Hebe de Bonafini ricevuta e abbracciata da papa Francesco

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Bonafini

Hebe de Bonafini, 87 anni, non ha perso il suo spirito combattivo. Durante la dittatura militare in Argentina la sua vita è stata sconvolta: ha perso due figli e la nuora, dissolti nel nulla come tanti altri oppositori al regime. L’incontro col Papa a Santa Marta è stato lungo, molto affettuoso: ci siamo commossi e ci siamo abbracciati – ha detto la Bonafini – che in passato aveva criticato Papa Bergoglio e per questo ha chiesto scusa. Già tempo fa, in una lettera, aveva ammesso di essersi sbagliata, non conoscendo l’impegno di Bergoglio per i poveri. La fondatrice delle Madri di Plaza de Mayo ha parlato al Papa della drammatica situazione dell’Argentina, con la gente che è senza lavoro e lotta per sopravvivere. Il Papa, ha raccontato la donna in un incontro con i giornalisti, ha soprattutto ascoltato, con grande attenzione, e ha detto che per il momento non può andare in Argentina.

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Il papa riceve la fondatrice delle Madri di piazza di Maggio: uno schiaffo a Macri

il papa riceve la fondatrice delle Madri di piazza di Maggio

uno schiaffo a Macri

da: Adista Notizie n° 22 del 18/06/2016
L’incontro avvenuto il 27 maggio a Santa Marta tra Hebe de Bonafini, fondatrice e presidente delle Madri di Plaza de Mayo – l’associazione formata dalle madri dei desaparecidos, i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare argentina (1976-1983) – e papa Francesco, già quando era solo annunciato, non è andato giù a molti in Argentina, anche fra i vescovi, e non per l’ultra-trentennale impegno di Hebe per ricostruire verità, dignità e giustizia sulle vittime della dittatura, ma per le sue prese di posizione politiche, decisamente contrarie all’attuale presidente della Repubblica, Mauricio Macri

 

L’incontro avvenuto il 27 maggio a Santa Marta tra Hebe de Bonafini, fondatrice e presidente delle Madri di Plaza de Mayo – l’associazione formata dalle madri dei desaparecidos, i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare argentina (1976-1983) – e papa Francesco, già quando era solo annunciato, non è andato giù a molti in Argentina, anche fra i vescovi, e non per l’ultra-trentennale impegno di Hebe per ricostruire verità, dignità e giustizia sulle vittime della dittatura, ma per le sue prese di posizione politiche, decisamente contrarie all’attuale presidente della Repubblica, Mauricio Macri.D’altronde è proprio sulla situazione del Paese latinoamericano che Hebe ha intrattenuto il papa, sul dramma di una crisi economica al limite della sopravvivenza per i troppi argentini senza lavoro. Nella successiva conferenza stampa, ha raccontato che, dopo un commovente abbraccio – con un conterraneo che lei aveva accusato in passato di atteggiamento complice con la dittatura, ma al quale recentemente ha chiesto scusa riconoscendo il suo errore di valutazione –, «con molta calma abbiamo parlato per due ore. Gli ho detto di cosa abbiamo bisogno, che venga da noi, che parli perché ci sentiamo senza protezioni». La “madre” ha fatto a Bergoglio un rapporto «minuzioso» su tutto quello che «sta succedendo» nel Paese. Ha aggiunto che «il papa è molto preoccupato», «molto triste», e che «l’attuale situazione gli fa ricordare il golpe del 1955, e non si aspettava che sarebbe successo nulla di tutto questo» (il riferimento del papa è alla cosiddetta “Rivoluzione liberatrice” che disarcionò, fra il 16 e il 23 settembre, il presidente di allora Juan Domingo Perón; il papa aveva espresso la stessa considerazione l’11 maggio, ricevendo dei sindacalisti argentini).Alla conversazione in Santa Marta ha avanzato critiche mons. Jorge Casaretto, vescovo emerito di San Isidro, in genere non tenero verso Macri (v. Adista Notizie n. 19/15), che il 29 maggio ha dichiarato: «Non è Hebe de Bonafini la persona più indicata per informare il papa su come sta l’Argentina»; e, se il papa l’ha ricevuta, è «per una questione di carattere personale dove è evidente la dimensione della misericordia», lo spirito tutto evangelico, dato che ha deciso di ricevere «una persona che lo ha insultato». Consultato sulle dichiarazioni di Hebe – «in cinque mesi [Macri] ha distrutto tutto» quello che hanno realizzato i governi Kirchner, di Nestor prima e della moglie Cristina fino a cinque mesi fa –, Casaretto ha detto che il papa «ha informazioni molto migliori»: «Noi siamo migliori informatori di Bonafini». È vero che il Paese si trova in «una transizione molto difficile», ha riconosciuto, e «forse è questo il momento più critico», ma confida negli «annunci che si stanno facendo di un possibile recupero» della situazione.Prima dell’incontro fra Hebe e Francesco, fra le persone irritate è da annoverare il capo di Gabinetto, Marcos Peña, che su Facebook ha postato questa considerazione: «C’è molta gente che si è sentita offesa o indignata perché il papa riceverà Bonafini. Li capisco. Non la conosco personalmente, ma è difficile trovare un altro argentino che sia stato tanto aggressivo e offensivo contro tutti quelli che non la pensano come lei. E ritengono pure che sono troppi i gesti da un lato e pochi dall’altro». Tuttavia, ha aggiunto comprensivo, «bisogna capire che il compito del papa è evangelico e spirituale, non politico partitico».Che si sia trattato di misericordia evangelica è fuor di dubbio. D’altronde, prima della visita di Hebe in Vaticano, Luis Liberman, direttore della Cattedra del Dialogo e della Cultura dell’Incontro, il 15 maggio ha detto di aver parlato con Bergoglio (il Sismografo, 12/5) mettendolo in guardia dal possibile uso che Bonafini avrebbe potuto fare dell’udienza. «Non è un mio problema», ha risposto, «io per la signora non ho altro che misericordia. È una mamma alla quale han ucciso due figli. Ad una donna che hanno vissuto questa esperienza non si chiude mai la porta. Io vedo il dolore di una madre».Il governo argentino è irritato con FrancescoC’è però chi vede altro. In attesa dell’incontro Bonafini-Francesco, Washington Uranga, politolgo e vaticanista del quotidiano argentino Pagina 12, scriveva (11 maggio) che esso «costituisce un rovescio politico per il governo di Mauricio Macri nella sua relazione con il Vaticano, che ha già subìto un duro colpo con l’atteggiamento e la gestualità di Francesco nell’incontro protocollare di appena 22 minuti del febbraio scorso» (v. Adista Notizie n. 10/16). «Ora Francesco riceverà Hebe de Bonafini nel preciso momento in cui il governo dell’alleanza Cambiemos riceve critiche dagli organismi di difesa dei diritti umani per misure inconsulte e per il cambiamento della politica in materia senza dialogare con i naturali interlocutori del tema». «Quello che preoccupa seriamente il papa – suggerisce Uranga – è il clima di scontro politico e sociale in Argentina. Attraverso le testimonianze di diverse persone che hanno avuto con lui colloqui privati negli ultimi tempi, si sa che Francesco segue da vicino la realtà argentina e che ha manifestato la sua inquietudine» per «il clima di rivalsa che si vive in Argentina».Il termometro di quanta fosse l’irritazione del governo di Macri già prima che Bergoglio ricevesse Hebe si può desumere dall’editoriale del 10 maggio del quotidiano vicino al governo Clarín, secondo il quale «il papa aperto e riformista all’esterno [dell’Argentina], si comporta come un papa chiuso e conservatore all’interno. Come papa, guida tutti. Come peronista, una parte. E a cinque mesi dall’inizio della gestione [Macri], ricevere Bonafini è come fare una croce sulla maggioranza che ha votato per il macrismo».* Immagine di Ministerio de Cultura de la Nacion Argentina, tratta dal sito Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite