p. Maggi commenta il vangelo della domenica

 

 

p. Maggi
13 ottobre 2013

 (28° domenica del tempo ordinario)
NON SI E’ TROVATO NESSUNO CHE TORNASSE INDIETRO A RENDERE GLORIA A DIO, ALL’INFUORI DI QUESTO STRANIERO 

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi
Lc 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti».
E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il vangelo di questa domenica, il vangelo di Luca, capitolo 17, versetti 11-19, sembra apparentemente semplice, una lettura molto facile. In realtà è forse uno dei brani del vangelo di Luca tra i più complessi e i più complicati.
Vediamo un po’ di comprendere le contraddizioni e i significati che l’evangelista ci vuol dare in questo brano. Scrive Luca: Lungo il cammino verso Gerusalemme. L’evangelista adopera il termine greco Ierusalem che indica la città santa. Gesù va per lo scontro finale con quella che era la Santa Sede dell’epoca, l’istituzione più sacra che esistesse al mondo, dove c’era il tempio del Signore.
E Gesù va per scontrarsi con questa istituzione. L’itinerario che l’evangelista presenta però è alquanto strano. Luca scrive che Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Avrebbe dovuto scrivere che attraversava la Galilea e poi la Samaria. Infatti se abbiamo più o meno un’idea di com’era la Palestina al tempo di Gesù, al nord c’è la Galilea, al centro c’è la Samaria, la regione
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abitata dagli eretici, dalle persone considerate le più ripugnanti e più lontane da Dio, e infine al sud c’era la Giudea con Gerusalemme.
Quindi l’evangelista avrebbe dovuto scrivere che Gesù attraversava la Galilea e la Samaria. Perché invece l’evangelista dice che attraversava la Samaria e la Galilea? Perché vuole incentrare l’attenzione del lettore su quello che avviene in terra di Israele, in Galilea.
Entrando in un villaggio… Ecco l’evangelista ci da delle indicazioni preziose che aiutano l’interprete, il commentatore. Quando nei vangeli appare il termine “villaggio”, si intende sempre ostilità, incomprensione o rifiuto del messaggio di Gesù. Come mai questo? Perché il villaggio è il luogo ancorato alla tradizione, il luogo sottomesso alla città.
Ma mentre nella città le mode vanno, vengono, cambiano, nel villaggio attecchisce la tradizione. Quindi il villaggio è là dove vige l’imperativo “perché cambiare si è sempre fatto così”. Quindi tutte le volte che nel vangelo troviamo l’indicazione “villaggio”, indica il luogo della tradizione ad oltranza e l’incomprensione o il rifiuto del messaggio di Gesù.
E qui c’è una sorpresa, Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi. Non è possibile. I lebbrosi non potevano stare in un villaggio. I lebbrosi, in quanto infetti, causa di infezione, dovevano stare fuori dal villaggio. Come mai qui l’evangelista ci dice che questi lebbrosi stanno dentro al villaggio? L’evangelista, al di là del racconto storico, ci vuole dare indicazioni preziose: quanti vivono all’interno della tradizione, quanti vivono sottomessi alla religione tradizionale, sono come i lebbrosi, cioè sono impuri.
Non hanno nessuna possibilità di contatto con Dio. Questi sono lebbrosi proprio perché stanno dentro al villaggio. E qui l’atteggiamento di questi lebbrosi è abbastanza strano. Si fermarono a distanza. Da una parte l’evangelista ha detto che gli vennero incontro, e dall’altra si fermano a distanza.
Da una parte trasgrediscono alla legge che impediva ad un lebbroso di avvicinarsi alle persone, ma dall’altra la osservano. Attraverso l’immagine di questi lebbrosi l’evangelista vuol far vedere il difficile cammino dei discepoli, che sono affascinati dalla parola di Gesù, dalla libertà che il suo messaggio comporta, ma sono ancora schiavi della tradizione religiosa che hanno nel sangue.
E dissero ad alta voce: “Gesù” … e la traduzione dice “maestro”, ma in realtà è “capo”, ebbene così in questo vangelo si sono rivolti a Gesù soltanto i discepoli e in particolare Pietro. E’ un artifizio letterario con il quale l’evangelista vuole indicare che nella figura di questi lebbrosi lui vuole rappresentare i discepoli. E proseguono: “Abbi pietà di noi!” Quindi da una parte sono sottomessi a una religione che impedisce loro la piena comunione con Dio, e dall’altra vorrebbero esserne liberati, ma non ne hanno le forze, chiedono aiuto a Gesù.
Appena li vide, Gesù disse loro… Gesù non li guarisce, Gesù non li cura, ma dà loro un comando: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. Gesù li invita ad uscire dal villaggio, i sacerdoti stavano a Gerusalemme, quindi Gesù li invita ad abbandonare il luogo della tradizione, della tradizione religiosa, dove vige l’imperativo, questa sì che è l’autentica lebbra che impedisce agli uomini il rapporto con Dio. Si è sempre fatto così, perché cambiare? 2
Infatti, mentre essi andavano, furono purificati. Gesù non compie nessuna azione sui lebbrosi, Gesù li invita ad uscire dal villaggio. Quando escono dal villaggio, prima ancora di arrivare dai sacerdoti per accertare l’avvenuta guarigione, ecco che si trovano purificati. Ma c’è una sorpresa. Uno di loro, vedendosi guarito, quindi Gesù guarisce, purifica tutti e dieci, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi – mettersi ai piedi di qualcuno era segno di discepolato – per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ecco la sorpresa dell’evangelista. Sono guariti tutti e dieci, sono purificati, ma uno soltanto torna per ringraziare. E chi lo fa? La persona più lontana da Dio, la persona esclusa da Dio, la persona per la quale non c’era salvezza. La persona il cui solo nome, Samaritano, era qualcosa di ripugnante. Dare del Samaritano a una persona era il peggiore degli insulti possibili, quando vogliono offendere Gesù gli danno del Samaritano.
Quindi la persona più lontana da Dio, la persona che si ritiene esclusa da Dio, è colui che invece percepisce l’azione di Dio nella sua vita. Ed infatti Gesù osservò: “Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio” … Rendere gloria a Dio era un privilegio esclusivo del popolo di Israele, dal quale i Samaritani erano esclusi … “all’infuori di questo straniero?” cioè della persona più lontana da Dio.
E gli disse: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!” L’evangelista con questo brano ci indica e ci insegna che cos’è la fede. Che cos’è la fede? Molti ritengono la fede un dono di Dio. Non è così. Se la fede fosse un dono di Dio avrebbero ragione molti che si sentono esentati dall’averla, dicendo: “A me Dio non l’ha data. Beato te che hai tanta fede”.
Oppure altri hanno fede, ma poi quando capita un rovescio nella vita, che può sempre succedere, dicono “Avevo tanta fede, ma poi l’ho persa”. No! La fede non viene da Dio, e la fede o c’è o non c’è. Non è che si ha per un po’ di tempo e poi si perde. La fede non è un dono di Dio agli uomini, ma è la risposta degli uomini al dono d’amore che Dio fa a tutta l’umanità.
Ma, stranamente, in questo vangelo, quelli che vengono elogiati per la loro fede sono le persone ritenute più lontane da Dio. Sembra quasi che le persone che vivono all’interno di un sistema religioso abbiano come un filtro che impedisca loro di vedere l’azione di Dio e di avere fede. Infatti Gesù in questo vangelo elogia la fede di un centurione pagano, elogia la fede di una prostituta, il ricettacolo di ogni impurità, la persona più lontana da Dio.
Lo stesso Gesù elogia la fede di una emorroissa, una persona che era considerata impura come un lebbroso; Gesù elogia la fede del cieco, che era considerato un maledetto da Dio. Mentre, al contrario, Gesù rimprovera i suoi discepoli, gente di poca fede. La religione, tutto quell’insieme di pratiche, di credenze che sono state insegnate agli uomini, è il filtro che impedisce all’umanità di scorgere l’amore che Dio desidera comunicare ad ogni persona, nessuno escluso.
Non c’è nessuno al mondo che possa ritenersi escluso dall’azione di Dio. E’ la religione – ecco la vera lebbra – che divide tra puri e impuri, tra degni e no, tra meritevoli e no, ma non Dio. L’amore di Dio si rivolge a ogni creatura. Accoglierlo e rispondere, questo si chiama fede

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