da ‘campo nomadi’ a ‘grande contenitore di disagio’

 

«Strutture abitative per nomadi tra cimitero e campo Coni»

L’assessore regionale Allocca conferma il progetto allo studio

Controlli alle Tagliate

riproduco qui sotto l’ articolo  comparso sul sito de ‘la Nazione-Lucca’ sulla trasformazione dell’area di transito che da decenni ospita sinti e rom
può anche prendere le mosse  da un’intenzione positiva questo progetto di dotare di casette in legno il ‘campo nomadi’ o ‘campo di transito’ situato tra il cimitero urbano e il palazzetto dello sport, e in quanto tale non può che essere guardato  con favore, ma …
in più di trent’anni ho sempre costatato una cosa: si discute su di loro, si progetta su di loro, ‘per il loro bene’, ma sempre senza di loro, sempre sulle loro teste … ‘loro’ sono , evidentemente, i sinti, i rom, gli zingari, anzi pudicamente ‘i nomadi’ (che sono a Lucca da circa 30-40 anni) le cui personali esigenze, problemi, richieste poco interessano
proprio ieri ho giocato a lungo coi loro bambini e ho chiesto loro cosa ne pensassero di questo progetto: non ne hanno neanche sentito parlare
saranno contenti quando vedranno che l’area del ‘campo’  dove elaborano la loro vita coi propri gusti, criteri culturali, e coi propri stili di vita (pur con tanti disagi a motivo delle strutture igieniche fatiscenti) avrà subito una radicale trasformazione  e sarà diventata, ancorché migliorata in queste strutture, un grande contenitore, di disagio sociale, di situazioni problematiche, in un “campo di raccolta per persone immigrate da paesi del terzo e quarto mondo”?
chi ci dà il diritto di considerarli o, strumentalmente, come ‘nomadi’ (dopo aver loro precluso normativamente ogni possibilità di vita nomade, piegandoli di fatto ad una sedentarietà forzata) in modo da concludere: dunque vadano via o passiamo mandarli via; o riduttivamente e ingiuriosamente come dei ‘poveracci’ nei cui confronti progettare un assistenzialismo a prescindere da tutto ciò che in realtà sono  nei loro stili di vita, nelle loro tradizioni, cultura, bisogni, esigenze, spesso molto personali?
anche loro hanno il piacere, come ciascuno di noi, di poter dire: ‘a casa mia’ faccio le cose come voglio io, non come vogliono gli altri, fosse anche l’amministrazione pubblica e … ‘per il loro bene’

Lucca, 10 novembre 2013 

Via delle Tagliate: non chiamatelo più campo nomadi, per favore. Quell’area accanto al cimitero urbano, in futuro, potrebbe divenire un vero e proprio campo di accoglienza. Da temporaneo a definitivo: al servizio non solo dei rom, ma anche di tutti coloro che, in futuro, ne avessero bisogno. Parola dell’assessore regionale al Welfare Salvatore Allocca, che fa il punto sul futuro del più grande campo nomadi cittadino, una vera e propria fucina di problemi sociali, ma anche di ordine pubblico: basti pensare al numero delle persone agli arresti domiciliari presenti nel campo che si incastra tra il camposanto monumentale e il campo Coni. Da giorni in città monta polemica sul futuro dell’area e sul possibile progetto, finanziato con soldi dell’Unione Europea che giungerebbero attraverso la Regione, per trasformare radicalmente il campo. Da campo di transito, per quanto di transito, come detto, non lo è mai stato, a un vero e proprio insediamento abitativo permanente con casette in legno a un piano.
Pagate naturalmente con i soldi pubblici: 7-800 mila euro arriverebbero dalla Regione, via Europa; ne servissero di più, ecco che allora ci sarebbe da capire se il Comune dovrà mettere mano al portafoglio. «Il progetto, che vede un qualcosa di simile anche a Pistoia – spiega l’assessore Allocca – nasce all’interno delle linee europee di inclusione delle popolazioni rom, ma non solo di esse. Anche a Lucca stiamo provando a realizzare un campo di accoglienza che non sia destinato esclusivamente alla popolazione rom, che così com’è, ci sono stato nel giugno scorso, è davvero malmesso. Vogliamo provare a realizzare una struttura abitativa che non ghettizzi e che, come detto, non sia solo per i rom. Una struttura del genere, domani, potrà essere a disposizione di altri soggetti in difficoltà. Vanno chiariti comunque gli aspetti urbanistici». Già, il domani potrebbe riservare dunque nuovi arrivi. Per quanto, come confermato dall’assessore Vietina, il progetto, nell’immediato è destinato agli attuali abitanti del campo. Ma se questi, come del resto sta avvenendo progressivamente a causa dei punteggi elevati che raccolgono nelle graduatorie, dovessero risultare assegnatari di appartamenti di edilizia residenziale pubblica? Il loro posto verrebbe preso con ogni probabilità da altri. Questo è quello che in molti temono.
Il campo nominalmente temporaneo, a quel punto, diverrebbe formalmente definitivo, andando ad ospitare altre situazioni di disagio. Un terreno delicato, per certi versi minato. E non a caso sull’argomento anche in alcuni settori della maggioranza si registrano perplessità. Impiegare altro denaro pubblico, perché di questo si tratta a prescindere dalla sua provenienza, dopo tutto quello già impiegato, ultimi i 70 mila euro per il rifacimento delle piazzole e i contatori dell’acqua, fa storcere il naso. Senza considerare che di fatto si rende permanente una struttura che, piaccia o meno, è in qualche modo un coacervo di marginalità. Ma le obiezioni di natura politica non sono le uniche. Anche da un punto di vista urbanistico il progetto non appare dei più semplici. Siamo praticamente nella zona cimiteriale, a un passo dal fiume e nel punto di ingresso di quello che sarebbe il parco fluviale.
I vincoli non paiono così semplici da essere superati. Sicuramente servirebbero delle varianti urbanistiche. Per ora, a Palazzo Orsetti, si stanno limitando a una prima panoramica della situazione, come conferma l’assessore all’Urbanistica Serena Mammini. «Ce ne siamo interessati, al momento, solo in un incontro — spiega — per capire quali potrebbero essere le difficoltà, da un punto di vista urbanistico, derivanti dalla realizzazione di un progetto simile. Serve sicuramente un’analisi accurata».

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