il vescovo dice che il “fenomeno di Medjugorje” è tutta una montatura

LE “APPARIZIONI” DEI PRIMI SETTE GIORNI A MEĐUGORJE

le conclusioni del vescovo di Mostar competente per territorio:

Dato che la „Chiesa del Dio vivente“ è „colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3,15), tutte le indagini finora condotte sul “fenomeno di Medjugorje” sono tese a constatare la verità: le apparizioni sono autentiche o non autentiche? Constat vel non de supernaturalitate? A ciò sono servite la prima Commissione diocesana di Mostar: 1982-1984, la Commissione allargata: 1984-1986, la Commissione della Conferenza Episcopale di Zagabria: 1987-1990, la Commissione della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano: 2010-2014 e infine la valutazione della stessa Congregazione: 2014-2016, come stabilito da papa Benedetto XVI. Crediamo che tutto sia stato consegnato nelle mani del Santo Padre Papa Francesco.

La posizione di questa Curia per tutto questo periodo è stata chiara e risoluta: non si tratta di vere apparizioni della Beata Vergine Maria.

Sebbene talvolta si sia detto che le apparizioni dei primi giorni potrebbero essere ritenute autentiche e che poi sarebbe sopraggiunta una sovrastruttura per altri motivi, in prevalenza non religiosi, questa Curia ha promosso la verità anche riguardo a questi primi giorni. Dopo aver trascritto dai registratori le audiocassette contenenti i colloqui avvenuti, nella prima settimana, nell’ufficio parrocchiale di Medjugorje, tra il personale pastorale e i ragazzi e le ragazze che avevano affermato di aver visto la Madonna, con piena convinzione e responsabilità esponiamo i motivi per cui appare evidente la non autenticità dei presunti fenomeni. Se la vera Madonna, Madre di Gesù, non è apparsa – come infatti non è – allora a tutto sono da applicare le seguenti formule: “sedicenti” veggenti, “presunti” messaggi, “preteso” segno visibile e “cosiddetti” segreti.

Nel corso del mio ministero episcopale, prima da coadiutore (1992/93) e poi da ordinario, con prediche e pubblicazioni di libri (Sedes Sapientiae 1995, Speculum iustitiae 2001, La Madre di Gesù 2015) e di una cinquantina di articoli mariani e mariologici, ho cercato di presentare il ruolo della Beata Vergine Maria nell’incarnazione ed opera del Figlio di Dio e suo Figlio, e la sua intercessione per tutta la Chiesa, di cui lei è Madre secondo la grazia. Nello stesso tempo ho rilevato, come fu fatto anche dal mio predecessore di b. m., il vescovo Pavao Žanić, la non autenticità delle apparizioni, che finora hanno raggiunto la cifra di 47.000. Questa Curia ha cercato sempre di informarne la Santa Sede, in particolare i Sommi Pontefici San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Qui riportiamo succintamente una serie di punti inerenti ai primi giorni delle „apparizioni“, per cui siamo profondamente convinti di quanto detto.

Una figura ambigua. La figura femminile che sarebbe apparsa a Medjugorje si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna, Madre di Dio, nelle apparizioni riconosciute finora come autentiche dalla Chiesa: di solito non parla per prima; ride in maniera strana; a certe domande scompare e poi di nuovo ritorna; obbedisce ai “veggenti” e al parroco che la fanno scendere dal colle in chiesa sebbene controvoglia. Non sa con sicurezza per quanto tempo apparirà; permette ad alcuni presenti di calpestare il suo velo steso per terra, di toccare la sua veste e il suo corpo. Questa non è la Madonna evangelica.

Uno strano tremito. Uno dei veggenti, Ivan Dragićević, nella conversazione con il cappellano fra Zrinko Čuvalo (1936-1991), dice di aver percepito, il primo giorno, “un tremito” delle mani dell’apparsa.[1] Quale “tremito”? Tale percezione può suscitare non solo un forte sospetto ma anche una profonda convinzione che non si tratta di un’autentica apparizione della Beata Vergine Maria sebbene, si dice, si sia presentata come tale il quarto giorno.[2]

Anniversario fasullo. Le presunte apparizioni sono iniziate il 24 giugno 1981. Tuttavia i registi del “fenomeno di Medjugorje” hanno deciso che l’anniversario non si celebrasse il 24 bensì il 25 giugno. La ragione della scelta è che il 25 giugno 1981 sarebbero stati insieme all’apparizione tutti e sei i veggenti scelti fra coloro che vantavano in quei giorni di avere “apparizioni”. A dire la verità, a smentire questa versione dei fatti, formulata da Vicka Ivanković, è lo stesso Ivan Dragićević il quale testimonia: “La prima sera sono stato con loro, la seconda non ci sono stato”.[3] Fra i sei “veggenti” abituali, oltre a Marija Pavlović, anche Jakov Čolo ha presenziato per la prima volta all’”apparizione” il secondo giorno.[4]

Quindi la data dell’anniversario è arbitraria, inesatta, falsificata.

Bambino in/visibile La figura che si presenta come donna è stata variamente descritta: alcune „veggenti“ hanno visto un bambino avvolto nei panni, tra le braccia di una donna (Vicka e Ivanka Ivanković,[5] Mirjana Dragićević,[6]Ivanka lo conferma[7]). Ivan, invece, nega espressamente di aver visto il bambino, mentre poteva facilmente vedere da lontano gli „occhi“ e le “ciglia” della figura femminile.[8]

Segno ingannevole. I “veggenti” sin dall’inizio, dal secondo giorno, hanno chiesto alla loro figura qualche “segno” come prova dell’autenticità dell’apparizione. Secondo Ivanka, l’apparsa ha dato il “segno” del rigiro delle lancette dell’orologio di Mirjana: “l’orologio si è rigirato completamente”; “E lei ci ha lasciato un segno sull’orologio”.[9] Più che ridicolo e strano.

Ma regolarmente succede che a seguito della richiesta di un segno visibile a tutti, la figura sorride e scompare.[10] E talvolta subito ritorna. Ad un certo momento si intromette un fedele di nome Marinko, che guida i “veggenti”, suggerendo loro: se la “Madonna” è incapace di dare un segno, “chieda a Gesù di aiutarla”.[11]

Ivanka è sicura che la figura lascerà un segno sulla collina, forse sotto forma di acqua.[12] Dopo quasi quattro decenni non esiste alcun segno, né acqua, solo fantasie!

Silenzio inspiegabile. Nei primi sette giorni l’apparsa non prende alcuna iniziativa, non comincia mai per prima a parlare.[13] Alle domande dei “veggenti” risponde in modo generico, piuttosto ambiguo, chinando la testa,[14] rimandando al futuro, promettendo il miracolo della guarigione e lasciando un messaggio alla gente: “La gente creda fermamente come se mi vedesse”. Ed anche ai francescani: “credano fermamente” [al fatto che è apparsa].[15]

Messaggi strani. Nei primi giorni, sulla base degli stenogrammi, non si vede alcun obiettivo delle cosiddette apparizioni, non si giustifica l’apparizione, non si rilascia alcun messaggio specifico né per i “veggenti”, né per i frati, al di là dell’invito a credere all’apparizione, né per i fedeli della parrocchia, né per il mondo. I “messaggi” sono di questo tipo:

A Ivanka sua madre, deceduta due mesi prima, trasmette il messaggio: “Obbedite alla nonna poiché è anziana!”

A Mirjana l’apparsa dice che il suo defunto “nonno sta bene” e che “vada al cimitero”.

Ivanka ha sentito dire dall’apparsa il motivo delle apparizioni a Medjugorje: “Perché qui ci sono molti fedeli”.

Vicka ha sentito che è venuta perché la “gente si riconcili”.[16]

Ivan ha sentito un messaggio: “Voi siete i migliori fedeli”.[17]

Jakov dichiara semplicemente: “Così, quando io pongo una domanda alla Madonna, penso dentro di me che lei mi dirà così, e lei mi dice così!”[18] Immaginazione e invenzione!

Profezie false su apparizioni false. Alla domanda di Ivanka relativamente a quanto tempo apparirà ancora, la figura risponde: “Quanto a lungo voi volete, quanto a lungo voi desiderate”.[19]

Mirjana dice che chiederà all’apparsa quanti giorni apparirà ancora, poi soggiunge che dentro di lei una voce le suggerisce che apparirà ancora “2-3 giorni”. Lo ripete ancora una volta.[20]

Alla domanda del parroco Zovko quando cesseranno le “apparizioni”, Vicka risponde: “Penso anche che se noi dicessimo che non verremo più, e se ci lasciasse un qualche segno preciso, sicuramente cesserebbero”.[21]

Poi la perentoria dichiarazione della figura, in un’ “apparizione” avvenuta non a Medjugorje ma nella vicina Cerno, martedì pomeriggio 30 giugno 1981: apparirà ancora solo “tre giorni”: il 1, 2 e 3 luglio 1981. Infatti, alla domanda del parroco relativamente a quanto tempo apparirà ancora, tutti e cinque i “veggenti”, meno Ivan, rispondono unanimemente: “Tre giorni”.[22]

Poi l’apparsa cambia l’idea e “appare” tuttora, da 37 anni in continuazione, ogni giorno, a tre “visionari” del gruppo: Ivan, Marija, Vicka, e agli altri tre una volta l’anno: a Mirjana dal 1982, ad Ivanka dal 1985 e a Jakov dal 1998. Inoltre, a due dei su menzionati del gruppo, la figura “appare” una volta al mese dal 1987 con “messaggi” per il mondo: a Mirjana il 2 e a Marija il 25 di ogni mese puntualmente.

Vesti diverse. Secondo le conversazioni con i “veggenti” l’apparsa si veste in vario modo. La figura aveva la veste secondo Ivan: “di colore blu” il primo giorno;[23] secondo Ivanka: “di color caffè” il secondo giorno;[24] secondo gli altri „veggenti“ – “di colore grigio”: Jakov,[25] Mirjana,[26] Ivanka il sesto giorno.[27]

Più nervosismo che pace. Si colgono i segni di uno stato di nervosismo e tensione nello “svenire” e cadere per terra delle tre “veggenti” il terzo giorno, 26 giugno: Ivanka, Mirjana, Vicka. “Loro hanno perso conoscenza, a me niente”, si rassicura Marija.[28] Vicka: “Reverendo, io sono salita su, ho portato l’acqua benedetta e il sale. E ho detto: Se non è la Madonna, se ne andrà. La aspergeremo e vedremo. Vedremo veramente. Sono arrivata e ho detto: ‘Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Se sei la Madonna, rimani tra di noi; se non lo sei, vattene!’”[29]

Insistono nel chiedere all’apparsa un “segno” visibile per la gente affinché creda loro. Nella maggior parte dei colloqui si menziona il “segno”[30] e si evince che i “veggenti” sono molto innervositi per non avere un segno visibile.

Toccamenti scandalosi. Cosa molto inusitata e grave: l’apparsa permette non solo che alcuni della folla calpestino il suo velo allungato e steso per terra,[31] ma anche che tocchino il suo corpo. Vicka la tocca già il secondo giorno: “E quando la tocchi, reverendo, le dita rimbalzano così”.[32] Lo stesso ripete Ivanka e aggiunge che toccando il suo corpo sente “come aria, in qualche modo come seta, le nostre dita tornano indietro, così, quando la tocchiamo, le dita tornano indietro, in qualche modo”.[33] Hanno fatto toccare anche ad una dottoressa la veste dell’apparsa: “Ed ecco lei [la dottoressa] ha toccato la sua veste”.[34] Tali storie sui toccamenti del corpo della Madonna, della sua veste, del calpestio del suo velo creano in noi una sensazione e convinzione che si tratti di qualcosa indegno, inautentico e scandaloso. Qui non c’entra la Madonna cattolica!

Manipolazioni intenzionali. L’interlocutore dei “veggenti” fra Jozo Zovko, parroco, è molto innervosito

perché la figura apparsa non manda dei messaggi concreti per la gente e per i frati;

perché non scende dal colle in chiesa dove sta la sua statua;

anzi chiede se si possa “obbligare” – letteralmente così! – la Madonna a scendere ed apparire in chiesa. P. Zovko: “Mi interessa questo, Mirjana: se la Madonna non apparisse in chiesa, potete voi obbligarla ad apparire in chiesa? Forse apparirà, vero, che ne pensi?” Mirjana: “Non so. Non ci abbiamo riflettuto affatto”. P. Zovko ripete: “Io penso che potresti obbligarla: ‘Madonna, chiedo che Tu mi appaia in chiesa’, che ne pensi?” E poi Mirjana cede e pensa che questo “sarebbe meglio, poiché allora neanche la polizia ci cercherebbe…”.[35]

E così con le manipolazioni le “apparizioni” sono trasferite in chiesa il 1 luglio 1981. Questo “obbligare” l’apparsa a scendere ed apparire in chiesa è un gioco magico, e non il Vangelo di Cristo.

Conclusione. Eseguiti i lavori commissionali sul „fenomeno medjugorjano“ a Mostar, è seguita la dichiarazione del vescovo Pavao Žanić a Medjugorje, il 25 luglio 1987. La dichiarazione del vescovo sottolinea la chiara evidenza del fatto che a Medjugorje non ci sono fenomeni e rivelazioni soprannaturali; eseguiti poi i lavori commissionali a Zagabria, la Conferenza Episcopale d’allora, ha dichiarato a Zara, il 10 aprile 1991, che in base alle indagini fino ad allora condotte non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o rivelazioni soprannaturali.

Tenendo conto di tutto quel che è stato esaminato e studiato da questa Curia diocesana, incluso lo studio dei primi sette giorni delle presunte apparizioni, si può pacificamente affermare: La Madonna non è apparsa a Medjugorje! Questa è la verità che sosteniamo, e crediamo nella parola di Gesù, secondo cui la verità ci renderà liberi (cfr. Gv 8,32).

+ Ratko Perić, vescovo

il vescovo Tardelli non ha dubbi su Medjugorie

«sacrosanti quei dubbi

le veggenti? fanatismo»

il vescovo di Pistoia Tardelli ha adottato la linea dura nei confronti di Medjugorje

«niente incontri pubblici nè immagini di quella Madonna nelle nostre chiese»

 Mons. Fausto Tardelli, 64 anni, lucchese, da pochi mesi vescovo di Pistoia, dopo essere stato per dieci anni alla guida della diocesi di San Miniato, giudica «sacrosante» le parole del papa, mette in guardia dal rischio del business che può annidarsi nel «fenomeno» di Medjugorje. Ma nel contempo invita a cogliere anche «le cose buone» che, a suo giudizio, ci sono nell’esperienza di preghiera che si fa a Medjugorje. Ecco l’intervista che il vescovo di Pistoia ha concesso al Tirreno.

Cosa ne pensa delle parole del papa sulle apparizioni della Madonna?

«Doveroso premettere alcune precisazioni. In realtà il Papa non si è espresso sulle apparizioni della Madonna. Sull’aereo ha detto che presto saranno date indicazioni su Medjugorje mentre alla messa l’altra mattina ha criticato l’atteggiamento di chi ha sempre bisogno di novità dell’identità cristiana e invece che ritrovarla nel fondamento che è Gesù Cristo, va in cerca di veggenti per farsi dare lettere e messaggi della Madonna. Precisata la questione, mi pare che Papa Francesco abbia detto cose più che sacrosante».

Medjugorje: un miracolo della fede o il rischio del business?

« Aldilà del fatto tutto da dimostrare del carattere soprannaturale delle presunte apparizioni e del deleterio fanatismo nei confronti dei cosidetti veggenti, ritengo però che nel fenomeno Medjugorje ci siano anche cose buone. Per tanti ha significato un riavvicinamento sincero al Signore, alla preghiera, alla pratica della vita cristiana. Il rischio del business c’è, eccome. E’ un rischio sempre presente, al quale occorre fare particolarissima attenzione».

A Pisa il vescovo due anni fa redarguì Brosio. Nella sua diocesi quale è la sua linea riguardo ai devoti di Medjugorje?

«Seguo una linea chiara, che poi è quella della chiesa. Non approvo incontri pubblici con i cosiddetti veggenti né che si espongano in chiesa immagini o la statue della Madonna di Medjugorje, né che si facciano pellegrinaggi “ufficiali” da parte della diocesi, delle parrocchie o gruppi ecclesiali. In forma privata singola o collettiva, non ho niente in contrario. La ragione è semplice. Come dicevo, sono convinto che per molte persone non in cerca di veggenti, ma di una ricarica spirituale, Medjugorje come luogo di preghiera e di partecipazione ai sacramenti della Riconciliazione e della Eucaristia, rappresenti una buona occasione».

Lei c’è mai stato in pellegrinaggio a Medjugorje?

«No. Per gli stessi motivi che ho detto, fino ad oggi non sono andato e non ho intenzione di andare. Anche io sto aspettando le decisioni che sulla vicenda assumerà il Santo Padre».

Perché nelle parrocchie tanti gruppi dediti a quel santo o a quella Madonna, e non c’è invece la centralità di Gesù e del Vangelo?.

«Il vero culto della Madonna e dei santi li onora come testimoni di Gesù Cristo. Sennò perché onorarli? Ci devono portare a Cristo, perché solo Lui è la pietra angolare, la via, la verità e la vita. Se si dimentica questa centralità si squalifica ogni “devozione”».

Non sempre è così, ammetterà.

«E’ vero. Il problema è che spesso manca una formazione biblica e liturgica adeguata senza la quale la devozione alla Madonna e ai santi non porta al centro dell’esperienza cristiana, cioè a Cristo». (m.l.)

a proposito di Medjugorie: una ‘voce (papale) dal sen fuggita’ o un nuovo corso in Vaticano?

Medjugorje, la conversione scettica del papa

di Marco Marzano*
in “il Fatto Quotidiano” del 10 giugno 2015

veggenti

 

“Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? Per esempio, no? E vivono di questo. Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama ‘Gesù’ e niente di più”.

Non ha citato esplicitamente Medjugorje Papa Francesco in questo passaggio della sua omelia di ieri a Santa Marta. E tuttavia è difficile pensare che la sua sferzante ironia non fosse riferita a quel che succede, ormai da trentaquattro anni, nella piccola cittadina dell’Erzegovina. Del resto, lo stesso pontefice aveva annunciato qualche giorno fa che la procedura di valutazione dell’autenticità delle apparizioni della Madonna a Medjugorje è quasi conclusa e che dunque una decisione definitiva sulla questione appare imminente.

Medjugorie chiesa Il sarcasmo del papa è assolutamente ragionevole: la Madonna a Medjugorje rappresenta un fenomeno decisamente “spettacolare” e ipermediatico. Essa appare ad alcuni dei veggenti a orari regolari e conosciuti con largo anticipo; su quelli viene organizzata buona parte del consistente flusso turistico organizzato di pellegrini che raggiunge la località ex jugoslava e che può assistere, dal vivo, come è capitato a me alcuni anni fa, allo spettacolo del “veggente che vede la Madonna”, diramando, subito dopo, immediatamente tradotto in tutte le lingue e poi diffuso dalle varie Radio Maria, il suo messaggio al mondo. Ha ancora ragione il pontefice quando dice che i veggenti “vivono di questo”. I veggenti non sono certo più gli ingenui giovanissimi pastorelli che, nel lontano 1981, annunciarono per la prima volta al mondo di aver visto, sul monte Podbrdo, la Vergine Maria.

Medjugorie croceAlcuni di loro sono diventati dei veri e propri “imprenditori dell’apparizione”: fanno cioè quello di mestiere, ci campano; con soddisfazioni, credo, assai consistenti. Da ogni punto di vista. Se la sentenza vaticana definitiva su Medjugorje fosse la bocciatura che questo passaggio dell’omelia di Francesco sembra evocare saremmo davvero di fronte ad una grandiosa novità storica, alla chiusura di una stagione contrassegnata dal favore vaticano verso le forme più retrive della religiosità popolare tradizionale, verso quella spiritualità miracolistica, sensazionalistica, in generale magica che piaceva tanto a Giovanni Paolo II. Nella visione culturale e politica di quest’ultimo, la religiosità popolare, in tutte le sue forme, appariva come un alleato irrinunciabile nella lotta quotidiana combattuta dalla Chiesa Cattolica contro la secolarizzazione e la scristianizzazione del continente europeo. In quella terribile battaglia era necessario, per il papa polacco, arruolare tutte le forze disponibili sul campo passando sopra alle sottigliezze eccessive, agli inutili distinguo. Per questa ragione, nel caso di Medjugorje, sono state di fatto ignorate le gravi perplessità sull’autenticità delle apparizioni che provenivano dai vescovi della Bosnia Erzegovina e che avrebbero dovuto indurre le autorità vaticane a sconfessare esplicitamente e già dal principio lo strano fenomeno delle apparizioni programmate e quotidiane. Se su questo delicatissimo versante Francesco invertisse la rotta saremmo dinanzi ad una Chiesa Cattolica che finalmente non si spaventa dei “segni dei tempi”, del cambiamento religioso del nostro tempo e che anzi immagina di poterci convivere serenamente, ribadendo il proprio messaggio e rifiutandosi di arruolare forze che provengono da un passato oscuro e premoderno. Forze che, facendosi agio dei bisogni emotivi di tanti, evocano la magia e la superstizione, rischiando di manipolare le coscienze dei più ingenui e allontanandosi così dallo spirito del Vangelo. A me pare che quando Bergoglio sostiene che quella miracolistica “non è identità cristiana” e che “l’ultima parola di Dio si chiama Gesù e niente di più” voglia significare proprio questo: che un cristianesimo nemico della modernità e disposto a compromettersi con i “professionisti della magia” sarebbe una religione che finisce per smarrire se stessa.

A Medjugorje vanno un sacco di curiosi, attirati dallo spettacolo dei “veggenti che vedono”, da quello dei fedeli che cascano in terra come in preda ad un sonno improvviso o degli indemoniati che  si scatenano durante le funzioni, delle statue che sanguinano e delle eclissi inspiegabili. Tutte cose che hanno a che vedere con una soprannaturalità posticcia e un po’ caricaturale, miseri brandelli culturali di un antico mondo incantato.

Medjugorie Madonna Cosa ha a che vedere tutto questo con l’attualità del cristianesimo? Le tantissime parole, l’infinità di messaggi (invero grosso modo tutti uguali), che la Madonna avrebbe consegnato ai veggenti in tutti questi decenni non segnalerebbero forse, se prese sul serio, proprio l’insufficienza del Vangelo, la sua sopravvenuta incapacità di fornire gli strumenti della fede alle donne e agli uomini del nostro tempo? A questa deriva mi sembra ribellarsi Francesco. Speriamo che sia sul serio così e che non si tratti solo di una battuta dal sen fuggita in una calda mattina di giugno. *professore ordinario di Sociologia all’Università di Bergamo

e la ‘parola’ e le ‘rivelazioni’ di Medjugorie?

 

«L’ultima parola di Dio è Gesù Cristo, non ce n’è un’altra!» 

parola di papa!

Papa Francesco – S. Messa Cappella della Casa Santa Marta 
( ideo e testo)
9 giugno 2015

Non annacquiamo la nostra identità
L’«identità cristiana» trova la sua forza nella testimonianza e non conosce ambiguità: per questo il cristianesimo non può essere «annacquato», non può nascondere il suo essere «scandaloso» e trasformato in una «bella idea» per chi ha sempre bisogno di «novità». E attenzione anche alla tentazione della mondanità, propria di chi «allarga la coscienza» così tanto da farci entrare dentro tutto. Lo ha affermato il Papa nella messa celebrata martedì mattina, 9 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta, ricordando che «l’ultima parola di Dio si chiama “Gesù” e niente di più».
 
«La liturgia di oggi ci parla dell’identità cristiana» ha fatto notare Francesco, proponendo subito la questione centrale: «Qual è questa identità cristiana?». Riferendosi alla prima lettura odierna (2 Corinzi 1, 18-22), il Papa ha ricordato che «Paolo comincia raccontando ai Corinzi le cose che hanno vissuto, alcune persecuzioni», e «la testimonianza che hanno dato di Gesù Cristo». E, in pratica, scrive loro: «Io mi vanto di questo — cioè io mi vanto della mia identità cristiana — che è andata così. E Dio è testimone che la nostra parola verso di voi è “sì”, cioè noi vi parliamo dell’identità nostra, quale sia».
 
«Per arrivare a questa identità cristiana — ha spiegato Francesco — nostro Padre, Dio, ci ha fatto fare un lungo cammino di storia, secoli e secoli, con figure allegoriche, con promesse, alleanze e così fino al momento della pienezza dei tempi, quando inviò suo Figlio nato da una donna». Si tratta, dunque, di «un lungo cammino». E, ha affermato il Papa, «anche noi dobbiamo fare nella nostra vita un lungo cammino, perché questa identità cristiana sia forte e dia testimonianza». Un cammino, ha precisato, «che possiamo definire dalla ambiguità alla vera identità».
 
Dunque, nella lettera ai Corinzi l’apostolo scrive che «la nostra parola verso di voi non è “sì” e “no”, ambigua». Infatti, aggiunge Paolo, «il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, non fu “sì” e “no”: in Lui vi fu il “sì”». Ecco, allora, ha detto il Pontefice che «la nostra identità è proprio nell’imitare, nel seguire questo Cristo Gesù, che è il “sì” di Dio verso di noi». E «questa è la nostra vita: andare tutti i giorni per rinforzare questa identità e darne testimonianza, passo passo, ma sempre verso il “sì”, non con ambiguità».
 
«È vero», ha poi riconosciuto il Pontefice, «c’è il peccato e il peccato ci fa cadere, ma noi abbiamo la forza del Signore per alzarci e andare avanti con la nostra identità». Ma, ha aggiunto, «io direi anche che il peccato è parte della nostra identità: siamo peccatori, ma peccatori con la fede in Gesù Cristo». Infatti «non è soltanto una fede di conoscenza» ma «è una fede che è un dono di Dio e che è entrata in noi da Dio». Così, ha spiegato il Papa, «è Dio stesso che ci conferma in Cristo. E ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo, ci ha dato la caparra, il pegno dello Spirito nei nostri cuori». Sì, ha ribadito Francesco, «è Dio che ci dà questo dono dell’identità» e «il problema è essere fedele a quest’identità cristiana e lasciare che lo Spirito Santo, che è proprio la garanzia, il pegno nel nostro cuore, ci porti avanti nella vita».
 
«Siamo persone che non andiamo dietro a una filosofia» ha affermato ancora il Pontefice perché «abbiamo un dono, che è la nostra identità: siamo unti, abbiamo impresso in noi il sigillo e abbiamo dentro di noi la garanzia, la garanzia dello Spirito». E «il Cielo incomincia qui, è un’identità bella che si fa vedere nella testimonianza». Per questo, ha aggiunto, «Gesù ci parla della testimonianza come il linguaggio della nostra identità cristiana» quando dice: «Voi siete il sale della terra, ma se il sale perde il sapore, con che cosa si renderà salato?». Il riferimento è al passo evangelico di Matteo proposto oggi dalla liturgia (5, 13-16).
 
Certo, ha proseguito il Papa, «l’identità cristiana, perché siamo peccatori, è anche tentata, viene tentata — le tentazioni vengono sempre — e può andare indietro, può indebolirsi e può perdersi». Ma come può avvenire questo? «Io penso — ha suggerito il Pontefice — che si può andare indietro per due strade principalmente».
 
La prima, ha spiegato, è «quella del passare dalla testimonianza alle idee» e cioè «annacquare la testimonianza». Come a dire: «Eh sì, sono cristiano, il cristianesimo è questo, una bella idea, io prego Dio». Ma «così dal Cristo concreto, perché l’identità cristiana è concreta — lo leggiamo nelle Beatitudini; questa concretezza è anche nel capitolo 25 di Matteo — passiamo a questa religione un po’ soft, sull’aria e sulla strada degli gnostici». Dietro, invece, «c’è lo scandalo: questa identità cristiana è scandalosa». Di conseguenza «la tentazione è dire “no, no, senza scandalo; la croce è uno scandalo; che Dio si sia fatto uomo» è «un altro scandalo» e si lascia da parte; cerchiamo cioè Dio «con queste spiritualità cristiane un po’ eteree, ariose». Tanto che, ha affermato il Papa, «ci sono degli gnostici moderni e ti propongono questo, questo: no, l’ultima parola di Dio è Gesù Cristo, non ce n’è un’altra!».
 
«Su questa strada», ha proseguito Francesco, ci sono anche «quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana: hanno dimenticato che sono stati scelti, unti, che hanno la garanzia dello Spirito, e cercano: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna ci manderà alle 4 del pomeriggio?”. Per esempio, no? E vivono di questo». Ma «questa non è identità cristiana. l’ultima parola di Dio si chiama “Gesù” e niente di più».
 
«Un’altra strada per andare indietro dall’identità cristiana è la mondanità», ha proseguito il Papa. E cioè «allargare tanto la coscienza che lì c’entra tutto: “Sì, noi siamo cristiani, ma questo sì…”, non solo moralmente, ma anche umanamente». Perché «la mondanità è umana, e così il sale perde il sapore». Ecco perché, ha spiegato il Papa, «vediamo comunità cristiane, anche cristiani, che si dicono cristiani, ma non possono e non sanno dare testimonianza di Gesù Cristo». E «così l’identità va indietro, indietro e si perde» ed è «questo nominalismo mondano che noi vediamo tutti i giorni».

 

papa Francesco sembra credere poco a Medjugorie

Medjugorie, chiusa commissione d’inchiesta. Bergoglio scettico sui veggenti

Il lavoro, presieduto da Ruini, è durato più di tre anni e, il 23 gennaio scorso, l’ex presidente della Cei, che non hai mai messo piede nel paesino della Bosnia Erzegovina, ha informato Papa Francesco dei risultati. Grande attesa sulla decisione che prenderà il Papa
Medjugorie, chiusa commissione d’inchiesta. Bergoglio scettico sui veggenti
questa la convinzione de ‘il Fattoquotidiano’ basata su alcune espressioni altamente significative, peraltro, di papa Francesco stesso nei mesi passati:
Papa Francesco non crede a Medjugorje. Da oltre trent’anni nel paesino della Bosnia Erzegovina apparirebbe la Madonna a sei veggenti, ma Bergoglio in maniera piuttosto esplicita ha spiegato in più occasioni il suo pensiero. E ora che in Vaticano è finalmente arrivato il dossier elaborato dalla Commissione internazionale d’inchiesta su Medjugorje, voluta da Benedetto XVI e presieduta dal cardinale Camillo Ruini, c’è grande attesa sulla decisione che prenderà il Papa argentino.

Nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta il 7 settembre 2013, Bergoglio ha criticato duramente i “cristiani senza Cristo: quelli che cercano cose un po’ rare, un po’ speciali, che vanno dietro a delle rivelazioni private, mentre la rivelazione si è conclusa con il Nuovo testamento”. Un riferimento, seppure indirettamente, ai segreti che la Madonna avrebbe rivelato ai sei veggenti di Medjugorje. Molto più esplicito è stato, invece, il Papa il 14 novembre scorso sempre nell’omelia di Santa Marta. “Ci dicono: il Signore è qua, è là, è là! Ma io conosco un veggente, una veggente che riceve lettere della Madonna, messaggi della Madonna. Ma, guarda, la Madonna è madre! E ama tutti noi. Ma non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni”.

Dal 24 giugno 1981, nella piccola località (2.500 abitanti) della Bosnia Erzegovina, la Madonna apparirebbe a sei veggenti (Vicka Ivanković, Mirijana Dragičević, Marija Pavlović, Ivan Dragičević, Ivanka Ivanković e Jakov Čolo). Nel 2010 Benedetto XVI ha affidato a una commissione internazionale, presieduta dal cardinale Ruini e composta da diciassette membri provenienti da tutto il mondo (porporati, vescovi, teologi e psicologi scelti tra i massimi esperti di mariologia e apparizioni) il compito di approfondire il fenomeno Medjugorje. Il lavoro è durato più di tre anni e, il 23 gennaio scorso, l’ex presidente della Cei, che non hai mai messo piede nel paesino della Bosnia Erzegovina, ha informato Bergoglio dei risultati a cui è giunta la commissione. Ora il dossier conclusivo è nelle mani della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal tedesco Gerhard Ludwig Müller a cui il Papa imporrà la berretta cardinalizia nel concistoro del 22 febbraio prossimo.

Ma nei sacri palazzi è forte lo scetticismo che aleggia da sempre su Medjugorje. È nota la vicenda del cardinale di Vienna ed ex alunno di Ratzinger Christoph Schönborn, che trascorse il capodanno del 2010 a Medjugorje. Il pellegrinaggio non passò inosservato scatenando non poche polemiche, soprattutto in Vaticano. Pochi sapevano che Schönborn era andato a Medjugorje anche con l’intento di raccogliere informazioni da riferire a Benedetto XVI. “Un cardinale che viene in un luogo come Medjugorjie – sottolineò il porporato rispondendo alle numerose critiche – non può passare inosservato. Ma sono venuto anzitutto da pellegrino per essere nel luogo dove tanta gente trova fede e coraggio nella fede. Non è compito dei veggenti dimostrare, ma comunicare. Io dico semplicemente e indipendentemente dal giudizio finale di questi fenomeni, che una cosa mi pare evidente: i messaggi sono semplicemente evangelici, sono di buon senso”.

E sulle apparizioni? “È vero che la Madonna è dappertutto – precisò il porporato – ma è altrettanto vero che in questi luoghi se ne avverte una presenza molto più forte. L’aspetto fondamentale sono i frutti. I frutti dicono, i frutti parlano, i frutti sono rivelatori”. Nel libro “Perchè è santo“, scritto dal postulatore della causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II, Slawomir Oder, e dal giornalista Saverio Gaeta, si racconta che uno dei più stretti collaboratori del Pontefice polacco chiese a Wojtyla se avesse mai visto la Madonna. La risposta del Papa fu netta: “No, non ho visto la Madonna, ma la sento”. Nel libro si riportano, accreditandole, anche le parole pronunciate da Wojtyla, che sarà canonizzato il prossimo 27 aprile da Papa Francesco insieme a Giovanni XXIII, durante un breve colloquio con la veggente Mirijana alla quale confidò: “Se non fossi Papa, sarei già a Medjugorje a confessare”.

 

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La statua della Madonna che s’illumina: miracolo a Medjugorje?

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Si grida al miracolo in Croazia, a Bijakovic, dove una statua che rappresenta la Madonna di Lourdes, conservata da anni da Vicka Ivanikovic, una delle veggenti di Medjugorje, si è inspiegabilmente illuminata lunedì sera. Chi ha assistito allo strano fenomeno racconta che, quando la luce si è spenta, la Madonnina sembrava vvia.

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Subito sono accorsi centinaia di fedeli mentre le autorità civili e religiose locali hanno fatto scattare le procedure e le indagini per verificare la natura del fenomeno. La cognata di Vicka, Alenka, ha detto che quella statua è stata regalata da una signora italiana alla veggente trent’anni fa, all’inizio delle apparizioni della Madonna di Medjugorje sulla collina vicina.

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