sparare al rom … per spaventarli, come un tiro al piccione!

 

 

Bergamo, l’ex parà arrestato per l’omicidio del rom: “Volevo spaventarlo perché sporcano”

Roberto Costelli, 39enne disoccupato di Calcio, ha ammesso le proprie responsabilità nell’omicidio di Roberto Pantic: “Ma non volevo ammazzarlo”. Sul suo profilo Facebook tante dichiarazioni omofobe

di MARA MOLOGNI

Bergamo, l'ex parà arrestato per l'omicidio del rom: "Volevo spaventarlo perché sporcano"

“Sono stato io a sparare, ma non volevo ammazzarli. Sporcavano in giro, volevo solo spaventarli e farli andare via”. Mentre il cerchio delle indagini si stringeva intorno a lui, Roberto Costelli, 39enne disoccupato di Calcio (Bergamo), ha ammesso le proprie responsabilità nell’omicidio di Roberto Pantic, il rom 43enne ucciso nella notte tra il 21 e il 22 febbraio da un colpo di pistola alla nuca mentre, assieme alla moglie e ai suoi dieci figli, dormiva in un camper parcheggiato in un prato della Bassa bergamasca. Nessun precedente penale di rilievo per la famiglia Pantic, che si manteneva con l’elemosina, nessun traffico strano che avrebbe potuto far pensare a regolamenti di conti o a vendette. È per questi motivi che gli inquirenti hanno ipotizzato subito un possibile gesto dimostrativo, forse di stampo razzista. Costelli, che due anni fa si è licenziato dal suo impiego di carpentiere per assistere la madre malata e che ha un passato come parà, nel corso degli interrogatori nega fermamente il movente razziale, anche se sul suo profilo Facebook il suo pensiero nei confronti dei rom e degli stranieri in genere è esplicito: invettive contro “zingari, rom e tante razze di merda del genere”, inviti a fare “una bella fossa comune per sotterrare vivi ste cazz di extraterrestri” e la solidarietà a Antonio Monella, imprenditore bergamasco condannato per aver ucciso un ragazzo di 19 anni che stava tentando di rubargli l’automobile (“Cosa doveva fare, farsi rubare la macchina da quattro albanesi del cazzo?”).

Alla base del gesto, secondo le motivazioni fornite da Costelli, ci sarebbe il fastidio per quei nomadi che sporcavano un luogo a lui molto caro: lo spiazzo vicino al fiume Oglio su cui erano parcheggiati i due camper dei Pantic, che Costelli frequentava spesso insieme con gli amici. “Sono un ecologista convinto, non un razzista – ha detto agli inquirenti – Quelli sporcavano un luogo che io cercavo di tenere pulito. Volevo solo spaventarli, devo aver sbagliato mira. Non credevo di aver ucciso nessuno, l’ho scoperto leggendo i giornali”.

Le ammissioni del 39enne bergamasco arrivano dopo una giornata di perquisizioni nella sua abitazione, dove i carabinieri hanno trovato 17 piante di marijuana, 13 chili di sostanza stupefacente e una pistola regolarmente denunciata. L’uomo non ha però voluto subito consegnare la seconda pistola per cui possedeva un regolare permesso, dichiarando che gli era stata rubata tempo prima. Quando i militari gli hanno fatto presente che nessuna denuncia di furto era stata presentata, Costelli ha ammesso di aver nascosto l’arma nel caminetto di casa sua. La pistola, di calibro compatibile con i sette colpi esplosi contro i due camper, è stata ritrovata nel luogo indicato e consegnata ai Ris di Parma per le analisi balistiche e la conferma definitiva. 
   Resta da capire se la sparatoria sia stata premeditata o meno. Costelli quella sera era stato a una festa in maschera (era il periodo di Carnevale), in un locale poco distante dalla scena del crimine, portandosi dietro la pistola con cui poi ha sparato. Ma non è chiaro se avesse già intenzione spaventare la famiglia rom accampata. All’uomo, già agli arresti per la detenzione e la coltivazione di droga, è stata notificata anche la misura cautelare per omicidio

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