La storia, raccontata davanti al Papa durante l’assemblea plenaria del Sinodo, ha commosso molti dei presuli impegnati nel dibattito sulla famiglia. È stato proprio un vescovo, del quale non è stato riportato il nome, a riferire l’esperienza vissuta: stava celebrando la messa delle prime comunioni in una parrocchia e un bambino, arrivato all’altare per ricevere sulla mano l’ostia consacrata, l’ha spezzata e ne ha dato un pezzetto ciascuno ai due genitori che, essendo entrambi divorziati risposati, non avrebbero potuto riceverla.
Il racconto è stato rivelato durante la conferenza stampa quotidiana sui lavori del sinodo da don Manuel Dorantesed, collaboratore per la lingua spagnola di padre Federico Lombardi, ed è significativo delle istanze portate da chi chiede una riforma della norma che impedisce l’accesso alla comunione a coloro che hanno divorziato e avviato una nuova relazione. Dopo i primi dieci giorni, il dibattito del sinodo è arrivato proprio ad affrontare la terza parte dell’Instrumentum laboris, quella relativa alle ferite della famiglia. E il tema dei risposati è uno dei cardini più difficili della discussione, insieme a quella dell’accoglienza degli omosessuali e alla contraccezione.

Tra le ipotesi di lavoro che saranno affrontate nei prossimi giorni per superare la prassi attuale, c’è quella del “cammino di discernimento” e di una “via penitenziale”. Percorso, quest’ultimo, che è del resto un prerequisito fondamentale per l’accesso di chiunque alla comunione e che, si è evidenziato, richiede di ribadire l’insegnamento sul peccato. La strada più battuta da chi sostiene le tesi della riammissione dei risposati sembra essere quella di “valutare storia per storia”, ponendo limitazioni per i casi particolarmente significativi.

IL PAPA: “GUARDARSI DAI DOTTORI DELLA LEGGE”

Esclusa invece l’ipotesi di soluzioni diverse a seconda del contesto geografico: “Io vengo dalla lontana Australia, come viviamo noi la nostra fede è ben diverso dalla Chiesa in Africa, in Sud America e in Asia. Ma sui punti essenziali della dottrina e sui sacramenti, specialmente la comunione, ovviamente l’unità, dal punto di vista dell’insegnamento, è essenziale”, ha dichiarato in un’intervista alla Radio Vaticana il cardinale  George Pell, prefetto della segreteria per l’Economia e considerato uno degli artefici della lettera consegnata al Papa in apertura del Sinodo per contestare le procedure. Nelle sue parole c’è una sottolineatura: “È ovvio che il Santo Padre dica che la dottrina non sarà toccata. Siccome noi parliamo della dottrina morale, sacramentale, in questa ovviamente c’è un elemento essenziale della prassi, della disciplina”. Dagli stessi microfoni, però, monsignor Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, fa notare: “Credo che una via pastorale molto concreta sia quella che si articola anzitutto nello stile dell’accompagnamento, che significa accoglienza di tutti, compagnia della vita e della fede, dunque vicinanza, ascolto, condivisione”. E spiega che la “via” lungo la quale trovare una risposta è quella di “camminare in profonda comunione con papa Francesco” e con “la gradualità dell’accompagnamento e dell’integrazione”. In mattinata, tra l’altro, il pontefice celebrando la messa nella cappelladi Casa Santa Marta aveva ammonito di “guardarsi dai dottori della legge che accorciano gli orizzonti di Dio e rendono piccolo il suo amore”.

UNA “RICCHEZZA DI PROPOSTE CONCRETE”

Per il resto, in assemblea si è auspicato un cambio di mentalità delle comunità ecclesiali, con una riorganizzazione delle parrocchie attorno alla pastorale familiare e con la creazione di piccole comunità stabili di famiglie locali che accompagnino altre famiglie aiutandole anche nei momenti di difficoltà. Su tutto, sembra prevalere la richiesta unanime di una maggiore formazione nella preparazione al matrimonio e nell’accompagnamento agli sposi e di nuove metodologie di catechesi, per le quali qualcuno ha chiesto di abbandonare il linguaggio attuale, ritenuto troppo “scolastico”. “C’è una grande ricchezza di proposte pastorali concrete”, ha rilevato padre Lombardi.