la giornalista linciata sui social

 

ha denunciato le violenze contro una ladra rom, la giornalista Rai chiude Facebook per i troppi insulti

le violenze verbali subite dalla giornalista sono continuate anche su Internet, tanto da costringerla a chiudere il proprio account

 

Parole irripetibili. Sconcezze. Sessismo a go go e esaltazione della violenza. Non c’è da stupirsi che Giorgia Rombolà, la giornalista Rai che oggi è stata brutalmente aggredita verbalmente dai passeggeri della Metro A di Roma per aver difeso una donna rom, abbia deciso di chiudere il suo profilo facebook.

La Rombolà ha assistito a un tentato furto da parte della rom, che era già stata adocchiata e fermata dai vigilantes che la stavano trattenendo. Ma la vittima del tentato furto ha deciso che non siamo a Roma, nel 2018, ma nel Far West o in qualche villaggio medievale in cui vale la legge del taglione: se rubi, ho il diritto di pestarti a sangue. E così giù di botte, tirate di capelli, testa sbattuta contro il muro. Il tutto davanti alla figlia della donna, di circa 4 anni, che è caduta a terra senza che nessuno si preoccupasse di aiutarla.

La giornalista ha cercato di intervenire e per tutta risposta il suo viaggio in metro è stato costellato di insulti, che sono continuati su internet con questi toni.
Ad esempio sulla pagina del Primato Nazionale, testata di estrema destra legata a Casapound, ne sono comparsi molti, anche se i più sconci erano nel profilo della giornalista che è stato chiuso.

“Ringraziasse Dio che non abbiano preso a calci nel culo pure lei e con ceffoni sulla bocca che farebbe meglio a tenere chiusa. ignobile idiota”

“Per sostentarsi bisogna lavorare onestamente non rubare… capito buonista del cazzo….tanto la cessa non prende mezzi pubblici come tutti ma gira in macchinone” (al signore sfugge che il tutto è avvenuto in metro).

“Beh, poteva offrire il suo portafogli alla rom!
Continua a fare la bella addormentata, chissà, forse qualche principe rom, o africano ti sveglierà … non so in che modo ma ti sveglierà”

“E anche grazie a questi pseudo giornalisti che l’Italia sta andando a puttane … nel dubbio una passata l’avrei data anche a lei..”

Ovviamente, trattandosi di una donna, non sono mancati gli insulti sessisti, anche da parte di altre donne.

Siamo alla frutta: oltre a essere precipitati in un clima da Far West, ci siamo anche abituati a una violenza fisica e verbale che permea la nostra quotidianità. Essere pronti ad alzare le mani e la voce sembra essere diventata la normalità.

‘scimmia’, ‘schiavo’, ‘tornatene in Africa’ … gli epiteti razzisti sui nostri social

razzismo e social network

l’esperimento contro i pregiudizi

vedi, qui sotto, il video:

Marisa Labanca Marisa Labanca

In quella che sembra essere una sala di attesa, un extracomunitario chiede alle persone, che di volta in volta gli siedono accanto, di tradurgli dei post che qualcuno ha pubblicato scrivendo in lituano sulla sua pagina Facebook. E’ arrivato da poco in Lituania, non sa ancora parlare bene la lingua e ha bisogno di un aiuto per capire il senso di quelle parole. Donne, uomini e perfino un bambino si dimostrano subito molto disponibili, ma non appena gli occhi si posano sul tablet la loro espressione cambia.

Scuotono la testa, stringono le labbra perché quelli che stanno leggendo non sono semplici commenti ma pesanti insulti razziali. Talmente umilianti che nessuno di loro ha il coraggio di ripeterli. “Scimmia”, “schiavo”, “tornatene in Africa”. E alla fine, ognuna di quelle persone sente il dovere di chiedere scusa. Nonostante non siano loro gli autori dei commenti, il solo fatto di averli letti genera vergogna e dispiacere.

L’esperimento è stato realizzato da un’agenzia lituana per contrastare gli insulti razziali diffusi sul web. Il 21 marzo è la Giornata mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali e anche l’Italia ha preso posizione con l’XI settimana di azione contro il razzismo organizzata dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razzial Lo slogan di quest’anno è “Accendi la mente, spegni i pregiudizi”, invitando tutti ad utilizzare la propria intelligenza per aprirsi all’altro, imparare a conoscerlo superando le barriere di razza, cultura o religione.

 

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