il ‘questionario’ boicottato dall’alto?

 

papa-francesco

 

il silenzio delle gerarchie sul ‘questionario’ che papa Francesco ha voluto nelle mani di tutti i fedeli perché rispondessero in modo attivo come partecipazione alla  preparazione del sinodo straordinario sulla famiglia sembra esprimere in modo eloquente una volontà contraria da parte delle gerarchie che non vedono di buon occhio la portata innovativa di tale ‘documento’ e di tale partecipazione: su questo una appropriata puntualizzazione di L. Kocci su ‘il Manifesto’ odierno:

Il silenzio della Chiesa

 

“il manifesto” 29 dicembre 2013

Luca Kocci

Doveva essere la più grande consultazione fra il «popolo di Dio» mai realizzata nella Chiesa cattolica. Si ridurrà ad un confronto fra pochi, svolto piuttosto in fretta.

Ormai, a pochi giorni dalla sua conclusione, pare essere questo, perlomeno in Italia – ma non è che all’estero, tranne poche eccezioni, la situazione sia molto diversa, anche perché i tempi dettati dalla Santa sede erano comunque molto stretti per tutti – il destino del questionario voluto dal Vaticano in vista del Sinodo straordinario dei vescovi sul tema della famiglia in programma ad ottobre 2014: 38 domande rivolte a tutti i cattolici su questioni “calde” relative alla famiglia, dai divorziati risposati (esclusi dai sacramenti) alle unioni di fatto, dalla contraccezione alle coppie omosessuali.

Che le cose non stessero andando bene lo si era capito presto: già alla fine di novembre, un mese dopo l’avvio della consultazione, il regista dell’operazione, il segretario generale del Sinodo mons. Baldisseri, aveva ammesso forti rallentamenti. Ora che la scadenza è alle porte – entro il 7 gennaio tutte le 226 diocesi italiane dovranno inviare le risposte alla Conferenza episcopale che a sua volta predisporrà una sintesi per il Vaticano entro fine gennaio – il fallimento della consultazione è certo, perlomeno nella sua estensione più ampia e popolare. Secondo una rilevazione dell’agenzia di informazioni Adista, solo una minoranza delle diocesi (intorno al 10%) sì è mobilitata con decisione, promuovendo e sollecitando i parroci ad avviare la consultazione nelle parrocchie, nei gruppi e tra i fedeli. Almeno un terzo è rimasto fermo, tenendo il questionario ben chiuso nei cassetti di qualche ufficio (a rispondere, se lo faranno, saranno i responsabili della pastorale familiare). Le altre – poco più della metà – hanno proceduto con estrema lentezza in fase di avvio (per esempio don Aldo Antonelli, parroco di Avezzano, rivela sul suo blog di aver ricevuto il questionario dal vescovo solo il 14 dicembre) o con straordinaria velocità in fase conclusiva (a Torino il vescovo Nosiglia ha chiesto ai preti le risposte entro il 2 dicembre, in molte altre diocesi la scadenza era fra il 10 e il 15 dicembre): un modo per neutralizzare la consultazione senza però dire di non averla fatta.

Tanto che qualcuno, dopo aver apprezzato la scelta di interpellare tutti i cattolici – effetto del “nuovo corso” di papa Francesco? –, parla apertamente di «boicottaggio». «Le strutture della Chiesa italiana si stanno muovendo in ritardo e con evidenti reticenze», il quotidiano Avvenire «tace completamente mentre è ben noto come sia pronto e assillante in altre “campagne”» – basti ricordare la martellante propaganda per l’astensione al referendum sulla legge 40 nel 2005, i Family day o le richieste di finanziamenti pubblici per la scuola cattolica –, «ci chiediamo allora se non ci si trovi di fronte a un vero e proprio strisciante boicottaggio», ha denunciato il movimento Noi Siamo Chiesa.

Ad attivarsi in questi due mesi è stata per lo più la base cattolica più attenta, e sovente ritenuta “sovversiva” dai vertici ecclesiastici: qualche parrocchia ma soprattutto gruppi e associazioni che si sono confrontati e hanno prodotto dei documenti collettivi, con posizioni spesso in difformità dal magistero. «Invece di vedere nelle unioni civili, anche omosessuali, la ricerca di un’etica nuova, fatta di diritti e doveri reciproci, e di interrogarsi sul loro essere segno di amore, la Cei ha agito per impedire allo Stato di riconoscerle giuridicamente», si legge per esempio nella nota della Comunità san Francesco Saverio di Trento. «Paternità e maternità responsabili» non significa solo «apertura generosa alla vita» ma anche «capacità di fare scelte morali a partire dalla coscienza e dall’analisi del contesto in cui si vive», quindi «capire quando è necessario ricorrere anche a pratiche contraccettive», è scritto nel documento gruppo Chicco di senape di Torino.

Risposte, quindi, che mettono in evidenzia la distanza sempre maggiore fra il «popolo di Dio» e la dottrina difesa dalle gerarchie. E forse proprio questa è stata la ragione per frenare la consultazione: la base parli, ma non troppo.

‘il foglio’ e il ‘questionario’

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aspre e ingenerose le critiche che il quotidiano di G. Ferrara, ‘il Foglio’, continua a rivolgere alla nuova conduzione ecclesiale di papa Francesco

questa volta, per la penna di Pietro di Alessandro Gnocchi e di Mario Palmaro, viene duramente criticato il ‘questionario’ che papa Francesco vuole vuole diffuso a tutto il popolo dei cattolici perché ciacuno abbia la possibilità di esprimere in prima persona la propria posizione in merito ai problemi morali e antropologici riguardanti la famiglia, in vista del sinodo straordinario dell’anno prossimo dedicato appunto alle famiglie:

 

Il questionario

di Pietro di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro
in “Il Foglio” del 14 novembre 2013

Anche quando dovrebbe essere al servizio di Nostro Signore, la burocrazia ecclesiale finisce sempre per provvedere soprattutto a se stessa, proprio come quella mondana. Non fa che parlare di sé, avocare ogni atto a sé e vedere chiesa e mondo a immagine di sé. Il questionario di preparazione per il Sinodo straordinario sulla famiglia recentemente diramato da Roma ne è solo l’ultima conferma. Riesce difficile vederne l’utilità, se si vuole veramente comprendere che cosa crede e che cosa pensa, quindi che cosa prega e che cosa è, il gregge affidato a Pietro. Fino a qualche decennio fa, sarebbe bastato molto meno per avere contezza della situazione: qualsiasi prete che dicesse messa santamente, dopo il “Salve Regina” finale, avrebbe saputo riferire immediatamente al vescovo, e poi questi al Papa, senza dimenticare un volto e un’anima. Ma era un’altra messa ed era un modo di “sentire cum Ecclesia” che non va più di moda. La domenica mattina, dopo l’esile e orante “Asperges me…” intonato dal sacerdote, il popolo proseguiva vigoroso e sicuro sulla melodia gregoriana nell’implorare “Domine hyssopo et mundabor, lavabis me et super nivem dealbabor…”. Sulle parole del Salmo 50, ciascuno chiedeva per sé e per i fratelli di essere mondato nel sentore sacro dell’issopo e nel lavacro divino che lo avrebbero reso più bianco della neve. Intanto, racchiuso nel piviale sorretto dai chierichetti, il celebrante si era avviato lungo la navata ad aspergere e mondare con acqua benedetta coloro che, ancora una volta, accorrevano al sacrificio del Golgota. Per ognuno aveva uno sguardo e un’attenzione speciali, a ciascuno secondo il suo bisogno, poiché ne conosceva le virtù e i peccati. Era Cristo che passava ancora tra le folle della Galilea e della Giudea: “Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam…”, e chi sentiva il gregoriano risuonare da fuori si affrettava per toccare il lembo del mantello di Colui che li conosceva e li amava uno per uno. “Il padre Smith”, racconta Bruce Marshall nel romanzo della lotta di questo sacerdote con la carne e il mondo, “percorse le file dei fedeli, mentre Patrik O’Shea lo precedeva con secchiello dell’acqua benedetta, e spruzzò di gocce d’argento i facchini ferroviari, gli scaricatori del porto, i marinai, le maestre di scuola, le commesse e le servette, che si segnarono. Sui capelli, sugli scialli, sulle zucche pelate, il prete spargeva l’acqua santa, lavando tutti, simbolicamente, dai pensieri e dalle ambizioni dei giorni feriali. Arrivò alle vecchine degli ultimi banchi che avevano in testa il berretto del marito appuntato con un grosso spillo perché se san Paolo aveva detto che la gloria della donna è la sua capigliatura, aveva detto anche che quando andava in casa del Signore doveva tenerla coperta. Alle tre girls del varietà, coi capelli che parevano trucioli, il padre Smith dette una spruzzatina speciale, perché quei loro visi gialli gli fecero un effetto così tremendo, e lo stesso fece per il professor Bordie Ferguson, in terza fila, perché pensava che questo metafisico soffrisse di orgoglio intellettuale”. Padre Smith, come ogni altro sacerdote dei suoi tempi e della sua pasta, non avrebbe avuto bisogno di un questionario arrivato da Roma e anticipato dai giornali per sapere che cosa pensassero le sue pecorelle della fede, della dottrina, della morale e delle follie del mondo e della carne. Parlava al suo gregge con le parole di Dio e riferiva a Dio con le parole del suo gregge, che nulla avevano di mondano: mediatore sull’altare, lo era anche in canonica e lungo le strade della sua città. Ora, la chiesa di Roma si appresta al Sinodo sulla famiglia e avvia un’indagine conoscitiva in ogni diocesi per sapere che cosa frulla nella testa dei fedeli. C’è chi ha gridato al sondaggio e se, formalmente, si può anche eccepire, materialmente non si può ignorare la deriva mondana che concede molto, forse troppo, all’ansia sondaggistica. A cominciare dal linguaggio dolciastro e pedestre che ricorda tanto le preghiere dei fedeli delle messe di oggigiorno: “Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? (…) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della chiesa al loro cammino di fede?”. E’ sempre la liturgia a dettare la metrica e il linguaggio della chiesa e se, in un ospedale da campo, viene celebrata la messa inventata a furor di Concilio da monsignor Achille Bugnini non ci si può attendere altro: una specie di questionario da accettazione per un pronto soccorso, ma meno preciso. Non potrebbe essere adottato strumento migliore per dare corpo a quella contiguità con il mondo che piace tanto ai fan del pontificato di Papa Francesco. Gilbert Keith Chesterton, con piena ragione, amava ripetere che ogni secolo ha bisogno di santi che lo contraddicano, ma oggi è difficile sentir dire da un pastore che, per esempio, nella chiesa si entra in ginocchio lasciando il secolo sulla soglia. “Eppure”, diceva in un’intervista Marshall McLuhan a proposito della sua conversione, “quando le persone iniziano a pregare hanno bisogno di verità. Tu non arrivi alla chiesa per idee e concetti, e non puoi abbandonarla per un mero disaccordo. Ciò avviene per una perdita di fede, una perdita di partecipazione. Quando le persone lasciano la chiesa possiamo dire che hanno smesso di pregare. Il relazionarsi attivamente alla preghiera e ai sacramenti della chiesa non avviene per mezzo delle idee. Oggi un cattolico che è in disaccordo intellettuale con la chiesa, vive un’illusione. Non si può essere in disaccordo intellettuale con la chiesa: non ha senso. La chiesa non è un’istituzione intellettuale, è un’istituzione sovrumana”. Laddove rimanga un minimo di rigore liturgico e razionale, risuona patetica la rincorsa al dissidente per offrirgli qualcosa di meno invece che qualcosa in più. Il questionario di preparazione per il Sinodo sulla famiglia è un repertorio di suggerimenti al ribasso, ricco di perle che possono solo inquietare. “Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale” vi si dice per esempio “potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali”. Sembra che la chiesa abbia scoperto oggi il territorio prima del tutto ignoto del dolore e della sofferenza abitato dalle famiglie distrutte e dalle coppie ricostruite che non possono accedere alla Comunione. Finalmente, nell’ospedale da campo di Papa Francesco, dopo secoli di indifferenza e di distrazione, si troverà la medicina giusta. Ma sui divorziati risposati, e ai divorziati risposati, la chiesa dice da sempre tutto quello che c’era, c’è e ci sarà da dire: “Ci sono nella vita situazioni coniugali che chiedono comprensione e destano compassione senza fine (…). Questi casi veramente pietosi di donne tradite, disprezzate, abbandonate, ovvero di mariti umiliati dal contegno della propria moglie rappresentano, per la chiesa e per il cristiano, casi meritevoli di molto rispetto e di sofferta considerazione”. Parole scritte nel febbraio 1967 da monsignor Pietro Fiordelli, vescovo di Prato che assurse agli onori delle cronache per la sua battaglia antidivorzista. E’ del 14 settembre 1994, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il documento firmato dal prefetto della congregazione per la Dottrina della fede Joseph Ratzinger e rivolto a tutti i vescovi del mondo “circa la recezione della comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati”. Stiamo parlando di 19 anni fa. Il Sant’Uffizio, citando la “Familiaris consortio” di Giovanni Paolo II, Anno Domini 1982, parte dalla considerazione che “speciale attenzione meritano le difficoltà e le sofferenze di quei fedeli che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari”. E poi scrive che “i pastori sono chiamati a far  sentire la carità di Cristo e la materna vicinanza della chiesa” accogliendo con amore queste persone, “esortandoli a confidare nella misericordia di Dio e suggerendo loro con prudenza e rispetto concreti cammini di conversione. Il Sant’Uffizio del “pastore tedesco” conosceva già la misericordia di Dio e la sofferenza bisognosa e, proprio per questo, nel capoverso successivo, citando la “Humanae vitae” di Paolo VI, concludeva: “Consapevoli però che l’autentica comprensione e la genuina misericordia non sono mai disgiunti dalla verità, i pastori hanno il dovere di richiamare a questi fedeli la dottrina della chiesa riguardante la celebrazione dei sacramenti e in particolare la recezione dell’eucarestia”. La pastoralità non può mangiarsi la dottrina e il documento del 1994 ribadisce che la chiesa “fedele alla parola di Gesù Cristo non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio”. Questo concetto si chiama indissolubilità, è un vincolo di diritto divino e nessuna autorità, nemmeno un Papa, potrebbe arbitrariamente rinnegarlo. Da Enrico all’ultima pecorella di padre Smith, nessuno può cancellare quel vincolo, se esiste ed è valido. “Perciò”, conclude in modo euclideo il Sant’Uffizio, “se i divorziati si sono risposati civilmente, si trovano in una condizione che contrasta oggettivamente con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica per tutto il tempo in cui perdura tale situazione”. La chiesa è, innanzi tutto, custode dell’eucarestia e non può venire a patti sul monito paolino che mette in guardia dal comunicarsi senza essere il grazia di Dio per non mangiare la propria condanna. Se un’anima è in peccato mortale, nessun atto formale che sia ingiusto potrebbe cancellare una verità di fatto, anche se reca la firma di un uomo di chiesa. Non è possibile nessuna “amnistia”, neanche per i divorziati risposati, perché essa non cambierebbe in alcun modo la loro condizione reale davanti a Dio. Ma oggi, dentro la chiesa, si è smarrito il senso del peccato e ciò che inquieta nel questionario inviato a tutte le diocesi dell’Orbe è l’implicita rassegnazione a tale fenomeno. Questa sorta di tensione anagogica al contrario turba sempre meno anime, come scriveva Cristina Campo in una lettera del 1965 a Maria Zambrano: “Come mai si celebra ancora la festa dogmatica dell’Unica Immacolata, mentre implicitamente si nega, in mille modi, la maculazione di tutti gli altri? In un mondo dove non è più riconosciuto non dico il sacrilegio, l’eresia, la blasfemia, la predestinazione al male – ma il puro e semplice concetto di peccato? Padre Mayer mi disse un giorno di scrivergli tutte le cose che mi turbano nello svolgersi del Concilio; e io gli riposi: ‘Ma non sono che due, sempre le stesse: la negazione della Comunione dei Santi (potenza della preghiera, ruolo sovrano della contemplazione, reversibilità e trasferimento delle colpe e delle pene) e il rifiuto della croce (l’uomo ‘non deve più soffrire’, restare un’ora sola inchiodato alla croce della propria coscienza o alla porta chiusa di un irrevocabile ‘non licet’)”. Quel “non licet” oggi spaventa soprattutto la chiesa, anche se è stato meritoriamente ribadito dal prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, subito rimbrottato dal confratello Reinhard Marx. Sarebbe segno di ingenuità sottovalutare il sommovimento teso ad ammorbidire la posizione della chiesa. Il dibattito avviato negli ultimi tempi non è altro che lo sbocco in superficie di un fiume carsico presente nel mondo cattolico da decenni. Un’acqua torbida e tumultuosa che vorrebbe spazzare via il muro dottrinale che protegge l’indissolubilità matrimoniale. Per motivazioni di ordine pastorale, per realismo e apertura al mondo e alle sue esigenze pratiche. Non si contano i parroci, i moralisti, i docenti di seminario, i vescovi che su questa faccenda hanno abbandonato da tempo quanto insegnato dalla chiesa. C’è chi pensa al modello ortodosso, che consente un bonus, una sorta di carta jolly per validare il secondo matrimonio dopo il fallimento del primo. C’è chi studia l’idea della “benedizione” delle seconde nozze, come succedaneo del sacramento vero e proprio. Dal Concilio Vaticano II in poi, la chiesa ha preso a concepirsi e presentarsi come problema invece che come soluzione per la salvezza degli uomini. Anche quando parla del mondo, in realtà lascia trasparire o dice palesemente la propria inadeguatezza e promette solennemente di porvi rimedio recuperando il terreno perso dall’avvento dell’illuminismo in poi. La portata di tale mutamento di prospettiva la si può paragonare a quanto avvenne in filosofia con il criticismo di Kant. Con l’avvento della filosofia kantiana, l’uomo non è più ritenuto capace di conoscere il mondo nella sua intima realtà poiché la ragione non viene più ritenuta in grado di raggiungere il noumeno, la cosa in sé, il vero nucleo dell’esistente. Di conseguenza, essendo considerata incapace di conoscere veramente il reale, la ragione viene anche considerata incapace di definirlo e si ripiega su stessa, non parla che di se stessa e finisce inevitabilmente per concepirsi come un problema. Oggi la chiesa appare intimidita davanti al mondo al pari dell’uomo kantiano davanti al noumeno. Dubita dei propri fondamenti intellettuali e pertanto, pur proclamando di aprirsi al mondo, in realtà si considera incapace di conoscerlo, di definirlo e, quindi, rinuncia a insegnare e a convertire: tenta solo di interpretare. Se tutto diviene oggetto di interpretazione, è normale che sorgano le torri di Babele di documenti nei quali ogni minimo aspetto dello scibile viene preso in esame fin nei dettagli. Ma è ancora più naturale che i documenti non sortiscano alcun effetto sulla realtà per il semplice fatto che, in fondo, non se ne curano. Del resto, un organismo costretto a dubitare della propria capacità di conoscere e intervenire sul mondo non può che rifugiarsi in un universo fittizio creato sulla carta. Il questionario di preparazione per il Sinodo sulla famiglia conferma tale deriva. E ora ne seguiranno altri, molti altri, moltiplicheranno le domande suggerendo un ancor maggiore numero di risposte. Se la chiesa aveva affascinato Chesterton come “luogo dove tutte le verità si danno appuntamento”, oggi sembra diventata il luogo dove si danno appuntamento le opinioni. In un luogo simile si sarebbe trovata a disagio una santa anima sacerdotale come il Curato d’Ars. A un confratello che gli confidava le pene per la condotta immorale dei suoi parrocchiani, quella creatura naturaliter antikantiana non consigliò di far circolare un questionario, chiese semplicemente: “Ha provato a flagellarsi?”.

l’iniziativa de ‘il regno’ per il sinodo sulle famiglie

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una bella iniziativa della rivista ‘il Regno’: mettere a disposizione di chiunque il ‘documento preparatorio per il Sinodo sulle famiglie’ e il ‘questionario da compilare (vedi link qui sotto):

Aiuta la Chiesa ad ascoltare le famiglie compilando con Il Regno

il questionario del Sinodo

di Redazione
in “www.ilregno.it” del novembre 2013

Per papa Francesco il Sinodo che si terrà nell’ottobre 2014 deve «mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie». Per questo è stato predisposto un questionario ed è stato chiesto ai vescovi, alle diocesi, alle parrocchie e a tutti i fedeli di «diffonderlo capillarmente». Il Regno raccoglie l’invito e invita i lettori a compilarlo. «Mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie»: questo è secondo mons. Bruno Forte – segretario generale della prossima assemblea – il compito principale che il Sinodo straordinario sulla famiglia (ottobre 2014) si è dato presentando il 5 novembre il documento preparatorio. Esso è concluso da un questionario da «diffondere capillarmente nei decanati e nelle parrocchie al fine di ottenere dati concreti e reali sulla tematica», ha detto mons. Lorenzo Baldisseri – segretario generale del Sinodo dei vescovi –. Per questo anche Il Regno offre a tutti i lettori la possibilità di compilare il questionario e di fare avere le risposte alla segreteria del Sinodo. Si potrà a rispondere a tutte le domande o solo ad alcune, inviando i propri contributi via fax allo 051 3941399 o via email a lregno@dehoniane.it. Un bilancio delle risposte pervenute in redazione sarà pubblicato sulle pagine della rivista. Qui di seguito può trovare il Documento preparatorio della III Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, che pubblicheremo sul n. 21 de Il Regno – documenti, e il questionario da scaricare, compilare e rispedire alla redazione.

Il Documento preparatorio per il Sinodo sulla famiSanta Sede  |  SINODO DEI VESCOVI
Famiglia: le sfide pastorali
La III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescoviconvocata dal papa lo scorso 9 ottobre sul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione» è stata presentata il 5 novembre nella Sala stampa vaticana. Alla conferenza stampa sono intervenuti il nuovo se- gretario generale del Sinodo, mons. Lorenzo Baldisseri (con il discorso qui riportato), insieme al card. Péter Erdo˝ e a mons. Bruno Forte, rispet- tivamente relatore generale e segre- tario speciale della prossima assem- blea straordinaria. L’evento, che si terrà tra il 5 e il 19 ottobre del 2014, è la prima parte di un itinerario in due tappe: all’assemblea straordinaria seguirà infatti, nel 2015, un’assem- blea generale ordinaria. Nella stessa occasione è stato presentato il Do- cumento preparatorio «già inviato agli organismi di diritto», il quale contiene – in una formula originale – «un questionario circa le principali sfide sulla famiglia» che le diocesi dovranno «diffondere capillarmente nei decanati e nelle parrocchie al fine di ottenere dati concreti e reali sulla tematica sinodale». Le risposte sono attese dalla Segreteria generale entro la fine di gennaio 2014. Stampa (5.11.2013) da sito web
www.vati– can.va.
Documento preparatorio della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi
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Santa Sede sima assemblea sinodale è da precisare che secondo l’Ordo Synodi Episcoporum (cf. art. 4, § 2), questa tipologia di sinodi risponde alla necessità di trattare una materia che, «pur ri- guardando il bene della Chiesa universale, esige una rapida definizione». È evidente che la crisi sociale e spirituale del mondo attuale incide sulla vita familiare e crea una vera ur- genza pastorale, la quale giustifica la convocazione di un’as- semblea generale straordinaria. Ad essa parteciperanno ex offi cio, secondo il Regolamento del Sinodo: i presidenti delle conferenze episcopali, i capi dei Sinodi orientali, i capidi- casteri della curia romana e tre membri eletti dall’Unione dei superiori generali. Come è di pubblica conoscenza, la convocazione a questo evento da parte del santo padre è già avvenuta in data 9 ottobre 2013 con l’indizione ufficiale, resa pubblica su L’Osservatore romano. Proprio nei giorni 7-8 ottobre scorsi si è tenuta la quinta riunione del Consiglio ordinario del Sinodo, presieduta da papa Francesco. Durante quest’incontro i membri del Con- siglio hanno predisposto il Documento preparatorio, che ora viene presentato a voi, mentre è stato già inviato agli or- ganismi di diritto, i quali sono già al lavoro. Il Documento contiene, oltre a una presentazione generale dell’argomento, alcune citazioni bibliche e magisteriali essenziali sul tema nonché un questionario circa le principali sfide sulla famiglia. Per avviare il processo di consultazione è stato rivolto un in- vito alle diocesi a diffondere il Documento capillarmente nei decanati e nelle parrocchie al fine di ottenere dati concreti e reali sulla tematica sinodale. Analoga richiesta è stata formu- lata agli altri organismi che parteciperanno al Sinodo. Dato che il tempo a disposizione è breve, è stato richiesto agli organismi interpellati di inviare alla Segreteria generale le risposte entro la fine di gennaio dell’anno prossimo. Inoltre, è già prevista una riunione del Consiglio della Segreteria per il mese di febbraio, per analizzare le suddette risposte, al fine di elaborare l’Instrumentum laboris da trasmettere ai padri sinodali in tempo utile prima della celebrazione del Sinodo.  Sala stampa vaticana, Aula Giovanni Paolo II, 5 novem- bre 2013. ✠ loRenZo BaldISSeRI, segretario generale del Sinodo dei vescovi
Documento preparatorio I. Il Sinodo: famiglia ed evangelizzazione  La missione di predicare il Vangelo a ogni creatura è stata affidata direttamente dal Signore ai suoi discepoli e di essa la Chiesa è portatrice nella storia. Nel tempo che stiamo vivendo l’evidente crisi sociale e spirituale diventa una sfida pastorale, che interpella la missione evangelizzatrice della Chiesa per la famiglia, nucleo vitale della società e della co- munità ecclesiale.
Proporre il Vangelo sulla famiglia in questo contesto risulta quanto mai urgente e necessario. L’importanza del tema emerge dal fatto che il santo padre ha deciso di stabilire per il Sinodo dei vescovi un itinerario di lavoro in due tappe: la prima, l’Assemblea generale straordinaria del 2014, volto a precisare lo status quaestionis e a raccogliere testimonianze e proposte dei vescovi per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la famiglia; la seconda, l’Assemblea generale ordinaria del 2015, per cercare linee operative per la pasto- rale della persona umana e della famiglia. Si profilano oggi problematiche inedite fino a pochi anni fa, dalla diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte ne escludono l’idea, alle unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado è consentita l’ado- zione di figli. Fra le numerose nuove situazioni che richie- dono l’attenzione e l’impegno pastorale della Chiesa basterà ricordare: matrimoni misti o interreligiosi; famiglia mono- parentale; poligamia; matrimoni combinati con la conse- guente problematica della dote, a volte intesa come prezzo di acquisto della donna; sistema delle caste; cultura del non- impegno e della presupposta instabilità del vincolo; forme di femminismo ostile alla Chiesa; fenomeni migratori e rifor- mulazione dell’idea stessa di famiglia; pluralismo relativista nella concezione del matrimonio; influenza dei media sulla cultura popolare nella comprensione delle nozze e della vita familiare; tendenze di pensiero sottese a proposte legislative che svalutano la permanenza e la fedeltà del patto matrimo- niale; diffondersi del fenomeno delle madri surrogate (utero in affitto); nuove interpretazioni dei diritti umani. Ma soprat- tutto in ambito più strettamente ecclesiale, indebolimento o abbandono della fede nella sacramentalità del matrimonio e nel potere terapeutico della penitenza sacramentale. Da tutto questo si comprende quanto urgente sia che l’attenzione dell’episcopato mondiale «cum et sub Petro» si rivolga a queste sfide. Se ad esempio si pensa al solo fatto che nell’attuale contesto molti ragazzi e giovani, nati da ma- trimoni irregolari, potranno non vedere mai i loro genitori accostarsi ai sacramenti, si comprende quanto urgenti siano le sfide poste all’evangelizzazione dalla situazione attuale, pe- raltro diffusa in ogni parte del «villaggio globale». Questa realtà ha una singolare rispondenza nella vasta accoglienza che sta avendo ai nostri giorni l’insegnamento sulla misericordia divina e sulla tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie geografiche ed esistenziali: le at- tese che ne conseguono circa le scelte pastorali riguardo alla famiglia sono amplissime. Una riflessione del Sinodo dei ve- scovi su questi temi appare perciò tanto necessaria e urgente, quanto doverosa come espressione di carità dei pastori nei confronti di quanti sono a loro affidati e dell’intera famiglia umana. II. La Chiesa e il vangelo sulla famiglia  La buona novella dell’amore divino va proclamata a quanti vivono questa fondamentale esperienza umana perso- nale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli, che è la comunità familiare. La dottrina della fede sul matrimonio va presentata in modo comunicativo ed efficace, perché essa
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2,1-11). Egli ha accettato con gioia l’accoglienza familiare dei suoi primi discepoli (cf. Mc 1,29-31; 2,13-17) e ha consolato il lutto della famiglia dei suoi amici a Betania (cf. Lc 10,38-42; Gv 11,1-44). Gesù Cristo ha ristabilito la bellezza del matrimonio ri- proponendo il progetto unitario di Dio, che era stato abban- donato per la durezza del cuore umano persino all’interno della tradizione del popolo di Israele (cf. Mt 5,31-32; 19.3- 12; Mc 10,1-12; Lc 16,18). Tornando all’origine, Gesù ha insegnato l’unità e la fedeltà degli sposi, rifiutando il ripudio e l’adulterio. Proprio attraverso la straordinaria bellezza dell’amore umano – già celebrata con accenti ispirati nel Cantico dei can- tici, e del legame sponsale richiesto e difeso da profeti come Osea (cf. Os 1,2-3,3) e Malachia (cf. Ml 2,13-16) –, Gesù ha affermato l’originaria dignità dell’amore dell’uomo e della donna.
L’insegnamento della Chiesa sulla famiglia  Anche nella comunità cristiana primitiva la famiglia apparve come la «Chiesa domestica» (cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1655): Nei cosiddetti «codici familiari» delle lettere apostoliche neotestamentarie, la grande famiglia del mondo antico è identificata come il luogo della solidarietà più profonda tra mogli e mariti, tra genitori e figli, tra ricchi e poveri (cf. Ef 5,21-6,9; Col 3,18-4,1; 1Tm 2,8-15; Tt 2,1- 10; 1Pt 2,13-3,7; cf. inoltre anche la Lettera a Filemone). In particolare, la Lettera agli Efesini ha individuato nell’amore nuziale tra l’uomo e la donna «il mistero grande», che rende presente nel mondo l’amore di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5,31-32). Nel corso dei secoli, soprattutto nell’epoca moderna fino ai nostri giorni, la Chiesa non ha fatto mancare un suo co- stante e crescente insegnamento sulla famiglia e sul matrimo- nio che la fonda. Una delle espressioni più alte è stata pro- posta dal concilio ecumenico Vaticano II, nella costituzione pastorale Gaudium et spes, che trattando alcuni dei problemi più urgenti dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia, come appare nella descrizione del suo valore per la costituzione della società: «la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società» (GS 52; EV 1/1486).  Di speciale intensità è l’appello a una spiritualità cri- stocentrica per gli sposi credenti: «I coniugi stessi, creati ad immagine del Dio vivente e muniti di un’autentica dignità personale, siano uniti da un uguale mutuo affetto, dallo stesso modo di sentire, da comune santità, così che, seguendo Cristo principio di vita nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele possano diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione» (GS 52; EV 1/1491). Anche i successori di Pietro dopo il concilio Vaticano II hanno arricchito con il loro magistero la dottrina sul ma- trimonio e sulla famiglia, in particolare Paolo VI con l’en- ciclica Humanae vitae, che offre specifici insegnamenti di principio e di prassi. Successivamente il papa Giovanni Paolo
sia in grado di raggiungere i cuori e di trasformarli secondo la volontà di Dio manifestata in Cristo Gesù. Circa il richiamo delle fonti bibliche su matrimonio e fa- miglia, in questa sede si riportano solo i riferimenti essenziali. Così pure per i documenti del magistero sembra opportuno limitarsi ai documenti del magistero universale della Chiesa, integrandoli con alcuni testi del Pontificio consiglio della fa- miglia e rimandando ai vescovi partecipanti al Sinodo il com- pito di dar voce ai documenti dei loro rispettivi organismi episcopali. In ogni tempo e nelle più diverse culture non è mai man- cato né l’insegnamento chiaro dei pastori né la testimonianza concreta dei credenti, uomini e donne, che in circostanze molto differenti hanno vissuto il Vangelo sulla famiglia come un dono incommensurabile per la vita loro e dei loro figli. L’impegno per il prossimo Sinodo straordinario è mosso e sostenuto dal desiderio di comunicare a tutti, con incisività maggiore, questo messaggio, sperando così che «il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini» (concIlIo ecumenIco VatIcano II, cost. dogm. Dei Verbum, n. 26; EV 1/910).
Il progetto di Dio creatore e redentore  La bellezza del messaggio biblico sulla famiglia ha la sua radice nella creazione dell’uomo e della donna fatti entrambi a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,24-31; 2,4b-25). Legati da un vincolo sacramentale indissolubile, gli sposi vi- vono la bellezza dell’amore, della paternità, della maternità e della dignità suprema di partecipare così alla opera creatrice di Dio. Nel dono del frutto della loro unione assumono la respon- sabilità della crescita e dell’educazione di altre persone per il futuro del genere umano. Attraverso la procreazione l’uomo e la donna compiono nella fede la vocazione all’essere colla- boratori di Dio nella custodia del creato e nella crescita della famiglia umana. Il beato Giovanni Paolo II ha commentato quest’aspetto nella Familiaris consortio: «Dio ha creato l’uomo a sua imma- gine e somiglianza (cf. Gen 1,26s): chiamandolo all’esistenza per amore, l’ha chiamato nello stesso tempo all’amore. Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d’amore. Creandola a sua immagine e continua- mente conservandola nell’essere, Dio iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e della comunione (cf. VatI- cano II, cost. past. Gaudium et spes [GS], n. 12; EV 1/1358). L’amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano» (n. 11; EV 7/1557). Questo progetto di Dio creatore, che il peccato originale ha sconvolto (cf. Gen 3,1-24), si è manifestato nella storia attraverso le vicende del popolo eletto fino alla pienezza dei tempi, allorché, con l’incarnazione il Figlio di Dio non solo confermò la volontà divina di salvezza, ma con la redenzione offrì la grazia di obbedire a questa medesima volontà. Il Figlio di Dio, Verbo fatto carne (cf. Gv 1,14) nel grembo della vergine Madre è vissuto e cresciuto nella fa- miglia di Nazaret, e ha partecipato alle nozze di Cana di cui ha arricchito la festa con il primo dei suoi «segni» (cf. Gv
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Santa Sede II nell’esortazione apostolica Familiaris consortio volle insi- stere nel proporre il disegno divino circa la verità originaria dell’amore sponsale e della famiglia: «Il “luogo” unico, che rende possibile questa donazione secondo l’intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l’uomo e la donna accolgono l’intima comunità di vita e d’amore, voluta da Dio stesso (cf. GS 48), che solo in questa luce manifesta il suo vero signi- ficato. L’istituzione matrimoniale non è una indebita inge- renza della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore co- niugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclu- sivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice» (n. 11; EV 7/1562). Il Catechismo della Chiesa cattolica (CCC) raccoglie questi dati fondamentali: «L’alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro un’intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all’educazione della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento (cf. GS 48; Codice di diritto cano- nico, can. 1055, 1)» (CCC, n. 1660). La dottrina esposta nel Catechismo tocca sia i principi te- ologici sia i comportamenti morali, trattati sotto due titoli di- stinti: Il sacramento del matrimonio (nn. 1601-1658) e Il sesto comandamento (nn. 2331-2391). L’attenta lettura di queste parti del Catechismo procura una comprensione aggiornata della dottrina della fede a sostegno dell’azione della Chiesa davanti alle sfide odierne. La sua pastorale trova ispirazione nella verità del matrimonio visto nel disegno di Dio che ha creato maschio e femmina e nella pienezza del tempo ha ri- velato in Gesù anche la pienezza dell’amore sponsale elevato a sacramento. Il matrimonio cristiano fondato sul consenso è anche dotato di propri effetti quali sono i beni e i compiti degli sposi, tuttavia non è sottratto al regime del peccato (cf. Gen 3,1-24) che può procurare ferite profonde e anche offese alla dignità stessa del sacramento. La recente enciclica di papa Francesco, Lumen Fidei, parla della famiglia nel suo legame con la fede che rivela «quanto possono essere saldi i vincoli tra gli uomini quando Dio si rende presente in mezzo a essi» (n. 50; Regno-doc. 13,2013,401). «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cf. Gen 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua sag- gezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest’amore, uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata» (n. 52; Regno-doc. 13,2013,401s).  «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma
la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chia- mata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità» (n. 53; Regno-doc. 13,2013,402). III. Questionario  Le seguenti domande permettono alle Chiese partico- lari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.
1. Sulla diffusione della sacra Scrittura e del magistero della Chiesa riguardante la famiglia  a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della Gaudium et spes, della Familiaris consortio e di altri documenti del magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa? b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è in- tegralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali? c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, dioce- sano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia? d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?
2 Sul matrimonio secondo la legge naturale  a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accade- mico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia? b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale? c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e appro- fondita negli organismi civili ed ecclesiali? d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battez- zati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?
3. La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione  a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato
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fronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo que- sto tipo di unioni? d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
6. Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari  a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in fami- glie regolarmente costituite? b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione? c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla neces- sità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli? d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accom- pagnamento?
7. Sull’apertura degli sposi alla vita  a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pa- storale? b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie? c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae? d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e nella partecipazione all’eu- caristia? e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?
8. Sul rapporto tra la famiglia e persona  a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga? b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della per- sona con Cristo? c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?
9. Altre sfide e proposte  Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?
di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come «Chiesa domestica»? b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale? c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria voca- zione di trasmissione della fede? d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritua- lità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari? e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono ri- uscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi? f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle cop- pie in crisi?
4. Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili  a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si po- trebbe stimare numericamente? b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili? c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pasto- rale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a que- sta realtà attraverso programmi pastorali adatti? d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irre- golarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e rispo- sate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’eu- caristia e della riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti? f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al rico- noscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matri- moniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme? g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annun- ciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?
5. Sulle unioni di persone della stesso sesso  a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconosci- mento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio? b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione? c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei con-glia (2014)

 

Il questionario da compilare

Aiuta la Chiesa ad ascoltare le famiglie

compilando con Il Regno il questionario del Sinodo.

 

Per papa Francesco il Sinodo che si terrà nell’ottobre 2014 deve «mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie». Per questo è stato predisposto un questionario ed è stato chiesto ai vescovi, alle diocesi, alle parrocchie e a tutti i fedeli di «diffonderlo capillarmente». Il Regno raccoglie l’invito e invita i lettori a compilarlo.

Chiediamo cortesemente a coloro che vorranno rispondere al questionario alcune informazioni sintetiche e anonime che la redazione utilizzerà al solo scopo di meglio valutare complessivamente le risposte ricevute.

 

Maschio  Femmina                                                   Anno di nascita ______

Stato di vita: _________

Risiede in Italia (provincia): __                                        Risiede all’estero (stato): ____________

 

III. Questionario

Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

 

1. Sulla diffusione della sacra Scrittura e del magistero della Chiesa

riguardante la famiglia

a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della Gaudium et spes, della Familiaris consortio e di altri documenti del magistero postconciliare sul valore della famiglia secondo la Chiesa cattolica?

Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?

b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato?

Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?

c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale?

Quale catechesi si fa sulla famiglia?

 

d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali?

Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?

 

2. Sul matrimonio secondo la legge naturale

a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare?

Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?

 

b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?

 

c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia?

Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?

d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?

 

3. La pastorale della famiglia

nel contesto dell’evangelizzazione

a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio?

Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia?

Come promuovere la coscienza della famiglia come «Chiesa domestica»?

 

b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?

 

c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?

 

d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?

 

e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?

 

f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?

 

4. Sulla pastorale per far fronte

ad alcune situazioni matrimoniali difficili

a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?

 

b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile?

Vi sono dati statistici affidabili?

 

c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?

In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?

Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?

 

d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?

Manifestano semplicemente indifferenza?

Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?

 

e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’eucaristia e della riconciliazione?

Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?

 

f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?

 

g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano?

Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?

 

5. Sulle unioni di persone dello stesso sesso

a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?

 

b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?

 

c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?

 

d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini, come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?

 

6. Sull’educazione dei figli

in seno alle situazioni di matrimoni irregolari

a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?

 

b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono?

Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?

 

c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?

 

d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?

 

7. Sull’apertura degli sposi alla vita

a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile?

Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite?

Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?

 

b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?

 

c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?

 

d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e nella partecipazione all’eucaristia?

 

e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo?

 

f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?

 

8. Sul rapporto tra la famiglia e persona

a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga?

 

b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?

 

c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?

 

9. Altre sfide e proposte

Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?

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