lettera al ministro dell’interno francese

leonarda

a margine della discussione pubblica che il caso dell’espulsione della ragazza rom mentre era in gita scolastica, un ex deputato della sinistra ha pubblicato sull’ Humanité una lettera a M. Valls, ministro dell’interno

la lettera è stata messa on line, con qualche perplessità (a motivo di qualche espressione non proprio elegante) e al tempo stesso con convinzione, dal sito www.garriguesetsentiers.org:

Manuel (Valls), ricordati… di Jean-Claude Lefort

Il comitato di redazione di “Garrigues et Sentiers” ha deciso, dopo discussione, di mettere on line questo articolo, che esprime un giudizio che merita di essere preso in considerazione. Deplora solo che le ultime righe, per il tono eccessivo e l’intenzione ingiuriosa, rovinino la moderazione e il ritegno del resto del testo.

Manuel, hai dichiarato su BFMTV che per te la situazione era molto diversa da quella dei rom, in quanto la tua famiglia spagnola era venuta in Francia per fuggire dal franchismo. Sei stato naturalizzato francese nel 1982. Franco è morto nel 1975. Sette anni prima della tua naturalizzazione. Quando sei diventato francese, quindi, non c’era più la dittatura in Spagna. Secondo le tue parole, quindi, tu avevi “vocazione” a ritornare nel tuo paese di nascita, in Spagna. Non lo hai fatto e capisco perfettamente, così come capisco molto bene il tuo desiderio di diventare francese. Senza ombra di dubbio. Tu avevi “vocazione” a tornare a Barcellona, in Spagna, dove sei nato, per usare le tue parole che riguardavano unicamente i rom. Chi ti sta scrivendo è un francese di origine zingara da parte di padre. Mio padre, zingaro e francese, nel 1936 è andato in Spagna a combattere il franchismo, armi in pugno, nelle Brigate internazionali. Per la libertà del tuo paese di nascita, e quindi quella della tua famiglia. Ne è morto, Manuel. In seguito alle ferite inflitte dai franchisti sul fronte della Jarama, nel 1937. Non ti chiedo alcun ringraziamento, e neanche la minima compassione. La rifiuto in anticipo. Sono onorato in verità perché lui ha fatto quella scelta, anche se ha privato la mia famiglia della sua presenza, quando io avevo solo nove anni e mia sorella diciotto. Poi è venuta la guerra mondiale. E i campi nazisti si sono aperti per gli zingari. Tu lo sai. Ma un numero enorme di zingari, di gitani e di spagnoli si sono impegnati nella Resistenza sul suolo francese. Avrebbe potuto esserci anche tuo padre. L’età l’aveva, perché è nato nel 1923. Georges Séguy e altri sono entrati in resistenza a sedici anni. Non gli rimprovero assolutamente di non averlo fatto, evidentemente. Ma ti chiedo il rispetto assoluto per le donne e gli uomini che si sono impegnati nella Resistenza contro il franchismo e poi contro il nazismo e il fascismo. Contro coloro che avevano fatto Guernica. Eppure, seguendo il tuo pensiero, essi avevano “vocazione” a ritornare o a restare nel loro paese d’origine, “quegli stranieri, eppure nostri fratelli” (1)… Manuel, “si” sono accolte la Romania e la Bulgaria nell’Unione europea benché quei paesi non rispettassero, e continuino a non rispettare, uno dei principi fondamentali per diventare o essere membri dell’Unione europea: il rispetto delle minoranze nazionali. Essendo sensibile, per ragioni evidenti, a questo tema, all’epoca mi ero molto preoccupato. In quanto deputato, sono andato a Bruxelles, alla Commissione, per provare e dire che quei paesi non rispettavano quella clausola fondamentale. Mi hanno riso in faccia, figurati. E oggi, in quei paesi, la situazione dei rom si è ulteriormente aggravata. Non migliorata, dico proprio “aggravata”. E hanno “vocazione” a restare nei loro paesi o a tornarvi? Si tratta allora, per te, di una specie umana particolare che potrebbe sopportare le vessazioni, le discriminazioni e le umiliazioni di ogni tipo? Quei paesi d’origine non sono dittature, certo. Ma non sono neppure delle vere democrazie però. Allora tu, lo spagnolo diventato francese, non capisci? Non capisci cosa significhi fuggire dal proprio paese? A meno che tu abbia delle concezioni molto speciali, per le quali ciò che vale per un rumeno non vale per uno spagnolo. Eppure sai che la parola “razza” scomparirà dalle nostre leggi. E giustamente, perché non ci sono razze, c’è una sola specie umana. E i rom ne fanno parte. La fermezza deve essere esercitata dove vi sono delle responsabilità. Non su poveri individui che non ne possono più. Saper accogliere e saper far rispettare le nostre leggi non sono due concetti antagonisti. Quando si è di sinistra, non si ha il manganello al posto del cuore. È un francese di
origine zingara che ti scrive, che scrive a te, solo recentemente diventato francese. È un figlio di militanti della “Brigata internazionale” che si rivolge a te. Ricorda: “Chi non ha memoria, non ha futuro”. Per il momento, Manuel, ho la nausea. Le tue dichiarazioni mi fanno vomitare, e anche peggio. I nostri padri avrebbero fatto tutto questo per niente, o per “questo”? Sono morti per la Francia, Manuel. Perché la Francia vivesse. Compresi “quegli stranieri, eppure nostri fratelli”.
*Lettera a Manuel Valls (ministro dell’interno francese) di Jean-Claude Lefort, ex deputato comunista, pubblicata su L’Humanité del 1° ottobre 2013.
(1) “ces étrangers, et nos frères pourtant”: citazione di una poesia di Louis Aragon (Strophes pour se souvenir), scritta per rendere omaggio ai resistenti “stranieri” arrestati dai tedeschi e fucilati il 21 febbraio 1944.

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