il contributo dei gay inglesi al sinodo sulla famiglia

due omo

 

IL CONTRIBUTO DEI CATTOLICI LGBT INGLESI AL SINODO

LA CONDIZIONE GAY NON È “DISORDINATA”

 Vita parrocchiale, linguaggio ecclesiale offensivo, necessità di dialogo e riconciliazione, tenacia nel proprio cammino: sono le quattro aree di riflessione proposte dal più influente gruppo di cattolici lgbt inglese, l’lgbt Catholics Westminster Pastoral Council, alla Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, nel quadro delle risposte al questionario inviato dal Vaticano ai vescovi di tutto il mondo in vista del prossimo Sinodo sulla Famiglia, in programma per il prossimo autunno (v. Adista Notizie nn. 40, 42, 43, 46/13; 1/14). Il rapporto del gruppo – noto un tempo come Soho Masses Pastoral Council per via delle messe inclusive del mondo lgbt che ogni quindici giorni avevano luogo nel quartiere di Soho, mentre ora sono state spostate a Mayfair – è stato inviato appena prima di Natale a Elizabeth Davies, responsabile del Marriage and Family Life Project della Conferenza episcopale. «Nella stragrande maggioranza delle parrocchie cattoliche del Regno Unito – si legge nel rapporto – non c’è una cura pastorale delle persone lgbt», né la percezione delle loro esigenze in quanto gruppo, mentre esiste un’attenzione pastorale «ai vari gruppi linguistici o etnici, alla giustizia e alla pace» e così via: «Tutto lodevole», ma resta il fatto che la realtà dei cattolici omosessuali, bisessuali o trans gender è largamente sconosciuta quando non esclusa, come nel caso di «pronunciamenti distanti e gerarchici che trattano le persone lgbt come se non fossero parte della comunità di fedeli». Ciò è il risultato, si legge nel documento, del «timore di riconoscere in modo visibile e di dedicare ad esse una cura pastorale».

Il secondo punto sottolineato dai cattolici lgbt è quello del linguaggio usato dalla Chiesa nei loro confronti: «Termini come “oggettivamente disordinata” [come il Catechismo definisce la condotta omosessuale], così come la diffusa mancanza di una attenzione pastorale ha fatto sì che molti cattolici lgbt si sentissero rifiutati nella Chiesa cattolica in cui erano stati cresciuti e ha portato in molti casi a situazioni di profondo disagio», causa di «suicidi, depressione e problemi fisici, mentali e emotivi». Si tratta di una «responsabilità molto grave per i vescovi», di fronte alla quale si chiede «un processo pastorale globale per far sì che i cattolici lgbt vengano sostenuti il più possibile nella loro fede e nel loro percorso esistenziale».

Si arriva così al terzo punto messo in luce: la necessità di «un profondo processo di dialogo e di ascolto tra gerarchia e laicato», del quale la consultazione intrapresa dal Vaticano in vista del Sinodo è un esempio lodevole. Tuttavia, esso deve essere «accompagnato da un’esperienza vissuta a livello parrocchiale e diocesano» affinché possa essere il più fecondo possibile, nella prospettiva di «risanare le molte ferite presenti nella Chiesa».

Infine, i cattolici Lgbt mettono l’accento sui molti cristiani di altre confessioni impegnati nell’avvicinamento al cattolicesimo: «Nonostante il vetriolo talvolta lanciato contro le persone lgbt dalla gerarchia cattolica – si legge nel documento – siamo testimoni della volontà di cristiani lgbt che si avvicinano alla nostra Chiesa. Crediamo che questo sia un segno del fatto che Dio chiama tutti a credere e a vivere con lui in comunità»

da Adista, a cura di ludovica eugenio