la musica e la festa rivelano meglio di ogni altra cosa l’identità rom – il C.C.I.T. 2017 a Madrid

se vuoi conoscere nel profondo il cuore rom lasciati accompagnare dalla sua musica

 

 

 

 

Si è svolto nei giorni scorsi, 21-23 aprile, a GADARRAMA, ridente località appena fuori di MADRID, il C.C.I.T. 2017 (Comitato Cattolico Internazionale per la pastorale rom), che, per meglio capire il vero cuore rom, non poteva che avere come focus:

“LA MUSICA NELLA VITA TRA FESTA E LEGAME SOCIALE”

La distanza geografica rispetto soprattutto ai paesi dell’est europeo ha comportato una leggera flessione di partecipazione rispetto alle altre edizioni in luoghi più ravvicinati, ma la qualità ha rispettato le attese.

La prima serata ha visto la tradizionale accoglienza con la cena comune e la preghiera introduttiva animata dai membri della pastorale spagnola tra i rom e dal momento conviviale di un buon bicchiere di ‘vino dell’amicizia’.

Il sabato ci ha visti impegnati in vari significativi momenti:

   1. i saluti ufficiali del gruppo spagnolo della pastorale rom 

   2. ascolto del messaggio Vaticano al C.C.I.T.

   3. l’introduzione al C.C.I.T. 2017 da parte di CLAUDE DUMAS, il prete rom attuale animatore del C.C.I.T.

La proiezione di alcuni stralci del film ‘LACIO DROM’ di Tony Galtif ci ha evidenziato modalità diverse del canto e della musica rom capace di veicolare con estrema efficacia di volta in volta messaggi di festa, gioia, lamento, protesta …

Ciò è stato motivo di dialogo e riflessione nei ‘gruppi di studio’ guidati da domande precise in merito alle nostre reazioni immediate ma anche, scendendo più in profondità nel cuore della cultura rom, ci si è chiesti se il nostro incontrare e incrociare il cammino dei rom-sinti ha lasciato in noi segni e tracce che ci hanno cambiato donandoci uno sguardo nuovo su di loro attraverso suoni, riti, feste … e se in questo cammino sia mutata in noi la stessa immagine di Dio che come ‘evangelizzatori’ siamo portati a ‘preconfezionare’ in base ai nostri bisogni  e parametri culturali e ad ‘esportare’ in modo scontato e acritico senza accorgerci di altre ‘immagini di Dio’ diverse dalle nostre provenienti da minoranze etnico-culturali capaci di arricchire e purificare le nostre.

E’ il pomeriggio che ha visto il momento fondamentale del C.C.I.T. con la conferenza della teologa

CRISTINA SIMONELLI:

“IL CANTO DI TUTTI: LA COLONNA SONORA DELLA VITA”

La musica e il canto hanno una valenza incommensurabile per la capacità di incontro che offre e la capacità di convertire  occhi e cuore allo sguardo e alla persona dell’ ‘altro’:

“La musica … può partecipare a questa conversione e diventare soglia (threshold english; seuil; umbral) per molti accessi. Consente infatti di affacciarsi all’esperienza della gioia e del dolore, della festa e del lutto. Consente di stare sulla soglia della casa e della festa dell’Altro, imparando da questo spostamento a esprimere i propri sentimenti, a pronunciare le proprie lodi, a cambiare la propria vita. Consente ancora di stare sulla soglia delle interazioni culturali: certo evitandogli ostacoli delle maschere che possono nasconderci gli uni agli altri, ma aprendo vie inedite di incontro, proprio là magari dove i conflitti sono più aspri. Come si esprime infatti mettendo in relazione contesti e elementi diversi, così può aprire vie di incontro e benedizione, senza moralismi ma con profonda eticità” (dalla relazione di C. Simonelli).

L’intensità di tale relazione è diventata ovviamente motivo di dialogo e approfondimento nei gruppi di riflessione dialogata

La celebrazione eucaristica in diverse lingue con l’omelia di Clade Dumas ha portato a termine la giornata con un messaggio e una sollecitazione forte ed efficace ad ‘accordarci’ ai progetti di Dio per noi e per la storia.

“Accordarci ai progetti di Dio significa accordarsi alla vita come si presenta a noi. Accordarsi come ci si accorda alla musica in una danza. Come in una danza bisogna accordarsi anche con il suo partner. Da sempre Dio si fa alleanza con noi e sposa la nostra umanità per farci entrare nella danza del suo amore … E se con Dio noi ci lasciamo guidare, non saremo capaci di ballare? … Lui conosce la musica. L’Ha scritta Lui. Conosce i passi. Allora accettiamo di lasciarci guidare per entrare nella danza della vita” (dall’omelia di Dumas).

La serata ha visto la tradizionale ‘cena condivisa’ con tante tavole di cibi diversificati quante i paesi presenti al C.C.I.T. (ci sono stati a volte ben ventitré paesi presenti) mettendo in mostra e in condivisione fraterna il meglio della propria cucina del paese di provenienza; ovviamente non è mancata musica e balli a rendere davvero una festa ala serata.

La domenica mattina ha visto la descrizione della

“SITUAZIONE SOCIALE E LA PASTORALE DEI GITANI IN SPAGNA”

dell’animatore pastorale FERNANDO JORDAN PERMAN della pastorale rom spagnola, col preciso e ribadito invito ad “ascoltare la vita interiore del gitano”, ad “andare loro incontro”, “incoraggiare il dialogo”, “cercare la comunione”. Indubbiamente atteggiamenti molto apprezzabili perché:

“la diversità ci fa crescere, ci stimola. E’ la ricchezza della nostra Chiesa. Il Vangelo nel mondo degli zingari è l’interesse per l’altro e il desiderio di avvicinarsi all’altro con simpatia. E’ fondamentale per crescere nel dialogo, non come tecnica pastorale con intenzione di arrivare a convincere l’altro ma come un mezzo per celebrare la verità e condividerla. Possiamo evangelizzare solo partendo dalla reciprocità. Evangelizzare è un’interazione: annuncio una buona novella e ottengo una buona novella” (dalla relazione di Perman).

Peccato che a volte il linguaggio sembra contraddirsi nella velata, ma non troppo, intenzionalità di trasformare l’ “ambiguità dell’immagine del cristiano Zingaro” in “un nuovo gitano cristiano” (e perché no anche ‘cattolico’?).

La celebrazione eucaristica e una visita turistica all’Escorial e alla ‘Valle de los caidos’ ha concluso il C.C.I.T. 2017 dandoci appuntamento tra un anno in Belgio per il C.C.I.T.2018.

nota personale:

Il recarmi al C.C.I.T. 2017 a Madrid con il camper dell’amico p. Agostino Rota Martir ha rappresentato un percorso lungo che ci ha imposto necessariamente delle soste all’andata e al ritorno; la noia e pesantezza del viaggio è stata largamente compensata dell’accoglienza gentilissima, festosissima, gioiosissima di una famigliola rom con i suoi cinque bambini che dall’Italia, che non offriva niente di umano e positivo per la loro situazione di profughi (che anzi minacciava di toglierle i bambini a causa della povertà più totale fino alla vera e propria fame!) ha dovuto affrontare avventurosamente un viaggio’ abramitico’ verso la Francia che ha loro messo a disposizione fin da subito le prime strutture di accoglienza umana in attesa dei tempi necessari per il vaglio della loro richiesta di stato di profughi; richiesta che proprio negli ultimi giorni è stata felicemente accettata con la gioia di tutti che ha compensato l’infinita sofferenza della lunga ‘via crucis’ percorsa da questa famigliola, sofferenza arrecata dalla durezza e crudeltà di strutture pubbliche del nostro paese, perfino dei servizi sociali …

Un’esperienza di accoglienza, festa, generosità, desiderio di farci contenti e a nostro agio nella loro casa

(ho ancora davanti agli occhi il bel vassoio di cous cous coi gamberi che il papà con cura ci ha preparato, ma anche il buon risotto allo scoglio cucinatoci dalla mamma, oltre al resto …) che credo sia stata la migliore preparazione al C.C.I.T. e la migliore conclusione di esso. Un’esperienza difficilmente dimenticabile. Grazie infinite!

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