‘morto il re dei rom’?

 

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così, non appena è uscita la notizia sui mass media, Marcello Palagi ha tenuto a precisare:

La notizia che riporto qui sotto da euronews è una cazzata o, meglio, un insieme di cazzate.

«La comunità rom saluta il suo ‘re’, funerali solenni per Florin Cioaba
euronews
venerdì 23 agosto 2013 07:55 GMT
Funerali da capo di Stato per Florin Cioaba, l’autoproclamato re dei rom.
58 anni, romeno, Cioaba è morto di infarto in Turchia ed è stato seppellito a Sibiu, sua città d’origine. Nel 2003, fece molto discutere la sua decisione di concedere in sposa la figlia di 12 anni.
Il nuovo re della comunità, che conta oltre 600mila persone, sarà il figlio Dorin.
Copyright © 2013 euronews»

I rom e i sinti non hanno re o regine. La loro è una società nata senza capi, egualitaria, solidale, nomade. Chi vive per la strada, all’interno di una società altra, ben più potente, deve poter accedere all’aiuto e alla solidarietà di chi ha gli stessi modi di vivere, senza la mediazione di strutture di potere. Il potere diversifica e divide, burocratizza e complica i rapporti, crea conflitti, invidie, odi, ingiustizie, sfruttamento. Per secoli la società stanziale, specie nell’Europa dell’est, sperando di poter controllare, regolamentare, sottomettere, “normalizzare” e assimilare i rom e i sinti ha tentato, tra il molto altro, tra esclusione, reclusione e inclusione, anche la via dell’imposizione di loro capi designati dall’esterno. Ma questi capi non hanno avuto l’approvazione dei loro sottoposti e hanno raccolto per lo più solo il loro disprezzo, sono stati cioè considerati dei traditori e dei servi.
Nonostante che gran parte dei rom e dei sinti si sia stanzializzata, sopravvive ancora in loro questa cultura del viaggio, della libertà, dell’autonomia e del rifiuto di gerarchie sia pure formalmente “democratiche” investite e inventate dall’esterno. E anche quando vengono tentate da loro stessi, forme di autoorganizzazione di più gruppi rom, in genere durano poco o restano sulla carta e non funzionano. Alcune riescono a farsi riconoscere dai gagé molto più di quanto non le riconoscano i rom e i sinti.
Si tratta dell’aggiornamento del vecchio meccanismo di controllo gagiò dei re e delle regine: si attribuisce cioè rappresentanza dall’alto, per investitura da parte dei poteri costituiti, a singoli o associazioni rom più intraprendenti,”affidabili” e conosciuti dai gagé e dalle loro organizzazioni beneficenti, sedicenti esperte del “bene degli zingari”. Designazioni dalla base, anche se formalmente vengono sbandierate, non ce ne sono.
Si arriva al limite estremo di gagè che si autoproclamano legali rappresentanti della nazione rom e l’associazionismo beneficente, qualche istituzione e molti giornalisti che non vanno a verificare niente, li accreditano come espressione di una nazione inesistente, presso l’opinione pubblica sempre facilona rispetto ai rom.
I motivi per cui sopravvive e continua a diffondersi la favola dell’esistenza dei re e delle regine rom sono complessi e non riducibili a una breve nota come questa. Basterebbe però che un giornalista si documentasse seriamente, senza limitarsi a registrare quel che gli viene detto a conferma dei suoi pregiudizi, per capire almeno che è un abbaglio grave basarsi su un funerale di lusso e spreco per ri-diffondere la bufala dell’esistenza di un re “zingaro”, sia pure “autoproclamatosi” e con erede designato, regnante su seicentomila sudditi. Senza contare che se, ogni anno, morissero re e regine rom nella percentuale registrata dai giornali, il loro sarebbe, dato il numero dei decessi, il mestiere di gran lunga più pericoloso e mortifero di qualsiasi altro al mondo.

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parole soffocate!

bambini gasati
Dove le parole non arrivano

La disperazione di una mamma tra i corpi dei bambini siriani gasati da Assad

massimo gramellini

Vi chiediamo scusa per l’intrusione. È estate, i tempi sono già abbastanza duri e da un giornale si pretende, giustamente, un alito di speranza. Ma la speranza si nutre di consapevolezza e invece intorno a noi avvengono cose che ci rimbalzano addosso. Abbiamo imparato a difenderci dalle parole: svuotandole, rendendole innocue. Solo le immagini hanno ancora il potere di svegliarci. Sbattendoci in faccia la vita in ogni sua espressione, anche inaccettabile, tanto da non potere più fare finta che non esista o che non ci riguardi.

Ieri, durante la riunione del mattino, al giornale è planata la notizia che, secondo l’opposizione, le truppe di Assad avevano compiuto una strage nei sobborghi di Damasco utilizzando gas nervino. Cento, duecento, mille caduti. Il collega degli Esteri riportava l’incerta contabilità senza suscitare reazioni particolari: atrofizzata in una statistica, la morte di massa non fa scalpore. Poi sono arrivate le foto e il clima è cambiato. I numeri sono diventati volti. E corpi, serrati dentro i lenzuoli. L’assenza di ferite d’arma da fuoco, quindi di sangue, rendeva i cadaveri quasi metafisici: sembravano angeli, specie i bambini.

Il governo siriano nega l’uso dei gas, che le immagini parrebbero invece suggerire. Ma al di là di ogni interpretazione o speculazione di parte, le foto di quei bimbi, e di quelle madri, sono lì per ricordarci che qualcosa di indicibile sta avvenendo da troppo tempo a non troppa distanza da noi. Qualcosa che si è inghiottito anche il nostro inviato Domenico Quirico, che era andato lì per raccontarlo. Prenderne finalmente coscienza è un esercizio doloroso, ma forse non del tutto vano.

i 10 inganni di Berlusconi

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Ci sono almeno dieci buoni motivi per dimostrare che Berlusconi non è uno statista che ha a cuore il bene del Paese, ma solo un condannato che cerca di evitare la condanna.
1. Ha cercato in tutti i modi di ostacolare il corso del processo Mediaset, proprio come ha fatto con altri suoi processi. È del tutto discutibile che il suo possa definirsi il normale esercizio del diritto di difesa.
2. Prima, durante, e dopo il processo ha tentato di far delegittimare i giudici che lo hanno condannato attraverso i suoi media.
3. Prima dell’udienza in Cassazione e dopo di essa ha letteralmente fatto prendere di mira il presidente del suo collegio per delegittimarlo. Il Giornale, che ha fatto campagne durissime contro i pentiti, improvvisamente è diventato il ricettacolo di testimoni che ricordano brandelli di conversazioni con il giudice Antonio Esposito, tutte contro Berlusconi.
4. Berlusconi si considera l’unico cittadino italiano che può sottrarsi alle leggi e alle sentenze. Quello che vale per tutti, per lui non vale. I magistrati non si devono occupare di lui, se lo fanno non devono condannarlo, se lo condannano vuol dire solo che hanno un pregiudizio contro di lui.
5. Leggi ad personam, lodi, salvacondotti, amnistie, indulti, grazia. Tutto fuorché quello che vale per ogni altro cittadino, rispettare le leggi.
6. Legge Severino sull’incandidabilità dei condannati. Finché si applica agli sfigati, Berlusconi tace. Se invece tocca lui allora diventa un vero problema e va sabotata.
7. Elezioni. I tempi non sono decisi in base agli interessi del Paese, ma solo ed esclusivamente di Berlusconi.
8. Costituzione. Per Berlusconi è carta straccia.
9. Riforma della giustizia. Si fa solo se Berlusconi ne ha urgente bisogno per i suoi processi, altrimenti il mito diventa governare per cinque anni per finire una legislatura. E della giustizia non si ricorda più nessuno.
10.Dal primo agosto, quando Silvio è stato condannato, non ha mai ricordato agli italiani che dopo Mediaset ci sono ben altri processi che lo coinvolgono (Ruby, De Gregorio, Lavitola). La sua, ormai, è una ricorsa al sotterfugio. Perfino quando lascia intendere che vorrebbe la grazia, intavola un tira e molla con il Quirinale non ammettendo mai le sue responsabilità.
Alla fine l’unico dato di fatto è il seguente. La crisi incombe, ma il Paese è lì, fermo, in attesa di sapere che succederà a Berlusconi.

Da milella.blogautore.repubblica.it

discriminazione in nave

 

 

discriminata

Giovane cieca discriminata in nave, perchè accompagnata dal suo cane.

 

Valona-Brindisi: un viaggio da dimenticare per una ragazza di 24 anni di origine albanese, ma residente in Italia da circa 10 anni

. Kedrit Shalari è una ragazza non vedente che in compagnia del suo cane guida, Vera, aveva deciso di intraprendere il viaggio a bordo di un traghetto della compagnia European Ferries ma non si aspettava di ricevere un’accoglienza poco piacevole tanto da essere allontanata dalle aree riservate ai passeggeri e anche dal ristorante di bordo.

Motivo? Il cane! La giovane cieca ha subito vere e proprie minacce: “ Se non te ne vai buttiamo a mare te e il tuo cane”, costringendola a rimanere isolata per più di due ore sul pontile della motonave. La Feder F I D A è pronta ad appoggiare la giovane, assicurandole i legali e il sostegno nella battaglia .

Nuove norme regolano la presenza di cani in luoghi pubblici senza divieti alcuni, figuriamoci se il cane è indispensabile per motivi più che validi e seri. L’unica strada da percorrere è quella giudiziaria, visto che la strada del cuore e della coscienza è quasi sempre piena di ostacoli, con l’auspicio che giustizia sia fatta quanto prima.

a Rimini si parla di pace, si parla!

 

 

i tre

A Rimini: abile, arruolato!

21 agosto 2013 – Renato Sacco (coordinatore nazionale di Pax Christi)

Tra poche ore, oggi 21 agosto, al Meeting di Rimini ci sarà una tavola rotonda con il ministro della Difesa Mario Mauro: “Sicurezza ed educazione nelle missioni di pace”. La mia è una lettera, come dire ‘preventiva’ (in quegli ambienti si usa dire così…). Non so come andrà, ma sicuramente le premesse ci sono tutte perché sia un successo. Insieme al ministro ci saranno generali e graduati vari, tutte persone ‘arruolate’, come la stessa Monica Maggioni, chiamata a introdurre il dibattito: una giornalista appunto arruolata (embededd) che ci ha raccontato la guerra in Iraq nel 2003 a bordo dei carri armati americani che entravano a Baghdad… mica storie, qui si fa sul serio. E anche l’informazione è una cosa seria!
Sarà certamente un dibattito ricco e interessante, non con le solite tiritere sulla guerra, sulla violenza, sulle spese militari, sull’articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra, sulla follia della guerra.
No, qui si parla di pace, mica di guerra. Anzi di ‘missioni’ di pace. Mica le solite storie di chi dice che la presenza militare italiana in Afghanistan costa 2 milioni di euro al giorno! O di chi avanza sospetti che la Cooperazione Italiana sia un po’… funzionale alla presenza militare, come dire un po’…‘arruolata’.
No no, qui a Rimini si parla di pace e di educazione. Mica come quelli che addirittura hanno lanciato una campagna “Scuole smilitarizzate. La scuola ripudia la guerra”. Ma pensa…
No, qui si parla di pace, e sono certo che il Ministro non si farà distrarre da queste provocazioni che lo porterebbero fuori strada. Il ministro ribadirà il suo concetto che per ‘amare la pace bisogna armare la pace’, che gli F35 sono necessari per la pace e che bisogna mettere la persona al centro, ecc. ecc. Spero che non ci sia qualcuno che vada a tirar fuori le radici cristiane o faccia qualche citazione inopportuna, tipo ‘la guerra è il suicidio dell’umanità’, oppure ‘fede e violenza sono incompatibili’ o richiami una riflessione sull’attuale modello di Difesa, sui grandi interessi delle lobby delle armi o, peggio ancora, vada a tirar in ballo addirittura il Vangelo e Gesù Cristo. No, a Rimini si parla di pace e di educazione. E sarà sicuramente un dibattito serio: abile, arruolato!

chi lavora troppo, chi niente

 

 

cocomero

un mondo strano, il nostro, squilibrato, come regolato da un ubriaco, un mondo nel quale pochi lavorano troppo, molti lavorano poco o niente

una bella riflessione a proposito di M. Gramellini:

Un mondo equilibrato è forse impossibile, ma di sicuro quello che avanza dietro le gloriose insegne del progresso globale assomiglia a una giostra manovrata da un ubriaco. A Londra un ragazzo tedesco appena scampato all’età dei brufoli, Moritz Erhardt, è morto nella doccia di un dormitorio dopo avere lavorato alla City dalle 9 del mattino alle 6 di quello successivo: ventuno ore consecutive per tre giorni di fila, cibandosi esclusivamente di caffè. A vent’anni si sopravvive a strapazzi anche peggiori, quindi è probabile che Moritz fosse predisposto (soffriva di epilessia), ma la sua fine ha acceso i riflettori su una realtà: mentre la maggioranza dei giovani non trova lavoro, quelli che riescono a ottenere un posto qualificato sono sottoposti a ritmi da spremiagrumi. Un tirocinante della City lavora in media 14 ore al giorno e guadagna l’equivalente di 3000 euro, tantissimi ovunque ma non a Londra, dove l’affitto di un monolocale ne costa 1800: e infatti Moritz dormiva in un ostello.

Questa contraddizione stridente tra i pochi che lavorano troppo e i troppi che lavorano poco, o addirittura mai, sembrerebbe il frutto di un sistema senza governo. Nella storia umana, che è una storia di schiavi spesso inconsapevoli di esserlo, è sempre andata così, se si esclude un breve intervallo – dal secondo Dopoguerra agli Anni Settanta del secolo scorso – quando almeno in Occidente si riuscì a distribuire lavoro e ricchezza, e a creare il ceto medio. Ma l’intervallo è finito e la giostra dell’ubriaco ha ripreso a girare anche qui. Solo la politica avrebbe le chiavi per fermarla, ma le ha perse. Forse se l’è vendute.

Da La Stampa del 21/08/2013.

la vera malattia

 

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Monsignor Raúl Vera Lopez, attivissimo in Messico nella difesa dei diritti umani, ha detto pubblicamente che non sono i gay a essere malati, ma gli omofobi.

Vescovo cattolico sostiene che l’omofobia è la vera malattia, non l’omosessualità

Si dev’essere un po’ “malati in testa” per pensare che un gay o una lesbica siano persone depravate. Gli omosessuali sono esseri umani degni di rispetto, ha sottolineato monsignor Raúl Vera López, vescovo di Saltillo, Coahuila, in Messico.

Intervistato da Terra nel corso del programma Tejemaneje – programma online messicano di approfondimento politico – Vera Lopez ha commentato le recenti affermazioni di papa Francesco che, come ricorderete, si è chiesto: “Chi sono io per giudicare gli omosessuali?”.

Secondo il vescovo le parole del pontefice contrastano con quanto i vari capi della chiesa cattolica pensano in merito, cioè che l’omosessualità è una sorta di perversione. Ha commentato il vescovo:

Una mamma è venuta da me e mi ha parlato di suo figlio ed era molto preoccupata perché il ragazzo frequentava “quei depravati dei gay!”. Io le ho risposto: “Ti stai condannando da sola, perché tuo figlio si è formato così nel tuo senso e non è stato plasmato né come degenerato né come un perverso! Calmati: tu sei la madre di quel bambino e quel bambino è così come è fin da quando era nel tuo ventre”.

Secondo il vescovo domenicano, l’omosessualità ha una spiegazione scientifica che non si vuole ammettere e dal punto di vista religioso è importante tenere presente il contesto storico e rileggere con la massima attenzione “i testi biblici che citiamo di continuo per sottolineare che gli omosessuali sono condannati dalla Bibbia”.

E poi ha consluso:

Gli omofobi pensano a priori che omosessuali e lesbiche sono persone depravate e promiscue, ma la vera malattia è avere pensieri di questo tipo!

Non è la prima volta che monsignor Raúl Vera López prende apertamente le difese della comunità omosessuale, sia affermando che le coppie dello stesso sesso hanno tutto il diritto di avere dei figli, sia celebrando messe in onore dei santi gay della storia della gay come anche compiendo atti pubblici in cui chiedeva perdono per gli atti di discriminazione perpetrati dal clero alla comunità lgbt.

Nel 2010 monsignor Raúl Vera López è stato premiato con il Rafto Prize per il suo costante impegno a favore dei diritti umani e della giustizia sociale.

razzismo e razzismi

 

 

reato di clandestinità

successo davvero nei giorni scorsi:

Una donna bianca di 50 anni si è accomodata al suo posto in aereo e ha visto che il passeggero accanto a lei era un uomo nero.

Visibilmente furiosa, chiamò la hostess.

“Qual è il problema, Signora?” Le chiese la hostess.

“Non lo vedi?” Disse la Signora – “Mi è stato dato un posto accanto ad un uomo nero, non posso sedere affianco a lui! Devi cambiarmi il posto!”.

“Per favore, si calmi..” – Disse l’hostess.
“Purtroppo, tutti i posti a sedere sono occupati, ma possiamo verificare se ce ne sono ancora alcuni”.

La hostess verifico’ e poi ritornò dalla Signora.

“Signora, come vi ho detto, non c’è alcun posto vuoto in questa classe, in economy.
Ma ho parlato con il comandante e mi ha confermato che non ci sono posti vuoti in classe economica. Abbiamo solo posti in prima classe.”

E prima che la Signora dicesse qualcosa, la hostess continuò:

“Guarda, è insolito per la nostra azienda consentire ad un passeggero di cambiare la classe economy con la prima classe. Tuttavia, date le circostanze, il comandante pensa che sarebbe uno scandalo far viaggiare un passegero seduto accanto ad una persona sgradevole”

E rivolgendosi al nero, la hostess disse:

“Il che significa, Signore, se lei vuole, può prendere i suoi bagagli, vi abbiamo riservato un posto in prima classe…”

E tutti i passeggeri vicini, scioccati dall’aver visto questo comportamento da parte della Signora, hanno iniziato ad applaudire, alcuni anche in piedi”.

“fede non è neutralità, compromesso a tutti i costi” direbbe papa Francesco

se per un verso può sembrare un bel gesto aver fatto salire in prima l’uomo di colore, non è possibile intravedere qui il rischio di un razzismo al contrario che rimuove solo apparentemente le condizioni problematiche ma non affronta in radice il problema ‘culturale’ della discriminazione e separazione?

 

“ma mi faccia il piacere”

credere di far bene
la rubrica arguta e brillante del lunedì di M. Travaglio su ‘Il fatto quotidiano’:

TotoAutoscatto. “Lo scatto che si attende dal Cavaliere” (Piero Ostellino, Corriere , 17-8). Quello delle manette? Basta. “Letta: basta Europa del rigore” (a Repubblica, 18-8). Giusto: vogliamo l’Europa del calcio d’angolo. Libertà. “Lo scatto “De Gregori massacra i democratici e poi canta alla sua festa (per soldi)”(Libero,18-8 sulla partecipazione del cantautore alla festa del Pd di Modena). Finalmente chiarito il significato della testata “Libero”: dalla grammatica e dalla sintassi. Giustizia. “Referendum sulla giustizia. I Radicali raccolgono le firme in carcere” (Corriere della sera, 18-8). Quelli a piede libero, evidentemente, non firmano. Tutto vero. “Il Pd assomiglia a Mussolini: vuole far tacere gli avversari… Sperano di liquidare Berlusconi condannandolo al silenzio come il Duce fece con Gramsci” (Paolo Guzzanti, il Giornale, 17-8). Poi squilla la sveglia.

Coppi&Ghedini al cubo. “Muore l’avvocato Vergès, il difensore degli indifendibili. Il controverso legale ebbe tra i clienti Klaus Barbie e Carlos lo sciacallo. Scrisse saggi garantisti” (il Giornale, 17-8). Povero B., non gliene va più bene una.

Cervelli in fuga. “Con la condanna di Silvio rischiamo fughe all’estero. A preoccupare molti italiani non è la sorte personale dell’ex premier, ma la violazione della democrazia e della libertà. Così aumenta la sfiducia e la voglia di lasciare l’Italia” (Maurizio Belpietro, Libero, 17-8). Ecco cos’erano quegli assembramenti umani sulle coste siciliane.

Il Meeting della Sfiga tra i Popoli. “Enrico Letta è un amico da sempre” (Emilia Guarnieri Smurro, fondatrice del Meeting di Cl a Rimini, la Repubblica, 17-8). L’aveva già detto di Andreotti, Martelli, De Mita, Craxi, Cossiga, Monti, Passera. Avanti un altro.

Nun ce lassa’. “Una sentenza ingiusta non cancellerà un leader” (Giuliano Ferrara, il Giornale, 18-8). Non s’interrompe così uno stipendio.

Fantacalcio. “La partita di Berlusconi. Sempre in gioco” (il Giornale, 15-8). Detenuti contro secondini, nell’ora d’aria.

IRagazzi dello Zoo di Arcore. “L’ex ministro Rotondi: ‘Scelto il nome del delfino’” (Libero, 18-8). Dopo i caimani, i falchi, le colombe, i pitoni, le pitonesse e il cane Dudù, mancava solo il delfino. Urge riabilitare Caligola.

Se son Rosi fioriranno. “Francesco Rosi & Roberto Saviano. Il regista incontra lo scrittore che ne ha seguito le orme” (la Repubblica, 18-8). A sua insaputa.

Marina Mercantile/1. “Il passo indietro di Marina: ‘Mai pensato alla politica’” (la Repubblica, 14-8). Se è per questo, nemmeno suo padre.

Marina Mercantile/2. “Marina Berlusconi titolare di società off-shore: un tesoretto confezionato dall’avvocato Mills” (l’Espresso, 15-8). Non c’è niente da fare, è più forte di loro: ce l’hanno nel sangue.

Agibilità. “Silvio Berlusconi tiene aperte tutte le strade. E continua a vagliare le diverse ipotesi sul tavolo per capire quale possa essere la strada maestra per provare a garantirsi la cosiddetta ‘agibilità politica’” (il Giornale, 13-8). “A Locarno vanno in scena i deliri dell’ultimo brigatista. Nel film ‘Sangue’ recita Giovanni Senzani, killer mai pentito di Roberto Peci” (il Giornale, 14-8). Gli hanno semplicemente garantito la cosiddetta “agibilità cinematografica”.

Fiducia. “Di Napolitano ci si può fidare” (Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme, Libero, 15-8). Lo diceva anche Bersani.

Imbecilli. “Il mio Pd? E’ guidato da dirigenti imbecilli. Mi vergogno” (Vincenzo de Luca, sindaco di Salerno e viceministro delle Infrastrutture, Libero, 13-8). Basti pensare che quegli imbecilli hanno persino candidato Vincenzo De Luca a sindaco di Salerno e poi l’hanno nominato viceministro delle Infrastrutture.

Da Il Fatto Quotidiano del 19/08/2013.

ricordo di don Bruno Nicolini

donbrunonicolini

di Cinzia Sgreccia*

 Ad un anno dalla morte di Mons. Bruno Nicolini (1927-2012) l’Opera Nomadi di Reggio Calabria ricorda la figura di un grande uomo, amico del popolo rom a cui ha dedicato oltre 50 anni della sua vita.

Incaricato di occuparsi di zingari dall’Arcidiocesi di Trento nel 1959, successivamente, nel 1963, fondò nella Diocesi di Bolzano- Bressanone l’Opera Nomadi che dopo qualche anno divenne ente nazionale promuovendo la nascita di Sezioni locali in tutta Italia.
Fu chiamato a Roma da papa Paolo VI per occuparsi della pastorale dei Rom e proprio da Roma, nel 1965, organizzò , nello spirito del Concilio Vaticano II, il primo grande incontro europeo tra il popolo rom ed il papa che si tenne a Pomezia.
Il suo impegno pastorale fu sempre costante “incarnandolo” e concretizzandolo con quello sociale facendo onore al suo mandato di sacerdote cristiano.
Nel giugno del 2011 aveva partecipato con grande gioia all’incontro dei Rom europei con papa Benedetto XVI in San Pietro.
Come Presidente dell’Opera Nomadi Nazionale aveva sempre centrato il suo impegno per il popolo Rom mediando fra tre realtà che riteneva fondamentali ai fini dell’inclusione sociale di questi cittadini: le istituzioni, la collettività locale e i Rom.
Negli anni Sessanta mentre la comunità romnì locale reggina soffriva in una favelas nella periferia della città sotto il ponte S. Agata, tre “giganti” facevano convergere le proprie energie per affrontare le gravi problematiche di questa popolazione.Tre pastori, che realizzarono la loro missione a partire dagli ultim:.
Mons. Bruno Nicolini, sempre alla ricerca di soluzioni per una pacifica convivenza tra Rom e società a livello nazionale. Don Lillo Altomonte, padre amato dal popolo Rom reggino, che dal 1958, data della nascita della parrocchia di Modena, S.Pio X, come parroco, iniziò a dedicarsi anche ai rom che gravitavano intorno al territorio parrocchiale, emarginati sotto i ponti delle fiumare. Avendo saputo dell’esperienza di don Bruno, nel 1965, aderì a questo ente costituendo la Sezione Opera Nomadi di Reggio Calabria. E S.E. Mons. Giovanni Ferro, che si impegnò personalmente a sottoscrivere un personale contributo finanziario per avviare a soluzione il problema degli alloggi della comunità.
La collaborazione proficua tra queste tre grandi personalità consentì di avviare il primo intervento di aiuto organizzato in favore dei Rom di Reggio Calabria.
Questo percorso che Don Bruno sviluppò in tutta Italia, è stato alimentato dalla sua stessa intuizione di affiancare alle azioni sociali la ricerca scientifica. Egli realizzò, insieme alla professoressa Mirella Karpati, il «Centro studi zingari», punto di riferimento scientifico per la comprensione della storia e della cultura del popolo Rom in Europa, che divulgava le sue ricerche attraverso la rivista bimestrale “Lacio drom”.
Se oggi abbiamo delle analisi più precise sull’inserimento sociale dei rom e sugli interventi da porre in essere, lo dobbiamo all’operato realizzato da don Bruno.
Sotto il profilo umano Mons. Bruno Nicolini, definito “persona affabilissima, dai modi estremamente familiarizzanti”, coniugava l’esperienza maturata nelle gravi problematiche vissute dai cittadini Rom in Italia e nel mondo con la semplicità e l’amore con cui svolgeva la sua opera. Questo gli consentiva di comprendere la persona, sensibilizzare l’opinione pubblica e mettere a punto programmi di promozione sociale, coinvolgendo le istituzioni.
Per cinquant’anni si è impegnato per i fratelli rom, facendosi ultimo tra gli ultimi e diventando spesso presenza scomoda per tanti. Non ha cercato e non ha avuto né gloria né onori, ha vissuto da umile prete e così è morto. Ha concluso la sua esistenza terrena all’età di 85 anni in povertà e con coerenza rispetto alla sua Missione di pastore, ponendosi al servizio del prossimo cercando di “capire meglio per poter aiutare meglio” nel rispetto della cultura dell’altro.
Il suo profilo di sacerdote corrisponde pienamente alla figura del buon pastore, indicato da papa Francesco, che realizza la sua Missione, vivendo e prendendosi cura delle ” sue pecore”, umilmente al servizio del suo “gregge”, per servire, non per essere servito (Papa Francesco, Ordinazione di nuovi sacerdoti, 2142013) e … amando fino alla fine.
Ciao don Bruno, grazie per quello che hai fatto, per le basi che hai posto per l’aiuto del popolo Rom e per la testimonianza umana e cristiana che ci hai offerto. Veglia su di noi.

*Responsabile settore scuola Opera Nomadi di Reggio Calabria

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