i tentativi non disinteressati di screditare papa Francesco

il papa deve resistere agli assalti della destra

papa veglia
in “www.thetablet.co.uk” del 23 luglio 2015

Nella Chiesa cattolica si stanno sviluppando due contro-narrazioni con l’intento di neutralizzare alcuni degli insegnamenti più incisivi di papa Francesco. Nella sua visita negli Stati Uniti in settembre, il papa avrà a che fare con entrambe. Una di esse, riguardante il cambiamento climatico, l’avrà già sentita dalle labbra del cardinale George Pell, l’australiano che è a capo dell’apparato finanziario del Vaticano. È l’accusa che il papa  è andato oltre le sue competenze quando ha affermato, nella sua recente enciclica Laudato si’, che l’attività umana era una causa importante del pericoloso cambiamento climatico. Nella sua intervista al Financial Times, il cardinal Pell ha detto: “La Chiesa non ha ricevuto dal Signore il mandato di pronunciarsi su argomenti scientifici. Noi crediamo nell’autonomia della scienza”.
Al che, la sola risposta possibile è “Sì e no, Eminenza – ma molto più no che sì”. Gli scienziati possono essere sicuri che una zanzara anofele porti la malaria, e ovunque la Chiesa cattolica accetta il loro verdetto e sostiene le campagne locali per eliminarla. Non farlo, sarebbe da irresponsabili, tuttavia la Chiesa non rivendica una competenza in epidemiologia o entomologia. C’è una minima possibilità che gli esperti si sbaglino, ma non è una possibilità che val la pena di prendere in considerazione.
Il “principio di precauzione”, che si applica in entrambi i casi, è il giudizio morale che la Chiesa cattolica è pienamente competente ad esprimere. Il fatto è che il cardinal Pell, neppure lui scienziato, ha ripetutamente affermato che non crede nel cambiamento climatico, o che esso sia causato dagli esseri umani, o, se lo è, che sia necessariamente dannoso. La linea che “il papa non è competente su temi scientifici”, talvolta sottolineata da un riferimento a Galileo, è diventata il normale rifugio dei cattolici conservatori negli Stati Uniti, molti dei quali si oppongono anche agli sforzi dell’amministrazione Obama di prendere sul serio il cambiamento climatico.
La reazione negativa a Laudato si’ è spesso collegata all’altra linea d’azione anti-Francesco assunta dai cattolici americani di destra – e cioè che la sua severa critica al sistema economico del libero mercato va bene solo per l’America Latina, o anche solo per l’Argentina, e quindi non riguarda per niente quanto accade altrove, compresi gli Stati Uniti. Questo significa trattare papa Francesco da cretino. Dimenticano che non è il primo papa che, alle loro orecchie, sembra avere tendenze di sinistra. Perfino quello che i cattolici conservatori americani tendono ad ammirare al massimo, San Giovanni Paolo II, si era visto stroncare la sua enciclica Sollicitudo Rei Socialis sul Wall Street Journal, definita “marxismo riscaldato”. A loro favore, dobbiamo dire che i vescovi americani, in linea di massima, non sono caduti nella trappola di sostenere queste critiche ideologiche del papato.
Il rapporto tra queste reazioni all’approccio di Francesco a quella che definisce “la nostra casa comune” e il mercato, lo rivela il test “cui bono?”. A chi giova cercare di screditare il papa su questi percorsi? In entrambi i casi, gli interessi che vengono favoriti sono quelli della grande industria americana: il capitalismo finanziario di Wall Street, ad esempio, e il sistema industriale che dipende dai combustibili fossili – produttori di automobili, compagnie petrolifere e produzione di energia elettrica dal carbone. Papa Francesco si è fatto qualche grosso nemico. Ma non dovrebbe essere scoraggiato.

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