l’attualità dell’eutanasia fa esplodere un forte dibattito

L’addio di Brittany: muoio con dignità 

 

Brittany Maynard è morta, come programmato, sabato sera. Oltre al suo dramma, in eredità lascia un dibattito sull’eutanasia che negli Usa è tornato a dividere la gente. Brittany ha preso i farmaci letali nel letto della sua nuova casa di Portland, circondata dal marito Dan Diaz, la madre Debbie Ziegler, e il patrigno Gary Holmes, per evitare le sofferenze del cancro al cervello che l’aveva comunque condannata.

Brittany

Su Facebook, ha lasciato quest’ultimo messaggio: «Addio a tutti i miei cari amici e alla mia famiglia, che amo. Oggi è il giorno che ho scelto per morire con dignità, davanti alla mia malattia terminale, questo terribile cancro che ha portato via così tanto da me, ma che avrebbe preso ancora di più. Il mondo è un bel posto, il viaggio è stato il mio maestro più grande, i miei amici più stretti sono le persone più generose e altruiste. Ho anche un cerchio di supporto intorno al mio letto, mentre scrivo… Addio mondo. Spargete buona energia. Siate generosi, pagate in anticipo per restituire ad altri il bene che ricevete».

Brittany, 29 anni, aveva saputo di essere malata a gennaio. I medici le avevano dato sei mesi di vita, e lei aveva scelto di evitare le cure che avrebbero rovinato la fine della sua esistenza, senza darle una vera speranza di guarire. Si era trasferita in Oregon con la sua famiglia per approfittare del Death With Dignity Act, la legge che in quello Stato consente il suicidio assistito

l’attualità dell’eutanasia ha scatenato comprensibilmente un grande dibattito, non solo negli Stati Uniti: riporto qui sotto – con l’aiuto preziosissimo del sito ‘finesettimana’ – alcuni dei principali articoli (i titoli coi rispettivi link) usciti sulla nostra stampa per avere il quadro delle varie posizioni rispetto a questo problema (segnalando in modo particolare l’ultimo articolo di G. Piana che affronta l’argomento da raffinato e sensibile teologo):

Certa gente mi critica perché non aspetto più a lungo; altri hanno deciso per conto loro cos’è meglio per me. Tutto questo mi addolora perché sono io quella che rischia: rischio ogni singolo giorno, ogni volta che mi sveglio al mattino…

spesso dare “fattibilità legale” a tali comportamenti può finire – questo è ciò che ci dice con chiarezza Verspieren – per renderli anche “moralmente accettabili” demolendo agli occhi di molti, e per di più in nome della legge, gli ultimi ostacoli alla loro attuazione.
Non si giudica il dolore altrui, ma riflettere si può e si deve. Brittany ha detto di voler « morire con dignità», come se la sofferenza le rubasse dignità. Ma non è vero: dirlo è una trappola. Anche se una risposta al senso del dolore nessuno la possiede
Sabato la 29enne si è tolta la vita, dopo aver inviato un messaggio di ringraziamento ad amici e familiari. In tanti, nelle ultime settimane, hanno voluto accompagnare la giovane nella sofferenza, al di là della sua scelta.
Ogni persona deve aver la possibilità di decidere come uscire da questo mondo. Il diritto all’eutanasia è strettamente legato al principio di autodeterminazione. Non dobbiamo aver paura del morire, ma dobbiamo garantire a tutti una morte dignitosa.

Proprio perché si deve riflettere su temi tanto complessi riproponiamo l’ampia riflessione svolta sull’eutanasia e sull’autodeterminazione da Giannino Piana lo scorso anno. “la questione dell’autodeterminazione di fronte alla morte è una questione complessa, meritevole come tale di attenta riflessione. Le ragioni a favore dell’autodeterminazione, comprese quelle di ordine teologico, sono tutt’altro che peregrine. Le argomentazioni contrarie, le quali fanno appello alla radicale indisponibilità della vita umana perché «dono» di Dio o perché dotata di una costitutiva «santità», risultano insufficienti: esse si collocano infatti a livello metaetico o parenetico, e in quanto tali non possono rivestire un carattere assoluto né tanto meno venire immediatamente trasposte in ambito normativo.”