il commento al vangelo della domenica

 

i biblisti p. Maggi e p. Smulders commentano il vangelo della domenica quattordicesima (6 luglio 2014) del tempo ordinario:

Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

IO SONO MITE E UMILE DI CUORE

commento al Vangelo di p. Alberto Maggi

maggi

Dopo il lamento di Gesù sulle città della Galilea che hanno rifiutato il messaggio del Regno, e l’hanno rifiutato perché sono città dominate dalla sinagoga, dall’insegnamento degli scribi e dei farisei, Gesù benedice invece quelli che lo hanno accolto. Matteo capitolo 11 versetto 25. “In quel tempo”, quindi l’evangelista lega questo che adesso presenta con quanto precede il lamento di Gesù, “Gesù disse: «Ti rendo lode Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»”. Chiariamo subito che Gesù non prende posizione contro il sapere, contro la cultura, tutt’altro. I sapienti e i dotti sono i dottori della legge, il magistero ufficiale di Israele, quelli che già hanno condannato Gesù come bestemmiatore. Perché Gesù dice che il Padre a loro ha nascosto queste cose? Perché il Dioamore è nascosto ai cultori della legge. Chi è abituato a rapportarsi alle situazioni, agli avvenimenti, alle persone, in base a un codice, in base a una legge, non può comprendere il volto di un Dio che è amore, un Dio che crea l’uomo e ama e difende la sua creatura. Quindi il criterio di interpretazione della scrittura, della Bibbia e della parola di Dio, deve essere il bene dell’uomo. Chi invece ne fa una dottrina, una legge, nella quale l’osservanza di comandamenti, di precetti, è più importante del bene dell’uomo, ebbene queste persone rischiano di avere come un velo davanti agli occhi che impedisce loro di scoprire il disegno d’amore di Dio sull’umanità.  «E le hai rivelate ai piccoli»”. Il termine indica i semplici, cioè le persone che non hanno difficoltà ad accogliere un Dio-amore perché è di questo che hanno bisogno. «Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza»”. Quindi Dio ha deciso che il criterio per conoscerlo è l’amore, non la legge, non la dottrina. «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo»”. Cosa vuol dire Gesù con questa espressione così importante? Gesù è stato presentato dall’evangelista fin dall’inizio del suo vangelo come il “Dio con noi”, un Dio che non è da cercare, ma da accogliere. E, accogliendo questo Dio, andare con lui e come lui, non verso Dio, ma verso gli uomini. Quindi con Gesù Dio si è fatto uomo, e questo è l’unico valore sacro, l’unico valore importante, l’unico traguardo nella vita del credente. E perché Gesù dice che nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo? Il verbo “rivelare” significa togliere quello che impedisce di vedere, cioè la legge. La legge impediva di conoscere l’amore del Padre. E invece il criterio per accogliere Gesù e per comprendere il Padre è mettere nella propria vita come unico valore assoluto, come unico valore sacro, il bene dell’uomo. E detto questo Gesù, dopo aver preso la distanza da questi sapienti, da questi dotti, che fanno della legge un piedistallo per dominare il popolo, Gesù si rivolge proprio a quelli che sono dominati, gli oppressi. Ed è un invito di una forza, di una tenerezza incredibile. «Venite a me voi tutti»”, Gesù invita tutti quanti, «che siete stanchi e oppressi»”. Stanchi e oppressi per quale motivo? Per via del carico della legge, che non gliela fanno ad osservare tutte queste regole, tutte queste dottrine, tutte queste imposizioni. E questo li stanca, li opprime perché l’osservanza di tutte queste regole, che non riescono praticare, li fa sentire sempre in colpa, sempre in debito nei confronti del Signore. Ed ecco l’annunzio di Gesù: «E io vi darò ristoro»”. Il verbo adoperato dall’evangelista “dare ristoro” significa “far riposare, far cessare la fatica”, cioè recuperare il fiato. E’ Gesù che dice “Io sarò il vostro respiro”. Quindi quanti sono oppressi da un rapporto con Dio che non riescono a portare avanti per via delle troppe leggi e regole, Gesù dice “accogliete me, io sarò il vostro respiro. Io sarò quello che vi darà fiato”. E infatti Gesù continua: «Prendete il mio giogo»”. Il giogo, lo sappiamo, è l’attrezzo che si metteva sopra agli animali per dirigerli nel lavoro. Ebbene, l’osservanza della legge divina era chiamata “giogo”. Era una legge impossibile da osservare. Anche Pietro negli Atti degli Apostoli, quando vogliono imporre queste leggi anche ai pagani, Pietro dice: “Perché continuate a tentare Dio volendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare?” Quindi è un fallimento. Questa dottrina, questa imposizione è stata un fallimento perché nessuno è riuscito a seguirle e questo ha fatto sentire sempre l’uomo in colpa, in debito nei confronti di Dio. E quando ci si sente in colpa non si può sperimentare il suo amore.  Allora Gesù dice: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore»”. Gesù qui non sta dicendo di imitare le qualità del suo carattere – una cosa impossibile avere il carattere e le qualità di Gesù. La mitezza e l’umiltà di Gesù non si riferiscono al carattere, alla qualità di una persona, ma alla condizione sociale. Nella beatitudine “beati i miti”, essi erano i diseredati, gli ultimi della società, e gli umili, in greco tapinos, sono coloro che sono insignificanti. Gesù ha fatto una scelta: s’è messo a fianco degli ultimi, degli invisibili, delle persone insignificanti. Quindi questo si può fare. E cosa significa? Non escludete nessuno dal raggio d’azione del vostro amore. Non cercate le persone importanti, quelle ai primi posti, ma mettetevi a fianco degli ultimi, perché è lì che sono io. Quindi, «imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per la vostra vita»”. Quindi Gesù ci invita a orientare la nostra vita al servizio degli altri e in questo c’è il respiro, quello che dà animo e forza all’esistenza del credente. E Gesù conclude rinnovando l’invito. «Il mio giogo»”, quindi non il giogo della legge, ma il suo giogo, e il giogo di Gesù sono le beatitudini, cioè un invito a tutto quello che concorre alla piena felicità dell’uomo. «Il mio giogo infatti è dolce»”, letteralmente “buono”, “«e il mio peso leggero»”. Ed è un peso leggero perché non ci sono regole da osservare, ma un amore da accogliere. Non una dottrina da accettare nella propria esistenza, ma un Gesù che chiede di essere accolto per fondersi con l’uomo, dandogli la sua stessa capacità d’amore.

il commento al vangelo di p. Smulders:

croce

 

 

a) Una chiave di lettura:

Quando Gesù si rese conto che i piccoli capivano la buona novella del Regno, si rallegrò intensamente. Spontaneamente si rivolse al Padre con una preghiera di ringraziamento e fece un invito generoso a tutti i sofferenti, oppressi dal peso della vita. Il testo rivela la tenerezza di Gesù nell’accogliere i piccoli e la sua bontà nell’offrirsi ai poveri come fonte di riposo e di pace.

Matteo 11,25-30b) Una divisione del testo per aiutare nella lettura:

Mt 11,25-26: Preghiera di ringraziamento al Padre
Mt 11,27: Gesù si presenta come via che porta al Padre
Mt 11,28-30: Invito a tutti i sofferenti e gli oppressi.
c) Il testo:

25-26: In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
27: Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
28-30: Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

3. Un momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.
a) Qual è il punto del testo che ha richiamato maggiormente la mia attenzione e che più mi piace?
b) Nella prima parte (25-27), Gesù si rivolge al Padre. Quale immagine del Padre Gesù rivela nella sua preghiera? Quali i motivi che lo spingono a dar lode al Padre? E io, quale immagine ho di Dio? Come e quando lodo il Padre?
c) A si chi rivolge Gesù nella seconda parte (28-30)? Quale era il giogo che maggiormente pesava sul popolo di allora? E oggi, quale è il giogo che più affatica?
d) Quale è il giogo che mi da ristoro?
e) Come le parole di Gesù possono aiutare la nostra comunità ad essere un luogo di riposo per le nostre vite?
f) Gesù si presenta come rivelatore e come via al Padre. Chi è Gesù per me?

5. Una chiave di lettura
per chi vuole approfondire maggiormente il contenuto.
a) Il contesto letterario delle parole di Gesù: capitoli 10-12 del Vangelo di Matteo.
* Nel Vangelo di Matteo, il discorso della Missione occupa tutto il capitolo 10. Nella parte narrativa, che segue dopo i capitoli 11 e 12, dove si descrive come Gesù realizza la Missione, appaiono incomprensioni e resistenze che Gesù deve affrontare. Giovanni Battista, che guardava Gesù con uno sguardo del passato, non lo comprende (Mt 11, 1-15). Il popolo, che guardava Gesù a scopo di interesse, non è capace di capirlo (Mt 11,16-19). Le grandi città attorno al lago, che avevano udito la predicazione e avevano visto i miracoli, non vogliono aprirsi al suo messaggio ( Mt 11, 20-24). Gli scribi e i dottori, che giudicavano tutto a partire dalla loro scienza, non sono capaci di capire la predicazione di Gesù (Mt 11,25). Neppure i parenti lo capiscono (Mt 12,46-50). Solo i piccoli capiscono e accettano la buona novella del Regno. (Mt 11,25-30). Gli altri vogliono sacrifici, ma Gesù vuole misericordia (Mt 1″, 8). La resistenza contro Gesù porta i farisei a cercare di ucciderlo (Mt 12, 9-14). Essi lo chiamano Beelzebul (Mt 12,22-32). Ma Gesù non torna indietro: egli continua ad assumere la missione del Servo, descritto dal profeta Isaia (Is 42, 1-4) e citato per intero da Matteo (Mt 12, 15-21).
* Così, questo contesto dei capitoli 10-12 suggerisce che l’accettazione della buona novella da parte dei piccoli è la realizzazione della profezia di Isaia. Gesù è il Messia atteso, ma è diverso da quello che la maggioranza immaginava. Non è il Messia glorioso nazionalista, neppure un giudice severo, né un Messia re potente. Ma è il Messia umile e servo che “non spezza una canna incrinata, né spegnerà il lucignolo fumigante” (Mt 12,20). Egli proseguirà, lottando, fino a quando la giustizia e il diritto non prevarranno nel mondo (Mt 12,18.20-21). L’accoglienza del Regno da parte dei piccoli è la luce che brilla (Mt 5, 14), è il sale che dà sapore (Mt 5, 13), è il granello di senape che (una volta divenuto albero grande) permetterà agli uccelli del cielo di annidarsi fra i suoi rami (Mt 13, 31-32).
b) Breve commento alle parole di Gesù:
* Matteo 11,25-26: Solo i piccoli possono capire e accettare la buona novella del Regno.
Di fronte all’accoglienza del messaggio del Regno da parte dei piccoli, Gesù ha una grande gioia e, spontaneamente, trasforma la sua gioia in una preghiera di giubilo e di ringraziamento al Padre: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così è piaciuto a te“. I sapienti, i dottori di quel tempo, avevano creato una serie di leggi attorno alla purezza legale, che poi imponevano al popolo in nome di Dio (Mt 15, 1-9). Essi pensavano che Dio esigesse tutte quelle osservanze, perché il popolo potesse avere pace. Ma la legge dell’amore, rivelata da Gesù, affermava il contrario. Di fatto, quello che conta, non è ciò che facciamo per Dio, ma piuttosto quello che Dio, nel suo grande amore, fa per noi! I piccoli ascoltavano questa buona novella e si rallegravano. I sapienti e i dottori non riuscivano a capire un tale insegnamento. Oggi, come in quel tempo, Gesù sta insegnando molte cose ai poveri e ai piccoli. I sapienti e gli intelligenti farebbero bene a diventare alunni di questi piccoli.
Gesù pregava molto! Pregava con i discepoli, pregava con il popolo, pregava da solo. Passava notti intere in preghiera. Giunse a riassumere tutto il suo messaggio in una preghiera di sette domande, che è il Padre Nostro. A volte, come in questo caso, i vangeli ci informano sul contenuto della preghiera di Gesù (Mt 11,25-26; 26,39; Gv 11,41-42; 17,1-26). Altre volte, ci fanno sapere che Gesù pregava i Salmi (Mt 26, 30; 27,46). Nella maggioranza dei casi, però, dicono semplicemente che Gesù pregava. Oggi ovunque si stanno moltiplicando i gruppi di orazione.
Nel vangelo di Matteo, il termine piccoli (elachistoi, mikroi, nepioi) a volte indica i bambini, altre volte indica i settori esclusi della società. Non è facile distinguere. A volte ciò che è detto piccolo in un vangelo, è chiamato bambino in un altro. Inoltre non sempre è facile distinguere fra quello che appartiene all’epoca di Gesù e quello che è invece del tempo delle comunità per le quali sono stati scritti i vangeli. Ma anche così, ciò che risulta chiaro è il contesto di esclusione che vigeva in quell’epoca e l’immagine di persona accogliente verso i piccoli che le comunità primitive si facevano di Gesù.
* Matteo 11,27: L’origine della nuova Legge: il Figlio conosce il Padre
Gesù, essendo il Figlio, conosce il Padre e sa quello che il Padre voleva quando, in passato, aveva chiamato Abramo e Sara per formare un popolo o quando consegnò la Legge a Mosè per stringere l’alleanza. L’esperienza di Dio come Padre aiutava Gesù a intendere in maniera nuova le cose che Dio aveva detto in passato. Lo aiutava a riconoscere errori e limiti, dentro i quali la buona novella di Dio era stata imprigionata dall’ideologia dominante. L’intimità con il Padre gli offriva un criterio nuovo che lo collocava a diretto contatto con l’autore della Bibbia. Gesù non andava dalla lettera alla radice, ma dalla radice alla lettera. Egli cercava il senso nella fonte. Per capire il senso di una lettera, è importante studiare le parole che contiene. Ma l’amicizia con l’autore della lettera può aiutare a scoprire una dimensione più profonda in quelle parole, che il solo studio non è capace di rivelare.
* Matteo 11,28-30
Gesù invita tutti coloro che sono stanchi e promette loro riposo. Il popolo di quel tempo viveva stanco, sotto il duplice peso delle imposte e delle osservanze esigiate dalle leggi di purità. E Gesù disse: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero“. Attraverso il profeta Geremia, Dio aveva invitato il popolo a scrutare nel passato per conoscere quale cammino buono poteva dar ristoro alle anime (Ger 6,16). Questa strada buona appare ora in Gesù. Gesù offre ristoro alle anime. Egli è la via (Gv 14, 6).
Imparate da me che sono mite e umile di cuore . Come Mosè, Gesù era mite e umile (Num 12,3). Molte volte questa frase è stata manipolata per chiedere al popolo sottomissione, mansuetudine e passività. Quello che Gesù vuol dire è il contrario. Egli chiede che il popolo, per poter capire le cose del Regno, non dia tanta importanza ai “sapienti e dottori”, cioè ai professori ufficiali della religione del tempo, e che confidi di più nei piccoli.
Nella Bibbia molte volte la parola umile è sinonimodiumiliato. Gesù non faceva come gli scribi che si vantavano della loro scienza, ma era come il popolo umile e umiliato. Egli, il nostro Maestro, sapeva per esperienza che cosa passasse per il cuore del popolo e quanto il popolo soffrisse nella vita di ogni giorno. Gli oppressi devono cominciare ad imparare da lui, da Gesù, che è “mite e umile di cuore”.


c) Per fare luce sull’atteggiamento di Gesù:
* Lo stile di Gesù nell’annuncio della buona novella del Regno
Nel suo modo di annunciare la buona novella del Regno, Gesù rivela una grande passione per il Padre e per il popolo umiliato. Diverso dai dottori del tempo, Gesù annuncia la buona novella di Dio in qualunque luogo dove incontra gente che lo ascolta. Nelle sinagoghe durante la celebrazione della Parola (Mt 4,23). Nelle case degli amici (Mt 13,36). Camminando per strada con i discepoli (Mt 12,1-8). Lungo il mare, sulla riva della spiaggia, seduto sulla barca (Mt 13,1-3). Sulla montagna, da dove proclama le beatitudini (Mt 5,1). Nelle piazze dei villaggi e delle città, dove il popolo trasporta i malati (Mt 14,34-36). Anche nel tempio di Gerusalemme , durante i pellegrinaggi (Mt 26,55)! In Gesù, tutto è rivelazione di quello che dentro lo anima! Non solo annuncia la buona novella del Regno, ma è egli stesso una prova viva del Regno. In lui appare ciò che accade quando una persona umana lascia che Dio regni e prenda possesso della sua vita.
* L’invito della Sapienza Divina a tutti quelli che la cercano
Gesù invita tutti coloro che soffrono sotto il peso della vita a trovare in lui riposo e sollievo (Mt 11,25-30). In questo invito risuonano le parole tanto belle di Isaia che consolava il popolo stanco per l’esilio (Is 55,1-3). Questo invito è in relazione con la Sapienza divina, che convoca attorno a sé le persone (Sir 24, 18-19), affermando che “le sue vie sono vie deliziose e tutti i suoi sentieri conducono al benessere” (Pro 3,17). Essa dice ancora: “La Sapienza educa i suoi figli e si prende cura di quanti la cercano. Chi la ama, ama la vita, quanti la cercano solleciti saranno ricolmi di gioia” (Sir 4,11-12). Questo invito rivela un aspetto molto importante del volto femminile di Dio: la tenerezza e l’accoglimento che consola, rivitalizza le persone e le fa sentire bene. Gesù è il sollievo che Dio offre al popolo affaticato!