le chiese cristiane contro xenofobia, razzismo e nazionalismo populista

il “no” delle chiese cristiane

all’«idolatria dei confini nazionali»

di Luca Liverani
in “Avvenire” del 21 settembre 2018

Le chiese cristiane «sono chiamate ad essere luoghi di memoria, speranza e amore». E dunque «la protezione dei valori o delle comunità cristiane» perseguita «escludendo chi cerca un rifugio sicuro dalla violenza e dalla sofferenza è inaccettabile e mina la testimonianza cristiana nel mondo, elevando i confini nazionali a idoli»

Parole nette, rivolte innanzitutto ai cristiani e sottoscritte nel documento finale dai partecipanti alla Conferenza internazionale su «Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto della migrazione globale», organizzata a Roma dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), con il Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani.

A chiudere la tre giorni è stata l’udienza papale. E padre Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero, ha ricordato che «in accordo con gli insegnamenti di papa Francesco», i punti cardinali della «risposta integrale alle sfide migratorie globali» sono «quattro verbi attivi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare». «Sosteniamo l’istituzione dell’asilo – si legge dunque nel documento finale della tre giorni – per coloro che fuggono da conflitti armati, persecuzioni o calamità naturali». Allo stesso tempo «invochiamo il rispetto dei diritti per tutte le persone migranti, indipendentemente dal loro status». Al contrario, «il razzismo crea e mantiene la vulnerabilità dei membri di alcuni gruppi, negando i loro diritti e la loro esistenza, e cerca di giustificare la loro oppressione». E allora «in questo senso il razzismo è un peccato, radicalmente incompatibile con la fede cristiana». Nell’analisi del documento «il nazionalismo populista è una strategia politica che cerca di fare affidamento e promuovere le paure » al fine «di affermare la necessità di un potere politico autoritario per proteggere gli interessi del gruppo sociale o etnico dominante». È «nel nome di questa ‘protezione’ che i populisti giustificano il rifiuto di offrire rifugio, ricevere e integrare individui o gruppi di altri paesi». Ma è un rifiuto «contrario all’esempio e alla chiamata di Gesù Cristo». I partecipanti alla Conferenza quindi invitano «tutti i cristiani» a «respingere tali iniziative populiste», definite «incompatibili con i valori del Vangelo. Ciò dovrebbe ispirare la vita politica e il discorso pubblico, e informare le scelte fondamentali soprattutto al momento delle elezioni». L’invito ai mass media è di «astenersi dal diffondere idee e iniziative divisive e disumanizzanti e impegnarsi per la promozione di messaggi positivi». L’analisi non nega le problematiche: «Le preoccupazioni di molti individui e comunità che si sentono minacciate dai migranti devono essere riconosciute ed esaminate», in un dialogo «autentico con tutti coloro che le nutrono». Ma «sulla base dei principi della nostra fede cristiana e dell’esempio di Gesù Cristo, cerchiamo di innalzare una narrativa di amore e di speranza, contro la narrativa populista dell’odio e della paura». Anche le chiese cristiane devono «far crescere la coscienza critica tra i cristiani sulla complicità di alcune teologie nella xenofobia e nel razzismo».

“i vecovi ci aiutino a combattere il razzismo”

l’appello degli operatori della chiesa alla Cei:

aiutateci a sconfiggere il razzismo

prelati, suore, capi di associazioni, tutti uniti contro il razzismo:

“non si può essere cristiani e maltrattare i migranti. Fate chiarezza su questo punto”

Vescovi della Cei

vescovi della Cei

Centodieci operatori della Chiesa hanno scritto una lettera aperta alla Conferenza episcopale italiana, con possibilità di essere sottoscritta anche da altri, in cui si esprime preoccupazione per la dilagante “cultura del rifiuto, paura degli stranieri, razzismo e xenofobia, una cultura avallata e diffusa persino da rappresentanti delle istituzioni”.

“Sono diversi a pensare” continua la lettera, “che sia possibile essere cristiani e, al tempo stesso, rifiutare o maltrattare gli immigrati: un vostro intervento, in sintonia con il magistero di Papa Francesco, potrebbe dissipare i dubbi e chiarire da che parte il cristiano deve stare, sempre e comunque”.

A firmare la lettera sono decine di persone tra prelati, religiosi e religiose, ma anche laici, impegnate nella pastorale della Chiesa, da parroci a direttori delle Caritas, da docenti delle università pontificie a responsabili scout, da congregazioni religiose a operatori delle diocesi. La lettera è stata inviata al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e a tutti i vescovi singolarmente.

“Vi scriviamo per riflettere con voi – si legge nella lettera – su quanto sta attraversando, dal punto di vista culturale, il nostro Paese e l’intera Europa”. Si rileva il dilagare di “razzismo e xenofobia” ma anche “le strumentalizzazioni della fede cristiana con l’uso di simboli religiosi come il crocifisso o il rosario o versetti della Scrittura, a volte blasfemo o offensivo. I recenti richiami, in primis dei cardinali Parolin e Bassetti, al tema dell’accoglienza sono il punto di partenza; ma restano ancora poche le voci di Pastori – sottolineano i firmatari dell’appello – che ricordano profeticamente cosa vuol dire essere fedeli al Signore nel nostro contesto culturale, iniziando dall’inconciliabilità profonda tra razzismo e cristianesimo. Un vostro intervento, in materia, chiaro e in sintonia con il magistero di papa Francesco, potrebbe servire a dissipare i dubbi e a chiarire da che parte il cristiano deve essere, sempre e comunque, come il Vangelo ricorda”.

Nella lettera si evidenzia che nulla

“può fermare in questo impegno profetico: né la paura di essere fraintesi o collocati politicamente, né la paura di perdere privilegi economici o subire forme di rifiuto o esclusione ecclesiale e civile”. “Oggi riteniamo che l’urgenza non sia solo quella degli interventi concreti ma anche l’annunciare, con i mezzi di cui disponiamo, che la dignità degli immigrati, dei poveri e degli ultimi per noi è sacrosanta”.

 

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