Hitler figlio del populismo

papa Francesco

“dai populismi nacque Hitler

nei momenti di crisi non funzionano i muri”

Papa Francesco: "Dai populismi nacque Hitler. Nei momenti di crisi non funzionano i muri"

intervista al “Paìs”

Bergoglio affronta tra gli argomenti la Chiesa, il mondo, i migranti e il momento economico

di PAOLO RODARI

Nello stesso momento in cui Donald Trump giura a Washington, Francesco concede in Vaticano una lunga intervista al País (pubblicata anche su Repubblica in edicola) nella quale chiede prudenza per gli allarmi generati dal nuovo presidente degli Stati Uniti d’America – “vedremo quello che fa, e allora valuteremo; non si può essere profeti di calamità” -, anche se “nei momenti di crisi”, non funzionano “muri e fili”. Spiega: “Se mi spaventassi o gioissi di ciò che potrebbe accadere, potremmo cadere in una grande imprudenza. Tra essere profeti o di calamità o di buone cose che non verranno, né l’una né l’altra. Si vedrà. Vedremo quello che fa e allora valuteremo. Sempre le cose concrete. Il cristianesimo, o è concreto o non è cristianesimo”.

Bergoglio parla per un’ora e quindici minuti anche della Chiesa. Racconta che all’interno del dossier su Vatileaks che Papa Ratzinger gli ha lasciato poco dopo l’elezione, ci sono “santi e peccatori, onesti e corrotti”. Ma che ciò che lo preoccupa di più è “una Chiesa intorpidita dalla mondanità”, lontana dai problemi della gente.

Francesco dimostra di essere a conoscenza non solo ciò che accade all’interno del Vaticano, ma anche nella sua diocesi di Roma e in tutto il mondo. Dice che gli piacerebbe andare in Cina – “quando mi inviteranno” -, e che la sua unica rivoluzione è il Vangelo. E, ancora, che non ha deciso se morirà da Papa o se opterà per la strada aperta di Benedetto XVI.

In questi anni, nei viaggi, Francesco si è emozionato più volte. Per esempio, a Lampedusa, quando si chiese se si era pianto con le donne che perdono i loro figli in mare; in Sardegna, quando parlò della disoccupazione; nelle Filippine, con il dramma dei bambini sfruttati. Dice: “Il simbolo che ho proposto nella nuova sede per i Migranti – nel nuovo schema, il dicastero per i Migranti e i Rifugiati l’ho preso in carico io stesso con due segretari – è un salvagente arancione, come quelli che tutti conosciamo”.

Infine, le parole dedicate alle conseguenze della crisi economica: avanzano politiche che raccolgono il disagio dei cittadini. Alcune di esse – quelle cosiddette antisistema o populiste – approfittano della paura dei cittadini di fronte a un futuro incerto per costruire un messaggio di xenofobia, di odio verso lo straniero. Spiega Francesco: “Le crisi provocano delle paure, delle allerte. Per me, l’esempio più tipico dei populismi europei è quello tedesco del ’33. Dopo Hindenburg, la crisi del 30, la Germania è in frantumi, cerca di rialzarsi, cerca la sua identità, cerca un leader, qualcuno che gli ridia la sua identità e c’è un ragazzetto di nome Adolf Hitler che dice “io posso, io posso”. E tutta la Germania vota Hitler. Hitler non rubò il potere, fu votato dal suo popolo, e poi distrusse il suo popolo. Questo è il pericolo. In tempi di crisi, non funziona il discernimento e per me rappresenta un punto di riferimento continuo. Cerchiamo un salvatore che ci restituisca la nostra identità, difendiamoci con muri, con fili spinati, con qualsiasi cosa dagli altri popoli che possono toglierci la nostra identità. E questo è molto grave”.

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