“non è l’uomo che è stato fatto per il ‘sabato’ ma il ‘sabato’ per l’uomo”

servire il vangelo o le strutture?

Nel Vangelo troviamo l’indirizzo di Dio. Possiamo sapere dove abita, che lavoro fa e cosa fare per aiutarlo. Dobbiamo però “rivedere” l’idea di Dio socialmente accettata e rinunciare alla recita del personaggio che ci siamo costruiti.  Dobbiamo accogliere un Dio che non viene per realizzare le nostre smanie ma il suo Regno che prevede opzioni precise e non negoziabili: la misericordia per le nostre miserie e la compassione per gli ultimi. Dobbiamo depositare le maschere e calarci con Lui nell’abisso scavato dal male.
Il Vangelo apre strade, percorsi per andare incontro a chi si è fermato; le strutture aprono sedi per ricevere quelli che si muovono. Il Vangelo non ha orari, agende, programmi; le strutture selezionano gli ingressi, accettano o respingono. Il Vangelo rende fratelli e sorelle; le strutture utenti. Il Vangelo risveglia e alimenta carismi; le strutture assegnano ruoli. Il Vangelo costruisce comunità; le strutture organizzano uffici.

È impossibile evangelizzare le strutture, visto che il Vangelo si arresta nel punto esatto in cui inizia la struttura. Fuori il Vangelo dentro lo statuto e le regole fatte a misura d’uomo. D’altronde il Vangelo è rinuncia o perdita di ogni status symbol, è abbassamento e non prevede l’esaltazione di se stessi utilizzando Dio. Le strutture costituiscono a tutt’oggi un’insuperabile pietra d’inciampo per molti. Occorre recuperare l’immediatezza dell’esperienza di fede, come relazione con Colui che non si stanca di attenderci sulle vie dell’Amore.

pubblicato da ‘altranarrazione’

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