il saluto della responsabile della pastorale spagnola per i rom al CCIT 2017 a Madrid

CCIT – Guadarrama 2017

 

 

 

 

 

 I SALUTI
di Belen Carreras Maya

missionaria direttrice nazionale della pastorale dei gitani in Spagna

Buongiorno, grazie a voi tutti per la vostra partecipazione a questo incontro del CCIT (Comitato cattolico internazionale per gli Zigani), benvenuto a ciascuno, benvenuto in Spagna : preti,religiosi, religiose, agenti della pastorale gitana che venite da differenti paesi d’Europa. Il CCIT ha scelto per questo incontro un paese in cui i Gitani rappresentano la minorità etnica maggioritaria. Per questa ragione noi possiamo dire che siamo più integrati nella società che in altri paesi europei anche se ci resta ancora strada da fare. Il tema scelto per questo incontro è « la musica nella vita tra festa e legami sociali ». Effettivamente presso i Gitani, la musica, l’arte sono l’espressione di quello che viviamo. Con la musica noi esprimiamo il ricordo dei momenti dolorosi che abbiamo vissuto cosi come i momenti di gioia, lei ci consola delle pene di questa vita .
Se è anche per molti Gitani un mezzo di guadagnarsi la vita, cio non toglie che la musica sia ugualmente importante nell’espressione della loro fede…Lei ci aiuta ad avvicinarci a Dio,ci apre al dialogo con Lui. La musica è la nostra maniera di esprimere quello che non sappiamo esprimere con le parole.
La pastorale gitana non puo non tener conto della musica nella sua missione di evangelizzazione. Per il Gitano è un’opportunità di dare la sua testimonianza di fede pubblicamente ; è una forma di preghiera, di supplica a nostro Signore Gesù Cristo, di tutto quello che porta nel suo cuore.E in più un arricchimento per la vita della fede della Chiesa. Questo significa che la musica è un legame perchè unisce le persone, invita all’amicizia, alla disciplina del lavoro, all’armonia e al dialogo.
Noi ci auguriamo che questi giorni di riflessione su questo tema ci aiuti efficacemente nel nostro lavoro pastorale. Ci sentiamo sostenuti dal ricordo dell’ incontro mondiale dei Gitani con il papa Francesco, due anni fa, per il 50° anniversario dell’incontro del papa Paolo VI con le sue celebri parole al popolo gitano : voi siete nel cuore della chiesa.
Meno di un mese fa è stata celebrata la beatificazione dellaprima gitana Emilia l’impagliatrice, martire per la fede con 114 altri martiri. Una donna molto povera del sud della Spagna nel quartiere delle grotte che, per non denunciare i suoi catechisti non gitani, è stata capace di accettare il castigo fino alla morte:un compimento pieno di grazie per i Gitani del mondo e per tutta la Chiesa universale.
Noi raccomandiamo questo incontro alla beata gitana affinchè questo incontro porti frutti per noi tutti.
Felice soggiorno in questa casa di Guadarrama della città di Madrid

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messaggio del Vaticano al CCIT 2017 a Madrid

CCIT 2017 Madrid

 

Dal Vaticano. 10 aprile 2017

DICASTERIUM AD INTEGRAM HUMANAM PROGRESS1ONEM FOVENDAM

Messaggio di S.Em. Cardinale Peter K. A. Turkson Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ai Partecipanti all’Incontro Annuale del Comite Catholique International pour les Tsiganes (CCIT) (Guadarrama, Spagna, 21-23 aprile 2017)

Reverendo e caro Padre Dumas,

Cari fratelli e sorelle,
Mi è  gradito rivolgere cordiale saluto a tutti voi riuniti net consueto Incontro annuale del Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari. Esprimo parole di stima e di riconoscenza per la generosity e l’impegno con cui vi dedicate al servizio delle popolazioni rom, sinti e altri gruppi gitani. Nel corso della riunione vi dedicherete alto studio del tema La musica nella vita, tra festa e legame sociale. Questo argomento si riferisce a uno degli aspetti essenziali della vita dei rom, la musica. Il tema invita anche a una riflessione sul ruolo che la musica ricopre nel processo d’integrazione del popolo gitano.

Voi, cari amici, che condividete lo stile di vita dei rom sperimentate quotidianamente come la musica perinea la loro esistenza e plasma la loro identity. Attraverso la musica le varie etnie gitane raccontano momenti importanti della loro vita, narrano la bellezza della natura e, soprattutto, svelano ii desiderio di amare e di essere amati. Considerando la loro storia, sarebbe interessante vedere come la musica gitana si a evoluta nel corso degli anni, in che modo ha influenzato la vita dei popoli gitani e come ha modellato le loro relazioni con altri popoli ed etnie. Una cosa e certa: nelle sue varie manifestazioni, la musica gitana e stata sempre apprezzata e ammirata per la ricchezza delle espressioni sonore e per le melodie, e non ha mai trovato barriere culturali, linguistiche o religiose. Nel tempo, ha detto loro Papa Benedetto XVI, ricevendo i rom in udienza privata l’undici giugno 2011. “avete creato una cultura dalle espressioni significative, come la musica e il canto, che hanno arricchito l’Europa”. Infatti, la musica gitana e penetrata nel folklore dei popoli ospitali, contribuendo allo sviluppo di gruppi strumentali e di alcune forme musicali come it flamenco spagnolo. Musica, canti, danze e costumi gitani hanno marcato le feste popolari di tutti i tempi. Per quasi mille anni, le etnie gitane che vivono in Europa hanno ispirato non soltanto grandi compositors quali Brahms, Liszt o Bizet, pittori e poeti, ma soprattutto l’arte popolare. II flamenco, il violino e la fisarmonica sono diventati simboli distintivi del popolo gitano. ma si deve evitare che popolo rom venga identificato soltanto con musica e danza. La musica gitana porta in se valori fondamentali dell’essere gitano: l’amore per la famiglia, per gli anziani, la difesa della vita.

La musica è un fattore importante nello sviluppo integrale della personalità, aiuta a sviluppare i sentimenti e l’immaginazione, è creatrice di gioia e bellezza. E necessario sfruttare tutte le possibilità della musica gitana per potenziare il protagonismo del popolo rom nella sua promozione umana, sociale, culturale e religiosa, ma soprattutto nello sviluppo integrale di ogni membro della comunità gitana, cominciando dai bambini e dai giovani, fino agli adulti. Finché subirà discriminazione e oppressione, fino a quando non avrà accesso ai fondamentali servizi sociali, finché sarà calpestata la dignità anche soltanto di uno di loro, non si potrà parlare di sviluppo integrale. Tutto questo esige anche un serio impegno del popolo gitano, la volontà di avvicinare le nuove generazioni all’istruzione e all’educazione professionale. La musica è uno dei mezzi di educazione che favorisce creazione di una convivenza pacifica e solidale. Se a volte le popolazioni rom sono emarginate e rigettate dalla società, al contrario la loro arte di far festa è molto apprezzata; anche se molti di loro vivono il dramma di accoglienza negata e di rigetto, la loro musica e la loro arte sono dei fattori che diminuiscono tensioni sociali.
Momenti particolari di integrazione sociale e di omaggio alla cultura e arte gitana, sono i Festiva! di Musica e di Cultura Rom organizzati in vari Paesi europei. Mentre da una parte assecondano l’integrazione all’interno della minoranza rom, rendendola consapevole del proprio valore culturale e della propria originalità specifica, dall’altra, questi offrono occasioni per intrecciare relazioni interpersonali e sociali che aiutano a prevenire i conflitti e a promuovere la tolleranza e il rispetto nello spirito dei valori della democrazia e della libertà. La musica gitana è una musica della collettività; nasce nella comunità, la definisce e ne determina le tradizioni, l’identità e la cultura. Come parte integrante dell’esistenza, la musica ricopre un ruolo fondamentale nel dialogo intergenerazionale. Il canto e le ballate trasmettono alle nuove generazioni la storia e il patrimonio culturale della propria etnia. Nel pensiero teologico di Papa Benedetto XVI, tre sono i luoghi in cui scaturisce la musica: l’esperienza dell’amore, l’esperienza della tristezza e del dolore, e l’incontro con il divino, con Dio stesso¹. La musica e il canto trovano le sue fondamenta nella Sacra Scrittura e sin dall’inizio hanno accompagnato la preghiera della Chiesa. I Salmi, cantati in ogni liturgia, esprimono i vari sentimenti delle creature verso il Creatore e sono veri inni di lode al Signore. Con essi pregava Gesù e la sua Madre. Il “Magnificat” è un inno per eccellenza di esaltazione e di gratitudine al Dio Creatore. Con Salmi anche la Chiesa canta e prega, come insegnava Sant’Agostino “Il cantare è proprio di chi ama” (Sermo 336,1: PL 38,1472). Spetta a voi, cari operatori pastorali, scoprire modi affinché la musica gitana trovi spazio nella liturgia e sia un’espressione sincera del vero incontro tra l’uomo e il suo Creatore.
Cari amici, voi che accompagnate le varie etnie gitane nel loro percorso verso la partecipazione legittima e doverosa nei diritti e nei doveri della società e della Chiesa, siate come una madre con cuore aperto², siate una Chiesa “in uscita” che giunge le periferie umane. Questi giorni vi serviranno per rallentare il passo e mettervi in atteggiamento di ascolto e di contemplazione dei valori, delle gioie e dei dolori dei nostri fratelli e sorelle gitani. Auspico per tutti voi la pienezza dello Spirito Santo e imploro la benedizione di Dio per tutti voi, le vostre comunità e le vostre famiglie.


1.BENEDETTO XVI, Discorso in occasione della Consegna di Dottorato honoris causa dalla Pontificia Università “Giovanni Paolo II” e dall’Accademia Musicale di Cracovia, Castel Gandolfo, 4 luglio 2015.

2 Cfr. PAPA FRANCESCO, Evangelii Gaudiztm, V, 46.

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CCIT 2017 a Madrid: la situazione sociale spagnola dei rom e la pastorale nei loro confronti

CCIT – Guadarrama 2017

LA SITUATIONE SOCIALE E LA PASTORALE DEI GITANI

IN SPAGNA

Fernando Jordán Pemán

INTRODUZIONE

L’attuale situazione è complessa e numerose tensioni e contraddizioni marcano la comunità gitana : non è facile fare una sola e unica analisi, gli esperti ne fanno diverse letture ma sopratutto una parola riviene sempre : crisi.

Mi hanno chiesto di riflettere sulla situazione sociale e pastorale dei Gitani di Spagna e voglio partire, per questa riflessione, dall’inizio della nostra democrazia ed arrivare fino a oggi, perché negli ultimi 40 anni ci sono state più trasformazioni nel mondo che dal 1425, anno dell’arrivo dei Gitani in Spagna1.

1 – LA SITUATIONE SOCIALE

1.1 – UNA STORIA DI SOFFERENZE

Quando studiamo la storia dei Gitani, ci risulta difficile credere a quanto leggiamo : come è stata dura e ingiusta con loro la società ! Persecuzioni, fame, espulsione dalle città… quasi tutto era loro vietato !

Recentemente, mi riferisco agli anni 60 dell’ultimo secolo, qualche luce di speranza ha cominciato a brillare e la Chiesa è apparsa come una mamma che accoglie i suoi figli Gitani, specialmente con la celebrazione di sacramenti e riti religiosi come il battesimo e i funerali ma anche l’accoglienza fraterna in missioni amministrative con distribuzione di alimenti e vestiti ai Gitani.

In quest’epoca e in particolare a partire dal 26 settembre 1965, storica data alla quale Papa Paolo VI ha detto a Pomezia che « i Gitani erano nel cuore della Chiesa », la Chiesa spagnola ha preso coscienza del suo ingaggio sociale e pastorale verso l’etnia Gitana. Questo fu l’inizio della struttura della pastorale gitana.

IL NUOVO VISO DEI GITANI

C’è algiorno d’oggi una diversità della quale la Chiesa deve tenere conto nell’evangelizazione. Possiamo dire :

  1. al primo posto, i gitani che hanno aquisito una promozione sociale.

  2. al secondo posto i gitani che hanno una propmozione sociale in corso.

  3. al terzo posto i gitani esclusi e marginalizzati, senza possibilità d’integrazione e « poveri » a tutti i livelli.

1.3 – I GITANI IN UN MONDO IN MUTAZIONE

E’ importante che la Chiesa prenda coscienza di queste nuove condizioni con le quali realizzare oggi la sua missione con i Gitani.

Tra le cause, le più influenti che hanno prodotto questo cambiamento di vita e di attitudini nel comportamento dei Gitani, possiamo rilevare :

  • La scolarizzazione dei bambini nelle « scuole-ponte »

  • L’aumento dei matrimoni misti

  • I mezzi di communicazione

  • Il cambiamento delle zone di residenza per molti di loro

  • Nel campo della religione, indipendentemente da quella d’appartenenza, si constata una perdita della fede e una certa indifferenza al momento di affrontare fatti religiosi

  • La valorizzazione della donna Gitana

  • Nella società attualeci sono nuove forme di schiavismo delle quali i Gitani sono spesso vittime. Le « carenze sociali » stanno distruggendo le virtù tradizionali come il rispetto della familia, la libertà e anche la loro propria vita.2

2 – LA SITUAZIONE PASTORALE

2.1- ASCOLTARE LA VITA INTERIORE DEL GITANO

Abbiamo bisogno, a mio avviso, d’una riflessione che ci aiuti a capire e a vivere, a partire dal Vangelo, la situazione attuale dei Gitani e le risposte che la Chiesa deve portare.

L’aspetto più evidente d’un movimento religioso puo’ far pensare che « Dio ritorna ».

Non è il caso. La parte di Gitani praticante è sempre più minoritaria. Quello che si osserva ora è che la fede occupa un posto sempre più piccolo nella vita quotidiana delle persone.

La fede è sostituita da altre convinzioni che sono intorno ai valori della democrazia intesa come un sistema diffuso di credenze, principi e valori (diritti umani, libertà, tolleranza, sicurezza, rispetto della Costituzione, etc) che possono contribuire a una migliore coabitazione e consolidare i legami sociali.

    1. UN NOUVO GITANO CRISTIANO

S’impone anche di tener conto dei cambiamenti che si producono tra quelli che, in mezzo a questa crisi religiosa, si dicono cristiani. E’ importante ricordare qualche tendenza di base :

a) In primo luogo, si rafforza l’ambiguità dell’immagine del cristiano Zingaro, anche se ci sono molte e lodevoli eccezioni.

b) Inoltre, gli zingari non formano un insieme omogeneo. Non tutti derivano dalla fede alle stesse conclusioni sulle loro scelte e comportamenti.

c) Quindi, in questo modo il modo di credere cambia notevolmente.

d) I settori che percepiscono la Chiesa come “dispensa” diventanno sempre di più .

2.3 – LA PASTORALE GITANA DI CUI ABBIAMO BISOGNO OGGI

2.3.1 – ANDARE LORO INCONTRO


Le nostre “Chiese locali” devono essere i primi a sentirsi preoccupate di riunire di gitani.

2.3.2- FACILITARE E RAFFORZARE


Di fronte a questa realtà a volte confusa ma sempre ricca e sorprendente, s’impone una sfida, certamente non sempre facile da soddisfare; potremmo definirla dicendo : facilitare e rafforzare.

Ciò richiede :

  • Benvenuti nello stile del Buon Samaritano

  • Lavorare nella formazione di piccoli gruppi.

  • Creare spazi di incontro.

  • Prestare particolare interesse per i gruppi zingari.

  • Scoprire il mondo degli zingari loro esigenze e aspirazioni.

  • Credere alla promozione di ciò che unisce culture diverse.

2.3.3 – PARTENDO DAL VANGELO

Parlando della Pastorale Gitana, bisogna situarsi sul piano dell’arrichimento reciproco e la reil faut aussi se situer sur le plan de l’enrichissement mutuel et de la relativisazione de ses propres absolus.

a) La priorità alla povertà.

b) L’apertura alla compassione.

c) L’inculturatione.

2.3.4 – ENCOURAGER LE DIALOGUE

Per dare una seria dimensione e « inculturatrice » alla pastorale Gitana, crediamo che la conclusione del V Congresso Mondiale della Pastorale Gitana dell’anno 2003 in Ungheria, possa orientarci :

“Più volte durante il Congresso, abbiamo visto la necessità di affrontare seriamente la sfida pastorale fatta dall’adattamento legittimo della sacra Liturgia, l’Omelia e anche della Catechesi, della mentalità, dagli usi e costumi alla religiosità popolare, la tendenza alla festa e il pellegrinaggio, ecc .., degli zingari. Senza chiudere la porta a soluzioni a lungo termine, in comunione con la Santa Sede e la gerarchia locale, il Congresso raccomanda di procedere negli spazi che vengono lasciati alla creatività e al carattere popolare e culturale di ogni popolo, anche all’interno del Rito latino, senza trascurare il patrimonio delle Chiese cattoliche orientali. Questo vale per la celebrazione eucaristica e per l’amministrazione dei Sacramenti “3.

Dobbiamo prendere in considerazione diversi criteri per questo dialogo :

a) Conoscere la realtà Gitana

b) Parlare in nome di Gesù-Cristo

c) Da una organizzazione

2.3.5 – CHERCHER LA COMMUNION

Speriamo che prossimamente tutti noi possiamo cantare il salmo: “Guarda come è buono e quanto sia piacevole che i fratelli vivano insieme uniti” (Sal 133). Questa desiderio è ripreso anche dal V Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari di Budapest in una delle conclusioni :

Il Congresso raccomanda che si proceda al dialogo ecumenico e interreligioso anche nel mondo gitano, secondo le linee guida emanate in materia dalla Santa Sede. Denuncia il processo settario di alcuni gruppi che si dicono cristiani e si basano sul pentecostalismo, esorta gli operatori pastorali cattolici di prendere in considerazione questo pericolo e in particolare a un richiamo che la propria azione apostolica sia adatta alle necessità del gitano, alla participazione attiva alla fede profonda dei Gitani, alla Liturgia e all ‘azione di vangelizzazione e valorizzazione umana. Tutto questo segue la linea di communicazione spirituale di amicizia e della comunità che constituisce il soggetto fondamentale di questo Congresso »4

3 – CONCLUSIONE

Con speranza e realismo, noi dobbiamo affrontare il futuro della pastorale Gitana convinti che non è qualcosa che realizziamo solo con il nostro lavoro e il nostro impegno. Lo Spirito di Gesù anima il nostro compito e mette vita la dove gli occhi del mondo vedono solamente diversità e discriminazione. Di fronte alla sfida che ci è lanciata, dobbiamo, come evangelizzatori, continuare a vivere l’esperienza dell’Incarnazione mettendoci dietro, accompagnando e soffrendo con la gioia e la con la certezza che il Signore manderà Gitani evangelizzatori al loro popolo.

Non possiamo dimenticare che :

  • Abbiamo bisogno di rinforzare il gusto della diversità. Si parla di “gusto” e non di valori. Dobbiamo venire a trovare un “sapore” al di là della nostra ascesi personale e porta ad aprirsi a qualcuno che è diverso.

  • La diversità ci fa crescere, ci stimola. È la ricchezza della nostra Chiesa.
    Il Vangelo nel mondo degli zingari è l’interesse per l’altro e il desiderio di avvicinarsi a l’altro con simpatia.

  • È fondamentale per crescere nel dialogo, non come un tecnica pastorale con intenzione di arrivare a convincere l’altro ma come un mezzo per celebrare la verità e condividerla.

  • Possiamo evangelizzare solo partendo dalla reciprocità.

  • Evangelizzare è un’interazione: annuncio una buona novella e ottengo una buona novella.

  • Evangelizzare è attraverso il gesto, e non possiamo essere delusi quando la parola non lo fa ; è un modo per essere vicini.

  • Evangelizzare implica generare spazi di vita.

  • La chiave della pastorale, non è nei risultati, ma nel fatto di fare un cammino insieme con zingari, con ciascuno di loro, con la loro comunità.


Affidiamo questo compito di evangelizzazione all’intercessione materna della Majari, la Madre del Redentore. Sarà per noi la stella che guiderà i nostri passi per incontrare il Signore.

1 LÓPEZ MENESES, A. “El documento más antiguo relativo a la inmigración gitana en España”, Rev. Pomezia, 6 (1967), p. 90

2Ibidem, pp.23-37

3Dal 30 jugno al 7 luglio 2003, si celebró, nella sede della Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest (Unghería), il V Congresso Mondiale della Pastorale dei Gitani, sul tema La chiesa e i Gitani per una spiritualità di Comunione, promosso dal Pontificio Conciglio per la Pastorale degli Emigranti e Itineranti, en collaborazione con la Conferenza Episcopale dell’Ungheria. Presenti 203 congressisti di 26 paesi, specialmente europei ma anche d’Africa e Asia, Fu particolarmente importante la partecipazione per la prima volta di un consistente gruppo di sacerdoti, religiose e laici Gitani.Conclusione nº 3.

4 Dal 30 jugno al 7 luglio 2003, si celebró, nella sede della Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest (Unghería), il V Congresso Mondiale della Pastorale dei Gitani, sul tema La chiesa e i Gitani per una spiritualità di Comunione, promosso dal Pontificio Conciglio per la Pastorale degli Emigranti e Itineranti, en collaborazione con la Conferenza Episcopale dell’Ungheria. Presenti 203 congressisti di 26 paesi, specialmente europei ma anche d’Africa e Asia, Fu particolarmente importante la partecipazione per la prima volta di un consistente gruppo di sacerdoti, religiose e laici Gitani.Conclusione nº 5.

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preghiera introduttiva al ccit 2017 di Madrid

CCIT 2017  Madrid  Guadarrama 2017

 

 

 

 

 

Liturgia d’accoglienza

Il fuoco e le candele sono accesi

Presentazione dell’icona della beata Emilia l’impagliatrice

Preghiera

Gesù,Figlio di Dio vivente, che ci hai detto, guidati dal tuo Spirito, di domandare al Padre in tuo Nome di essere disponibili alla tua volontà affinchè il tuo regno si sviluppi ancora di più qui sulla terra;  dacci la forza necessaria per essere fedeli in questa missione che tu ci hai affidato : annunciare e condividere il tuo Nome con i nostri fratelli, i Gitani e con tutti gli uomini oggi e sempre . Che il tuo Spirito ci guidi affinchè, pregando e lavorando, non cadiamo in tentazione. Accordaci di continuare a vivere nella tua Grazia, per conoscerti sempre meglio ogni giorno. Per l’intercessione di Ceferino, tuo amico e nostro fratello, nel quale hai riposto la tua compiacenza, noi professiamo che tu sei il Signore della Vita, Compagno di cammino, Dio della pace.
Con Maria, nostra Madre ti diciamo : « sia fatto di me secondo la tua Parola. »

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4,1-6

Io che sono prigioniero per il Signore, vi scongiuro a tenere una condotta degna della vocazione a cui siete stati chiamati,con ogni umiltà, dolcezza e pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, studiandovi di conservare l’unità di spirito nel vincolo della pace.Un solo corpo e uno Spirito solo, come una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione. Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, il quale è al di sopra di tutti e opera in tutti ed è in tutti.

Canto
Preghiera d’intercessione

– per la Chiesa, affinché, fedele alla domanda del Cristo, esca per andare incontro ai più poveri, a quelli che soffrono, a quelli che non hanno la fede e a tutti quelli che hanno bisogno di aiuto, noi ti preghiamo Signore.
– Perché tutti gli uomini e le donne di ogni razza„ di ogni condizione sociale, di ogni religione siano riempiti di pace, riconoscendo nel loro cuore che tu sei la Verità, la Via e la Vita, noi ti preghiamo Signore
– Tu che hai mandato gli apostoli ad annunciare il Vangelo a tutti i popoli,sostieni gli operai della tua parola affinché non si scoraggino nell’evangelizzazione del popolo gitano, noi ti preghiamo Signore.
– Per le famiglie gitane, affinché, nell’avversità dellapovertà, nella mancanza di accoglienza, nella malattia, ricevano la consolazionee la speranza che vengono da te, noi ti preghiamo Signore.
…..intenzioni libere

Canto a Maria

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a una Chiesa invecchiata, paralizzata dalla routine il compito arduo di annunciare un Dio sempre giovane

è Dio la buona notizia

a proposito dell’ultimo libro di Pagola:

José Antonio Pagola, Annunciare Dio come buona notizia

di Bruno Scapin
in “Settimana-News” – www.settimana.it – del 21 aprile 2017

Abbiamo fra mano l’edizione italiana dell’ultimo libro di José Antonio Pagola, prete basco, già docente di cristologia presso la Facoltà teologica di Vitoria. Queste pagine rispondono all’invito di papa Francesco a dare impulso a un rinnovato annuncio del Vangelo. Tale annuncio deve avere però una connotazione specifica, dev’essere segnato «dalla gioia di Gesù». Tutti i capitoli del libro sono interessanti e offrono un’indagine acuta della situazione attuale connotata da «una crisi senza precedenti». Ma il cuore di tutto è racchiuso nel capitolo quinto. Vedremo perché. La crisi di fede c’è, è innegabile. Il vento della secolarizzazione prima e i tanti mutamenti sopravvenuti negli ultimi tempi (pensiamo solo alle nuove modalità di comunicazione), il disinteresse per il discorso religioso, la crisi dell’autorità, sono solo alcuni aspetti di questa crisi profonda.

Bisogna accogliere Dio «nella notte», avverte Pagola. E bisogna accettare che la ragione incontri il mistero, sia affacci sulla vertigine del nichilismo, avverta il vuoto del “non senso”. Allora si potrà fare la proposta di un Dio che, senza sfoggiare onnipotenza e onniscienza, si fa compagno di strada condividendo ogni sofferenza. Questo Dio è chiamata ad annunciare la Chiesa, ma percorrendo anch’essa le strade degli uomini. «Solo una Chiesa samaritana, vicina ai crocifissi, può pronunciare il nome di questo Dio» (p. 39).
Un Dio amico dell’uomo Le nostre comunità cristiane – dichiara il teologo basco – vivono di Dio «un’esperienza impoverita». «Tutti soffriamo oggi i limiti di una Chiesa invecchiata, paralizzata dalla routine, bloccata da un cristianesimo tradizionale, sotto l’impulso di presbiteri e credenti logorati dall’età» (pag. 67). Si vive di convinzioni, credenze e riti. Una pastorale senza interiorità, destinata a produrre mediocrità spirituale. Occorre invece promuovere e incentivare un’esperienza personale di Dio. Senza di essa – ammonisce Pagola – «in un futuro già prossimo, non vi saranno credenti». Ed eccoci al capitolo quinto. «In un mondo dove si soffre tanto per la mancanza di amore», siamo chiamati ad annunciare «la buona notizia di un Dio amico dell’uomo». «Non sapremo aprire vie che avvicinino gli uomini e le donne di oggi al mistero di Dio se non viviamo e comunichiamo l’esperienza di un Dio percepito come il miglior amico dell’essere umano» (p. 81). Le pagine di questo capitolo sono ritmate dalle parole «amore», «amico», «amicizia», «affetto». Recuperano le tenerezze di Dio e di Gesù suo figlio. Dio è coinvolto fino alla compassione e alle lacrime nella vicenda umana. Questo Dio può vincere l’indifferenza e la sordità del nostro tempo. È davvero una gioia leggere queste pagine: intense, garbate, appassionate, ricche di citazioni gustose e appropriate. E assai utili per impostare un efficace cammino di evangelizzazione. Dopo la lettura non si capisce proprio perché qualcuno abbia portato l’autore davanti alla Congregazione per la dottrina della fede affinché ne fosse verificata l’ortodossia.

José Antonio Pagola, Annunciare Dio come buona notizia, EDB, Bologna 2017, pp. 158, € 14,50

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giustamente licenziati i sequestratori ‘per scherzo’ di due rom in una gabbia per rifiuti

chiusero in gabbia due donne rom
licenziati dipendenti della Lidl

avevano filmato le grida disperate delle nomadi e poi avevano pubblicato il video su Internet

erano stati indagati per sequestro di persona

Chiusero due donne rom in una gabbiotto dei rifiuti, ripresero le loro urla disperate con lo smartphone e pubblicarono il video su Internet. Due mesi dopo, due dipendenti del supermercato di Lidl di Follonica, in provincia di Grosseto, dopo essere stati sospesi dalla direzione, hanno perso il lavoro. Uno di loro, 35 anni, che era stato assunto a tempo indeterminato, è stato licenziato in tronco. Al compagno di lavoro di 25 anni, invece, il supermercato non ha rinnovato il contratto.

Il video contestato

«Valuteremo se ricorrere davanti al giudice del lavoro contro queste decisioni», ha annunciato ieri l’avvocato dei due ex dipendenti, Roberto Cerboni. L’episodio, accaduto a febbraio, aveva fatto molto scalpore e non solo in Maremma. «Era solo uno scherzo», si erano giustificati i due dipendenti, ma nel video postato sui social si vedevano le due nomadi terrorizzate urlare e chiedere disperatamente d’essere liberate. Il video aveva avuto centinaia di migliaia di visualizzazioni con una raffica di commenti a sfondo razzista. I due dipendenti, dopo essere stati sospesi dalla Lidl, ed espulsi dal sindacato, erano stati indagati dalla procura di Grosseto per sequestro di persona. L’episodio aveva creato anche polemiche politiche nazionali.

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