un nuovo contratto naturale con la terra? Boff e i diritti della natura

i diritti della natura e della terra

Questo testo è del teologo Leonardo Boff. Il testo ci richiama ai nostri doveri nei confronti della Madre Terra, la nostra Casa Comune. Occorre stipulare un nuovo “contratto naturale” con la terra.  Il 14 dicembre Leonardo Boff compirà 83 anni. Un bellissimo traguardo. Una vita spesa su più fronti: dalla teologia alla lotta per la giustizia sociale, fino alla grande battaglia per l’ecologia

Con l’intrusione del Covid-19 e l’aumento di eventi estremi, la natura e la Terra sono entrate nel radar delle preoccupazioni umane. Il fatto è che siamo all’interno della sesta estinzione di massa, aggravata dall’antropocene e dal necrocene degli ultimi decenni. Per questo s’impone un altro tipo di rapporto con la natura e con la Terra, la nostra Casa Comune, affinché mantengano la loro bio-capacità.

Questo accadrà solo se rifaremo il contratto naturale con la Terra e se considereremo che tutti gli esseri viventi, portatori dello stesso codice genetico di base (gli stessi 20 amminoacidi e le 4 basi fosfatiche), formano la grande comunità della vita così intesa dalla d. Questa afferma categoricamente che tutti loro hanno un valore intrinseco, indipendentemente dall’uso che ne facciamo, ed è per questo che meritano rispetto e sono soggetti di dignità e diritti. Più gvolte nella sua enciclica ecologica Laudato si Papa Francesco sottolinea che «ogni creatura ha un suo valore e un suo significato proprio» (n.76).

Ogni contratto è stipulato sulla base della reciprocità, dello scambio e del riconoscimento dei diritti di ciascuna delle parti. Dalla Terra riceviamo tutto: la vita e i mezzi per vivere. In cambio abbiamo un dovere di gratitudine, di retribuzione e di cura. Ma abbiamo rotto da tempo questo contratto naturale. Abbiamo sottoposto la Madre Terra a una vera guerra, nell’ansia di strapparle, senza altra considerazione, tutto ciò che ritenevamo utile per il nostro uso e godimento.

Se non ristabiliamo questo legame di reciprocità duratura, alla fine potrebbe non volerci più sulla sua faccia terrestre. Ecco perché la sostenibilità qui è essenziale, poiché costituisce la base per un vero e proprio rifacimento del contratto naturale. Il Presidente della Bolivia, l’indigeno Aymara Evo Morales Ayma, nella sua dichiarazione alle Nazioni Unite il 22 aprile 2009, mentre si discuteva se il 22 aprile continuasse ad essere la Giornata della Terra o se dovesse essere la Giornata della Madre Terra, ha affermato alcuni di questi diritti:

– Diritto alla vita e all’esistenza;

  • Diritto ad essere rispettata;
  • Diritto alla rigenerazione della sua bio-capacità e continuazione dei suoi cicli e processi vitali liberi da alterazioni umane;
  • Diritto a mantenere la propria identità e integrità come esseri differenziati, autoregolati e interconnessi;
  • Diritto all’acqua come fonte di vita;
  • Diritto all’aria pulita;
  • Diritto alla salute integrale;
  • Diritto di essere liberi da contaminazione, inquinamento e rifiuti tossici o radioattivi;
  • Diritto a non essere geneticamente alterata e modificata nella sua struttura, minacciandone cosi l’integrità o il funzionamento vitale e sano;
  • Diritto al pieno e tempestivo ripristino dopo le violazioni dei diritti riconosciuti in questa Dichiarazione e causate dalle attività umane”.

La sua proposta fu accettata all’unanimità dall’Assemblea dei Popoli. Dal 19 al 23 aprile 2009 si celebrò a Cochabamba, convocato da Evo Morales, il Vertice dei Popoli sui Cambiamenti Climatici e i Diritti della Madre Terra. Da qui nacque la Carta dei Diritti della Madre Terra con i punti da lui dichiarati all’ONU. Io stesso ero presente con l’incarico in Assemblea di fondare teoricamente tali diritti.

Questa visione ci consente di rinnovare il contratto naturale per e con la Terra che, articolato con il contratto sociale tra le persone, rafforzerà in definitiva la sostenibilità planetaria e garantirà i diritti della natura e della Terra.

Oggi sappiamo, dalla nuova cosmologia, che tutti gli esseri non possiedono solo massa ed energia. Sono anche portatori di informazioni che derivano da interazioni permanenti tra loro, che crescono fino a esplodere come autocoscienza. Questo fatto implica livelli di soggettività e di storia. Qui sta la base scientifica che giustifica l’espansione della personalità giuridica alla Terra vivente.

Dagli anni ’70, del secolo scorso, come ipotesi e dal 2002 come teoria scientifica, si è accolta la visione che la Terra è una Super Entità vivente che si comporta in modo sistemico, articolando i fattori fisico-chimici ed ecologici in modo tale da essere sempre viva e produrre la vita.

Nell’affermare che la Terra è un Super Essere vivente, è in capo a Lei la dignità e il rispetto che tutta la vita merita. Cresce sempre di più la chiara consapevolezza che tutto ciò che esiste merita di esistere e tutto ciò che vive merita di vivere. E sta a noi accogliere la sua esistenza, difenderla e garantirle le condizioni per continuare ad evolversi.

Inoltre, nessuno dubita che l’essere umano sia soggetto di diritti inalienabili e goda di soggettività e storia. Ora, questo essere umano, come sostengono molti cosmologi e antropologi, è la Terra stessa che, in un momento avanzato della sua complessità, ha cominciato a sentire, pensare, amare e prendersi cura. Questi diritti umani, per il fatto che noi siamo Terra, devono essere attribuiti anche alla Terra. I moderni l’hanno chiamata Gaia, gli antichi la chiamavano Grande Madre e gli andini Pacha Mama.

Questa soggettività ha una storia, cioè s’incontra dentro l’immenso processo cosmo-genico facendo si che la Terra viva attraverso gli esseri umani, specchiandosi, contemplando l’universo e rappresentando lo stadio più avanzato del cosmo finora conosciuto.

Michel Serres, filosofo della scienza francese, ha giustamente affermato: “La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo ha avuto il merito di dire ‘tutti gli uomini hanno diritti’ ma il difetto di pensare che solo gli uomini abbiano diritti”.

Ci sono volute molte lotte per riconoscere pienamente i diritti delle donne, delle popolazioni indigene, dei neri, come ora richiede molti sforzi riconoscere i diritti della natura e della Madre Terra, formata dall’insieme di tutti gli ecosistemi.

A causa del loro reciproco intreccio, la Terra e l’Umanità condividono lo stesso destino. Spetta a noi, sua parte cosciente e suoi curatori, far sì che questo comune destino abbia successo a condizione di rispettare la dignità e i diritti della Madre Terra.

*Leonardo Boff , ecoteologo, ha scritto: Dignità della Terra: ecologia, grido della Terra- grido dei poveri (1999/2015).

la traversata dello stretto di Gibilterra delle équipe di Emmaüs France

Emmaüs e la causa dei migranti

di Mégane de Amorim
in “La Croix” del 4 settembre 2017 (traduzione: www.finesettimana.org)

“Le équipe di Emmaüs France si preparano a compiere una traversata dello stretto di Gibilterra, allo scopo di promuovere il diritto alla libera circolazione… insistono sulla necessità di una “svolta a 180 gradi della politica migratoria del governo francese”

 

Le équipe di Emmaüs France si stabiliscono a Tenerifa (Spagna) in vista di una traversata dello stretto di Gibilterra entro questa settimana. Il movimento intende promuovere il diritto alla libera circolazione. Una posizione opposta a quella del governo francese che vuole “dissuadere” le migrazioni.

Remeranno o nuoteranno per più di cinque ore per raggiungere la spiaggia marocchina di Dalla, dalla città di Tenerifa. In totale, 43 membri volontari o stipendiati del movimento Emmaüs si stabiliscono oggi in Spagna per essere pronti a iniziare la traversata giovedì, sempre che le condizioni meteorologiche lo permettano.
Damien Carême, sindaco di Grande-Synthe (dipartimento Nord) e Thierry Kuhn, presidente di Emmaüs France, parteciperanno a questa azione di sensibilizzazione. “L’idea di questa traversata è rendere omaggio alle migliaia di persone morte nel Mediterraneo e soprattutto rivendicare la libera circolazione delle persone”, riassume Maria Guerra, coordinatrice del progetto.
Questo evento fa parte di una vasta campagna di Emmaüs France sul diritto alla libera circolazione. Si basa sull’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani, secondo il quale “ogni persona ha il diritto di circolare liberamente” e “di lasciare qualsiasi paese, anche il proprio”. Per Frédéric Amiel, avvocato a Emmaüs, “questa traversata militante è il simbolo della libertà di circolazione” e dell’“ideale sostenuto da anni secondo il quale ognuno deve avere la possibilità di trovare protezione nel paese in cui si reca”.
“A suo tempo, l’abbé Pierre sosteneva già l’idea di una cittadinanza universale, ricorda Maria Guerra. La sua lotta acquista senso oggi, con migranti che arrivano sempre più numerosi e con la riflessione che si accentua sul problema delle frontiere”. Secondo Maria Guerra, originaria della Spagna, c’è “un vero dibattito all’interno della società tra coloro che vogliono costringere le persone a rimanere nel loro paese e mantenere i confini, e coloro che difendono la libera circolazione”.
In effetti, l’iniziativa di questa traversata del Mediterraneo ha scatenato vive reazioni. “Abbiamo ricevuto osservazioni molto dure, ma anche manifestazioni di solidarietà: significa che la libera circolazione pone profondi interrogativi alle persone”, sottolinea.
Frédéric Amiel, a nome di Emmaüs France, insiste sulla necessità di una “svolta a 180 gradi della politica migratoria del governo francese”. “Bisogna permettere alle persone di attraversare legalmente le frontiere, perché chiudendole si condannano i migranti all’annegamento”, sostiene.
All’opposto, il governo sembra piuttosto impegnato in una politica di “dissuasione migratoria”. Emmanuel Macron del resto ha affermato di essere a favore di una procedura d’asilo “fin dal territorio africano” nel vertice sulla crisi migratoria che ha riunito alcuni capi di Stato europei e africani lunedì scorso.

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