul clima.

la chiesa lancia l’allarme sulla manovra e sul rapporto tra Europa e governo
preoccupazioni del Vaticano anche sul clima

Un governo in conflitto con l’Europa, contro le Nazioni Unite in materia di migrazioni, tutto sommato assente nei negoziati per fermare il cambiamento climatico in corso a Katowice, in Polonia: su tre fronti decisivi il neo-isolazionismo promosso dall’esecutivo Lega-M5s incontra le critiche più o meno esplicite della Chiesa italiana e della Santa Sede. Risultato: ora non solo Bruxelles è sempre più lontana, ma anche le due sponde del Tevere sembrano essersi allargate come raramente era avvenuto negli ultimi decenni.

Il Vaticano dunque guarda con crescente preoccupazione la deriva autarchica del governo Conte a cominciare dai rapporti con l’Europa; il Vecchio continente del resto, secondo i vescovi, non è unito solo sotto il profilo politico o economico, le sue radici comuni si ritrovano, anzi, pure nel tessuto originario cristiano, in un nucleo di valori condivisi, nel rispetto dei diritti umani, nel mantenimento della pace; e se certo il processo di integrazione europeo può essere rinnovato e modificato, altra cosa è rinchiudersi nel nazionalismo e nella xenofobia. Così almeno si è espresso nei giorni scorsi li presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, intervenendo a un’iniziativa organizzata da un gruppo di associazioni cattoliche (Azione Cattolica, Acli, Comunità di Sant’Egidio, Cisl, Confcooperative, Fuci e Istituto Sturzo) dal titolo non casuale: La nostra Europa, con tanto di appello europeista pubblicato dal quotidiano dei vescovi Avvenire. Tema tanto più delicato nel momento in cui il governo italiano si trova al centro di una delicatissima trattativa sulla manovra economica con le istituzioni europee.

L’AFFONDO DEL PRESIDENTE CEI CONTRO LA LINEA DEL GOVERNO

Il cardinal Bassetti, scartando gli eufemismi curiali, ha affermato: «L’Italia ha un bisogno forte dell’Europa e l’Europa ha una necessità vitale dell’Italia. Non credo che nessuno ci guadagnerebbe da un ipotetico distacco. Un distacco che, tra l’altro, da un punto di vista storico, geografico, spirituale e culturale non ha alcuna ragion d’essere, dopo di che», ha rilevato il presidente della Cei, «si possono discutere le modalità dell’unione politica, ma senza perdere di vista un fatto: rilanciare significa anche rivedere, migliorare, riformare, non distruggere». Dunque nel pieno della crisi fra Roma e Bruxelles, dal vertice della Chiesa non ci si nasconde quale sia li vero rischio (o obiettivo politico non dichiarato): la rottura fra l’Italia e l’Ue. D’altronde Bassetti indica una strada ben precisa per ridare slancio a un’unione intesa come «comunità di popoli in pace che supera gli egoismi e i rancori nazionali», ovvero quella di dare vita a «un’Europa unita, pacificata e solidale, che non speculi sui conflitti sociali e sulle divisioni politiche, che non pratichi l’incultura della paura e della xenofobia, ma che costruisca, con animo puro, la cultura della solidarietà per un nuovo sviluppo della promozione umana». Nel discorso del cardinale non è mancata una citazione di Alcide De Gasperi, storico leader democristiano, fra i fondatori, insieme ad altri esponenti europei di ispirazione cristiana, del primo nucleo della comunità europea nel secondo Dopoguerra.

IL GLOBAL COMPACT E IL RUOLO DEL VATICANO

In effetti, la preoccupazione odierna, Oltretevere, è che nel disfarsi dell’unione politica, nel dispiegarsi «degli egoismi nazionali», vada in frantumi un percorso di solidarietà e civiltà innervato anche sulle varie tradizioni cristiane del continente che, pur tra diverse crisi e problemi, ha permesso all’Europa di progredire in pace come mai era avvenuto nella storia. Un approccio che urta soprattutto con l’ideologia della nuova Lega – non più solo del Nord ma nazionale – di Matteo Salvini. E in effetti è stato proprio il leader leghista a far ingranare la retromarcia al governo anche sul Global compact for migration, un accordo non vincolante promosso dalle Nazioni Unite, per gestire in modo il più possibile condiviso il fenomeno migratorio, combattendo i trafficanti, costruendo vie legali di accesso, creando alleanze fra i diversi Paesi coinvolti. Un accordo al cui raggiungimento ha collaborato in modo particolarmente attivo la diplomazia vaticana, anche per dare una risposta a quegli Stati, fra i quali appunto l’Italia, i quali, per geografia e storia, sono diventati terra d’approdo privilegiata. Per tale ragione il fatto che il governo abbia ritirato improvvisamente il proprio consenso all’intesa, viene giudicata in Vaticano una scelta strumentale dettata più dalla propaganda che dal realismo.

Vaticano Dicastero Economia Finanze

Infine l’ambiente: in Polonia a Katowice in questi giorni sono iniziati i negoziati per attuare l’intesa mondiale sullo stop al cambiamento climatico sottoscritta a Parigi nel dicembre 2015. Per papa Francesco la «cura della casa comune» è un punto fondamentale del suo magistero, da qui passa quell’idea di ecologia integrale in forza della quale ambiente, popoli, sviluppo dovrebbero far parte di un unico modello non più dominato dalla volontà di dominio e dallo sfruttamento illimitato delle risorse. Temi immensi, come si può intuire, sui quali la voce dell’Italia, per ora, è molto flebile fino a perdersi del tutto nelle polemiche di giornata.

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