“un dono per tutti noi”

coerenza evangelica e coraggio

di Orazio La Rocca in “Trentino”

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Ha avuto un bel coraggio papa Francesco a definire «un dono per tutti noi» l’arrivo di rifugiati ed immigrati «in fuga da guerre, fame e malattie»

Va bene che il pontefice argentino parlava – martedì scorso – praticamente in “casa”, al Centro Astalli, l’organismo dei gesuiti preposto all’accoglienza e all’assistenza di migranti ed itineranti. Ma le sue parole hanno fatto immediatamente il giro del mondo e segnato non poche coscienze. Un dialogo fraterno da gesuita – come notoriamente è papa Jorge Mario Bergoglio – a gesuiti, che certamente non avranno avuto niente da ridire su quella parola “dono”, che altrettanto certamente sarà stata causa di non pochi fastidi alle orecchie di benpensanti, fautori del politicamente corretto, difensori dei confini nazionali e – perchè no? – di inguaribili nostalgici di difesa della purezza della razza. Un variopinto “esercito” di paladini di politiche dei respingimenti e delle erezioni di muri e di fili spinati, che ormai non sembra più disposto a stare in silenzio di fronte ai ripetuti appelli che il Papa lancia a favore degli immigrati, spingendosi persino a chiedere loro “scusa” per l’ “indifferenza” con cui nel ricco Occidente – sono parole di Bergoglio – si guarda alle tragedie che da «troppo tempo ormai» si stanno abbattendo su intere popolazioni vittime di guerre e di quanti «si arricchiscono col commercio di armi e ordigni di morte». Parole che nel pieno delle recenti celebrazioni pasquali trovarono concrete anticipazioni nelle prolusioni del Venerdì Santo e nell’omelia della Pasqua, ma che nel rito della Lavanda dei Piedi del Giovedì Santo ha toccato il culmine con papa Francesco che – ripreso in mondovisione – si inginocchia davanti a 12 immigrati, tra cui molti musulmani e diverse donne, per lavare e baciare i loro piedi con atteggiamento di paterno servizio. Gesti eloquenti più di mille discorsi, che hanno poi trovato nuova e rinnovata conferma nel viaggio-lampo all’isola di Lesbo, in Grecia, per visitare, incoraggiare e benedire i profughi, arrivando persino ad ospitarne in Vaticano 12 (tre famiglie di musulmani). Ma, con l’eco del viaggio a Lesbo ancora nell’aria, ecco che al Centro Astalli arriva ancora da papa Bergoglio un nuovo inaspettato intervento a favore di profughi ed immigrati definiti «dono di Dio» , «nostri fratelli nel dolore», che «ogni uomo e ogni donna di buona volontà deve accogliere». Troppo, agli occhi e alle orecchie di fanatici delle politiche dei muri che ormai in quasi tutta Europa incominciano a fare proseliti! Troppo persino per quell’indomita ala di ecclesiastici conservatori e tradizionalisti presenti anche nella Curia vaticana, dove ormai incomincia a fare capolino anche qualche cardinale che non esita a dichiararsi pentito per aver dato il proprio consenso all’elezione di Bergoglio, il quale – però – va avanti come un treno senza lasciarsi intimidire da nessuno, incurante dei mal di pancia sui suoi appelli alla difesa degli immigrati che spuntano sia dentro che fuori dal Vaticano. Il Papa – assicurano Oltretevere i suoi più stretti collaboratori – «è sereno», «non si cura delle critiche», anzi quando si tratta di difendere poveri, bisognosi e ultimi dà il meglio di sé, perchè si muove col Vangelo alla mano, applicando alla lettera gli insegnamenti di Cristo, con particolare fedeltà, attenzione, afflato verso quelle pagine evangeliche che raccontano dell’infaticabile azione di Gesù nel riscatto di quanti vivevano nel bisogno, senza guardare ai colori politici, a ceti sociali e, tanto meno, a eventuali peccati commessi da chi gli si rivolgeva per essere aiutato. Come la peccatrice Maddalena, l’adultera, l’esattorestrozzino Matteo insegnano. Gesù – notano al di là delle Sacre Mura – spiazzò i benpensanti del suo tempo chiedendo ai suoi seguaci di amare i loro nemici e di «porgere l’altra guancia se vi schiaffeggiano», arrivando persino a perdonare i suoi carnefici («Padre perdonali perchè non sanno quello che fanno»): papa Francesco ha fatto, finora, molto meno, ha “solo” chiesto all’Europa e all’Occidente tutto di «accogliere quanti scappano dalle guerre perchè sono nostri fratelli e per tutti noi sono doni del Signore». Pura e semplice coerenza evangelica. Ma se qualcuno non lo capisce, pazienza.

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