il fondamentalismo è anche tra noi – intervista a Timothy Radcliffe

 “anche i populismi sono una forma di fondamentalismo”

 

intervista con il teologo e biblista Timothy Radcliffe
Timothy Radcliffe
Chi è attratto da un fondamentalismo non riesce a confrontarsi con la complessità della vita
È il pensiero di Timothy Radcliffe, teologo e biblista di Oxford, uno degli autori cattolici più letti al mondo, che al Salone internazionale del Libro di Torino ha riflettuto sul tema «Credere al tempo dei fondamentalismi», politici e religiosi. Tra i quali inserisce anche i populismi.

Padre, quali rischi portano?

«L’incapacità di dialogare con le persone che pensano in modo diverso. Questo può portare un individuo a rinchiudersi in una bolla mentale. E tutto ciò viene aggravato dai moderni mezzi di comunicazione: gli algoritmi ci spingono a essere in contatto con individui che condividono i nostri pregiudizi e paure».

Chi si fa attrarre?

«Coloro che hanno difficoltà a confrontarsi con le ambiguità, la ricchezza e la complessità della vita. E la crescita del populismo – che è una forma di fondamentalismo – attira chi si sente lasciato indietro».

Ci fa qualche esempio?

«Negli Usa a votare Trump sono state molte persone bianche escluse dalle élite che dominano la politica e i mass media. La stessa cosa è avvenuta con la Brexit in Gran Bretagna. I gilet gialli in Francia esprimono un desiderio di visibilità e dicono: “Guardatemi! Esisto!”. Questa rabbia di non essere presi in considerazione finisce con l’attirare anche i detenuti che si convertono all’islam e poi si arruolano nell’Isis».

Che ruolo ha il cristianesimo?

«Ha una risposta arguta e sottile al desiderio di identità, uno dei primi elementi efficaci del fondamentalismo. Se sei cattolico, sai chi sei. Appartieni a una comunità definita con le sue proprie tradizioni. Ma attenzione: ti viene anche insegnato che non sai pienamente chi sei. L’apostolo san Giovanni scrive: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”».

A livello laico quale atteggiamento serve?

«Riconoscere la rabbia e la frustrazione di chi si sente marginalizzato».

Basterebbe questo?

«No. Occorre anche smontare gli assunti di base di ogni forma di fondamentalismo, e avere la forza per sfidare ogni risposta populista alle sofferenze di chi è messo da parte».

Che cosa devono fare i cristiani?

«La Chiesa ha qualcosa di meraviglioso da offrire. Siamo parte di un’organizzazione locale, conosciamo il dolore della gente. Pensiamo a papa Francesco quando era arcivescovo di Buenos Aires: era immerso nella vita delle baraccopoli. Ma al contempo la Chiesa è anche l’istituzione più globale che esista, presente in ogni nazione. Per questo lo straniero è mio fratello. E Dio di solito visita le persone come uno straniero. Dobbiamo essere aperti alla presenza di Dio negli stranieri».

Questo articolo è stato pubblicato nell’edizione del 12 maggio 2019 del quotidiano La Stampa




contro l’intolleranza e l’estremismo presenti anche oggi

coi tempi che corrono mi sembra di capitale importanza riflettere su questo appello che S. Morgan rivolge a tutte le fedi e le visioni della vita per sradicare da se stesse quel cancro che distrugge la vita stessa: “l’estremismo è un mostro… che sale dagli abissi più oscuri. Ieri, cristiano, erigeva roghi. Ateo, costruiva i gulag. Oggi è diventato spettacolare nell’islam … “

 tutte le fedi e le religioni e le visioni della vita hanno avuto e hanno tutt’ora la tentazione dell’estremismo: “oggi, lo spirito dell’Inquisizione non è morto. Forse non si innalzano più roghi, ma si continua a giudicare e a condannare… Basta vedere certi interventi dei patriarcati ortodossi, o di certi pastori  o Contro l’estremismo

appello alle persone di diverse spiritualità

di Sébastien Morgan

in “www.lemondedesreligions.fr” del 29 agosto 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)

L’estremismo è più che mai attivo nelle nostre società. Come una peste, si diffonde in tutte le religioni senza distinzione, ma anche all’interno dell’ateismo che, con il pretesto della laicità, non esita a partire in crociata contro la spiritualità. L’estremismo è un mostro, una creatura infame che sale dagli abissi più oscuri. Ieri, cristiano, erigeva roghi. Ateo, costruiva i gulag. Oggi è diventato spettacolare nell’islam. La sua particolarità: è come le cellule cancerose che distruggono l’organo in cui sono generate. Esaltando apparentemente il pensiero nel quale nasce, l’estremismo snatura questo pensiero, lo svuota della sua sostanza, prima di rivoltarglielo contro, in un processo di distruzione e di annichilimento totale. La volontà di normalizzazione è spesso un segno di estremismo. Consiste nell’emanare delle regole tanto rigide quanto assurde nei contenuti e nel condannare chiunque non vi si conformi. Coloro che emanano tali leggi dispongono allora di una potere d’azione sulla popolazione che si trova in loro balia. Giocando sulla superstizione, sul senso di colpa e sulla paura irrazionale (dell’Inferno, del Diavolo, del fare male…), gli integralisti dettano le loro norme e condannano coloro che non vi si adeguano. Norme che, a loro dire, provengono da “leggi naturali”, dalla “volontà divina” o dalla conformità razionale e scientifica. Così, la caccia all’eresia e l’Inquisizione sono direttamente responsabili della perdita di credibilità della Chiesa e del cristianesimo in generale. Instaurando una polizia del pensiero, una Gestapo dogmatica, inventando il concetto di eresia, torturando povere ragazze innocenti, la Chiesa è riuscita a ridare corpo ai mostri che lo stesso Cristo aveva combattuto: il farisaismo mortale, il giudizio dell’altro e il patriarcato a cui è spesso associato. Le prime vittime dell’estremismo cristiano furono altri cristiani ritenuti devianti (ariani, gnostici, catari, protestanti, ecc…). Oggi, lo spirito dell’Inquisizione non è morto. Forse non si innalzano più roghi, ma si continua a giudicare e a condannare… Basta vedere certi interventi dei patriarcati ortodossi, o di certi pastori o 2013,

ed. Mercure Dauphinois.