nella desolazione qualche miracolo … anche da noi

 

nel desolante e glaciale e lacerante silenzio della morte consola l’animo accogliere un bambino vivo come piccolissimo squarcio per immaginare  un possibile nuovo futuro … ma non solo nei luoghi disastrati, anche proprio nelle nostre case!

in modo meraviglioso riflette su questo M. Serra ne ‘l’amaca’ odierna:

Filippine

In termini di devastazione e di morte, la catastrofe delle Filippine rimanda ai giorni terribili dello tsunami di nove anni fa nel Sud dell’Asia. Ma lì c’era il turismo, ci furono molte vittime europee e americane, l’impatto mediatico in Occidente fu enorme e duraturo, negli anni successivi su quell’onda spaventosa vennero scritti libri, girati film. Nelle Filippine invece ci sono “solamente” i filippini, pochissimo turismo, ed è assai possibile che in pochi giorni il tifone Hayan diventi, da questa parte del mondo, solamente un ricordo da archiviare. A meno che – accadono anche i miracoli – si allarghi il piccolo grande varco che alcuni media hanno aperto sulla numerosa, silenziosa, discretissima comunità filippina in Italia. Persone che lavorano tanto, parlano poco, puliscono le nostre case, badano ai nostri vecchi e alle quali in questi giorni molti domandano, spesso per la prima volta, notizie di casa loro, delle loro famiglie lontane, delle loro case forse scoperchiate, di una città cancellata dal vento, come se solo nell’emergenza ci accorgessimo che le persone sono sempre persone, le case sempre case, le vite sempre vite.

L’amaca di Michele Serra
in “la Repubblica” del 12 novembre 2013

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